lunedì 28 febbraio 2011

Scaraffia: un Papa che ha il coraggio di ricordare che dentro ciascuno c'è una voce che parla chiaramente, insopprimibile anche se non la si ascolta

''Un concreto e circostanziato appello rivolto a tutti; in particolare in occidente, dove l'aborto è considerato un diritto e un segno di modernità che dovrebbe garantire la presenza e la libertà delle donne nelle società democratiche''. Così Lucetta Scaraffia, su L'Osservatore Romano, definisce il discorso tenuto sabato scorso da Papa Benedetto XVI ai membri della Pontificia Accademia per la Vita. Il Pontefice, sottolinea la storica, ''parla soprattutto alle donne, in particolare a quante hanno abortito, e parla di quel disagio tanto spesso celato, di quella sofferenza segreta che costituisce la sindrome post-abortiva''. E lo fa, aggiunge l'autrice, ''con il coraggio di nominare l'innominabile in una società secolarizzata come la nostra: la voce della coscienza. Definita secondo la tradizione cattolica non come un effetto di condizionamenti esterni o emozioni interne come molti preferiscono credere, ma proprio come voce che illumina l'essere umano sul bene e sul male, e quindi prova evidente del legame di ogni creatura con Dio''. Da una parte, c'è ''una società che vuole fondare il diritto di cittadinanza delle donne sulla cancellazione di un nuovo essere umano; dall'altra, ''un Papa che ha il coraggio semplice e chiaro di ricordare che dentro ciascuno di noi c'è una voce che parla chiaramente, e che è difficile, anzi impossibile, farla tacere'', perchè ''parla a tutti, non solo ai credenti, ed è una voce insopprimibile, anche se non la si vuole ascoltare''.

Asca