martedì 6 marzo 2012

'Golgota, viaggio segreto tra Chiesa e pedofilia', libro sullo scandalo dedicato a Benedetto XVI ed alla sua coraggiosa lotta contro gli abusi

C'è la testimonianza emblematica della violenza subita da Fabio. E c'è don Sergio, che sogna l'amore e scrive messaggi deliranti a persone che non conosce. La sua inquietudine, il suo vivere da internato dentro la Chiesa. Il suo calvario di solitudine. Il racconto arriva a scavare nel cuore e nell'animo dell'uno e dell'altro, non da giudice ma da testimone. Storia esemplare di due tragedie umane, senza dimenticare chi è la vittima e chi l'orco. Una tessera di un mosaico. 4500 casi di pedofilia nella Chiesa degli Stati Uniti, con 2,6 miliardi di dollari di risarcimenti pagati fino a oggi, 1700 preti accusati di abusi in Brasile, 1000 in Irlanda chiamati a rispondere di 30.000 casi di abuso, 110 preti condannati per abusi in Australia. In Italia si parla ufficialmente di 80 casi e 300 vittime: quelli taciuti sono certo molti di più, ma la Conferenza episcopale italiana non ha mai comunicato dati ufficiali. L'elenco delle Chiese travolte dallo scandalo della pedofilia copre i cinque continenti. "Nel corso dell'ultimo decennio sono arrivati all'attenzione della Congregazione oltre quattromila casi di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici su minori" ha recentemente dichiarato il card. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l'ex Sant'Uffizio. "Un drammatico aumento". I processi realmente istruiti sono molto meno. E se si comincia finalmente a prendere coscienza della dimensione del fenomeno, si fatica enormemente a comprenderne e a riconoscerne la natura e le cause. "Golgota, viaggio segreto tra Chiesa e pedofilia" (Piemme) di Carmelo Abbate è tutt'altro che un elenco di numeri. È una rete di incontri: da Roma a New York, da Parigi all'Africa. Di confessioni inquietanti. Di testimonianze. Rivelazioni sconcertanti. Documenti svelati in una solida indagine da "undercover reporter". Una sconvolgente inchiesta su tutto quello che nessuno, a partire dai vertici della Chiesa, potrà mai più dire di non sapere. E che ribalta molti luoghi comuni. Innanzi tutto l'atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti della pedofilia e il diverso approccio che ha caratterizzato il papato di Giovanni Paolo II rispetto a quello di Papa Ratzinger. Il libro è, senza ironia, dedicato a Benedetto XVI, considerato erroneamente dai più come un Papa conservatore e immobilista. Non è così. E infatti, nella ricostruzione di Abbate emerge come il vero Pontefice riformatore nel tentativo coraggioso di reazione, correzione e contenimento del fenomeno della pedofilia all'interno della Chiesa. Don Sergio è un sacerdote. Ha più di cinquant'anni e il suo nome vero è un altro. Abbate non può rivelare la sua nazionalità, la diocesi a cui appartiene. Don Sergio ha commesso dei crimini. Nel senso che in passato, almeno così dice lui, ha fatto sesso più volte con ragazzini di età inferiore ai sedici anni. Lui è convinto di essere solo omosessuale. E di essere malato. Pensa che l'omosessualità sia di per sé una malattia. Ma non ha la benché minima coscienza del fatto che avere rapporti sessuali con minori è un reato punito dalla legge. Tutti i vescovi che hanno avuto a che fare con lui, compreso quello attuale, conoscono benissimo la sua situazione e i fatti di cui si è reso protagonista. Eppure, nessuno di loro ha mai pensato di denunciarlo alle autorità di pubblica sicurezza. Certo, i porporati che lo hanno avuto nelle loro diocesi gli sono stati vicino, nel senso umano e cristiano del termine. Si sono presi cura di lui e lo hanno pure internato in uno di quei centri dei Padri Venturini specializzati nel trattamento e nel recupero dei sacerdoti con grossi problemi legati alla sfera sessuale. Don Sergio ci è rimasto due anni. È uscito. È tornato a contatto con i fedeli e ha ripreso a celebrare messa. Lui dice che non ha più avuto rapporti con minorenni. Eppure, scrive Abbate, "durante uno dei nostri incontri mi parla delle fantasie che gli suscita un chierichetto di undici anni". Patrick Wall è un ex monaco benedettino, esperto in teologia e diritto canonico, che lavora da decenni come consulente nei casi di abuso sessuale da parte di esponenti della Chiesa. Insieme a Richard Sipe e Thomas Doyle, tra i maggiori esperti al mondo in materia, è coautore di un libro che viene considerato un caposaldo sull'argomento: Sex, Priests, and Secret Codes ("Sesso, preti e codici segreti"). Dal 2002 , dopo 12 anni di esperienza nel mondo clericale, Wall lavora per uno studio legale. Dall'inizio della sua carriera "civile", diventa consulente specializzato in storie di violenza su minori da parte di sacerdoti e religiosi, gli studi legali di tutto il mondo (Roma compresa) lo chiamano per chiedere il suo aiuto. Patrick spiega che dentro la Chiesa cattolica il modo di pensare è diverso da quello in vigore nel mondo esterno: l'istituzione viene prima di tutto il resto. Il colpevole si confessa sempre con qualcuno, spesso con un suo superiore: in questo modo, inconsciamente, si sente meno responsabile. È l'esatto opposto di quello che fa la vittima, che si chiude nel silenzio e si sente in parte colpevole pur essendo innocente. I sacerdoti colpevoli sono invece convinti che, se le loro azioni fossero davvero sbagliate e malvagie, i loro superiori non li lascerebbero continuare. Ecco perché si sentono al sicuro e senza rimorsi. I responsabili degli abusi, quando viene data loro la possibilità di parlare, non si vergognano di raccontare nel dettaglio le loro azioni, nella convinzione di essere innocenti.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider