lunedì 28 febbraio 2011

Il card. Canizares: la Liturgia oggi non è 'l'anima', fonte e meta della vita di molti cristiani, fedeli e sacerdoti. Quanta routine e mediocrità

"E' necessario, a mio parere, riconoscere che la Liturgia oggi non è 'l'anima', la fonte e la meta della vita di molti cristiani, fedeli e sacerdoti. Quanta routine e mediocrità, quanta banalizzazione e superficialità nella nostra vita! Quante messe celebrate senza attenzione o alle quali si partecipa senza una particolare disposizione. Da qui la nostra grande debolezza": lo ha affermato il cardinale prefetto della congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, Antonio Cañizares Llovera (nella foto con Benedetto XVI), in un'intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva ripubblicata da L'Osservatore Romano. "E' oltremodo necessario far comprendere ai fedeli che la liturgia è, prima di tutto, opera di Dio e che nulla si può anteporre ad essa".

Scaraffia: un Papa che ha il coraggio di ricordare che dentro ciascuno c'è una voce che parla chiaramente, insopprimibile anche se non la si ascolta

''Un concreto e circostanziato appello rivolto a tutti; in particolare in occidente, dove l'aborto è considerato un diritto e un segno di modernità che dovrebbe garantire la presenza e la libertà delle donne nelle società democratiche''. Così Lucetta Scaraffia, su L'Osservatore Romano, definisce il discorso tenuto sabato scorso da Papa Benedetto XVI ai membri della Pontificia Accademia per la Vita. Il Pontefice, sottolinea la storica, ''parla soprattutto alle donne, in particolare a quante hanno abortito, e parla di quel disagio tanto spesso celato, di quella sofferenza segreta che costituisce la sindrome post-abortiva''. E lo fa, aggiunge l'autrice, ''con il coraggio di nominare l'innominabile in una società secolarizzata come la nostra: la voce della coscienza. Definita secondo la tradizione cattolica non come un effetto di condizionamenti esterni o emozioni interne come molti preferiscono credere, ma proprio come voce che illumina l'essere umano sul bene e sul male, e quindi prova evidente del legame di ogni creatura con Dio''. Da una parte, c'è ''una società che vuole fondare il diritto di cittadinanza delle donne sulla cancellazione di un nuovo essere umano; dall'altra, ''un Papa che ha il coraggio semplice e chiaro di ricordare che dentro ciascuno di noi c'è una voce che parla chiaramente, e che è difficile, anzi impossibile, farla tacere'', perchè ''parla a tutti, non solo ai credenti, ed è una voce insopprimibile, anche se non la si vuole ascoltare''.

Asca

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Il card. Rouco Varela: strumento provvidenziale al servizio della missione della Chiesa per l’evangelizzazione

Un invito a “tutti i fedeli e in particolare ai giovani” a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, a “questa festa della fede che sarà l’incontro della gioventù del mondo convocato dal Santo Padre”, nel prossimo agosto. Lo ha rivolto oggi il card. Antonio Maria Rouco Varela (nella foto con Benedetto XVI), presidente della Conferenza Episcopale spagnola e arcivescovo di Madrid, aprendo i lavori della 97ª riunione dell’Assemblea plenaria, in corso da oggi al 4 marzo a Madrid. “Resta poco tempo”, ha detto il porporato, riferendosi alla celebrazione della GMG, anche se ormai “la preparazione della Giornata è in corso da quasi due anni. Il pellegrinaggio della Croce e dell’icona della Vergine per le diocesi della Spagna si sta rivelando un vero momento di grazia. Ma i mesi prima dell’estate devono essere un tempo particolare di intensa preghiera e di disposizione spirituale per il grande incontro di Madrid 2011”. Per il cardinale, “la Giornata Mondiale della Gioventù è uno strumento provvidenziale al servizio dell’impegno missionario della Chiesa nell’evangelizzazione dei giovani”. “La lungimiranza apostolica di Giovanni Paolo II, illuminata dal suo grande amore per Cristo e i giovani – ha osservato il card. Rouco Varela -, è stato il mezzo del quale si è avvalso la Provvidenza divina per porre nelle mani della Chiesa questo nuovo sistema di evangelizzazione, tanto adatto alle giovani generazioni degli ultimi decenni del XX secolo e degli inizi del XXI”. Dopo un excursus sui giovani e i loro sogni e ideali degli ultimi decenni, come pure sul ruolo sempre più pervasivo di internet, soprattutto tra i ragazzi, il porporato ha evidenziato come bisogna “centrare la missione giovanile nell’annuncio completo di Gesù”. Tuttavia, “dopo duemila anni di evangelizzazione la Chiesa s’incontra con il fatto che Gesù Cristo continua a essere molto poco conosciuto e molto poco amato. Alcuni, nei paesi di vecchia cristianizzazione, seguendo certi movimenti di apostasia implicita o esplicita, si sono allontanati dalla fede. Molti altri, nei paesi di tradizione cristiana più nuova o addirittura appena esistente, mai hanno conosciuto Gesù Cristo neppure in modo elementare”. Di qui la necessità di una nuova evangelizzazione per far conoscere Cristo, anche se si tratta di “un’offerta controcorrente”. Eppure è la proposta che i giovani “stanno aspettando, lo sappiano o meno”. “Le Giornate Mondiali della Gioventù – ha ricordato il card. Rouco Varela – sono caratterizzate dall’essere anche una grande esperienza di Chiesa. I giovani cercano Cristo e cercano la compagnia con la quale incontrarlo, conoscerlo meglio e seguirlo con perseveranza”. Di qui “la grande responsabilità” delle diocesi, dei vescovi, dei genitori, parroci, maestri cattolici, catechisti e di tutti i battezzati, “chiamati a essere testimoni credibili del Signore per le nuove generazioni”. “Anche gli stessi giovani cattolici sanno bene che essi possono essere i migliori evangelizzatori dei loro amici e compagni”. Di fatto, “una delle virtù delle Giornate Mondiali della Gioventù è che, attraverso di loro e i numerosissimi giovani di tutto il mondo cattolico di cui sono protagonisti, la Chiesa è stata in grado di mostrarsi al mondo e ai giovani come un popolo di ampi orizzonti, pieno vitalità spirituale, culturale e artistico e dal giovane volto”. Il porporato ha ricordato anche altri due temi di “vitale importanza per la gioventù di oggi e che figurano all’ordine del giorno dell’Assemblea: “La necessaria collaborazione tra la famiglia, la parrocchia e la scuola riguardo all’educazione alla fede di bambini e giovani; e la questione della verità dell’amore umano, come elemento chiave della maturazione dei giovani come persone e, conseguentemente, del bene comune di tutta la società”.

SIR

Nomine di Benedetto XVI nella Pontificia Commissione per l'America Latina e nell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica

Papa Benedetto XVI ha effettuato nuove nomine per la Pontificia Commissione per l'America Latina, ha reso noto questa mattina la Sala Stampa della Santa Sede. Il Papa ha infatti nominato Consigliere della Commissione mons. Nikola Eterović, arcivescovo titololare di Cibale, Segretario Generale del Sinodo dei vescovi. Ha anche nominato membro della stessa Commissione il card. Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristóbal de La Habana (Cuba). Secondo la Costituzione Apostolica "Pastor Bonus", la Pontificia Commissione per l'America Latina ha il compito di “assistere col consiglio e con i mezzi economici le Chiese particolari dell'America Latina, e di attendere, altresì, allo studio delle questioni che riguardano la vita e lo sviluppo delle medesime Chiese”. Alla Commissione spetta anche di “favorire i rapporti tra le istituzioni ecclesiastiche internazionali e nazionali che operano per le regioni dell'America Latina e i dicasteri della Curia romana”. E' stato poi nominato per un quinquennio dirigente dell'“Area Controllo di gestione e procedure” dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica il dottor Stefano Loreti, finora Capo Ufficio nella Sezione Ordinaria della stessa Amministrazione. Il Papa ha inoltre nominato Capo Ufficio nella Sezione Ordinaria dell'Amministrazione il ragioniere Francesco Anastasi, finora Officiale della Sezione Straordinaria, e Capo Ufficio nella Sezione Straordinaria il dottor Roberto Carulli e il dottor Stefano Lori, finora Officiali della stessa Sezione. Compito dell'Ufficio dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ricorda sempre la "Pastor Bonus", è quello di “amministrare i beni di proprietà della Santa Sede, destinati a fornire fondi necessari all'adempimento delle funzioni della Curia romana”. L'Ufficio ha due sezioni: quella ordinaria “amministra i beni che le sono affidati, avvalendosi, quando sia opportuno, della collaborazione di esperti; cura la gestione del personale della Santa Sede; sovraintende alla direzione amministrativa degli enti che fanno capo ad essa; provvede a quanto è necessario per l'attività ordinaria dei dicasteri; cura la contabilità e redige il bilancio consuntivo, e preventivo”. La Sezione straordinaria, invece, “amministra i beni mobili propri e quelli ad essa affidati da altri enti della Santa Sede”.

Zenit

Benedetto XVI avrebbe chiesto agli ingegneri del Vaticano una 'papamobile' elettrica per ridurre l'inquinamento negli spostamenti tra i fedeli

Le auto elettriche conquistano l’attenzione di Papa Ratzinger che ha richiesto agli ingegneri del Vaticano una nuova Papamobile elettrica. In tal maniera Benedetto XVI, che dall’inizio del suo pontificato ha prestato molta attenzione al tema dell’ambiente con ripetuti appelli alle nuove genrazioni, potrà muoversi tra i fedeli durante i viaggi apostolici e le visite pastorali senza inquinare. E così, dopo tutte le iniziative per far diventare il Vaticano il primo Stato della Terra totalmente carbon free, il Pontefice ha chiesto di potersi muovere a bordo di una Papamobile che non sia più alimentata a benzina, come la sua attuale Mercedes o come le precedenti Fiat Campagnola modificate di Giovanni Paolo II. Una richiesta che non sarà facilmente soddisfabile, dal momento che l’auto del Papa presenta grandi e pesantissimi vetri blindati e altri sofisticati sistemi di sicurezza, mentre i veicoli elettrici sono ancora contraddistinti da una scarsa ripresa e potenza. Ma quasi certamente il desiderio di Papa Ratzinger verrà esaudito dagli ingegneri dell’autorimessa vaticana, che cercheranno di accontentarlo in tutti i modi, dando così maggior visibilità mondiale alla realtà delle auto elettriche.

Tutto Motori Web

Intenzioni di preghiera del Papa per marzo: perchè l'America Latina progredisca nella giustizia sociale e per i cristiani perseguitati nel mondo

Per il mese di marzo, Papa Benedetto XVI chiede ai fedeli di pregare per i cristiani perseguitati nel mondo. La proposta fa parte delle intenzioni di preghiera per il prossimo mese, contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da quasi 50 milioni di persone nei cinque continenti. ''Perchè le Nazioni dell'America Latina possano camminare nella fedeltà al Vangelo e progredire nella giustizia sociale e nella pace'', recita l'intenzione generale mentre quella 'missionaria' chiede di pregare ''perchè lo Spirito Santo dia luce e forza alle comunità cristiane e ai fedeli perseguitati o discriminati a causa del Vangelo in tante regioni del mondo''.

Asca

Udienza del Papa al presidente del Parlamento europeo. Nel colloquio la promozione della libertà religiosa e la tutela delle minoranze cristiane

Questa mattina il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek (foto), è stato ricevuto in udienza da Papa Benedetto XVI e, successivamente, si è incontrato con il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e con mons. Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati. “I colloqui, svoltisi in un clima di cordialità – riferisce un comunicato della Sala stampa vaticana – hanno permesso un utile scambio di opinioni sulle relazioni fra la Chiesa cattolica, il Parlamento europeo e le altre istituzioni europee, nonché sul contributo che la Chiesa può offrire all’Unione. Nel corso dell’incontro ci si è soffermati anche su temi di attualità quali l’impegno per la promozione della libertà religiosa e la tutela delle minoranze cristiane nel mondo”. “Una visita molto emozionante”: così il presidente del Parlamento europeo ha commentato a caldo con i giornalisti che lo hanno atteso in piazza Sant’Uffizio. “In questi difficili tempi di crisi – afferma – è molto importante incontrare un uomo di profonda fede e grande intelligenza, anche per quello che in qualità di Papa può fare per tutta la comunità dei popoli, in Europa e anche al di fuori di essa”. Tra i temi di attualità trattati nel colloquio, riferisce il presidente dell’Europarlamento, “i recenti eventi in Nord Africa e Medio Oriente”. “Abbiamo espresso l’auspicio che essi portino alla democratizzazione, allo sviluppo della società civile e alla difesa dei diritti umani – dichiara -, ma oltre a ciò abbiamo sottolineato che è molto importante lottare per i diritti delle minoranze religiose, in particolare quelli delle minoranze cristiane in queste parti del mondo, ma anche nel resto del mondo”. Del resto, “per la costruzione di una società autenticamente democratica è ovunque essenziale la tutela della libertà religiosa”. Nel corso dell’incontro, prosegue Buzek, “si è parlato anche della prossima Beatificazione di Giovanni Paolo II, di cui ricordiamo il discorso tenuto nel 1988 al Parlamento europeo di Strasburgo, durante il quale il Pontefice aveva affermato l’importanza che l’Europa respiri con due polmoni”. “Ora – osserva Buzek - nell’Unione europea finalmente respiriamo con due polmoni, ma è importante rammentarlo una volta in più”. Ricordando l’invito già rivolto a Benedetto XVI a tenere un discorso presso l’assise di Strasburgo, il presidente dell’Europarlamento sottolinea l’importanza del Trattato di Lisbona e dell’articolo 17 sul “dialogo istituzionale tra rappresentanti delle istituzioni Ue e rappresentanti delle Chiese e delle organizzazioni religiose”. “Ritengo – osserva - che il lungo colloquio con il Papa e il successivo con il segretario di Stato potrebbero essere molto utili da molti punti di vista, anche per guardare all’Europa di oggi da diverse prospettive”. “Il movimento Solidarnosc e la Polonia – ha quindi dichiarato ai giornalisti polacchi – sono stati molto importanti per dare al cristianesimo e all’Europa di oggi il suo volto. Del resto la solidarietà è alla base del cristianesimo”. Un altro punto toccato durante l’udienza, ha concluso, è “la secolarizzazione del continente”, tema che anche Buzek ritiene “importante” e “preoccupante”.

Il Papa: riflessione urgente sulle sfide della cultura digitale a capacità di parlare e ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, convocata a Roma da oggi a giovedì 3 marzo sul tema "Linguaggio e comunicazione".
“I nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra l’altro, una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica, orientano verso una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà, privilegiano spesso l’immagine e i collegamenti ipertestuali. La tradizionale distinzione netta tra linguaggio scritto e orale, poi, sembra sfumarsi a favore di una comunicazione scritta che prende la forma e l’immediatezza dell’oralità”. Essere “in rete”, ha proseguito Benedetto XVI, richiede che la persona sia coinvolta in ciò che comunica. E dunque, a questo livello di interconnessione le persone non si limitano a scambiare solo delle informazioni, ma “stanno già condividendo se stesse e la loro visione del mondo”. Una dinamica che, per il Papa, non è esente da punti deboli. “I rischi che si corrono, certo, sono sotto gli occhi di tutti: la perdita dell’interiorità, la superficialità nel vivere le relazioni, la fuga nell’emotività, il prevalere dell’opinione più convincente rispetto al desiderio di verità. E tuttavia essi sono la conseguenza di un’incapacità di vivere con pienezza e in maniera autentica il senso delle innovazioni. Ecco perché la riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie è urgente”. Il Pontefice ha sottolineato l'importanza del ''lavoro che svolge il Pontificio Consiglio nell'approfondire la 'cultura digitale', stimolando e sostenendo la riflessione per una maggiore consapevolezza circa le sfide che attendono la comunità ecclesiale e civile. Non si tratta solamente di esprimere il messaggio evangelico nel linguaggio di oggi, ma occorre avere il coraggio di pensare in modo più profondo, come è avvenuto in altre epoche, il rapporto tra la fede, la vita della Chiesa e i mutamenti che l'uomo sta vivendo''. “Approfondire la cultura digitale” e quindi “aiutare quanti hanno responsabilità nella Chiesa” a “capire, interpretare e parlare il ‘nuovo linguaggio’ dei media in funzione pastorale”. Papa Ratzinger ha poi ricordato che ''la cultura digitale pone nuove sfide alla nostra capacità di parlare e di ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza. Gesù stesso nell'annuncio del Regno ha saputo utilizzare elementi della cultura e dell'ambiente del suo tempo: il gregge, i campi, il banchetto, i semi e così via. Oggi siamo chiamati a scoprire, anche nella cultura digitale, simboli e metafore significative per le persone, che possano essere di aiuto nel parlare del Regno di Dio all'uomo contemporaneo''. Benedetto XVI ha ribadito che la “relazione sempre più stretta e ordinaria tra l’uomo e le macchine”, siano esser computer o telefoni cellulari, può trovare nella ricchezza espressiva della fede e nei “valori spirituali” una dimensione ancor più ampia di quella già sconfinata che sembrerebbe garantire la tecnologia. Per Benedetto XVI, ''è l'appello ai valori spirituali che permetterà di promuovere una comunicazione veramente umana: al di là di ogni facile entusiasmo o scetticismo, sappiamo che essa è una risposta alla chiamata impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza del Dio della comunione. Per questo - ha continuato il Papa - la comunicazione biblica secondo la volontà di Dio è sempre legata al dialogo e alla responsabilità, come testimoniano, ad esempio, le figure di Abramo, Mosè, Giobbe e i Profeti, e mai alla seduzione linguistica, come è invece il caso del serpente, o di incomunicabilità e di violenza come nel caso di Caino. Il contributo dei credenti allora potrà essere di aiuto per lo stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso e di valore che la cultura digitale non è capace da sola di intravedere e rappresentare''. In conclusione il Papa ha ricordato, "insieme a molte altre figure di comunicatori", il gesuita padre Matteo Ricci, il grande apostolo della Cina, che "nella sua opera di diffusione del messaggio di Cristo ha considerato sempre la persona, il suo contesto culturale e filosofico, i suoi valori, il suo linguaggio", riuscendo a cogliere “tutto ciò che di positivo si trovava” nella tradizione di quel popolo, e di “animarlo ed elevarlo con la sapienza e la verità di Cristo”.

Radio Vaticana, Asca