giovedì 10 gennaio 2013

Donatella Marazziti e Mario Campanella: la Chiesa sa che deve fare pulizia e il corso impresso dal Papa è improntato a nessuna indulgenza verso i preti pedofili. Ha sempre lavorato per smantellare ogni coltre di protezionismo

''La Chiesa sa che deve fare pulizia e il corso impresso da Benedetto XVI è improntato a nessuna indulgenza verso i sacerdoti pedofili, ma pubblicare l'elenco come accadrà negli Usa servirà solo a creare miscredito in una comunità che, nel 99,5% dei casi è sana e rifiuta ogni perversione''. Lo affermano, in una nota, Donatella Marazziti, docente associato di psichiatria a Pisa, e il giornalista Mario Campanella, presidente di Peter Pan Onlus. ''Il Papa attuale - si legge nella nota - sin dai tempi in cui era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede ha lavorato per smantellare ogni coltre di protezionismo verso i sacerdoti pedofili. C'è il sospetto, però - continua la nota - che si voglia generare nell'opinione pubblica internazionale un'equazione assurda tra sacerdozio e pedofilia, completamente sballata, che non fa giustizia dell'impegno amorevole e puro verso i bambini e i loro problemi che il cattolicesimo porta avanti in tutto il mondo''.

Asca

Sabato Benedetto XVI riceverà in udienza il principe di Monaco Alberto II e la principessa Charlene. Per la prima volta la consorte parteciperà a una visita che fa parte di una lunga tradizione di strette relazioni con la Santa Sede

Il principe di Monaco Alberto II e la principessa Charlene si recheranno in Vaticano sabato prossimo, dove saranno ricevuti in udienza da Papa Benedetto XVI. Questa visita fa parte di una lunga tradizione delle strette relazioni tra Monaco e la Santa Sede. L'udienza con il Papa riveste una particolare importanza, dato che è la prima volta che la principessa Charlene incontra il Pontefice. Uno sguardo agli incontri che si sono succeduti nella storia: Il principe Ranieri III e la principessa Grace furono ricevuti in Vaticano dal Papa Pio XII nel 1957, dal Papa Giovanni XXIII nel 1959, dal Papa Paolo VI nel 1974. Ed anche Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Nel 1997, il principe Ranieri III, il orincipe ereditario Alberto e la principessa Carolina sono stati ricevuti in udienza privata da Papa Wojtyla. Nel 2005 e 2009, Alberto II è stato ricevuto da Papa Ratzinger.

Sara Contestabile, Montecarlo News.it

Il Papa nomina padre Brendan Leahy vescovo della diocesi irlandese di Limerick, vacante dalla dimissioni di mons. Donal Brendan Murray nel 2009 in seguito allo scandalo dei preti pedofili

Il Papa ha nominato oggi padre Brendan Leahy vescovo della diocesi di Limerick, uno degli epicentri dello scandalo dei preti pedofili che ha investito di recente l'Irlanda. Il suo predecessore, mons. Donal Brendan Murray, si era dimesso nel 2009. La nomina odierna è la seconda, dopo quella di fine novembre di mons. William Crean alla diocesi di Cloyne, dopo una visitazione apostolica della Santa Sede in Irlanda in seguito allo scoppio dello scandalo pedofilia, nonché la seconda decisa dal Papa dopo la nomina del nuovo nunzio apostolico nell'isola, mons. Charles Brown, e dopo che l'Irlanda ha chiuso la sua ambasciata presso la santa Sede. A causa dello scandalo diversi vescovi si sono dimessi negli anni scorsi. Rimane senza vescovo le diocesi di Kildare e Leighlin, mentre il vescovo di Derry si è dimesso formalmente per motivi di salute e quello di Kerry per motivi di età. Hanno superato l'età della pensione, ma non sono stati ancora sostituiti, infine, i vescovi di Ardagh e Clonmacnois e quello di Elphin.

TMNews

NOMINA DEL VESCOVO DI LIMERICK (IRLANDA)

Domenica la 99° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il Papa nel Messaggio: prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra

"Nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Nel Messaggio per la 99° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà domenica 13 gennaio, Benedetto XVI, ricordando che la pastorale migratoria della Chiesa rifiuta il "mero assistenzialismo" promuovendo soprattutto l'autentica integrazione", vuole far emergere l'anima di questa gente, che spinta dalla "disperazione di un futuro impossibile da costruire", si avventura in un pellegrinaggio esistenziale alla ricerca di un futuro migliore, ciascuna con il proprio bagaglio di fede e di speranza. L'Onu stima che sono circa 215 milioni gli esseri umani che sperimentano oggi la sorte migratoria. In Italia la Giornata verrà celebrata a Bari, città emblema di una regione, la Puglia, dove è di circa 100mila il numero complessivo di stranieri e dove molto diffuse sono le condizioni di sfruttamento che si registrano soprattutto nel lavoro agricolo. Ma l'Italia è ancora un paese attraente per l'immigrazione o sta diventando un paese di transito? Come interpretare un episodio come la proposta di istituire un bus di soli immigrati a Trapani? Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della CEI: "Sono segnali di ignoranza da parte di gente che non sa leggere un fenomeno importante. Segnali che contrastano con ciò che esprime la maggior parte degli italiani (oltre il 70%) che vuole la cittadinanza per i minori nati in Italia e un più vasto coinvolgimento degli stranieri nella vita politica del paese.

Antonella Palermo, Radio Vaticana

Cominciano dal cardinale vicario e dai vescovi ausiliari di Roma la visita 'ad limina apostolorum' dei presuli italiani. Di Tora: udienza nel segno del coraggio e dell'andare avanti per poter essere tutti portatori della fede nel proprio ambiente e nella propria situazione di quotidianità

Benedetto XVI, che nei primi 7 anni e mezzo del Pontificato ha ricevuto in visita "ad limina apostolorum" tutti i vescovi del mondo (sono circa 5 mila), oggi ha iniziato il secondo giro partendo dalla diocesi di Roma, della quale egli stesso è il vescovo. Ha incontrato infatti nel Palazzo Apostolico il cardinale vicario Agostino Vallini (foto) con gli ausiliari e il presule delegato per la pastorale universitaria e gli ospedali, mons. Lorenzo Leuzzi. All'incontro era anche presente il vescovo ausiliare, mons. Guerino Di Tora. ''Il Papa - ha dichiarato mons. Di Tora a Radio Vaticana - ha chiesto a ognuno di noi l'attività e la situazione del proprio settore della diocesi. Sono emerse cose generali, come il cambiamento sociale della città, il rapporto con le religioni non cristiane: ci sono tanti nuovi cittadini romani che, ad esempio, sono musulmani. E poi, soprattutto le situazioni di disagio, di povertà. E lì, il Papa è stato molto contento dell'attività caritativa che c'è a Roma''. Un'udienza, ha proseguito mons. Di Tora, ''nel segno del coraggio e dell'andare avanti per animare sia i sacerdoti, sia le comunità parrocchiali in questo Anno della fede, per poter essere tutti portatori della fede nel proprio ambiente e nella propria situazione di quotidianità''. L'intero 2013 sarà dedicato dal Papa alle visite "ad limina" dei vescovi italiani che sono circa 220. L'aumento del numero delle diocesi nel mondo ha imposto di scadenzare in 7 anni anzichè nei tradizionali 5 il giro completo degli incontri dei vescovi del mondo con il Pontefice.

Agi, Asca
 

Andrea Nicolussi: è come se il Papa dicesse al diritto di essere se stesso, e cioè di tutelare la coscienza delle persone coinvolte in leggi che riguardano diritti umani inviolabili su cui si è creata una lacerazione nel dibattito pubblico

"I recenti, ripetuti, appelli di Benedetto XVI affinché sia rispettato il diritto all'obiezione di coscienza, vanno letti nel contesto della nuova concezione del diritto contemporaneo, che, nel secondo Novecento, è diventato diritto costituzionalizzato, cioè fondato sui diritti inviolabili dell'uomo. E' come se il Papa dicesse al diritto di essere se stesso, e cioè di tutelare la coscienza delle persone coinvolte in leggi che riguardano diritti umani inviolabili su cui si è creata una lacerazione nel dibattito pubblico". Lo spiega Andrea Nicolussi, ordinario di diritto civile all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. "Queste persone debbono avere il diritto di invocare una maggiore tutela di un diritto inviolabile dell'uomo rispetto a quanto la legge prescrive di fare, e il diritto, se vuole essere liberale, deve assicurare questa possibilità di obiezione". "Si tratta di capire se vogliamo ancora un diritto costituzionalizzato, inclusivo, del dialogo, oppure se si vuole retrocedere a un diritto arcaico di stampo tirannico, che tende all'omologazione, e in cui la legge si impone a tutti a prescindere dalla coscienza". "Gli appelli del Papa sono attualissimi perché si inquadrano in tutte le attività sanitarie, dove, con il pricipio del consenso, va garantita la libertà morale degli utenti ma anche degli operatori dei servizi socio-sanitari" aggiunge Filippo Boscia, ginecologo e presidente della Società italiana di Bioetica. "Alla base - spiega - c'è la centralità della persona, stabilita anche dalla Costituzione italiana. Se si accetta il principio personalistico, come base di uno stato democratico, bisogna ricavarne un generale divieto per le autorità statali di sacrificare i valori dell''autonomia individuale, fra i quali quello di agire secondo la propria coscienza, la propria morale". "A breve - conclude il prof. Nicolussi - arriveranno dei pronunciamenti sul diritto all'obiezione di coscienza da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di giustizia. Non c'è una clima favorevole a questo diritto, ma è una battaglia culturale importante per far sì che i diritti siano davvero quello che sono diventati dopo la stagione delle grandi carte e costituzioni. E' una buona battaglia che va combattuta".

Fabio Colagrande, Radio Vaticana

Benedetto XVI riceve in udienza Slavica Karačić, nuovo ambasciatore di Bosnia ed Erzegovina, in occasione della presentazione delle Lettere credenziali

Papa Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il nuovo ambasciatore di Bosnia-Erzegovina in occasione della presentazione delle Lettere credenziali. Il nuovo ambasciatore è la signora Slavica Karačić (foto), 37 anni, con una esperienza pregressa nel mondo della finanza. Nel 2006 è diventata ambasciatore in America Latina ed in seguito ha ricoperto l'incarico di consigliere del ministro delle finanze, quindi più recentemnte ha assunto il ruolo di consigliere del primo ministro. I rapporti tra i due Paesi hanno visto recentemente un accordo per la creazione dell’ordinariato militare il 1º febbraio 2011 con la Bolla "Magni aestimamus" di Papa Benedetto XVI. L’Accordo fu una nuova tappa importante nei rapporti tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina. Esso, infatti, è stata una prima e significativa applicazione dell’Accordo di Base tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina, che fu firmato a Sarajevo il 19 aprile 2006 e definì, tra l’altro, il quadro giuridico della presenza e delle attività della Chiesa cattolica nel Paese. In particolare, l’art. 15 del medesimo Accordo riconosce e garantisce il diritto della Chiesa cattolica all’assistenza religiosa dei fedeli cattolici membri delle Forze Armate e stabilisce che l’attività religiosa nelle Forze Armate sarà regolata da un successivo Accordo tra le Autorità ecclesiastiche e la Bosnia ed Erzegovina. Lo stesso ordinariato militare rappresenta l'assetto canonico stabile dato alla cura pastorale degli appartenenti cattolici delleForze Armate della Bosnia ed Erzegovina e loro famigliari, concordato insieme dalla Santa Sede e dallo Stato bosniaco-erzegovinese, esistente però sin dal 1992. Nel suo discorso per l’ occasione della firma del trattato nel 2011 monsignor Mamberti segretario per i rapprti con gli Stati della santa Sede disse tra l’altro: “Ci auguriamo che ciò possa aiutare anche il processo di integrazione europea ed euro-atlantica, che è al centro del dibattito politico di questi mesi.” Le relazioni sono state allacciate già nel 1992 per espressa volontà di Giovanni Paolo II, mentre la ex Jugoslavia si disfaceva e si scateneva la guerra .Monsignor Franjo Komarica allora vescovo di Banja Luka, ringraziò , per quella decisione, il Papa "a nome di tutti i sacerdoti, i religiosi, religiose e abitanti di questa terra bagnata da sangue innocente".