“Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore!”. Con queste parole Benedetto XVI ha chiuso la lettura del testo dell’impegno comune per la pace da parte dei leader religiosi. Alle parole del Papa ha fatto seguito un momento di silenzio e di riflessione, accompagnati dal suono dell'arpa, e la consegna ai leader religiosi di una lampada accesa, simbolo del "desiderio e dell’impegno a farsi portatori in tutto il mondo della luce e della pace”. Lampada e olio per la luce che arde sulla tomba del Poverello: è la ''luce di San Francesco''. Il vetro dell'ampolla simboleggia la purezza e la limpidezza; l'olio la forza nella lotta attraverso la sua combustione e il divenire fiamma, luce, calore, che possono provenire solo dalla fede. Un gesto simbolico che i capi delegazioni, mentre il coro ha eseguito la ''Preghiera semplice'', hanno assunto nuovamente l'impegno ad essere costruttori di pace. I ragazzi del Gen verde, Gen rosso, gruppi musicali del movimento dei Focolari di cui fanno parte varie confessioni religiose, hanno ritirato poi le lampade accese dalle mani dei capi delegazione, che si sono scambiati segni di pace, mentre veniva eseguito il Cantico delle Creature, dal coro della diocesi di Assisi. Mentre sul palco si scambiavano un abbraccio della pace Benedetto XVI e il Patriarca Bartolomeo I, alcune colombe bianche si libravano in cielo, liberate dai frati francescani. “Diventiamo strumenti della pace che viene dall’alto – ha esortato il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani – ricordiamo che non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Rechiamo pace ai vicini e ai lontani, alle creature a al creato”.
SIR, Asca