giovedì 27 ottobre 2011

Benedetto XVI e i leader religiosi in preghiera davanti alla tomba di San Francesco. La partenza in treno da Assisi e il ritono in Vaticano

A conclusione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, Benedetto XVI e gli altri leader delle religioni mondiali sono scesi nella cripta della Basilica inferiore di Assisi per raccogliersi davanti alla tomba di San Francesco. Il Papa si é inginocchiato davanti alla tomba come pure, accanto a lui, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Comunione anglicana. Vicino al Papa, ma in piedi, anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Davanti alla tomba hanno sostato per qualche istante anche gli altri rappresentanti delle religioni convenuti oggi ad Assisi. Le delegazioni hanno poi lasciato la Piazza dove erano stati allestiti 2mila posti a sedere. Rispettato lo stesso ordine dell'arrivo: prima gli autobus bianchi con i vari esponenti, quindi i minibus, il Pontefice sul n°1, al primo posto a destra, accanto al segretario particolare, salutato dai giovani e dagli abitanti di Assisi con un ''Viva il Papa''. Il treno sul quale hanno viaggiato il Papa e i 300 leader religiosi è ripartito dalla stazione di Santa Maria degli Angeli, ai piedi di Assisi, con 38 minuti di anticipo sull’orario previsto delle 19.00. Il Frecciargento è giunto alle 20.02 nella Stazione di Città del Vaticano. Alle 19.52 è arrivato nella stazione di Roma San Pietro e, dopo una breve sosta tecnica per l'aggancio della locomotiva diesel, ha raggiunto l'interno del Vaticano.

Umbria24.it, Asca, Ansa

Il Papa: continueremo a incontrarci, ad essere uniti in questo viaggio, nel dialogo, nella costruzione quotidiana della pace, per un mondo migliore

“L’evento di oggi è un’immagine di come la dimensione spirituale sia un elemento chiave nella costruzione della pace”. È il saluto finale che Benedetto XVI ha portato, nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, questo pomeriggio a conclusione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo. Il Papa ha espresso "viva gratitudine" a chi ha "reso possibile l’incontro odierno": "La città di Assisi, la comunità di questa diocesi con il suo vescovo, i figli di San Francesco, che custodiscono la preziosa eredità spirituale del Poverello di Assisi. Un grazie anche ai numerosi giovani che hanno compiuto il pellegrinaggio a piedi da Santa Maria degli Angeli per testimoniare come, tra le nuove generazioni, siano in tanti ad impegnarsi per superare violenze e divisioni, ed essere promotori di giustizia e di pace". “Attraverso questo pellegrinaggio unico – ha evidenziato il Papa – siamo stati capaci d’impegnarci nel dialogo fraterno, di approfondire la nostra amicizia, e di sostare insieme in silenzio e preghiera. Dopo aver rinnovato il nostro impegno per la pace ed esserci scambiati un segno di pace, ci sentiamo ancora più profondamente coinvolti, insieme a tutti gli uomini e le donne delle comunità che rappresentiamo, nel nostro comune viaggio umano”. “Noi non ci stiamo separando – ha concluso - noi continueremo a incontrarci, noi continueremo ad essere uniti in questo viaggio, nel dialogo, nella costruzione quotidiana della pace e nel nostro impegno per un mondo migliore, un mondo in cui ogni uomo e ogni donna e ogni persona possano vivere secondo le loro aspirazioni legittime”.

SIR, Radio Vaticana

Congedo del Santo Padre

Il Papa: mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono, vita, amore!

“Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore!”. Con queste parole Benedetto XVI ha chiuso la lettura del testo dell’impegno comune per la pace da parte dei leader religiosi. Alle parole del Papa ha fatto seguito un momento di silenzio e di riflessione, accompagnati dal suono dell'arpa, e la consegna ai leader religiosi di una lampada accesa, simbolo del "desiderio e dell’impegno a farsi portatori in tutto il mondo della luce e della pace”. Lampada e olio per la luce che arde sulla tomba del Poverello: è la ''luce di San Francesco''. Il vetro dell'ampolla simboleggia la purezza e la limpidezza; l'olio la forza nella lotta attraverso la sua combustione e il divenire fiamma, luce, calore, che possono provenire solo dalla fede. Un gesto simbolico che i capi delegazioni, mentre il coro ha eseguito la ''Preghiera semplice'', hanno assunto nuovamente l'impegno ad essere costruttori di pace. I ragazzi del Gen verde, Gen rosso, gruppi musicali del movimento dei Focolari di cui fanno parte varie confessioni religiose, hanno ritirato poi le lampade accese dalle mani dei capi delegazione, che si sono scambiati segni di pace, mentre veniva eseguito il Cantico delle Creature, dal coro della diocesi di Assisi. Mentre sul palco si scambiavano un abbraccio della pace Benedetto XVI e il Patriarca Bartolomeo I, alcune colombe bianche si libravano in cielo, liberate dai frati francescani. “Diventiamo strumenti della pace che viene dall’alto – ha esortato il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani – ricordiamo che non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Rechiamo pace ai vicini e ai lontani, alle creature a al creato”.

SIR, Asca

Rinnovo solenne dell’impegno per la pace: convinti che per costruirla necessario amare il prossimo non ci stancheremo di lavorare nel grande cantiere

“Per costruire la pace è necessario amare il prossimo, rispettando la regola d’oro, ‘fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te’. Con questa convinzione non ci stancheremo di lavorare nel grande cantiere della pace”. Comincia così il testo dell’impegno comune per la pace letto dai leader religiosi sul palco della piazza della Basilica di San Francesco, atto finale della Giornata di Assisi. Dodici impegni riassunti così dal Patriarca ecumenico, Bartolomeo I. “Ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza ed il terrorismo contrastano con l’autentico spirito religioso” ha detto il vescovo Mounib Younan, della Federazione luterana mondiale e a “condannare ogni ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione. Ci impegniamo a fare quanto è possibile per sradicare le cause del terrorismo”. “Ci impegniamo ad educare le persone a rispettarsi e a stimarsi reciprocamente” in vista di “una convivenza pacifica e solidale” ha aggiunto Tarunjit Singh Butalia, delegato per la religione Sikh. “Ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo perché crescano la comprensione e la fiducia reciproca fra gli individui e i popoli, premesse queste dell’autentica pace” ha letto il metropolita Aleksandr, del Patriarcato di Mosca.
Ha fatto seguito John Upton, Alleanza battista mondiale: “Ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a vivere una degna esistenza secondo la propria identità culturale e formarsi liberamente una famiglia”. Dal musulmano Mulina Mohammed Zubair Abid è arrivato l’impegno a “dialogare con sincerità e pazienza, non considerando quanto ci differenzia come un muro invalicabile ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con l’altrui diversità può diventare occasione di migliore comprensione reciproca”. “Ci impegniamo a perdonarci vicendevolmente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente – ha affermato il metropolita Mar Gregorios, del patriarcato assiro-ortodosso di Antiochia - e a sostenerci nel comune sforzo per sconfiggere l’egoismo ed il sopruso, l’odio e la violenza e per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è vera pace”. Il taoista Wai Hop Tong ha ribadito l’impegno “a stare dalla parte di chi soffre nella miseria e nell’abbandono, facendoci voce di chi non ha voce ed operando concretamente per superare tali situazioni, nella convinzione che nessuno può essere felice da solo”. “Noi ci impegniamo a fare nostro il grido di chi non si rassegna alla violenza e al male – ha aggiunto il buddista Phra Phommolee – e vogliamo contribuire con tutte le nostre forze per dare all’umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace”.
Poi è stata la volta dello scintoista giapponese Tsunekiyo Tanaka: “Noi ci impegniamo ad incoraggiare ogni iniziativa che promuova l’amicizia fra i popoli, convinti che il progresso tecnologico, quando manchi un’intesa solidale tra i popoli, espone il mondo a rischi crescenti di distruzione e di morte”. “Noi ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle Nazioni di fare ogni sforzo perché, a livello nazionale ed internazionale, si edifichi e si consolidi, sul fondamento della giustizia, un mondo di solidarietà e di pace” ha affermato l’ebrea Betty Ehrenberg, cui ha fatto eco Setri Nyomi, della comunione mondiale delle Chiese Riformate: “Noi persone di tradizioni religiose diverse non ci stancheremo di proclamare che pace e giustizia sono inseparabili e che la pace nella giustizia è l’unica strada su cui l’umanità può camminare verso un futuro di speranza” nella consapevolezza che “la sicurezza, la libertà e la pace non potranno essere garantite dalla forza, ma dalla fiducia reciproca”. Per ultimo ha preso la parola Guillermo Hurtado, rappresentante dei non credenti, presenti per la prima volta all’incontro di Assisi: “Noi, umanisti laici, in dialogo con i credenti, ci impegniamo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà a costruire un mondo nuovo. Dedichiamo ogni sforzo affinché credenti e non credenti vivano, nella fiducia reciproca, la ricerca comune della verità, della giustizia e della pace”.

SIR

Incontro conclusivo nella Piazza San Francesco. Tauran: con l'aiuto di Dio la fede può vincere il dubbio, la speranza può avere la meglio sulla paura

Dopo il pranzo e la pausa, la cerimonia si è spostata ad Assisi. Tutti i leader delle religioni hanno sfilando davanti al Papa tra due ali di folla nella piazza della Basilica Inferiore di San Francesco e hanno prenso posto sul sagrato dove era allestito un grande palco. Su Assisi dopo il freddo della mattina è spuntato un bel sole. Anche il clima tra la gente era più caldo rispetto alla mattinata.
“La pace è possibile, ancora oggi!”. Il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha introdotto così l’ultima parte della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo "Pellegrini della verità, pellegrini della pace". “Un comune impegno – ha detto il cardinale introducendo il momento conclusivo – di non rassegnarci mai alle guerre e alle separazioni. Sappiamo, avendone fatto nuovamente esperienza oggi che, con l’aiuto di Dio, la fede può vincere il dubbio, la fiducia superare l’angoscia, la speranza può avere la meglio sulla paura”.

Umbria24.it, SIR

Per i delegati religiosi un’ora e mezza di preghiera, silenzio e riflessione personale. Il pellegrinaggio dei giovani di Assisi verso la piazza

Un’ora e mezza di preghiera, silenzio e riflessione per la pace e la giustizia nel mondo. Ciascuno con la propria sensibilità e nella propria tradizione religiosa. Al termine del pranzo, dalle 13.45 alle 15.15, i delegati religiosi si recheranno negli appartenenti a loro riservati nel Convento della Porziuncola per una pausa di silenzio e di preghiera personale. In contemporanea, sulla piazza antistante la Basilica si sono dati appuntamento i giovani presenti ad Assisi per incamminarsi a piedi verso la piazza San Francesco. Sarà un pellegrinaggio in silenzio a cui prenderanno parte nell’ultimo tratto anche i membri delle delegazioni: “Con esso si intende simboleggiare il cammino di ogni essere umano nella ricerca assidua della verità e nella costruzione fattiva della giustizia e della pace”. Poi all’ombra della Basilica di San Francesco, là dove si sono conclusi anche i precedenti raduni, si terrà il momento finale della Giornata, con la rinnovazione solenne del comune impegno per la pace.

SIR

Benedetto XVI consuma con gli altri leader delle religioni mondiali un pasto 'frugale' all'interno del convento di Santa Maria degli Angeli

I leader delle religioni mondiali riuniti ad Assisi per la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo convocata da Papa Benedetto XVI, dopo la cerimonia della mattina, hanno consumato un pasto ''frugale'' all'interno del convento di Santa Maria degli Angeli. Il menu era vegetariano e da bere non è stato servito vino ma solo acqua e succo di frutta. Al tavolo con il Pontefice sono stati invitati 15 delegati: il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e il primate anglicano Rowan Williams, seduti a fianco di Papa Ratzinger. Tra i commensali del Papa c'erano anche il rappresentante del Patriarcato ortodosso di Mosca, Alexander, l'arcivescovo ortodosso d'Albania Anastas, il primate della Chiesa armena per la Francia Narvan Zakaryan, un rappresentante pentecostale, il rabbino David Rosen, il segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Olaf Tveit, il ministro degli affari religiosi del Marocco Ahmad Taoufik, un buddista giapponese della scuola Tendai, il nipote del Mahatma Gandhi che già aveva partecipando all'incontro del 1986, un buddista cambogiano della scuola teravada, un confuciano coreano, Wande Abimbola della religione africana Yoruba, e il filosofo italiano Remo Bodei, in rappresentanza dei non credenti.

Asca

Il Papa: violenza non è vera natura della religione. L'assenza di Dio porta al decadimento dell'uomo, l'immagine travisata allontana chi è in ricerca

Al termine delle testimonianze per la pace dei capi delle delegazioni dei cristiani delle diverse confessioni e delle altre religioni, Papa Benedetto XVI ha pronunciato il suo discorso. Il Pontefice ha cominciato ricordando l’appuntamento di 25 anni fa. “Allora – ha detto - la grande minaccia per la pace nel mondo derivava dalla divisione del pianeta in due blocchi contrastanti tra loro”, dove “simbolo vistoso” di tale divisione era il muro di Berlino. “Nel 1989, tre anni dopo Assisi, il muro cadde”. "All'improvviso, - ha ricordato - gli enormi arsenali, che stavano dietro al muro, non avevano più alcun significato. Avevano perso la loro capacità di terrorizzare", poiché “la volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della violenza”. “Siamo riconoscenti per questa vittoria della libertà, che fu soprattutto anche una vittoria della pace. E bisogna aggiungere che in questo contesto si trattava non solamente, e forse neppure primariamente, della libertà di credere, ma anche di essa”. Benedetto XVI ha proseguito: "Ma che cosa è avvenuto in seguito? Purtroppo non possiamo dire che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace. Anche se la minaccia della grande guerra non è in vista, tuttavia il mondo, purtroppo, è pieno di discordia. Non è soltanto il fatto che qua e là ripetutamente si combattono guerre - la violenza come tale è potenzialmente sempre presente e caratterizza la condizione del nostro mondo. La libertà è un grande bene. Ma il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discordia assume nuovi e spaventosi volti - ha detto il Papa - e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi". Benedetto XVI ha voluto individuare i "nuovi volti della violenza e della discordia" rispetto alla Giornata del 1986. "A grandi linee - a mio parere - si possono individuare due differenti tipologie di nuove forme di violenza - ha detto Papa Ratzinger - che sono diametralmente opposte nella loro motivazione e manifestano poi nei particolari molte varianti. Anzitutto c'è il terrorismo, nel quale, al posto di una grande guerra, vi sono attacchi ben mirati che devono colpire in punti importanti l'avversario in modo distruttivo, senza alcun riguardo per le vite umane innocenti che con ciò vengono crudelmente uccise o ferite. Agli occhi dei responsabili, la grande causa del danneggiamento del nemico giustifica ogni forma di crudeltà. Viene messo fuori gioco tutto ciò che nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza. Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del 'bene' perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza". Inoltre, "in un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire - e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. E' invece - ha detto il Papa - il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione".
"Contro ciò si obietta: ma da dove sapete quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno: ma esiste veramente una natura comune della religione, che si esprime in tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste domande le dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e credibile il ricorso alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale del dialogo interreligioso - un compito che da questo incontro deve essere nuovamente sottolineato. Come cristiano - ha detto il Papa - vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro - ha aggiunto Benedetto XVI - che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un'unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l'altro e l'amare con l'altro. Il suo nome è Dio dell'amore e della pace", ha detto il Papa citando San Paolo. E' compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana - ha detto Papa Ratzinger - purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché - nonostante la debolezza dell'uomo - sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo". Alla violenza “motivata religiosamente”, Benedetto XVI ha poi affiancato quella “conseguenza dell’assenza di Dio, della sua negazione”. “Il ‘no’ a Dio – ha evidenziato – ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé”.
È “l’assenza di Dio” che “porta al decadimento dell’uomo e dell’umanesimo”, in conseguenza del quale “l’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale”. "Accanto alle due realtà di religione e anti-religione - ha sottolineato il Papa - esiste, nel mondo in espansione dell'agnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio. Persone del genere non affermano semplicemente: 'Non esiste alcun Dio'. Esse soffrono a motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono 'pellegrini della verità, pellegrini della pace'. Pongono domande sia all'una che all'altra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c'è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri. Queste persone - ha detto ancora Papa Ratzinger - cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi sono anche un richiamo per i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio – il vero Dio – diventi accessibile”. Si tratta dunque di un “ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto”. La Chiesa Cattolica, ha concluso il Papa, “non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo”.

SIR, TMNews, Radio Vaticana

GIORNATA DI RIFLESSIONE, DIALOGO E PREGHIERA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA NEL MONDO "PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE" - il testo integrale del discorso del Papa

Testimonianze di pace (2). Le parole dei rappresentanti della religione Yoruba, del buddismo, dell'induismo, dell'islam e dei non credenti

“È venuto il tempo per i leader di tutte le religioni del mondo di avere un nuovo quadro concettuale in cui alle religioni indigene venga dato lo stesso rispetto e considerazione delle altre religioni. Non possiamo avere pace nel mondo quando non rispettiamo, abusiamo, o disprezziamo i nostri vicini”. A chiederlo è stato Wande Abimbola, Awise Agbaye, che ad Assisi ha portato il saluto dei popoli d'Africa e dei membri della religione yoruba nel mondo, di cui è portavoce. Nel suo intervento, Agbaye ha ricordato che “condizione fondamentale per la pace è che tutte le persone di fede abbiano rispetto e amore le une per le altre. Relazioniamoci alle persone per il carattere che hanno – ha affermato - non sulla base della religione che praticano. Lavoriamo tutti insieme per un maggiore rispetto, amore e giustizia, mentre al tempo stesso ci manteniamo fedeli alle dottrine delle religioni che abbracciamo”. Dal portavoce è giunto anche un appello al pluralismo religioso, “la nostra religione, così come le religioni praticate da altra gente, sono valide e preziose agli occhi dell'Onnipotente” e al rispetto per la natura, “sino a quando alla natura non verrà dato il giusto rispetto ed onore nei nostri pensieri ed azioni, gli esseri umani non potranno trovare la vera pace e la tranquillità che noi tutti andiamo cercando”. “La pace non può mai essere raggiunta con mezzi violenti”: è il messaggio portato da Acharia Shri Shrivatsa Goswami, indiano, rappresentante della religione Hindu, che ha ricordato le figure di Krishna, Buddha, Mahatma Gandhi, Martin Luther King e il vescovo Tutu, “tutti pellegrini di pace che affermano che non c'è una via per la pace. La pace stessa è la via. Il nostro comune obiettivo di pace può essere raggiunto mediante il nostro impegno per la verità. Per il Mahatma Gandhi, la Verità era Dio”.
“Questo impegno – ha aggiunto Goswami - anche se ostacolato e impedito, trova ugualmente la propria via mediante la non-violenta non-cooperazione. La storia rende testimonianza alla sua forza”. Venticinque anni dopo dall’incontro di Assisi voluto da Giovanni Paolo II, “dobbiamo riflettere sul nostro progresso su questa strada. Perché non siamo arrivati più vicini a dove egli voleva essere? Siamo mancanti nella parte interiore del viaggio? Il dialogo – ha sottolineato il rappresentante hindu - sarà un esercizio futile se non lo intraprendiamo con umiltà, pazienza e il desiderio di rispettare l’altro, e ciò senza pretendere lo stesso in cambio. Questo ci renderà capaci di dire ‘no’ all'ingiustizia. Ciò richiede molto coraggio e quel coraggio verrà solo dalla preghiera”.
“Non c'è posto per la violenza o il terrorismo nella religione, che sottolinea come ogni vita è preziosa e deve essere amata. Ciascuna delle nostre vite è un fiore bellissimo che fa del mondo un unico fiore e lo rende un luogo glorioso e magnifico”. Sono parole di Ja-Seung, presidente dello “Jogye Order” (buddismo coreano). Contro la violenza ed il terrorismo Ja-Seung ha lanciato la proposta di “una fraternità in favore della vita, per eliminare le radici della violenza e della guerra condotta in nome della religione o dell'ideologia; una fraternità in favore della pace, così che la coesistenza armoniosa ed il mutuo rispetto siano resi possibili in questo mondo, indipendentemente dalla religione, dalla razza e dalla cultura”. “Per di più – ha proseguito - dobbiamo accettare le nostre differenze culturali e superare i conflitti culturali mediante la mutua comprensione e la crescita spirituale”. Da qui la necessità di “una fraternità in favore della cultura e in favore del condividere, per aiutare quelle persone che ancora soffrono per la povertà, la fame e l'ingiustizia”. Infine, è stata la conclusione, “vorrei proporre una fraternità in favore dell’azione, affinché tutti possiamo sperimentare questa verità personalmente ed aiutare a rendere questo mondo puro e profumato come un fiore”.
“Portare a tutti i credenti la libertà di comprendere veramente il proprio destino” e “correggere le comprensioni errate della religione che portano a conflitti sociali tra l’umanità”. È “il nostro dovere, come comunità religiose”, enunciato nella "testimonianza di pace", riportata nel sussidio per la Giornata, del segretario generale della conferenza internazionale degli studiosi islamici, Kyai Haji Asyim Muzadi.
L’esponente islamico ha inoltre esortato a “essere saggi per discernere quei problemi che possono essere definiti come religiosi da quelli che si presentano abusivamente come problemi religiosi”, ad esempio “interessi delle autorità politiche” che vengono “etichettati come questioni religiose, mentre in realtà sono ben lontani dall’essere tali”. “Religioni autentiche, con i propri salutari insegnamenti – ha osservato Muzadi –, possono avere seguaci che non sono in grado di comprenderne il carattere salutare in maniera piena e completa”, e da qui “non vi è dubbio che l’errore nella conoscenza religiosa abbia portato alla distorsione della religione stessa”. “Ogni religione – ha aggiunto – possiede la propria identità”, con “somiglianze e differenze”, dove “carattere comune” è “la speranza per la creazione di armonia tra gli uomini, pace, giustizia, prosperità e un migliore livello di vita”.

“Le parole di Giovanni Paolo II, ‘Non abbiate paura!’, non sono indirizzate unicamente ai credenti”. È il richiamo di Julia Kristeva, docente bulgara, che ha parlato a nome dei non credenti. “L’appello del Papa, apostolo dei diritti umani, ci spinge anche a non temere la cultura europea, ma, al contrario, a osare l’umanesimo; nel costruire delle complicità tra l’umanesimo cristiano e quello che, scaturito dal Rinascimento e dall’Illuminismo, ha l’ambizione di aprire le strade rischiose della libertà”. “Poiché risveglia i desideri di libertà di uomini e donne, l’umanesimo – ha evidenziato – c’insegna a prenderci cura di essi. La cura amorosa per l’altro, la cura della terra, dei giovani, dei malati, degli handicappati, degli anziani non autosufficienti costituiscono delle esperienze interiori che creano delle nuove prossimità e solidarietà inattese”. Infine, “per la prima volta” oggi l’uomo “è in grado di distruggere la terra e se stesso”, come pure “rivalutare in completa trasparenza la religiosità costitutiva dell’essere umano”. “L’incontro delle nostre diversità qui, ad Assisi, testimonia – ha concluso – che l’ipotesi della distruzione non è l’unica possibile” e “la rifondazione dell’umanesimo non è né un dogma provvidenziale né un gioco dello spirito, è una scommessa”.

SIR

Testimonianze di pace (1). Le parole dei cristiani Bartoloemo I, Rowan Williams, Norvan Zakarian, Olav Tveit e dell'ebreo David Rosen

“È dall'indifferenza che nasce l'odio, è dall'indifferenza che nasce il conflitto, è dall'indifferenza che nasce la violenza. Contro questi mali, solo il dialogo è una soluzione percorribile e a lungo termine”. Lo ha detto il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I nel suo intervento di saluto, il primo dei dieci previsti, alle delegazioni religiose presenti nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. “In quanto capi religiosi – ha aggiunto -, il nostro ruolo è soprattutto quello di promuovere“ il dialogo e di “mostrare attraverso il nostro esempio quotidiano che noi non viviamo unicamente gli uni contro gli altri, o gli uni accanto agli altri, ma piuttosto gli uni insieme agli altri, in uno spirito di pace, di solidarietà e di fraternità”. “Ancora oggi, venticinque anni dopo il primo incontro convocato dal Beato Giovanni Paolo II – ha proseguito il Patriarca - proprio qui ad Assisi, dieci anni dopo i drammatici eventi dell'11 settembre e nel momento in cui le ‘primavere arabe’ non hanno messo fine alle tensioni intercomunitarie, il posto delle religioni tra i fermenti in atto nel mondo resta ambiguo”. “Dobbiamo opporci alla deformazione del messaggio delle religioni e dei loro simboli da parte degli autori di violenza. Sviluppare il religioso mediante il religioso stesso, questa è l'esigenza necessaria per promuovere la dimensione umanitaria di una figura del divino che si vuole misericordioso, giusto e caritatevole”. “Le sfide del nostro tempo sono tali che nessun gruppo religioso può pretendere di avere tutte le risorse pratiche di cui ha bisogno per affrontarle”. Un appello ad agire insieme è quello lanciato dall’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, leader spirituale della Comunione Anglicana. “Non siamo qui – ha detto l’arcivescovo - per affermare un minimo comune denominatore di ciò che crediamo, ma per levare la voce dal profondo delle nostre tradizioni, in tutta la loro singolarità, in modo che la famiglia umana possa essere più pienamente consapevole di quanta sapienza vi sia da attingere nella lotta contro la follia di un mondo ancora ossessionato da paura e sospetti, ancora innamorato dell'idea di una sicurezza basata su di una ostilità difensiva, e ancora in grado di tollerare o ignorare le enormi perdite di vite tra i più poveri a causa di guerre e malattie. Tutti questi fallimenti dello spirito hanno la loro radice in larga misura nell'incapacità di riconoscere gli estranei come persone che condividono con noi l'unica e medesima natura, l'unica e medesima dignità della persona. Una pace duratura inizia là dove noi vediamo il nostro prossimo come un altro noi stessi - e dunque iniziamo a comprendere perché e come dobbiamo amare il prossimo come noi stessi”.
“Le differenze religiose non possono e non devono costituire una causa di conflitto. Piuttosto, la ricerca comune della pace da parte di tutti i credenti è un profondo fattore di unità tra i popoli”. È l’appello portato dal primate della diocesi di Francia della Chiesa apostolica armena Norvan Zakarian.
“La promozione della pace nel mondo – ha sottolineato Zakarian – costituisce parte integrante della missione secondo la quale la Chiesa continua l’opera redentrice del Cristo sulla terra”, elevando “gli uomini al di sopra della loro semplice condizione umana per condurli verso l’assoluto”. “La promozione di un’autentica pace – ha ribadito il rappresentante della Chiesa apostolica armena – rappresenta un’espressione della fede cristiana nell’amore che Dio nutre per ciascun essere umano. Dalla fede liberatrice nell’amore di Dio derivano una nuova visione del mondo e un nuovo modo di rapportarsi all’altro, sia che si tratti di un individuo sia di un intero popolo”. È “una fede che cambia e rinnova la vita”, sotto il cui impulso “la Chiesa desidera promuovere l’unità dei cristiani e al tempo stesso una collaborazione fruttuosa con i credenti delle altre religioni e, più in là, con tutti gli uomini in generale”.
“Lavorare per una pace giusta a Gerusalemme e per tutti i popoli che vivono a Gerusalemme e intorno a quella città”. È il “preciso impegno” preso da Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (World council of churches-Wcc). Gerusalemme, ha aggiunto, “è la città che per il suo nome è chiamata a essere una visione di pace, ma che nel corso della storia è divenuta così spesso un luogo di conflitto”, “simbolo visibile del nostro anelito, dei nostri migliori e più alti desideri, del nostro amore per la bellezza e del nostro desiderio di servire Dio”, ma al tempo stesso “potente richiamo a come anche le cose migliori possano volgersi per il peggio”.
Nel suo intervento, Tveit ha sottolineato che “il mondo ha bisogno di costruttori di pace a partire dalla fede” e “le comunità di fede, come le 349 Chiese del Wcc, hanno bisogno di giovani ‘portatori di cambiamento’ del mondo”. “Anche oggi la pace nel mondo richiede le idee e il contributo dei giovani”, ha richiamato il segretario del Wcc, vedendo un ostacolo alla “pace giusta” nell’“alto livello di disoccupazione tra i giovani in tutto il mondo”, segno che “stiamo mettendo in gioco il benessere e la felicità di una generazione”.
“Un debito di gratitudine alla memoria del Beato Giovanni Paolo II” per aver dimostrato “in una maniera così visibile” l’aspirazione degli uomini e delle donne di fede la loro aspirazione alla pace. E “dobbiamo essere profondamente grati al suo successore, Papa Benedetto XVI per aver continuato questo cammino”. Ad esprimere questi sentimenti è stato il Rabbino David Rosen, rappresentante del Gran Rabbinato di Israele . “I saggi del Talmud – ha detto il Rabbino - ci insegnano che pace non solo è il nome di Dio, ma è anche il prerequisito indispensabile per la redenzione”. “Inoltre, i nostri saggi sottolineano che non vi è altro valore per cercare il quale siamo obbligati ad uscire dalla nostra strada, come accade per la pace”. “Possa l'incontro di oggi rinvigorire tutti gli uomini e dorme di fede e di buona volontà per moltiplicare i nostri sforzi e fare di questo obiettivo una realtà, realtà che porti vera benedizione e guarigione all'umanità, come sta scritto: ‘Pace, pace ai lontani e ai vicini e io li guarirò’”.

SIR

Incontro del Papa con le delegazioni delle religioni. Il ricordo dei precedenti incontri di Assisi. Turkson: chiamata comune a vivere insieme in pace

Santa Maria degli Angeli, ed Assisi sono blindate; i tanti pellegrini hanno atteso l'arrivo del Papa, che dalla stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli, ha raggiunto la Basilica. Sulla piazza della basilica di Santa Maria degli Angeli è stato posizionato un maxischermo per consentire ai tanti che non possono entrare in Basilica, di seguire la giornata del Pontefice. All'interno della basilica erano seduti i membri delle delegazioni ed i religiosi, oltre a coloro che muniti di apposito pass sono potuti entrare. La navata centrale era occupata da 4 file di panche e due centrali accolgono a sinistra i vescovi cattolici, a destra i rappresentanti religiosi di altre confessioni. Le due file più estreme della navata centrale erano occupate dai delegati, secondo un ordine assegnato. Davanti alla Porziuocola è stato allestito un grande palco dove erano poste intorno a tre lati, sedie trasparenti che sono state occupate dal Papa e dai capi delegazioni. Al centro del palco una composizione di fiori bianchi e gialli, i colori del Vaticano, e due monitor per far meglio seguire le fasi della celebrazione. Con un fragoroso applauso Benedetto XVI è stato accolto nella basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, dove una folla variopinta di 1.000 persone ha riempito i posti a sedere. Ci sono le delegazioni di tutte le principali religioni del mondo, cristiani delle diverse confessioni, ebrei, musulmani, scintoisti, buddisti, indù.
“Rinnoviamo e rafforziamo una ricerca della verità in cui ciascuno di noi, secondo la propria tradizione, s’impegna incessantemente”. Con queste parole il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha introdotto le testimonianze dei leader religiosi, dando un “caloroso benvenuto” e ricordando che “siamo convenuti su invito di Papa Benedetto XVI per celebrare la memoria” dello “storico incontro” del 1986.Il cardinale ha evidenziato la “chiamata comune a vivere insieme in pace, quale profonda aspirazione che risuona incessantemente nei nostri cuori. L’infaticabile ricerca del conseguimento di questo desiderio ci rende compagni di viaggio”. “Siamo venuti qui – ha aggiunto – anche per testimoniare la grande forza della religione per il bene, per la costruzione della pace, per la riconciliazione di coloro che sono in conflitto”, sapendo che i 25 anni trascorsi “hanno ampiamente dimostrato il nostro senso di fraternità e di solidarietà”, ma sono pure stati “pieni di sfide sul senso dell’uomo e della storia”. “L’esempio del Poverello di Assisi – ha concluso – sollecita a guardarci l’un l’altro con rispetto, amore, indipendentemente dall’origine e dal credo”.
Dopo le parole introduttive del card. Turkson, ai delegati presenti sono state fatte vedere le immagini storiche dei precendenti incontri per la pace: le Giornate del 1986, del 1993 e del 24 gennaio 2002. Si sono ripercorsi i principali interventi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI per la pace. Nella Basilica dove è custodita l’umile cappella della Porziuncola, nel cuore dunque della città della pace, sono anche risuonate le immagini e i suoni dei conflitti che in questi 25 anni hanno insanguinato l’umanità. Sono stati fatti vedere i grandi protagonisti che hanno segnato la storia della pace: i volti spiccano quelli di Mandela e di Aung San Suu Kyi. Il video si è concluso con le parole pronunciate da Giovanni Paolo II il 24 gennaio del 2002: “Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore!”. Un messaggio che è stato letto in tutte le lingue, anche in lingua ebraica e araba.

Asca, SIR

L'arrivo del Papa e delle delegazioni alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Benedetto XVI accoglie e saluta uno a uno i leader religiosi

Le Campane della Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi hanno suonato a festa quando i leader religiosi sono arrivati nella stazione ferroviaria di Assisi. In un clima di silenzio, lungo il tragitto che dalla stazione porta alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, i pellegrini si sono messi ad aspettare il Papa e i leader religiosi. Tra loro ci sono messicani, giapponesi, tailandesi, arrivati in Italia appositamente per partecipare all’incontro di Assisi. Scesi dal treno, i delegati hanno preso posto su alcuni autobus che hanno raggiunto la Basilica dalla parte laterale. I capi delle delegazioni hanno invece percorso il tragitto centrale a bordo di mini-bus, accolti dalla folla sulla piazza antistante la Basilica. Benedetto XVI all’ingresso della Basilica è stato accolto dai ministri generali dei frati conventuali e cappuccini. Caloroso il saluto con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams e i numerosi capi delle delegazioni delle Chiese ortodosse. Ad attenderlo anche capi dei dicasteri vaticani che hanno collaborato a promuovere l’evento: il card. Kurt Koch, il card. Jean Louis Tauran e mons. Gianfranco Ravasi. Gruppi di persone dietro le transenne lo hanno accolto con applausi al grido di "Viva il Papa" e "Benedetto". Il Papa ha poi a sua volta salutato uno per uno sul piazzale i 300 leader religiosi che scendevano dai diversi mini bus.

SIR, Umbria24.it

Benedetto XVI è arrivato alla stazione ferroviara di Assisi. Tanti i fedeli assiepati per salutare il Papa e i delegati

In perfetto orario sulla tabella di marcia Papa Benedetto XVI e gli altri leader religiosi sono giunti ad Assisi. Il Papa è rimasto dentro al treno tutto il tempo necessario a fare uscire i rappresentanti di tutte le altre religioni. Una volta che questi sono usciti dalla stazione, Benedetto XVI è sceso dal convoglio ed è stato accolto dinanzi allo sportello del vagone dal vescovo di Assisi Domenico Sorrentino, dal sottosegretario Gianni Letta, Francesco Maria Greco, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, dalla presidente dell’Umbria Catiuscia Marini, dal presidente della provincia Marco Vinicio Guasticchi, il sindaco Claudio Ricci, il prefetto Francesco Laudanna e dal capostazione di Santa Maria degli Angeli Massimo Antonini. Subito dopo si è avviato verso l’uscita per spostarsi verso la Basilica a bordo di un minibus in compagnia di vescovi ed altri delegati. Il Papa è seduto davanti. Tanta gente assiepata tra la stazione e la Basilica per salutare il Papa.

Umbria24.it

Il passaggio del treno nelle stazioni di Terni, Spoleto e Foligno. Il Papa in piedi saluta le centinaia di persone in attesa del suo passaggio

Erano esattamente le 9.04 quando, il Frecciargento Etr 600 delle Ferrovie dello Stato, con a bordo Papa Benedetto XVI, è transitato, a bassa velocità, sui binari della stazione di Terni. Il passaggio del treno "papale" alla stazione di Terni, è stato salutato con grande calore da una folla di cittadini e curiosi che si era radunata all'interno dello scalo ferroviario ternano, presidiato, per l'occasione, da Forze dell'Ordine, personale della Protezione Civile e da volontari. Presenti anche alcuni rappresentanti delle Istituzioni locali. Una grande folla si è ritrovata anche alla stazione ferroviaria di Spoleto, per salutare il Papa Benedetto XVI. A presiedere la manifestazione di accoglienza, mons. Luigi Piccioli, vicario generale dell'arcidiocesi di Spoleto-Norcia. Al suo fianco, il sindaco di Spoleto, Daniele Benedetti, con il gonfalone della città, e il sindaco di Massa Martana, Maria Pia Bruscolotti. Presenti altri rappresentanti delle istituzioni civili e militari, un plotone del secondo Reggimento granatieri di Sardegna e tre scuole con bambini, insegnanti e genitori.
"La Giornata promossa dal Papa ad Assisi - ha detto mons. Piccioli - assume grande significato nel far sì che le persone possano dare un contributo affinchè regni la pace nel mondo, certi che la fede unisce e non divide. Anche se parlare di preghiera ci porta a pensare alla realtà del cielo, la ricaduta di questo orientamento è nella vita di ogni giorno. Ecco perchè l'incontro di Assisi è centrato a chiedere giustizia e pace per il mondo. Tanta gente alla stazione per il Papa a Spoleto, anche se di passaggio, indica che nel cuore delle persone arde il desiderio di una vita più vera e giusta". Oltre mille bandierine colorate e un coro di urli di gioia hanno accolto il treno, che ha transitato sul primo binario a una velocità altamente ridotta, permetendo ai presenti di scorgere, dai finestrini del convoglio, i passeggeri 'speciali' e, in particolar modo il Papa che, in piedi, ha salutato e benedetto il popolo spoletino. L'ultima stazione in cui ha rallentato è stata quella di Foligno.
Centinaia di persone intanto sono assiepate lungo le transenne davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove sono stati posti due maxi schermi per consentire la visione alle tantissime persone che stanno arrivando.

Perugia in rete, Agi, Umbria24.it

Benedetto XVI parte in treno per Assisi dalla stazione del Vaticano. Con lui nella carrozza Bartolomeo I e alcuni leader delle religioni

Il Papa ha lasciato il Vaticano in treno per recarsi ad Assisi con circa 300 rappresentanti di tutte le religioni mondiali, per la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, a venticinque anni dall'incontro voluto da Giovanni Paolo II. Il convoglio Frecciargento con a bordo Benedetto XVI ha lasciato la stazione vaticana poco prima delle 8.00. Il Papa viaggia nella carrozza numero due, ubicata verso la coda del treno: in partenza ha agitato la mano destra, ha salutato e ha sorriso. E’ seduto di fronte al segretario, mons. Georg Gaenswein, davanti il tavolinetto pieghevole. Nella vettura è presente il segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, Sua Santità Bartolomeo I, e altri autorevoli esponenti delle religioni mondiali. Nella carrozza 1 viaggia una folta rappresentanza della Curia romana, con il presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco e il vicario del Papa per la città di Roma, card. Agostino Vallini. Trainato da un locomore diesel fino alla stazione San Pietro il convoglio si è collegato lì alla rete elettrica italiana alle 8.10, in perfetto orario. Farà tappa a Terni, Spoleto e Foligno. Benedetto XVI è stato salutato dal ministro dei trasporti Altero Matteoli e dall’ad delle Ferrovie, Moretti. L’arrivo ad Assisi è previsto per le 9,45.

TMNews, Umbria24.it, Radio Vaticana