sabato 27 giugno 2009

Si lavora affinchè la 'Caritas in veritate' sia pubblicata prima del summit del G8. Chi ha collaborato con il Papa alla stesura del testo

L'obiettivo è che le prime copie siano pronte per essere messe sui tavoli dei ''Grandi' del mondo riuniti a L'Aquila per il G8 dall'8 al 10 luglio: la terza Enciclica di Papa Benedetto XVI, dedicata alle questioni sociali ed economiche e intitolata "Caritas in veritate", è oggetto in questi giorni dell'ultima revisione prima della pubblicazione. La firma definitiva al documento, il Pontefice dovrebbe apporla lunedì 29, festa dei Santi Pietro e Paolo, mentre la presentazione ufficiale del documento dovrà attendere il tempo necessario perchè sia stampato in tutte le otto lingue in cui è previsto il lancio; dovrebbero esserci anche l'arabo e il cinese, oltre al latino che è la lingua ufficiale della Santa Sede, anche se non quella della redazione originaria del documento. Per la presentazione si parla del 4 oppure del 6 o del 7 luglio, proprio a ridosso del summit globale chiamato a riscrivere le regole dell'economia e della finanza all'indomani della crisi. La sala stampa della Santa Sede, però, non ha ancora annunciato ufficialmente la data, e la prudenza e d'obbligo. Per la stesura di un documento la cui preparazione, invero complessa, è durata anni, Benedetto XVI ha consultato, oltre al dicastero 'di settore' della Curia, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace del card. Renato Raffaele Martino, economisti, accademici ed esperti, come il vescovo di Monaco di Baviera, mons. Reinhard Marx, l'economista esperto di 'terzo settore' Stefano Zamagni e il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, editorialista 'finanziario' de L'Osservatore Romano. Una battuta d'arresto nella preparazione dell'Enciclica, d'altra parte, è venuta proprio dalla crisi, che ha imposto di rivedere le parti dedicate all'economia globale. Lo stesso Papa Ratzinger, lo scorso 13 giugno, ha anticipato personalmente la prossima pubblicazione dell'Enciclica ''dedicata al vasto tema dell'economia e del lavoro''.

Asca

Revoca della scomunica ai lefebvriani. Il superiore tedesco della Fraternità: la Santa Sede considera di erigere per noi una prelatura personale

La Santa Sede sta considerando di erigere una ''Prelatura personale'' in stile Opus Dei per riaccogliere nel seno della Chiesa Cattolica la Fraternità Sacerdotale San Pio X. A dirlo, in un'intervista all'agenzia cattolica tedesca Kna, è il superiore della Fraternità in Germania, padre Franz Schmidberger, proprio nel giorno in cui i lefebvriani hanno ordinato tre nuovi preti nel seminario di Zaizkofen, nella diocesi di Ratisbona, sfidando l'opposizione del vescovo locale, mons. Gerhard Ludwig Mueller, e della stessa Santa Sede, che in un comunicato aveva avvertito che le ordinazioni erano ''illegittime''. Nessuna ''provocazione'', però, secondo padre Schmidberger, da parte dei lefebvriani nei confronti di Roma. Le ordinazioni rispondono alla ''legge suprema della Chiesa'' che è ''la salvezza delle anime'': ''I fedeli - spiega - hanno un diritto alla celebrazione della forma tradizionale della Messa. Il punto è ordinare preti che desiderano rendere disponibile il Vangelo. Le ordinazioni non intendono essere un affronto ad alcuno. Sono fatte in realtà per aiutare il Papa e i vescovi. Ma è come trattare con pazienti che non vedono quello che la medicina fa per la loro salute''. Nell'ampio colloquio con l'agenzia tedesca, padre Schmidberger ribadiscono tutte le affermazioni più controverse del suo gruppo. A due anni dall'emanazione del Motu Proprio "Summorum Pontificum" che ha liberalizzato l'uso dell'antico messale latino, mons. Schmidbergeri dà ragione a Papa Ratzinger: "Vecchio e nuovo rito possano continuare a coesistere a lungo termine". Sui colloqui dottrinali tra i lefebvriani e Roma, il superiore tedesco è convinto che debbano avvenire in forma ''scritta'': ''Abbiamo scelto i nostri rappresentanti e Roma anche ha scelto i suoi. Le discussioni riguarderanno: che cosa è ambiguo nel Concilio? Che cosa contraddice la dottrina tradizionale della Chiesa?''. ''Lo spirito del Concilio - conclude - è stato descritto come un cattivo spirito, persino da Papa Benedetto XVI. Ci sono affermazioni ambigue nei documenti, e molte altre che non collimano con la dottrina tradizionale''.

Asca

Benedetto XVI riceve i vertici della Rai. Il grazie per 'La Bibbia giorno e notte' e l'auspicio di una più stretta collaborazione con la Santa Sede

Il presidente della Rai Paolo Garimberti, il direttore generale Mauro Masi, il Direttore di Rai Uno Mauro Mazza, il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce, il direttore della Comunicazione e delle Relazioni esterne Guido Paglia, il direttore di Rai Educational Giovanni Minoli e il responsabile della struttura Rai Vaticano Giuseppe De Carli sono stati ricevuti oggi, a mezzogiorno, da Papa Benedetto XVI in udienza privata. A chiusura dell'anno di San Paolo - informa un comunicato aziendale -, il Santo Padre ha voluto ringraziare i vertici della Rai per l'iniziativa più incisiva a livello televisivo relativa alla lettura non stop della Bibbia dal 5 all'11 ottobre 2008 nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, aperta dallo stesso Pontefice con la prima lettura, quella della Genesi. I vertici Rai hanno consegnato al Pontefice il libro di Giuseppe De Carli ed Elena Balestri "La Bibbia giorno e notte, i mille volti di un'esperienza indimenticabile" e il Papa ha auspicato una collaborazione sempre più stretta tra Rai e Vaticano.

Il Sussidiario.net

DAL PAPA I VERTICI RAI - Comunicato dell'Ufficio Stampa Rai

Il Papa alla delegazione di Costantinopoli: contribuiamo in tutti i modi per ristabilire la piena unità. Spero possiate superare le incomprensioni

L’impegno deciso e convinto della Chiesa Cattolica per l’unità dei cristiani è stato ribadito questa mattina da Benedetto XVI durante il suo incontro con una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, giunta in Vaticano in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Festa che coinciderà con la chiusura dell’Anno Paolino. Una presenza ormai tradizionale, quella della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, “segno – ha spiegato il Papa – di fraternità ecclesiale”, a evidenziare l’impegno comune delle due Chiese sorelle “nella ricerca della piena comunione”. "La Chiesa Cattolica – ha ribadito ancora una volta Benedetto XVI – intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena unità” secondo la volontà di Cristo e l’insegnamento di San Paolo che "ci ricorda che siamo stati chiamati ‘a una sola speranza’”. In questa prospettiva il Papa guarda “con fiducia al positivo proseguimento dei lavori della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra ortodossi e cattolici”. “Il prossimo incontro si svolgerà ad ottobre a Cipro e affronterà – ha sottolineato il Papa – “un tema cruciale per le relazioni tra Oriente ed Occidente, ovvero il ‘ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel corso del primo millennio’. Lo studio di questo aspetto – ha aggiunto - è davvero indispensabile per poter approfondire globalmente tale questione nel quadro attuale della ricerca della piena comunione”. Quindi il Pontefice ha espresso l’auspicio “che le incomprensioni e le tensioni verificatesi tra i delegati ortodossi in occasione delle ultime sessioni plenarie di questa commissione siano superate nell’amore fraterno, in modo che il dialogo sia più pienamente rappresentativo dell’ortodossia”. Infine il Papa ha rivolto, attraverso la delegazione ortodossa, il suo “saluto caloroso e fraterno nel Signore” al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

Radio Vaticana

Il Papa ai vescovi del Vietnam: è possibile una collaborazione fra la Chiesa e lo Stato. Le religioni sono al servizio del prossimo, non un pericolo

Ricevendo stamane in Vaticano i vescovi del Vietnam, il Papa ha sottolineato l'importanza dell'anno giubilare che i cattolici del paese asiatico festeggeranno nel 2010 e ha esortato la Chiesa locale a collaborare con le autorità politiche del Vietnam. "La Chiesa del Vietnam si prepara attualmente alla celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'erezione della gerarchia episcopale vietnamita", ha detto Benedetto XVI ai presuli raccolti nella sala del concistoro del Palazzo apostolico vaticano. "Questa celebrazione, che sarà sottolineata in modo speciale nell'anno giubilare del 2010, potrà permetterle di condividere con entusiasmo la gioia della fede con tutti i vietnamiti, rinnovando i suoi sforzi missionari. In questa occasione il popolo di Dio deve essere invitato a ringraziare per il dono della fede in Gesù Cristo. Questo dono è stato accolto generosamente, vissuto e testimoniato da molti martiri, che hanno voluto proclamare la verità e l'universalità della fede in Dio. In questo senso, la testimonianza a Cristo è un servizio supremo che la Chiesa può offrire al Vietnam e a tutti i popoli dell'Asia, poiché risponde alla ricerca profonda della verità e dei valori che garantiscono lo sviluppo umano integrale". Per il Papa è necessaria, in questo senso, "una più stretta collaborazione" tra le diocesi e tra le congregazioni religiose. Affrontando poi il tema dei rapporti con il governo della Repubblica socialista del Vietnam, il Papa ha detto ai vescovi: "Sapete come me che una sana collaborazione tra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A questo proposito, la Chiesa invita tutti i suoi membri a impegnarsi lealmente per la costruzione di una società giusta e solidale. Non intende affatto sostituirsi ai responsabili governativi ma desidera solo poter partecipare nella collaborazione rispettosa alla vita della nazione, al servizio di tutto il popolo". “Partecipando attivamente, nella posizione che le è propria e secondo la sua vocazione”, la Chiesa - ha proseguito Benedetto XVI citando un passo della "Deus caritas est" - “non può mai essere dispensata dall'esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d'altra parte, non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l'uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell'amore”. “Inoltre, mi sembra importante sottolineare che le religioni non rappresentano un pericolo per l'unità della nazione, in quanto esse mirano ad aiutare il singolo a santificare sé stesso e, attraverso le loro istituzioni, desiderano porsi in modo generoso e disinteressato al servizio al prossimo”. Perché ciò sia non solo un desiderio ma un fatto che incida nel tessuto sociale del Vietnam è necessario, ha indicato il Papa ai vescovi, porre “particolare attenzione ai fedeli laici”, specie ai giovani - molti dei quali lasciano le zone rurali per cercare un futuro nelle città - e alle famiglie”. “E' auspicabile che ogni famiglia cattolica insegni ai bambini a vivere in conformità con una retta coscienza, nella lealtà e nella verità, diventando una fonte di valori e virtù umane, una scuola di fede e di amore per Dio. Quanto a loro, i laici cattolici dovranno dimostrare, mediante la loro vita basata sulla carità, l'onestà, l'amore per il bene comune, che un buon cattolico è un buon cittadino”.

Apcom, Radio Vaticana

Ultimi ritocchi per la 'Caritas in veritate'. Tra il 6 e il 7 luglio la presentazione. Alcuni stralci della terza e attesa Enciclica di Benedetto XVI

Economia Globale: la Nuova Enciclica
di Gian Guido Vecchi
Corriere della Sera

"Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali". L’ultima revisione di Benedetto XVI è ormai pronta, in queste ore si stanno rivendendo le ultime pagine della "Caritas in veritate", la terza enciclica del Papa "dedicata al vasto tema dell’economia e del lavoro" che porterà la data del 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, e sarà presentata tra il 6 e il 7 luglio. Il Pontefice ha consultato una quantità di esperti, tra economisti e prelati, ma rispetto all’ultima bozza di aprile ha compiuto la stesura definitiva da solo, parola per parola. In Vaticano si dice ne abbia portata una copia con sé pure nel viaggio in Terra Santa, il mese scorso. L’Enciclica, rinviata per tener conto della crisi e "rispondere in base agli elementi reali", richiama la necessità di "una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione approfondita e lungimirante sul modello di sviluppo".
La globalizzazione non è il male ma neppure si regola da sé: se governata con "nuove regole" può diventare un’opportunità. E nel "nuovo contesto economico-commerciale e finanziario internazionale" che ha "modificato il potere politico degli Stati", il testo suggerisce "una rinnovata valutazione del loro ruolo e del loro potere", invita i sindacati a "instaurare nuove sinergie a livello internazionale" per affrontare "la riduzione delle reti di sicurezza sociale" e invoca "la presenza di una vera autorità politica mondiale", sulle tracce della "Pacem in terris" di Giovanni XXIII: non un super-Stato né semplicemente l’Onu, ma un modello internazionale di governo della globalizzazione, un’autorità "che dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai principi di sussidiarietà e di solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del bene comune e impegnarsi nella promozione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità della verità". Caritas in veritate, appunto: "Il principio intorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa". Benedetto XVI riconduce tutto ai suoi fondamenti teologici e teoretici.
Fin dall’incipit: "La carità della verità, che Gesù Cristo ci ha mostrato con tutta la sua vita terrena e, soprattutto, con la Sua morte e risurrezione, è la principale risorsa a servizio del vero sviluppo di ogni singolo uomo e dell’umanità intera". La crisi, ha osservato il Papa, "è nata da un deficit di etica nelle strutture economiche". Un sistema infettato dalla cupidigia. Ma l’economia "ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento", o è contro l’uomo o lo distrugge. Di qui la necessità di un codice etico comune: fondato sulla "verità ad un tempo della fede e della ragione", una verità che quindi è accessibile a tutti, "la luce attraverso cui l’intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità". La ricerca della "giustizia" e del "bene comune" derivano da qui. Benedetto XVI parla di "responsabilità sociale dell’impresa in senso ampio, che tenga conto di tutti gli impatti sociali del suo agire". Fermo restando che anzitutto c’è la responsabilità personale: "Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune".
Tutto si tiene, lotta alla fame e difesa della vita e attenzione allo "stato di salute ecologica del pianeta", visto che "i doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri verso la persona": perché "il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo nella sua integrità". Il Papa all’inizio richiama la "Populorum progressio" di Paolo VI, che nel ’67 denunciò la disuguaglianza tra Paesi ricchi e poveri, ma l’Enciclica recepisce anche la Humanae vitae, contro aborto e contraccezione. Così "l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo" e "se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono". Del resto sviluppo economico e crescita demografica corrispondono. E una "apertura moralmente responsabile" alla vita rappresenta "una ricchezza sociale ed economica". Detto questo, "la carità nella verità chiede urgenti riforme per affrontare con coraggio e senza indugio i grandi problemi dell’ingiustizia nello sviluppo dei popoli".
Dopo più di quarant’anni dalla "Populorum progressio" lo sviluppo che doveva essere "estensibile a tutti" è stato "e continua ad essere gravato da distorsioni e drammatici problemi". La fame, anzitutto: "Dare da mangiare agli affamati è un imperativo etico per la Chiesa". E "alimentazione e accesso all’acqua" sono "diritti universali". E i Paesi poveri devono essere sostenuti e coinvolti nei processi decisionali. La crisi preoccupa, ma "dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un futuro migliore". 'Oikonomia' significa "legge" o "amministrazione" dell’oikos, la casa: "Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia".

Benedetto XVI 'blinda' la Curia: ai loro posti per i prossimi due anni i responsabili delle Congregazioni più importanti

Benedetto XVI ha deciso di “blindare” i vertici della Curia romana: dopo tante voci su possibili cambiamenti nella squadra che guida la Chiesa, a cominciare dall’ipotesi di un pensionamento, a dicembre, del Segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone, il Pontefice si sarebbe convinto a mantenere per almeno due anni l’organigramma attuale, salvo qualche cambiamento di livello minore. Il “braccio destro” del Pontefice resterà certamente alla guida della Segreteria di Stato. Così come il Prefetto per la Congregazione della Fede, l’americano Levada. E’ di questi giorni la notizia, non ancora ufficiale, che vuole ancora per due anni il card. Giovanni Battista Re, “scaduto” nel gennaio scorso, alla guida dell’importantissima Congregazione per i Vescovi. E di una “prorogatio” analoga godrà il brasiliano Claudio Hummes, titolare del Ministero che si occupa delle centinaia di migliaia di preti del mondo, la Congregazione per il Clero (compirà 75 anni ad agosto); e del suo collega Franc Rodè, Prefetto per i Religiosi. E, soprattutto, rifiuta decisamente di essere sostituito il “Papa rosso”, il Prefetto della Congregazione di “Propaganda Fide”, l’indiano Ivan Dias. La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, detta di “Propaganda Fide”, è un vero stato nello stato in Vaticano; ha un budget autonomo da quello della Santa Sede, presenta al Papa le candidature per i vescovi in larga parte del mondo. Della sostituzione del card. Dias si parla da tempo, a causa dei problemi di salute che lo affliggono. Si era fatto il nome dell’arcivescovo di Sidney, il card. George Pell, vicino al Papa. E ultimamente era nata la candidatura dell’attuale Sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo Ferdinando Filoni. Dovrebbero andare in pensione a breve invece il card. Castrillon Hoyos, perché la Commissione “Ecclesia Dei”, che si occupava del dialogo con i lefebvriani sarà assorbita dalla Congregazione per Dottrina della Fede; e il card. Renato Raffaele Martino, responsabile del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, subito dopo la presentazione, agli inizi di luglio, dell’Enciclica sociale “Caritas in veritate”. Invece la partenza dell’attuale Segretario dello Stato della Città del Vaticano, Roberto Boccardo, per Parigi, come nunzio (ma ci sono resistenze e mugugni fra i diplomatici…) o per una diocesi italiana di livello provocherà qualche spostamento discreto, ma importantissimo in Curia. Al suo posto andrebbe Carlo Maria Viganò, Delegato per le Rappresentanze Pontificie. E il Sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo Ferdinando Filoni, il cui potere in Curia sta crescendo rapidamente, ha pronto il ricambio. Una candidatura annunciata in maniera singolare nell’Annuario Pontificio, dove sulla pagina principale della Segreteria di Stato, alla terza casella, dopo Viganò e Sardi (l’uomo che si occupa dei discorsi del Papa, e che è stato ora promosso Patrono per Sovrano Militare Ordine di Malta), si trova il nome di Luciano Suriani, ex nunzio in Bolivia, “a disposizione”. Una collocazione inedita; da leggere, secondo gli esperti, come la promessa indolore di un nomina a Delegato; in pratica Capo del Personale, l’uomo che ha in mano i dossier di tutti i dipendenti della Segreteria di Stato, e che decide su trasferimenti e Nunziature. Un ruolo poco appariscente, di ma grandissimo reale potere.

Marco Tosatti, San Pietro e dintorni