venerdì 30 aprile 2010

Nel pomeriggio il Papa visita la Congregazione per la Dottrina della Fede per benedire la Cappella restaurata e i nuovi locali dell'Ecclesia Dei

Alle ore 18 di questo pomeriggio, Benedetto XVI si reca in visita alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Al suo arrivo nel cortile interno del Palazzo del Santo Uffizio, il Papa sarà accolto dal card. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione, da mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario, e da mons. Damiano Marzotto Caotorta, sotto-segretario. Quindi il Santo Padre raggiungerà la Cappella, dove sosterà in adorazione del Santissimo Sacramento. Dopo le parole di benvenuto del card. Levada, presiederà la Liturgia di Benedizione della Cappella, al termine dei lavori di restauro. Accompagnato dai superiori della Congregazione, il Papa visiterà poi i nuovi locali dell’Archivio e della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Infine, raggiunta la Sala delle Conferenze, incontra gli officiali della Congregazione e rivolge loro alcune parole di saluto.

Radio Vaticana

Si è spento il card. Mayer. Il cordoglio del Papa: una vita spesa con mitezza e rettitudine come pastore per il Vangelo e la Chiesa. Lunedì le esequie

Il card. Paul Augustin Mayer (foto) “lascia il ricordo indelebile di una operosa esistenza spesa con mitezza e rettitudine nell’adesione coerente alla propria vocazione di monaco e di pastore pieno di zelo per il Vangelo e sempre fedele alla Chiesa”. Benedetto XVI ricorda con queste parole commosse il porporato benedettino tedesco, morto stamani all’età di 98 anni. In un telegramma all’Abate primate dei Benedettini confederati, dom Notker Wolf, il Papa rammenta il qualificato impegno del card. Mayer “nell’ambito liturgico e in quello delle università e dei seminari e specialmente l’apprezzato servizio alla Santa Sede”. Il Pontefice ricorda gli incarichi del porporato bavarese “prima nella commissione preparatoria del Concilio Vaticano II” e “poi in diversi dicasteri della Curia Romana”. Il Papa assicura le sue preghiere per il porporato e i suoi confratelli che “piangono la scomparsa di un così generoso discepolo di Cristo”. Le esequie del card. Mayer si terranno lunedì prossimo, alle ore 11.30, all'Altare della Cattedra della Basilica Vaticana. Il rito sarà celebrato dal cardinale decano Angelo Sodano. Al termine della Celebrazione Eucaristica, Benedetto XVI rivolgerà la sua parola ai presenti e presiederà il rito dell'Ultima Commendatio e della Valedictio. Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e presidente emerito della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", il card. Mayer avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 23 maggio. Dopo il Concilio Vaticano II al quale aveva partecipato come segretario della Commissione preparatoria, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale da Paolo VI nel 1972. Nel 1988 era stato creato cardinale da Giovanni Paolo II. Con la scomparsa del porporato tedesco, il Collegio cardinalizio risulta composto da 180 cardinali, dei quali 108 elettori e 72 non elettori.

Benedetto XVI riceve i cinque vescovi che hanno condotto la Visitazione apostolica ai Legionari di Cristo. L'incontro di lavoro proseguirà domani

Il Papa ha ricevuto questa mattina, a sorpresa, nella Sala Bologna del Palazzo apostolico vaticano i cinque 'visitatori' dei Legionari di Cristo, mons. Giuseppe Versaldi, mons. Ricardo Blazquez, mons. Charles J. Chaput, mons. Ricardo Ezzatti e mons. Ricardo Watty, dopo l'accertamento delle malefatte del fondatore, il sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado. A luglio dell'anno scorso la Santa Sede ha lanciato una visitazione apostolica ai Legionari. A quanto si apprende, l'incontro di lavoro continua anche domani. A conclusione, la Santa Sede pubblicherà un comunicato. La prima fase, ispettiva, si è conclusa a metà marzo, e ora i cinque visitatori sono ricevuti in Vaticano per "una prima presentazione dei loro rapporti e proposte". Nessuna soluzione è esclusa a priori, e sarà comunque il Papa, alla fine, a decidere il destino di questa congregazione religiosa. I cinque visitatori, inoltre, hanno consegnato cinque rapporti distinti e leggermente divergenti sulle conclusioni. Il commissariamento è la soluzione più probabile. "La maggior parte dei Legionari sono incolpevoli e la visitazione è stata compiuta per aiutare la congregazione a uscire dalla crisi", spiega una fonte bene informata. In una nota diffusa a fine marzo, a pochi giorni dalla conclusione della prima fase, la congregazione ha riconosciuto che il proprio fondatore abusò sessualmente di alcuni seminaristi minorenni, concepì figli illegali e mise in atto "altri gravi comportamenti". I Legionari di Cristo e l'associazione laicale Regnum Christi hanno poi affermato di attendere "con obbedienza filiale" le prossime indicazioni del Papa. Per oggi era in programma solo un loro incontro con il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, al quale si è aggiunta, inaspettata, l’udienza con Benedetto XVI.

Apcom

Il Papa: la vita economica promuova la dignità della persona, persegua il bene comune e lo sviluppo integrale di individui, famiglie e società

Anche l'economia ha bisogno di regole ed è stato un errore pensare che questa fosse in grado di auto-regolarsi senza l'intervento pubblico. Ad affermarlo è stato Papa Benedetto XVI che questa mattina ha ricevuto in udienza in Vaticano i partecipanti alla XVI sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Proprio le crisi economico-finanziarie che si sono susseguite a livello globale negli ultimi anni, ha detto Papa Ratzinger, devono insegnare che occorre ''ripianificare il percorso delle economie'' non dimenticando mai che queste ''sono fatte dagli esseri umani per gli esseri umani'' e che, quindi, non possono essere svincolate dall'etica. ''E' stato ormai dimostrato - ha quindi affermato Benedetto XVI - che è un errore credere che il mercato, da solo, sia capace di auto-regolarsi senza interventi pubblici e l'aiuto di un sostegno di standard morali''. Agli esperti guidati dalla presidentessa Mary Ann Glendon, riuniti in Vaticano fino al 4 maggio per discutere sul tema “La crisi in un’economia globale. Riprogettare il nostro cammino”, il Papa ha detto che la solidarietà fra le generazioni deve essere riconosciuta “come un criterio etico fondamentale per giudicare qualsiasi sistema sociale”. E’ tra le macerie di una città crollata che è possibile ricercare il tracciato delle nuove vie lungo le quali ricomincerà a scorrere la vita. La città distrutta è in questo caso quella della finanza, rivelatasi, spesso con esiti drammatici, un colosso globale dai piedi d’argilla. Contro questa visione che, ha osservato il Papa, deriva da un concetto “impoverito” della vita economica, considerata “una sorta di meccanismo di auto-calibrazione guidato da interessi personali e di profitto”, Benedetto XVI ha opposto i valori della Dottrina sociale della Chiesa, condensati nell'Enciclica "Caritas in veritate": “Piuttosto che una spirale di produzione e di consumo mirata a bisogni umani definiti, la vita economica deve essere correttamente vista come un esercizio di responsabilità umana, intrinsecamente orientata verso la promozione della dignità della persona, il perseguimento del bene comune e lo sviluppo integrale - politico, culturale e spirituale - di individui, famiglie e società”. “Riprogettare il cammino”, ha proseguito il Pontefice, vuol dire dunque ripensare quegli “standard globali” e gli obiettivi “che guidano e orientano la vita economica”. La Chiesa, ha ribadito, “afferma l'esistenza di una legge naturale universale”, i cui principi sono stati inscritti da Dio nella creazione. Principi, ha aggiunto, che sono “accessibili alla ragione umana e, come tali, devono essere adottati come base per le scelte pratiche”. “Come parte del grande patrimonio della sapienza umana, la legge morale naturale, di cui la Chiesa si è appropriata, purificandola e sviluppandola alla luce della Rivelazione cristiana, serve come un faro guida gli sforzi degli individui e delle comunità a perseguire il bene ed evitare il male, mentre orienta il loro impegno a costruire una società autenticamente giusta e umana”. Tra i principi “indispensabili a plasmare un simile approccio integrale etico per la vita economica” devono esserci, ha affermato Benedetto XVI, la “promozione del bene comune, radicata nel rispetto della dignità della persona umana” in tutti i settori di produzione e di commercio, e nelle istituzioni politiche e sociali”, con una “comune” responsabilità “verso le nuove generazioni”. “La solidarietà fra le generazioni d’ora in poi deve essere riconosciuta come un criterio etico fondamentale per giudicare qualsiasi sistema sociale. Queste realtà indicano l'urgenza di rafforzare le procedure di governance dell'economia globale, anche se nel rispetto del principio di sussidiarietà. Alla fine, però, tutte le decisioni economiche e politiche devono essere dirette verso la ‘carità nella verità’, in quanto custodisce la verità e incanala la potenza liberatrice della carità in mezzo alle vicende umane contingente e alle strutture”.

I vescovi del Belgio: impegno a reagire adeguatamente agli abusi nella Chiesa. Ne parleremo con il Papa nella visita 'ad limina' dal 3 all'8 maggio

“Dopo avere appreso con costernazione i motivi delle dimissioni di mons. Roger Vangheluwe, i vescovi e gli amministratori diocesani di Namur e Bruges condividono il dolore dei fedeli” e desiderano “in particolare esprimere la loro simpatia alle vittime di abusi da parte dei ministri di culto”. È quanto si legge in una dichiarazione dei vescovi del Belgio, diffusa ieri sera a conclusione dell’incontro mensile tenutosi a Malines. “Per gestire questo problema con competenza” i vescovi “ribadiscono piena fiducia” nel lavoro “della Commissione per il trattamento delle denunce di abusi sessuali in una relazione pastorale, presieduta da Peter Adriaenssens”, continua la nota, e “comprendono che molti credenti rischiano di vedere scossa la loro fiducia nella Chiesa”. Di qui, “nel pieno di queste difficili circostanze”, l’appello ai pastori e ai fedeli “a sostenersi reciprocamente”, e l’assicurazione del proprio impegno “a reagire adeguatamente ad ogni forma di abuso nella Chiesa”. La prossima settimana i vescovi del Belgio andranno a Roma “per la loro visita quinquennale. L’attuale crisi – conclude la nota – sarà all’ordine del giorno e costituirà oggetto di discussione con il Papa”. La Conferenza Episcopale del Belgio sarà a Roma dal 3 all’8 maggio per la tradizionale visita 'ad Limina apostolorum' ed incontreranno papa Benedetto XVI venerdì 7 maggio. “La visita era stata prevista da molto tempo” e che “il Vaticano ne aveva confermato le date alla fine dello scorso mese di novembre”. Nella nota si aggiunge anche che “il termine ad limina, designa in generale la visita che ogni vescovo fa periodicamente alla Santa Sede” e che “i vescovi europei, e quindi anche quelli belgi, svolgono questo pellegrinaggio ogni cinque anni”. “La visita – specifica sempre la Conferenza Episcopale – è innanzitutto un pellegrinaggio sulle tombe degli apostoli San Pietro e San Paolo e anche un’occasione per fare il punto sullo stato della Chiesa locale con la Santa Sede. Infatti, nel corso della visita ad limina, i vescovi incontreranno il Papa e i diversi responsabili dei dicasteri e Congregazioni della curia romana”. Venerdì 7 maggio, alle 18 e quindi dopo l’incontro del Papa, mons. André-Joseph Leonard, arcivescovo di Bruxelles-Malines incontrerà i giornalisti.

SIR

Il Papa a Torino. I giovani della città e del Piemonte, il grande coro 'Hope, riflessioni e testimonianze: una GMG regionale l'incontro con Benedetto

I giovani di Torino e delle diocesi piemontesi insieme nel pomeriggio di domenica 2 maggio, per una vera e propria GMG regionale. E’ l’incontro dei giovani con il Papa in Piazza San Carlo, inserito nel programma della Visita pastorale di Benedetto XVI a Torino, in occasione dell’Ostensione della Sindone. “Un incontro che abbiamo fortemente desiderato – sottolinea don Maurizio De Angeli, direttore dell’Ufficio giovani della diocesi di Torino – che ricalcasse i grandi appuntamenti della Chiesa Italiana invitando le realtà giovanili del Piemonte a vivere insieme ai coetanei di Torino questa speciale giornata. Per questo il pomeriggio (dalle 14.30) si caratterizzerà come momento fortemente aggregativo e coinvolgente”. Musica innanzitutto, animazioni, riflessioni e testimonianze per preparare al meglio i giovani all’incontro con il Santo Padre. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Hope, del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile, avrà inoltre come speciali protagonisti 270 giovani della diocesi di Torino e del Piemonte membri del Grande Coro Hope, chiamato ad animare e accompagnare i brani musicali che verranno proposti, tra cui spicca l’inno ufficiale composto appositamente per la giornata, “Santo Volto dei Volti”.

SIR

Grande cordialità nel colloquio tra il Papa e Napolitano, sull'attualità internazionale e il Medio Oriente. In dono la ristampa dell'opera di Pio II

Si è svolto in un clima di "grande cordialità" nella serata di ieri l'incontro del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con Sua Santità Benedetto XVI (foto), che ha preceduto il concerto offerto dal Capo dello Stato al Papa in occasione del V anniversario della sua Elezione al Pontificato: lo riferisce una nota del Quirinale. Il comunicato rende noto che nell'incontro tra il Presidente Napolitano e Papa Ratzinger sono state affrontate le principali questioni dell'attualità internazionale. In particolare, sulla situazione del Medio Oriente, il Capo dello Stato ha riferito dell'esito della recente visita compiuta in Siria. Da parte sua il Papa ha prospettato l'iniziativa dell'Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente che si terrà in Vaticano il prossimo ottobre. Il Santo Padre, nell'esprimere gratitudine per il cortese omaggio musicale e per la sentita vicinanza che le autorità e i cittadini italiani continuamente gli esprimono, ha rinnovato al Presidente della Repubblica l'assicurazione della sua costante preghiera per l'amata nazione italiana. Nell'occasione il Presidente Napolitano ha donato al Pontefice un'edizione in ristampa anastatica, accompagnata dalla prima traduzione italiana realizzata da Francesca Macino, dell'opera "De Europa" di Enea Silvio Piccolomini, il grande umanista diventato Papa nel 1458 con il nome di Pio II.

Apcom

giovedì 29 aprile 2010

Il Papa: le condizioni delle società richiedono uno straordinario impegno educativo per i giovani. Il concerto segno dell'affetto del popolo italiano

Benedetto XVI ha voluto ringraziare il popolo italiano ''per l'affetto'' sempre dimostrato nei suoi confronti, un ringraziamento rivolto direttamente al Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha incontrato nel pomeriggio in Vaticano, per circa mezz'ora, prima del concerto offerto dallo stesso Presidente della Repubblica in occasione dei cinque anni di pontificato. Concerto, svoltosi nell'Aula Paolo VI, dell’Orchestra giovanile italiana della Scuola musicale di Fiesole, diretti dal maestro Nicola Paszkowski, che ha eseguito brani del XVII e XIX secolo di Sammartini, Mozart e Beethoven. Una Scuola che, in oltre 30 anni, ha percorso un cammino formativo importante di fronte alla realtà quotidiana che dimostra, ha spiegato il Papa, come “non sia facile educare”. ''Ancora una volta il Presidente della Repubblica Italiana, onorevole Giorgio Napolitano, con tratto di squisita cortesia, - ha detto il Papa nel suo indirizzo di saluto - ha voluto offrire a tutti noi la possibilità di ascoltare dell'ottima musica in occasione dell'anniversario di inizio del mio Pontificato".
"Nel salutarla con deferenza unitamente alla sua gentile signora - ha aggiunto il Papa - desidero esprimere il mio vivo ringraziamento per l'omaggio davvero gradito di questo concerto e per le cordiali parole che ella mi ha rivolto. In questo atto premuroso vedo anche un ulteriore segno dell'affetto che il popolo italiano nutre nei confronti del Papa''. ''Nell'odierno contesto sociale ogni opera di educazione sembra diventare sempre più ardua e problematica''. Una difficoltà, quella educativa, ha notato il Papa, che ''coinvolge sia la scuola sia la famiglia, come pure le varie agenzie che operano nel campo formativo'', con genitori ed insegnanti che mettono sempre più spesso in luce ''le difficoltà che s'incontrano nel trasmettere alle nuove generazioni i valori basilari dell'esistenza e di un retto comportamento''. Eppure, ha sottolineato ancora Papa Ratzinger, proprio ''le condizioni attuali della società richiedono uno straordinario impegno educativo in favore delle nuove generazioni''. Una realtà, quella attuale, dove i ''giovani, anche se vivono in contesti diversi, hanno in comune la sensibilità ai grandi ideali della vita, ma - ha detto - incontrano molte difficoltà nel viverli''. ''Non possiamo ignorare i loro bisogni e le loro attese, nemmeno gli ostacoli e le minacce che incontrano. - ha concluso Benedetto XVI - Essi sentono l'esigenza di accostarsi ai valori autentici quali la centralità della persona, la dignità umana, la pace e la giustizia, la tolleranza e la solidarietà".
"Ricercano anche, in modi a volte confusi e contraddittori, la spiritualità e la trascendenza, per trovare equilibrio e armonia''. Di qui l’importanza della musica, che “è capace di aprire le menti e i cuori alla dimensione dello spirito e conduce le persone ad alzare lo sguardo verso l’Alto, ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la sorgente ultima in Dio”. Secondo il Pontefice, “la festosità del canto e della musica” sono anche “un costante invito per i credenti e per gli uomini di buona volontà ad impegnarsi per dare all’umanità un avvenire ricco di speranza”. Benedetto XVI si è poi soffermato sull’”esperienza di suonare in un’orchestra”, che “aggiunge anche la dimensione collettiva” dell’impegno dei giovani: “le prove continue condotte con pazienza; l’esercizio dell’ascolto degli altri musicisti; l’impegno di non suonare ‘da soli’, ma di far sì che i diversi ‘colori orchestrali’ – pur mantenendo le proprie caratteristiche – si fondano insieme; la ricerca comune della migliore espressione, tutto questo costituisce una ‘palestra’ formidabile, non solo sul piano artistico e professionale, ma sotto il profilo umano globale”. “Lo studio della musica riveste un alto valore nel processo educativo della persona, in quanto produce effetti positivi sullo sviluppo dell’individuo, favorendone l’armonica crescita umana e spirituale”, ha concluso il Papa, sottolineando “il valore formativo della musica nelle sue implicazioni di natura espressiva, creativa, relazionale, sociale e culturale”.

Asca, SIR


Il presidente Napolitano a Benedetto XVI: in tempi non facili affettuosa vicinanza nostra e degli italiani. Viva considerazione per i sacerdoti

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è ritrovato questa sera insieme a Benedetto XVI nell'Aula Paolo VI (foto), per il concerto da lui offerto in occasione del quinto anniversario del pontificato del Papa. "La scelta dell'omaggio musicale - ha detto il presidente nel saluto al Pontefice prima dell'inizio dell'esecuzione - è di per sè un'offerta di serenità nei tempi non facili e spesso aspri che tutti viviamo". Le composizioni di Giovanni Battista Sammartini, Wolfang Amadeus Mozart e Ludwig Van Beethoven, ha aggiunto Napolitano, "richiamano le tradizioni dei nostri Paesi portatori ieri ed oggi di una comune cultura europea". "Sono certo - ha detto Napolitano - che nella discrezione e nel rispetto con cui seguiamo il quotidiano svolgersi della sua alta missione ella possa ben cogliere la intensa, affettuosa vicinanza nostra e del popolo italiano". Napolitano ha ricordato quindi il messaggio del Papa di ritorno dal viaggio apostolico a Malta e "la speciale preghiera per la concordia e per il bene dell'intera nazione". "Gliene sono grato personalmente - ha sottolineato il presidente - non essendo altra la causa a cui mi sento interamente dedicato. E desidero anche sottolineare come rimanga vivissima la considerazione per l'apporto che al perseguimento del bene e della concordia viene dall'impegno spirituale e sociale della moltitudine dei sacerdoti operanti in Italia". "Operiamo per il progresso della nostra nazione, che è anche a lei così cara, e al tempo stesso guardiamo come lei e con lei, Santità, ai problemi di un mondo che cambia attraverso profondi travagli e crisi irrisolte". "Alla crisi che ancora affligge il Medio Oriente in assenza di un efficace processo di pace - ha aggiunto il presidente - ci rivolgiamo con speciale, condivisa preoccupazione, e con propositi convergenti di costruttiva sollecitazione. E crediamo che anche a questo cruciale sforzo non possa mancare l'apporto di quell'Europa solidale che un grande umanista Enea Silvio Piccolomini e illuminato pontefice Pio II seppe prefigurare nell'opera che in questo stesso lieto giorno rivede la luce".

Apcom

Crociata: le aspettative più alte dai preti rendono più intollerabile e condannabile il tradimento grave e devastante degli abusi e di chi li copre

In materia di abusi sessuali e dei ''gravi e tristi episodi di pedofilia che hanno coinvolto alcuni ecclesiastici'' va ricordato che ''chi ha favorito atteggiamenti di indulgenza o pratiche di rimozione non ha mai applicato direttive di Chiesa, ma semmai le ha tradite, stravolgendo la doverosa riservatezza in complice copertura''. E' quanto ha affermato il segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata, nel corso del l'intervento pronunciato alla riunione della Commissione presbiterale italiana, che si conclude oggi a Roma. ''Posto che un solo caso di pedofilia è già di troppo, in qualsiasi ambiente, un tale comportamento è doppiamente condannabile quando a metterlo in atto è un uomo di Chiesa, un prete, una persona consacrata''. ''Per questo - ha aggiunto il rappresentante dei vescovi - non basta dire che, in proporzione numerica, i casi di pedofilia tra il clero sono uguali o addirittura inferiori a quelli che si verificano in altre categorie di persone. Non possiamo infatti sorprenderci se la reazione di fronte ad abusi commessi da ecclesiastici è stata così forte''. Infatti, ha sottolineato Crociata, ''le aspettative più alte alimentate dal nostro ministero rendono smisuratamente più intollerabile e condannabile un tradimento così grave e devastante''. ''Senza dubbio c'è stata una evoluzione nella sensibilità sociale, che ha portato da un lato ad una più netta e condivisa percezione della inaudita gravità della pedofilia e dall'altro all'esigenza di una totale trasparenza nella individuazione e nel contrasto di comportamenti e responsabilità''. ''Si tratta - ha aggiunto il segretario dei vescovi italiani - di una evoluzione positiva, che ha trovato una risposta adeguata e pronta nei documenti emanati sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, e, più recentemente, nella Lettera Pastorale ai cattolici d'Irlanda di Benedetto XVI e nella Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo alle accuse di abusi sessuali (12 aprile 2010)''.

Adnkronos

Il Papa a Torino. Domenica la visita di Benedetto XVI: le misure di sicurezza, i numeri di Piazza San Carlo, i doni del vescovo e dei giovani

Torino si prepara ad accogliere il Papa, che sarà in città domenica 2 maggio, con imponenti misure di sicurezza. Tra poliziotti, carabinieri, vigili urbani, finanzieri e tutte le forze dell'ordine saranno quasi mille gli uomini che sorveglieranno il tragitto della papamobile e controlleranno il centro cittadino per tutelare l'incolumità del Santo Padre. I punti della città dove il Papa cambierà auto per entrare nella papamobile sono ancora incerti. Quello dell'arrivo dovrebbe essere o Porta Susa o piazza Statuto, ma sarà la gendarmeria vaticana a comunicarlo agli organizzatori. Quello di ritorno è sconosciuto. In totale sono 14 i chilometri del percorso transennati e controllati a vista. Dalla Curia fanno sapere che anche chi assisterà alla Messa dai maxischermi potrà ricevere la comunione dato che i posti in piazza San Carlo (foto) sono 'limitati': 25 mila fedeli, 800 pueri cantores, 160 coristi, 600 autorità, 300 ammalati e 700 fra preti e diaconi. Lo spazio è in grado di accogliere 50mila persone ma i fedeli che potranno assistere e che hanno già avuto il biglietto per partecipare alla celebrazione dalla parrocchia di appartenenza sono solo 25mila. "Per motivi di sicurezza abbiamo ridotto molto - ha spiegato il card. Severino Poletto, arcivescovo della città - ma chi non entra potrà stare in via Roma e in piazza Castello e vedere il Papa dai maxischermi". Nel pomeriggio Benedetto XVI tornerà in piazza San Carlo per incontrare i giovani, alle ore 16. L'incontro non sarà quindi, come previsto in un primo momento, alla Chiesa del santo Volto di Torino, nel quartiere periferico del Piero della Francesca. "E' stato fatto un discorso economico, di austerità - ha spiegato Poletto - un palco è già montato in piazza san Carlo, metterne un secondo in un altro luogo non sarebbe stato il caso. E poi ci abbiamo ripensato anche in rispetto dell'età del Santo Padre, per non complicare il programma". In occasione della sua visita il Santo Padre riceverà, come consuetudine, alcuni omaggi. "In genere - spiega il cardinale - si fa un'offerta per la sua carità. Manteniamo la cifra riservata ma vogliamo essere vicini al Papa che ha tante richieste da parte delle popolazioni povere del mondo. Gli daremo, poi, un'immagine in bronzo dorato della Sindone in un cofanetto di pelle bianca, il ricordo che diamo a cardinali e vescovi mentre i giovani gli regaleranno un quadro che un pittore torinese aveva fatto quando Benedetto XVI è stato eletto Papa". Anche la Città di Torino ha fatto confezionare un dono speciale per il Santo Padre: una penna stilografica in radica bianca con lo stemma papale in oro e argento.

Apcom, Adnkronos

Il Papa a Torino. Poletto: il compimento della promessa fatta il 2 giugno 2008. Sarà il ricordo più bello dell'Ostensione, che non verrà prolungata

"La visita del Santo Padre a Torino questa domenica è il compimento di una promessa fatta il 2 giugno del 2008 a Roma. Io gli avevo chiesto di approvare questa Ostensione e di essere presente e lui aveva risposto "Se Dio mi darà salute e vita io sarò a Torino". Così il card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino, spiega il significato della Visita pastorale del Papa, che sarà a Torino, per venerare la Sindone, durante l'intera giornata di questa domenica. "L'incontro col Santo Padre - ha detto Poletto - è sempre un evento eccezionale, sul piano della grazia prima di tutto. Spero che la visita del Papa dia una ventata di slancio ed entusiasmo alla fede dei torinesi. Spero che sia anche un'occasione per rilanciare i nostri santi". "Ho tanta voglia - ha aggiunto il cardinale - di sentire cosa dirà il Papa dopo che avrà venerato la Sindone perché lui è capace di andare molto in profondità. Credo che la sua visita sarà il ricordo più bello di questa Ostensione". "L’Ostensione della Sindone terminerà il 23 maggio, come previsto, non ci sono motivi per prolungarla". Il card. mette a tacere così le indiscrezioni sulla possibilità di allungare i tempi dell’Ostensione. "Rispetto alle quattro settimane previste in un primo momento - ha ricordato il porporato - ne abbiamo programmate sei, dal 10 aprile al 23 maggio: la data stabilita per la chiusura dell’Ostensione è e resta questa". Diversi i motivi, spiegati dall’arcivescovo di Torino, per cui si è giunti a questa conclusione. "Le ceneri del vulcano islandese - ha osservato - hanno creato alcuni inconvenienti con gli aerei e ci sono state alcune disdette, ma non ci è sembrato un problema così rilevante. E poi un prolungamento avrebbe comportato, da parte nostra, un impegno non indifferente dal punto di vista economico e organizzativo". Senza contare, infine, le "motivazioni ecclesiali perchè una settimana dopo la chiusura dell’Ostensione - ha concluso il cardinale Poletto - c’è l’assemblea dei vescovi italiani".

Apcom, Adnkronos, La Stampa

In udienza da Benedetto XVI i vertici della Conferenza Episcopale tedesca. Al centro anche lo scandalo pedofilia dopo le dimissioni di mons. Mixa

Papa Benedetto XVI ha incontrato questa mattina in Vaticano i vertici della Chiesa tedesca. L'incontro, iniziato alle 12, ha visto la partecipazione del Presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, l'arcivescovo di Monaco, mons. Reinhard Marx e l'ausiliare di Augusta, mons. Anton Losinger (foto). Molto probabilmente al centro dell'udienza, anche i temi legati alle violenze commesse da alcuni ecclesiastici, vista anche la presenza dell'ausiliare di Augusta, la stessa diocesi che, nelle settimane scorse, è stata al centro delle cronache per le dimissioni del vescovo della città nel sud della Baviera, il settantanovenne Walter Mixa, sospettato di percosse, bugie e malversazioni. Lo stesso mons. Mixa aveva presentato le sue dimissioni con una lettera inviata al Papa.

Asca

Il Papa all'ambasciatore del Congo: porre fine alla situazione di guerra e dedicarsi alla ricostruzione umana e sociale nel rispetto dei diritti

Fare il possibile per porre fine ai conflitti che hanno distrutto il tessuto sociale di un intero Paese. E’ uno degli appelli in favore della Repubblica Democratica del Congo che Benedetto XVI ha affidato al neoambasciatore presso la Santa Sede del Paese africano, Jean-Pierre Hamuli Mupenda, ricevuto questa mattina in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali (foto). Il Papa ha sollecitato anche la comunità internazionale ad adoperarsi per riportare nello Stato africano “pace e legalità”. Il simbolo dell’inferno sociale attraverso il quale è passata negli ultimi anni la Repubblica Democratica del Congo balza agli occhi da una descrizione che il Papa fa dopo che già, in modo più formale e comunque incisivo, ha provveduto a levare appelli alle autorità nazionali e internazionali. La vostra nazione, ha detto al nuovo ambasciatore dello Stato africano, deve cancellare un passato dove per anni i bambini “sono stati privati dell’istruzione e addestrati a uccidere”. E’ nel quadro di una situazione simboleggiata da questa immagine di infanzia drammaticamente rubata che Benedetto XVI colloca la sua insistita esortazione alla pace e al rispetto degli accordi che dovrebbero assicurarla: “L'impegno siglato a Goma, nel 2008, e l'attuazione degli accordi internazionali, in particolare il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi, sono certamente necessari, ma più urgente è il lavorare sulle condizioni preliminari alla loro applicazione...Invito le autorità pubbliche a fare il possibile per porre fine alla situazione di guerra, che purtroppo ancora esiste in alcune province, e a dedicarsi alla ricostruzione umana e sociale della nazione nel rispetto dei diritti umani fondamentali”. Il vostro Paese, ha ricordato il Pontefice, ha vissuto “tragici momenti”. La violenza si è abbattuta “in modo cieco e spietato, contro una parte importante della popolazione, piegandola sotto il suo giogo brutale e insopportabile e seminando rovina e morte”. Penso, aggiunge il Papa, “alle donne, ai giovani e ai bambini la cui dignità è stata calpestata a oltranza dalla violazione dei loro diritti”. E il lungo appello di Benedetto XVI oltrepassa i confini del Congo: “Invito la comunità internazionale coinvolta in varia misura nei successivi conflitti che la vostra nazione ha conosciuto a mobilitarsi per contribuire efficacemente a portare nella Repubblica Democratica del Congo la pace e la legalità. Dopo tanti anni di sofferenza, il vostro Paese ha bisogno di intraprendere con determinazione la strada della riconciliazione nazionale”. Uno dei “modi migliori per farlo”, ha indicato Benedetto XVI, è quello di “promuovere l'educazione delle giovani generazioni”, consentendogli di studiare e aiutando le loro famiglie nelle spese di istruzione, che per molti sono “insopportabili”. E formazione, ha aggiuto il Papa, vuol dire non solo ricevere cultura ma anche “solide basi morali e spirituali”, che insegnino ai giovani “a respingere la tentazione della violenza e il risentimento per scegliere ciò che è giusto e vero”. Un compito al quale i cattolici, ha assicurato il Pontefice, danno e daranno il loro contributo: “La Chiesa Cattolica, a sua volta ferita in molti dei suoi membri e le sue strutture, intende promuovere la guarigione interiore e la fraternità...E' quindi giunto il momento di utilizzare tutti i mezzi politici per porre fine alla sofferenza umana. E si dovrebbe inoltre fare opera di riparazione e di giustizia, come il motto ‘giustizia e pace’ inscritto sulla moneta nazionale invita a fare”. Invitando a difendere dall’“avidità” le “importanti risorse naturali che Dio ha donato” al Paese e ad assicurare cibo e cure sanitarie alla popolazione, Benedetto XVI ha anche apprezzato la decisione della Repubblica Democratica del Congo di tornare ad avere, dopo anni di sede vacante, un proprio rappresentante nel Corpo diplomatico accreditato in Vaticano, in coincidenza con il 50° anniversario dell'indipendenza del Paese. “Possa questo Giubileo – è stato il suo augurio – consentire alla nazione di vivere un nuovo inizio”.

Il Papa: in Africa promuovere la famiglia e la dignità della donna, lottare contro la corruzione e proseguire nel dialogo interreligioso per la pace

La pace, la difesa della vita e della famiglia, la formazione di laici e sacerdoti: sono i temi forti affrontati da Benedetto XVI nel discorso ai vescovi africani di Liberia, Gambia e Sierra Leone, ricevuti stamani in udienza in occasione della visita 'ad Limina apostolorum'. Il Papa ha inoltre auspicato un impegno dei cittadini di questi Paesi contro la corruzione e in favore di uno sviluppo integrale. ''In un ambiente segnato dal divorzio e dalla poligamia - ha quindi aggiunto il Papa - promuovete l'unità della famiglia costruita sul vincolo sacramentale''. Il Papa ha anche invitato le Chiese locali a ''sostenere la dignità delle donne nel contesto dei diritti umani ed a difendere il popolo contro i tentativi di introdurre una mentalità abortista proposta - ha detto - come una forma di progresso culturale''. Altra raccomandazione del Pontefice ai vescovi africani, quella di combattere la corruzione che colpisce spesso la classe politica africana puntando sulla "formazione spirituale e morale dei laici e laiche per l’assunzione di ruoli di leadership, attraverso corsi sulla Dottrina sociale della Chiesa” e a perseverare sulla strada della pace e del dialogo ''con le altre religioni specialmente - ha sottolineato Papa Ratzinger - con l'Islam, così da sostenere le buone relazioni esistenti ed impedire l'intolleranza, l'ingiustizia e l'oppressione''. Dal Pontefice anche l’esortazione a “prestare attenzione alla preparazione delle vocazioni e della formazione dei preti” e a “non esitare ad invitare missionari da altri Paesi per assistervi nel buon lavoro che fate”. Benedetto XVI ha ricordato “l’alta considerazione di cui la Chiesa gode” in Gambia, Liberia e Sierra Leone, per “il suo contributo nel campo della sanità, dell’istruzione e dello sviluppo”. “Apprezzo – ha proseguito il Papa – l’assistenza che offrite ai rifugiati ed ai migranti e vi invito a cercare, per quanto possibile, una cooperazione pastorale con i loro Paesi di provenienza. La lotta contro la povertà – ha sottolineato – deve essere condotta con rispetto per la dignità delle persone incoraggiandole ad essere protagoniste del loro stesso sviluppo integrale”.

mercoledì 28 aprile 2010

Il sostegno di rabbini e leader ebrei della Fondazione Pay the Way a Benedetto XVI e alla Chiesa per gli attacchi mediatici in questo difficile tempo

Un gruppo di rabbini e leader ebrei guidato da Gary L. Krupp (foto), fondatore e presidente della fondazione Pave the Way, ha manifestato "sostegno al Papa e alla Chiesa Cattolica in questi tempi difficili, criticando in particolare gli attacchi mediatici di cui sono stati oggetto": lo rende noto L'Osservatore Romano, che riferisce dell'incontro avvenuto questa mattina a margine dell'Udienza generale in Piazza San Pietro.

Apcom

Lombardi: al Papa la decisione sui Legionari di Cristo dopo lo studio dei risultati della visita apostolica. Evitare polemica e chiusura coi media

Rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha fornito alcune precisazioni riguardo all'incontro a cui sono stati invitati, il prossimo venerdì 30 aprile, i cinque vescovi incaricati della Visita apostolica alla congregazione dei Legionari di Cristo: "Si tratta - afferma padre Lombardi in una nota pubblicata da Radio Vaticana - di una riunione in cui i visitatori faranno una prima presentazione dei loro rapporti e proposte, e da cui quindi non sono da attendersi decisioni particolari circa la stessa Congregazione. Queste saranno prese in un secondo tempo dal Santo Padre, dopo attento studio e riflessione sulle risultanze della Visita. Al termine della riunione - precisa Lombardi - verrà emesso un breve comunicato sui lavori svolti". "Sarebbe un grave errore affermare che i media sono cattivi". Padre Lombardi contesta l'idea di un'ostilità generalizzata che i giornali avrebbero nei confronti della Chiesa Cattolica a causa dello scandalo pedofilia. "Ci possono essere giornali e giornalisti negativamente orientati nei nostri confronti, e con loro posso anche avere polemiche, ma non è giusto far rifluire su tutti le difficoltà che abbiamo con alcuni", ha spiegato il gesuita incontrando, nella Sala stampa della Santa Sede, un gruppo di partecipanti ad un corso di aggiornamento sull'informazione organizzato dalla Pontificia università della Santa Croce. "Bisogna evitare un atteggiamento di polemica e chiusura e stabilire un rapporto aperto e sereno con i giornali, evitando generalizzazioni", ha detto Lombardi."Non è vero che vogliamo la cultura del silenzio e del nascondere", ha detto Lombardi. Una recente intervista sulla pedofilia concessa ad Avvenire da mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, e diffusa dalla Sala stampa vaticana, è stata citata da padre Lombardi come "un passo avanti significativo" nella comunicazione pubblica della Santa Sede su queste tematiche. "E' il segno della buona direzione verso cui andiamo passo dopo passo", ha detto.

Apcom

Padre Lombardi: tempi brevi per l'Esortazione Apostolica post-sinodale sulla Parola di Dio. Prossimamente anche il secondo volume del Papa su Gesù

Verrà pubblicata in tempi brevi l'Esortazione Apostolica post-sinodale del Papa, nata dalle proposizioni del Sinodo dei vescovi sulle Sacre scritture che si è svolto nell'ottobre 2008 in Vaticano. Lo ha reso noto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Il gesuita, che stamane ha incontrato nella sala stampa della Santa Sede i partecipanti ad un corso di aggiornamento sull'informazione organizzato dalla Pontificia università della Santa Croce, ha poi ricordato che prossimamente uscirà il secondo volume che il Papa ha scritto su Gesù.

Apcom

Il card. Levada: le norme sulla pedofilia nella Chiesa un esempio per altri gruppi. Non mi soprenderebbe un atto di pentimento del Papa sugli abusi

A conclusione dell'Anno Sacerdotale, nel mese di giugno, non è da escludere che Papa Benedetto XVI possa compiere, a nome della Chiesa Cattolica, un atto di pentimento per la vicenda degli abusi sessuali commessi da suoi rappresentanti. Ad affermarlo è stato il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Levada, in una interviata all'emittente americana Public Broadcasting Service. ''Il Papa è Papa e io sono capo di questa congregazione.- ha affermato il porporato statunitense rispondendo ad una domanda su un possibile atto di pentimento - Io gli dico tutto quello che faccio, ma lui non mi dice tuo quello che intende fare. Per cui - ha concluso - bisognerà attendere e vedere se lo farà, ma se ciò avvenisse non ne sarei sorpreso''. Benedetto XVI è “la persona giusta per guidare la Chiesa in questo momento” e la strada intrapresa dai vescovi degli Stati Uniti nel 2002 per contrastare la piaga degli abusi sessuali sui minori da parte di esponenti del clero può essere presa ad esempio dalla Chiesa di tutto il mondo. Un’intervista a tutto campo in cui vengono affrontati i principali nodi dello scandalo degli abusi sessuali che ha sconvolto la Chiesa in questi mesi: dal modo in cui è stato affrontato dai media, alle passate responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche, fino alle gravi accuse rivolte in queste settimane Benedetto XVI. La crisi aperta dai casi emersi nelle Chiese europee, sottolinea il card. Levada, non può essere in alcun modo minimizzata ed è tanto più grave in quanto si tratta di crimini commessi da sacerdoti chiamati ad essere dei buoni pastori. Questo non toglie, precisa il Prefetto della Congregazione presieduta fino al 2005 dall’allora card. Ratzinger, che vi sia stata una certa “faziosità” da parte di alcuni media, soprattutto americani, condizionati dalle informazioni fornite dagli avvocati che vorrebbero portare anche il Papa davanti a un tribunale. Questi media, rileva il porporato, hanno presentato un “quadro poco equilibrato, senza contestualizzare i fatti”, ma soprattutto hanno dato “poca attenzione a quanto ha fatto la Chiesa negli Stati Uniti” contro gli abusi sessuali, “che può essere un modello” anche per altre istituzioni nel Paese. Secondo Levada, occorre analizzare le cause di fondo di questa piaga “che sono i cambiamenti della società, cambiamenti che riguardano in particolare come viene vissuto il celibato in tempi di rivoluzione sessuale”. Quanto alle passate responsabilità dei vescovi accusati dall’opinione pubblica e dalle associazioni delle vittime di avere avuto più a cuore la difesa della reputazione della Chiesa che la protezione dei bambini, il card. Levada ammette che all’emergere dei primi casi è stata sottovalutata la gravità e l’entità del fenomeno. Egli respinge peraltro le accuse rivolte all’operato del Santo Padre quando era arcivescovo di Monaco-Frisinga e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. "Si parla di casi risalenti a 20-30 anni fa – spiega - quando la Congregazione non era competente in materia. Il Papa – ha quindi precisato – è perfettamente al corrente di quello che pensa l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo, come dimostrano, tra l’altro, i suoi incontri con le vittime".

Asca, Radio Vaticana

Il Papa: dalla nuova traduzione in inglese del Messale Romano, introdotto con sensibilità, rinnovamento e approfondimento della devozione eucaristica

Il Papa ha pranzato oggi, nella Casina Pio IV, con i membri del Comitato “Vox Clara”, che riunisce i consulenti che aiutano la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per le traduzioni in inglese dei testi liturgici. Benedetto XVI ha rivolto loro un caloroso ringraziamento per la traduzione in inglese del Messale Romano che sarà presto pronta per la pubblicazione. “Un’impresa davvero collegiale”, ha sottolineato, non solo perché nel Comitato sono rappresentati i cinque Continenti ma anche perché il lavoro è stato svolto in continuo contatto con le Conferenze Episcopali di tutti i Paesi anglofoni. Adesso, ha aggiunto il Pontefice, si presenta “il nuovo compito...di preparare il clero e i fedeli alla ricezione della nuova traduzione. Molti faranno fatica ad adattarsi a testi non familiari dopo quasi 40 anni di uso continuo della precedente traduzione. Il cambiamento – ha proseguito – dovrà essere introdotto con la dovuta sensibilità” mentre “saranno necessarie opportune catechesi per presentarlo” in modo da evitare “qualsiasi rischio di confusione o smarrimento”. Il Papa ha espresso infine l’auspicio che la nuova traduzione del Messale Romano possa servire “ad un rinnovamento e approfondimento della devozione eucaristica in tutto il mondo anglofono”. La nuova traduzione, più fedele all'originale latino, sostituirà a partire dall'Avvento 2011, quella usata dai vari Paesi di lingua inglese dal Concilio Vaticano II ad oggi.

Radio Vaticana

Il Papa: l'esempio di Leonardo Murialdo e Giuseppe Cottolengo illuminino il ministero dei sacerdoti che si spendono per Dio e per il loro gregge

"Non è possibile esercitare la carità senza vivere in Cristo e nella Chiesa”. Con queste parole il Papa ha concluso la catechesi dell’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, dedicata a “due santi sacerdoti esemplari nella loro donazione a Dio e nella testimonianza di carità, vissuta nella Chiesa e per la Chiesa, verso i fratelli più bisognosi”, San Leonardo Murialdo e San Giuseppe Benedetto Cottolengo, entrambi vissuti a Torino. “La loro intercessione e il loro esempio – l’auspicio espresso da Benedetto XVI – continuino ad illuminare il ministero di tanti sacerdoti che si spendono con generosità per Dio e per il gregge loro affidato, e aiutino ciascuno a donarsi con gioia e generosità a Dio e al prossimo”. I due sacerdoti, ha ricordato il Papa, “hanno vissuto il loro ministero nel dono totale della vita ai più poveri, ai più bisognosi, agli ultimi, trovando sempre la radice profonda, la fonte inesauribile della loro azione nel rapporto con Dio”. Sacerdote e catechista “conosciuto e apprezzato” anche da don Bosco, che lo convinse ad accettare la direzione del nuovo Oratorio di san Luigi a Porta Nuova, Leonardo Murialdo “venne in contatto anche con i gravi problemi dei ceti più poveri, ne visitò le case, maturando una profonda sensibilità sociale, educativa ed apostolica che lo portò poi a dedicarsi autonomamente a molteplici iniziative in favore della gioventù”. Sottolineando la “grandezza della missione del sacerdote”, che deve “continuare l’opera della redenzione, la grande opera di Gesù Cristo, l’opera del Salvatore del mondo”, cioè quella di “salvare le anime”, San Leonardo “ricordava sempre a se stesso e ai confratelli la responsabilità di una vita coerente con il sacramento ricevuto”. “Amore di Dio e amore a Dio”: fu questa, secondo il Papa, “la forza del suo cammino di santità, la legge del suo sacerdozio, il significato più profondo del suo apostolato tra i giovani poveri e la fonte della sua preghiera”. Abbandonandosi “con fiducia” alla Provvidenza, il Murialdo “ha unito il silenzio contemplativo con l’ardore instancabile dell’azione, la fedeltà ai doveri di ogni giorno con la genialità delle iniziative, la forza nelle difficoltà con la serenità dello spirito”: è questa, per il Pontefice, “la sua strada di santità per vivere il comandamento dell’amore, verso Dio e verso il prossimo”. “Catechesi, scuola, attività ricreative” sono i “fondamenti del suo metodo educativo” in oratorio: nel 1873 fondò la Congregazione di San Giuseppe, “il cui fine apostolico fu, fin dall’inizio, la formazione della gioventù, specialmente quella più povera e abbandonata”. L’ambiente torinese del tempo fu segnato, inoltre, “dall’intenso fiorire di opere e di attività caritative” promosse dal Murialdo fino alla sua morte, il 30 marzo 1900. “Domenica prossima, nella mia Visita pastorale a Torino, avrò modo di venerare le spoglie di questo Santo e di incontrare gli ospiti della Piccola Casa”, ha ricordato il Papa parlando della figura di Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della “Piccola Casa della Divina Provvidenza”. “Buon sacerdote, ricercato da molti penitenti” e, nella Torino di quel tempo, “predicatore di esercizi spirituali e conferenze presso gli studenti universitari, dove riscuoteva sempre un notevole successo”, a 32 anni san Giuseppe ebbe “un incontro inaspettato e decisivo”, che “gli fece capire quale sarebbe stato il suo futuro destino nell’esercizio del ministero”. Il 2 settembre 1827, ha ricordato Benedetto XVI, “proveniente da Milano giunse a Torino la diligenza, affollata come non mai, dove si trovava stipata un’intera famiglia francese in cui la moglie, con cinque bambini, era in stato di gravidanza avanzata e con la febbre alta”. Dopo aver vagato per vari ospedali, quella famiglia trovò alloggio in un dormitorio pubblico, ma “la situazione per la donna andò aggravandosi e alcuni si misero alla ricerca di un prete”. “Per un misterioso disegno incrociarono il Cottolengo, e fu proprio lui, con il cuore pesante e oppresso, ad accompagnare alla morte questa giovane madre, fra lo strazio dell’intera famiglia”. “Da quel momento il Cottolengo fu trasformato”, ha fatto notare il Papa: “Tutte le sue capacità, specialmente la sua abilità economica e organizzativa, furono utilizzate per dare vita ad iniziative a sostegno dei più bisognosi”, attraverso il coinvolgimento “nella sua impresa” di decine e decine di collaboratori e volontari. “Spostandosi verso la periferia di Torino per espandere la sua opera – ha proseguito il Santo Padre – creò una sorta di villaggio, nel quale ad ogni edificio che riuscì a costruire assegnò un nome significativo: casa della fede, casa della speranza, casa della carità”. In questo modo, “mise in atto lo stile delle ‘famiglie’, costituendo delle vere e proprie comunità di persone, volontari e volontarie, uomini e donne, religiosi e laici, uniti per affrontare e superare insieme le difficoltà che si presentavano”. “Ognuno in quella Piccola Casa della Divina Provvidenza aveva un compito preciso”, ha fatto notare Benedetto XVI: “Chi lavorava, chi pregava, chi serviva, chi istruiva, chi amministrava. Sani e ammalati condividevano tutti lo stesso peso del quotidiano. Anche la vita religiosa si specificò nel tempo, secondo i bisogni e le esigenze particolari”. “Il manovale della Divina Provvidenza”: così San Giuseppe Cottolengo amava definirsi. “La sua vita, come scrisse un giornale del tempo, era stata tutta un’intensa giornata d’amore”, ha concluso il Papa.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Un anno fa la visita del Papa alle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto: andate avanti con ciò che non muore e non viene distrutto, l'amore

Ad un anno dalla visita di Benedetto XVI nel territorio abruzzese colpito dal terremoto mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare di L’Aquila, ha celebrato ieri una Santa Messa ad Onna per ricordare un momento toccante e significativo per l’intera comunità aquilana. La visita del Santo Padre il 28 aprile 2009 era iniziata proprio dalla tendopoli di Onna: “Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza”. Queste le parole del Santo Padre, che rivolgendosi a chi in quella terribile notte aveva perso i propri cari aveva incitato ad avere il coraggio di andare avanti “facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere: l’amore”. Dopo Onna, il Pontefice si era recato nella Basilica di Collemaggio per venerare le spoglie di Papa Celestino V donando il suo Pallio. “Assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello Studente – disse Benedetto XVI nel discorso tenuto nell’ultima tappa del suo viaggio, alla Guardia di Finanza di Coppito –, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto”. Dopo aver salutato i sindaci e i parroci dei paesi terremotati, il Papa ha incontrato i fedeli della diocesi: “Vi abbraccio tutti con affetto, nel nome di Cristo. La mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa”. Rivolto poi alle autorità presenti, Benedetto XVI ha ribadito la necessità di “fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L'Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”. La visita si concluse con l’omaggio di una rosa d’oro da parte del Papa alla Madonna di Roio.

Messaggio del Papa al Congresso europeo sulle migrazioni: arrivi a tutti il Vangelo, riconosciuti i diritti e una vita degna in tutti gli aspetti

Dare ai migranti la “ferma speranza di vedere riconosciuti i loro diritti” e favorire la loro possibilità di vivere “una vita degna in tutti gli aspetti”. A chiederlo è Papa Benedetto XVI in un messaggio trasmesso dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ai partecipanti all’ottavo Congresso europeo sulle migrazioni che su iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa si è aperto ieri pomeriggio a Malaga, in Spagna. E’ stato mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, a portare il messaggio del Papa ai circa 50 partecipanti all’incontro, tra direttori nazionali per la pastorale dei migranti e operatori pastorali, provenienti da tutta Europa. Benedetto XVI, si legge nel messaggio, li “incoraggia a proseguire nei loro sforzi affinché sia posta una adeguata attenzione pastorale a tutti coloro che soffrono le conseguenze di aver abbandonato la loro patria o si sentono senza una terra di riferimento”. “Allo stesso tempo, li esorta a coordinare iniziative e programmi perché possa arrivare a tutti la luce del Vangelo e, con essa, una ferma speranza di veder riconosciuti i loro diritti e favorite le loro possibilità di una vita degna in tutti gli aspetti”.

SIR

martedì 27 aprile 2010

Il Papa a Torino. Bonatti: la preghiera e la parola di Benedetto XVI davanti alla Sindone. Le attese della città e della diocesi dalla visita

di Marco Bonatti
Direttore de La Voce del Popolo
Responsabile della comunicazione dell’Ostensione 2010

Come già fece il suo predecessore Giovanni Paolo II nel 1998, Benedetto XVI è a Torino, il 2 maggio, per venerare la Sindone. Il Papa è il proprietario del Telo, lasciato in eredità alla Santa Sede da Umberto II di Savoia. Ma Benedetto non viene come un “padrone” a controllare le condizioni in cui è conservato un pezzo del suo patrimonio. Viene come pellegrino: un credente che, come ciascuno di noi, è interpellato da quel Volto. Di fronte alla Sindone si è coinvolti nella Passione del Signore: come se fossimo anche noi spettatori, mescolati alla folla di quella notte fra il Sinedrio e il tribunale di Pilato, o di quella mattina al Calvario, fuori dalle mura. Lungo la catena della successione apostolica di quei fatti siamo divenuti tutti non solo spettatori ma “testimoni”, e il Papa è il primo di noi, di quei due milioni che, dal 10 aprile al 23 maggio, si mettono in coda lungo i Giardini Reali per raggiungere il Duomo e fermarsi qualche minuto a “vedere”. Ma il Papa non deve solo vedere. Si attende da lui che, di fronte alla Sindone, preghi e parli. Pregare, per ribadire il segno, lo stile, con cui la Chiesa guarda al Telo: la Sindone è testimonianza del passato, misteriosa per la scienza che non riesce a decifrarne il segreto. E questo, in tempi in cui la “verità” della scienza sembra essere l’unica possibile e la sola utile, è un bel segno di contraddizione, una “provocazione” non tanto agli scienziati quanto ai loro dogmi. Pregare, ancora, perché la Passione del Signore evocata dalla Sindone è la stessa passione nostra, la sofferenza di tutti gli uomini e le donne del pianeta, di tutti i tempi (“Passio Christi passio hominis” è il motto scelto per questa Ostensione dal custode della Sindone, l’arcivescovo di Torino card. Poletto). La Sindone obbliga a riflettere sul dolore e sulla morte: ma chi si ferma a guardarla non viene sopraffatto dall’angoscia, piuttosto dalla compassione e dalla pace. La pace di quel Volto composto, di quel corpo martoriato ma intatto nella sua forza e nella sua bellezza. Pregare, infine, perché oltre il mistero e la contemplazione c’è sempre la carità, il servizio ai fratelli. La stessa giornata di Benedetto a Torino appare scandita da questo ritmo: il grande incontro eucaristico al mattino, la visita alla Sindone nel pomeriggio e poi il congedo a Torino da quel “santuario” che è il Cottolengo, la Piccola Casa dei malati e di chi non ha più, non ha mai, coltivato speranza mondana. E poi, parlare. La riflessione che il Papa proporrà di fronte alla Sindone è attesa, per molte ragioni. Il suo predecessore aveva parlato della Sindone come “specchio del Vangelo” e “sfida all’intelligenza”. Aveva ricordato, cioè, che la Sindone non è il Vangelo. Non è dal Telo che riceviamo la salvezza di Cristo e la fede nella risurrezione. Il Lenzuolo di Torino “serve” piuttosto a richiamare la fede e la salvezza. È, in qualche minima misura, il compimento della promessa che anche noi siamo “beati” pur senza essere stati nel tempo e nel numero di quelli che hanno veduto… E sfida all’intelligenza: nei confronti dell’orgoglio della scienza, certo. Ma anche, forse, perché la Sindone sfida ciascuno di noi a ripensarsi sul senso della morte – cioè, su quello della vita. Tra il buio e il cielo rimane la scommessa di una vita che si “vince” solo se è donata. Al di là delle cose che Benedetto dirà domenica, nel silenzio del Duomo, conta, prima di tutto, il fatto che parli. Paolo VI forse sarebbe venuto all’Ostensione del 1978, cui inviò un messaggio cordiale, importante e impegnativo. I suoi successori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono venuti in persona, ne hanno parlato in vari discorsi e negli “Angelus”. Ma, oltre al “discorso sulla Sindone”, è il Papa che viene a incontrare Torino. Più di altre questa città ha bisogno di una parola d’incoraggiamento e di “svolta”. Nel 1980 Giovanni Paolo II venne in un momento cruciale della lotta al terrorismo. Oggi Benedetto porta un messaggio di mansuetudine e di testimonianza, nel tempo in cui la Chiesa è sottoposta a “sfide” sulla libertà e sulla visibilità della stessa comunità cristiana. La diocesi che accoglie il Papa è una comunità antica ma non “vecchia”, che ha saputo coltivare i grandi campi dell’educazione e del servizio della carità. Oggi i credenti torinesi, e la struttura delle parrocchie, si ritrovano in prima fila ad affrontare i problemi di povertà diffusa causati non solo dalla crisi generale ma anche dal tramonto di un modello, quello della “città-Fiat” che appartiene ormai al passato. Il Papa autore di una coraggiosa Enciclica sociale ha molto da dire e da ascoltare a Torino.

SIR

L’Annuario statistico della Chiesa nel 2008: in lieve crescita i cattolici nel mondo, stabile il numero dei sacerdoti, in calo le religiose

E' una Chiesa sempre più africana e sempre meno europea quella fotografata dall'Annuarium Statisticum Ecclesiae, preparato dall'Ufficio centrale di statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana. "A livello planetario il numero dei cattolici battezzati è passato da 1.045 milioni nel 2000 a 1.166 milioni nel 2008, con una variazione relativa di +11,54%", si legge in una nota diffusa dalla Sala stampa della Santa Sede. "Incremento solo di poco superiore a quello della popolazione della Terra, pari al 10,77%, che evidenzia un comportamento di sostanziale stabilità della diffusione dei cattolici battezzati. Tuttavia - precisa la nota - questi incrementi sono da ascriversi in maniera differenziata alle diverse situazioni continentali: mentre infatti in Africa si registra un incremento del 33,02% dei cattolici, all'estremo opposto, in Europa si manifesta una situazione di pratica stabilità (+1,17%); da registrare sono, anche, i significativi incrementi che si rilevano in Asia (+15,61%), in Oceania (+11,39%) e in America (+10,93%)". Di conseguenza, si riducono in termini relativi i cattolici europei che, pur aumentando in valore assoluto, vedono scendere il loro peso nel mondo dal 26,81% del 2000 al 24,31% del 2008. Al contrario, i cattolici africani passano dal 12,44% al 14,84%. Per gli altri continenti si individua una sostanziale stabilità dell'America e dell'Oceania e un lieve aumento per l'Asia. La tendenza è confermata dal numero di sacerdoti. Il loro numero complessivo cresce meno dell'uno per cento dal 2000 al 2008. Ma "a fronte di notevoli incrementi per l'Africa e per l'Asia, dove si registra un +33,1% e un +23,8%, rispettivamente, e ad una quasi stazionarietà per l'America, si pone l'Europa con un calo di oltre il 7% e l'Oceania con un - 4%". Di conseguenza, se Africa e Asia contribuivano nel 2000 al 17,5% del totale mondiale, nel 2008 la loro incidenza è salita a 21,9%. Anche l'America ha lievemente incrementato la propria percentuale. L'unico continente che ha visto diminuire la propria quota è l'Europa: nel 2000 gli oltre 208 mila sacerdoti europei rappresentavano quasi il 51% del totale dei sacerdoti mondiali, mentre otto anni più tardi sono scesi a quasi il 47%. Stesso discorso per i seminaristi e i candidati al sacerdozio. "In rapporto a 100 sacerdoti, Africa e Asia confermano il loro primato con 72 e 61 candidati, rispettivamente, mentre più debole è la situazione europea: soltanto 11 candidati ogni 100 sacerdoti (nel 2000 erano 13). A livello mondiale, comunque, si è passati grazie all'apporto di Asia e Africa, da circa 27 a poco meno di 29".

Apcom

27 aprile 2005, la prima Udienza generale di Benedetto XVI: il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli

Si tiene domani in Piazza San Pietro, alle ore 10.30, la tradizionale Udienza generale del mercoledì. Evento che avviene nel primo anniversario della visita di Benedetto XVI alle popolazioni terremote d'Abruzzo. Intanto, proprio oggi ricorre il quinto anniversario della prima Udienza generale del Papa. Il 27 aprile del 2005 il nuovo Pontefice spiegò la scelta del suo nome, ispirato al Santo di Norcia e a Papa Giacomo Della Chiesa. Al servizio di Cristo e della pace: Benedetto XVI sintetizzò così la sua missione. Un servizio di carità condensato nel nome scelto quale 264° Successore di Pietro: Benedetto come il Santo Patrono d’Europa e il Pontefice che guidò la Chiesa durante la Prima Guerra mondiale. Parlando ai molti pellegrini venuti da tutto il mondo, Joseph Ratzinger racconta, però, anzitutto le sensazioni che porta nel cuore all’inizio del suo ministero di Pastore universale della Chiesa: “Stupore e gratitudine nei confronti di Dio che ha sorpreso innanzitutto me stesso, chiamandomi a succedere all’apostolo Pietro; interiore trepidazione dinanzi alla grandezza del compito e delle responsabilità che mi sono state affidate. Mi dà però serenità e gioia la certezza dell’aiuto di Dio, della sua Madre Santissima, la Vergine Maria, e dei Santi Protettori”. “Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI – confidò il nuovo Papa – per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale”. “Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti”. Ma il nome Benedetto richiama anche immediatamente al “Patriarca del monachesimo occidentale”. Il Papa spiegò che San Benedetto da Norcia “è molto venerato in Germania” e in particolare in Baviera, sua “terra d’origine”. San Benedetto, è la sua riflessione, costituisce “un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane” della sua cultura. “All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a San Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!”. E nella prima Udienza generale di Benedetto XVI non poteva mancare il ricordo di Giovanni Paolo II. Il Papa ricorda la figura di Karol Wojtyla al quale, sottolinea, “siamo debitori di una straordinaria eredità spirituale”.

Radio Vaticana

Il Papa a Cipro. Attivo il sito ufficiale per seguire il viaggio: opportunità per promuovere valori umani e cristiani, la sua presenza una benedizione

www.papalvisit.org.cy: è questo il sito attivato dall’equipe di comunicazione cipriota, incaricato di seguire il viaggio apostolico di Benedetto XVI nell’Isola, che si svolgerà dal 4 al 6 giugno. Si tratta del primo viaggio ufficiale di un Papa a Cipro ed anche per questo l’attesa nella comunità cattolica è alta. Il sito intende fornire alla stampa, ai visitatori e ai fedeli, ogni tipo d’informazione, da quelle più pratiche come lingue parlate, moneta in corso, trasporti, assistenza sanitaria fino alla descrizione della comunità cattolica, di rito maronita e latino, al programma del viaggio di Benedetto, corredato da una biografia di quest’ultimo. Il sito viene aggiornato con le notizie redatte dall’équipe, ma chiunque voglia collaborare, spiegano i promotori, inviando fotografie, video, articoli o altro è il benvenuto. Nelle pagine interne del web si ricorda che il viaggio di Benedetto XVI rappresenta “una grande opportunità per promuovere i principi e valori umani e cristiani, basati sulla libertà, il perdono, la pace e la riconciliazione. Prepariamoci, dunque, spiritualmente e culturalmente per dare il benvenuto al Papa. La sua presenza è per noi una benedizione”. Il nuovo sito va ad affiancarsi a quello, recentemente rinnovato, dell'arcieparchia maronita di Cipro: www.maronitearcheparchy.org.cy.

SIR

Versaldi: la pedofilia va affrontata facendo di più sul discernimento dell'idoneità al sacerdozio. Da alcuni vescovi italiani una cultura del silenzio

Il problema della pedofilia nella Chiesa "va affrontato nelle sue cause e non solo riparato nelle sue conseguenze ormai devastanti", secondo mons. Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria. "La Chiesa può fare veramente di più a livello di formazione al sacerdozio e di discernimento circa l'idoneità a questa vocazione, superando le proteste di chi può accusarla di eccessiva severità, se non di discriminazione (e qui sono da annoverare anche coloro che ora pretendono una Chiesa non solo severa, ma spietata verso i preti colpevoli e anche i vescovi)". "Gli esperti in materia dicono che ci sono degli indicatori del possibile sviluppo di atteggiamenti pedofili che si possono cogliere in antecedenza, così da poter prevenire o comunque intervenire per limitare i danni", afferma Versaldi in un'intervista al quindicinale Il Regno. "Certo è necessario che ci siano occhi capaci di cogliere tali fenomeni premonitori, ma ciò è facilitato se, come nel caso del sacerdozio, il soggetto è per anni in una struttura formativa finalizzata proprio al discernimento vocazionale". Inoltre, "ci vogliono guide nei seminari capaci di aiutare i soggetti a vedere ciò che soggettivamente, anche in buona fede, non vedono e indirizzarli ad adeguati interventi terapeutici, tenendo ben presente che in caso di dubbio circa l'idoneità al sacerdozio il vescovo può lecitamente non ordinare il candidato". La 'rivoluzione sessuale', ma non solo: monsignor Versaldi riecheggia quanto affermato da diversi uomini di Chiesa, nonché dal Papa, sulle cause remote del fenomeno della pedofilia nella Chiesa, ma allarga lo sguardo e punta il dito sia contro i "lassisti" che contro i "conservatori", almeno nelle loro manifestazioni estreme. "Se siano più dannosi contesti sociali lassisti o conservatori, io direi che in questo caso gli estremi si toccano", afferma il presule, molto stimato dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano. "Certo, in una cultura nella quale, in nome della rivoluzione sessuale, non si vogliono più ammettere regole ai comportamenti sessuali - prosegue Versaldi - chi soffre di qualche fragilità in questo campo non sarà invogliato a riconoscere la necessità di un intervento volto a modificare le sue tendenze, anzi sarà portato a giustificare qualunque gratificazione sessuale come espressione della sua libertà. D'altra parte - aggiunge Versaldi - non risulta che metodi educativi intransigenti, basati sulla repressione e negazione degli aspetti negativi delle persone, possano sortire effetti migliori in quanto possono al più nascondere i problemi senza risolverli, contando su una certa omertà che alla lunga non regge". Alcuni vescovi italiani hanno promosso una "cultura del silenzio" sul tema della pedofilia al punto che si sono registrate "inosservanze" delle norme canoniche in materia "e anche ostacoli nei singoli casi". "Anche la Conferenza Episcopale italiana (CEI) ha scritto un documento nel quale, in applicazione delle norme universali, si danno delle indicazioni ai vescovi italiani nel caso si trovino di fronte a questi casi", afferma Versaldi. "Dunque, a livello di legislazione canonica, non c'è alcun appunto da fare circa l'azione severa e giusta che la Chiesa anche in Italia sta svolgendo in una materia che, pur dolorosa e scandalosa, riguarda una percentuale minima di sacerdoti. Altra cosa è l'applicazione delle norme ecclesiastiche, in cui entra in gioco la responsabilità dei singoli vescovi e, dunque, possono verificarsi casi di inadeguatezza che possono far pensare a una certa cultura del silenzio". Versaldi spiega, ancora: Il "documento" della CEI "consiglia all'autorità ecclesiastica, nel caso in cui ci sia già in corso un procedimento dell'autorità italiana, di non intraprendere il procedimento canonico per non creare inciampi alle indagini e di attenderne le conclusioni per eventuali provvedimenti canonici, nonché scongiurare nel frattempo il rischio di reiterazione del reato". Interpellato per un chiarimento, il portavoce della CEI, mons. Domenico Pompili, ha precisato all'agenzia Apcom: "Non esiste un documento ufficiale della CEI. In passato furono fatte conoscere ai vescovi alcune indicazioni pratiche concordate con la Santa Sede che di fatto esplicitavano le linee-guida che la Congregazione per la dottrina della fede aveva pubblicato nel 2003. Rispetto a quella situazione oggi il riferimento è la pubblicazione di linee guida che la Santa Sede ha fatto il 12 aprile scorso e che si trovano anche sul sito internet del Vaticano. Ci atteniamo a quelle indicazioni". Mons. Versaldi, ad ogni modo, spiega che non si può "accusare la Chiesa di occultare i casi dei preti pedofili per il solo fatto che segue la propria legislazione. Sarebbe invece scorretto se l'autorità ecclesiastica impedisse od ostacolasse positivamente l'azione penale da parte dello stato. Ora, se si esaminano oggettivamente tutte le norme della Chiesa (compreso il documento della CEI) non v'è traccia di tale condotta, anzi c'è l'invito a una piena collaborazione con tutte le autorità per fare giustizia nei singoli casi. Da parte di molti, al contrario, si vorrebbe che la Chiesa rinunciasse alla propria procedura per demandare solo allo stato questi procedimenti penali. Ciò non toglie, ripeto, che nell'applicazione della giustizia canonica ci siano state inosservanze e anche ostacoli nei singoli casi, che non vanno generalizzati e sono stati condannati a tutti i livelli, come da ultimo è avvenuto nella chiara e coraggiosa Lettera di Benedetto XVI ai cattolici dell'Irlanda". Il presule è uno dei cinque vescovi che hanno condotto un'inchiesta del Vaticano, una "visitazione apostolica", sul fondatore dei Legionari di Cristo, il sacerdote messicano Marcial Maciel che abusò di diversi suoi seminaristi minorenni ed ebbe alcuni figli illegittimi. Dopo aver consegnato i risultati dell'ispezione al card. Bertone, i cinque presuli incontreranno lo stesso Bertone ed altri esponenti della Santa Sede giovedì e venerdì prossimo. Tutto lascia pensare che la congregazione religiosa verrà commissariata.

Apcom

lunedì 26 aprile 2010

Anno Sacerdotale. Boom di iscrizioni all'Incontro internazionale dei sacerdoti. La Congregazione per il Clero posticipa di un mese il termine

E' boom di iscrizioni dei sacerdoti che, sullo sfondo dello scandalo pedofilia, parteciperanno all'Incontro internazionale con il Papa a Roma a conclusione dell'Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI. Un Incontro che, da più parti, è stato presentato come occasione di solidarietà a Benedetto XVI e di 'mea culpa' per gli abusi compiuti da alcuni sacerdoti in vari pPaesi del mondo. E' infatti slittato dal 7 aprile al 17 maggio il termine di iscrizione dei preti di tutto il mondo all'Incontro fissato dal 9 all'11 giugno. Le iscrizioni, rende noto un comunicato della Congregazione per il Clero, è stato prorogato "in considerazione delle numerose richieste di partecipazione".

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