domenica 10 gennaio 2010

Padre Lombardi: il Papa ha invitato i non credenti sull'esempio dei Magi a cercare la verità senza pregiudizi, con una ragione aperta e insieme umile

Cercare la verità senza pregiudizi, con una ragione aperta e nello stesso tempo umile. E' questo l’invito che Benedetto XVI ha lanciato più volte ai non credenti e che ha ribadito anche nella Solennità dell’Epifania prendendo spunto dalla ricerca dei Magi. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha compiuto questa riflessione nell'ultimo numero del rotocalco informativo “Octava Dies”, prodotto dal Centro Televisivo Vaticano. “Avrebbero potuto dire: 'Facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni “contaminazione” fra la scienza e la Parola di Dio' – ha detto il sacerdote gesuita richiamando le parole del Papa nel giorno dell'Epifania –, invece i Magi perseguono una ricerca di ampio orizzonte, senza pregiudizi, nella prospettiva di un sapere che non si ritiene autosufficiente, consapevole della complessità del mondo e dei diversi significati che lo attraversano”. Così li ha presentati il Papa come “persone intelligenti e ricercatrici, ma umili e aperte, e quindi anche coraggiose, perché – osserva finemente il Papa – ci vuole coraggio autentico per credere a ciò che è veramente grande, più grande di quanto ci si poteva umanamente aspettare”. “Il tema del rapporto fecondo e fiducioso fra ragione e fede, dell’apertura della ragione alla fede è un tema antico del pensiero cristiano, ma tornato di grande attualità e richiamato spesso con vigore penetrante dal Papa, tanto da diventare una delle caratteristiche del suo magistero”, ha aggiunto. Una caratteristica, ha proseguito, che dobbiamo fare nostra e tradurre “con entusiasmo nell’impegno culturale di oggi, in dialogo fiducioso con i cercatori della verità spiritualmente liberi”. “Nell’anno trascorso vi sono state occasioni scientifiche importanti, come l’anniversario darwiniano e l’Anno dell’astronomia, ma anche tutti i grandi temi toccati dall’enciclica recente sono campo di sfida per una ragione aperta alle esigenze dell’etica e agli interrogativi del senso dello sviluppo umano”, ha aggiunto. “I Magi tornano con gioia nel loro paese – ha concluso padre Lombardi –. Dobbiamo cercare la verità con gusto, senza aver timore di guardare in alto per ritrovare infine i punti di riferimento adeguati della straordinaria avventura dell’uomo nel mondo”.

Zenit

Benedetto XVI: ogni migrato è un essere umano che Dio ama come me. Sdegno per gli attacchi ai cristiani, no alla violenza in nome di Dio

Benedetto XVI ha condannato con forza le violenze di questi giorni contro i migranti avvenute in Calabria a Rosarno, come pure quelle contro i cristiani nei giorni del Natale, in Egitto, Malaysia e Iraq. Senza fare alcun riferimento geografico, alla termine della preghiera dell’Angelus il Papa ha detto: “Due fatti hanno attirato, in modo particolare, la mia attenzione in questi ultimi giorni: il caso della condizione dei migranti, che cercano una vita migliore in Paesi che hanno bisogno, per diversi motivi, della loro presenza, e le situazioni conflittuali, in varie parti del mondo, in cui i cristiani sono oggetto di attacchi, anche violenti”. A Rosarno, centinaia di immigrati si sono ribellati nei giorni scorsi allo sfruttamento e al degrado a cui sono sottoposti nel loro lavoro, a causa della incuria del governo locale e del controllo mafioso sui lavori agricoli. Alcuni gruppi della popolazione – sembra spinti dalla n’drangheta – hanno attuato una caccia all’uomo con armi da fuoco e violenze fisiche contro gli immigrati. La polizia è intervenuta per scortare e per mettere in salvo gli immigrati. “Bisogna ripartire – ha detto il papa - dal cuore del problema! Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito, a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita e che Dio lo ama come ama me. Vorrei fare simili considerazioni per ciò che riguarda l’uomo nella sua diversità religiosa. La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili”.

AsiaNews

Il Papa all'Angelus: col Battesimo il dono e l’impegno di vivere da figli di Dio e fratelli, 'lievito' di un’umanità nuova, ricca di pace e speranza

Dopo aver amministrato il sacramento del Battesimo a 7 bambine e 7 bambini nella Cappella Sistina, all'Angelus Benedetto XVI ha ricordato il valore di questo sacramento nella festa del Battesimo di Gesù, conclusione delle feste natalizie. “Con tale sacramento l’uomo diventa realmente figlio, figlio di Dio. Da allora, il fine della sua esistenza consiste nel raggiungere in modo libero e consapevole ciò che fin dall’inizio ha ricevuto in dono. ‘Diventa ciò che sei’ rappresenta il principio educativo di base della persona umana redenta dalla grazia”. “Tale principio – ha continuato - ha molte analogie con la crescita umana, dove il rapporto dei genitori con i figli passa, attraverso distacchi e crisi, dalla dipendenza totale alla consapevolezza di essere figli, alla riconoscenza per il dono della vita ricevuta e alla maturità e alla capacità di donare la vita. Generato dal Battesimo a vita nuova, anche il cristiano inizia il suo cammino di crescita nella fede che lo porterà ad invocare consapevolmente Dio come ‘Abbà – Padre’, a rivolgersi a Lui con gratitudine e a vivere la gioia di essere suo figlio”. “Dal Battesimo deriva anche un modello di società: quella dei fratelli. La fraternità non si può stabilire mediante un’ideologia, tanto meno per decreto di un qualsiasi potere costituito. Ci si riconosce fratelli a partire dall’umile ma profonda consapevolezza del proprio essere figli dell’unico Padre celeste. Come cristiani, grazie allo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, abbiamo in sorte il dono e l’impegno di vivere da figli di Dio e da fratelli, per essere come "lievito" di un’umanità nuova, solidale e ricca di pace e di speranza. In questo ci aiuta la consapevolezza di avere, oltre che un Padre nei cieli, anche una madre, la Chiesa, di cui la Vergine Maria è il perenne modello”.

AsiaNews


Messa e Battesimo di 14 bambini. Il Papa: riscoprire e testimoniare il dono della fede e recare la luce del Vangelo in un mondo che brancola nel buio

Nel giorno della festa che ricorda il Battesimo di Gesù, il Papa ha presieduto questa mattina la Messa nella Cappella Sistina in Vaticano, durante la quale ha amministrato il sacramento del Battesimo a 14 bimbi, sette maschietti e sette femminucce, tutti figli di dipendenti vaticani. Nella celebrazione altri bambini, i fratelli maggiori dei battezzandi, hanno portato al Pontefice alcuni doni durante l'offertorio. Ed è stato con una conchiglia che Benedetto XVI ha versato l'acqua sui battezzandi. Anche quest'anno i battesimi si sono celebrati con l'utilizzazione dell'antico altare della Cappella: in alcuni momenti della Messa il Papa ha rivolto le spalle ai fedeli. Con questa celebrazione si sono chiusi i riti di Natale di Papa Ratzinger.
E’ “un grande giorno” per questi bambini, ha detto il Papa, che nella sua omelia si è soffermato sul racconto proposto dal Vangelo domenicale: il Battesimo di Gesù sulle rive del Giordano. E’ la prima occasione, ha annotato il Santo Padre, in cui egli da uomo maturo, entra nella scena pubblica, dopo aver lasciato Nazaret. Lo troviamo ora presso Giovanni il Battista, mentre, ci racconta San Luca, il popolo “era in attesa”: “Egli sottolinea, così, l’attesa di Israele, coglie, in quelle persone che avevano lasciato le loro case e gli impegni abituali, il profondo desiderio di un mondo diverso e di parole nuove, che sembrano trovare risposta proprio nelle parole severe, impegnative, ma colme di speranza del Precursore”.
Quello di Giovanni, spiega, è un “battesimo di penitenza, un segno che invita alla conversione, a cambiare vita, perché si avvicina Colui che ‘battezzerà in Spirito santo e fuoco’”: “Infatti, non si può aspirare ad un mondo nuovo rimanendo immersi nell’egoismo e nelle abitudini legate al peccato. Anche Gesù abbandona la casa e le consuete occupazioni per raggiungere il Giordano. Arriva in mezzo alla folla che sta ascoltando il Battista e si mette in fila come tutti, in attesa di essere battezzato”. Quando Giovanni vede Gesù avvicinarsi “intuisce che in quell’Uomo c’è qualcosa di unico, che è il misterioso Altro che attendeva e verso il quale era orientata tutta la sua vita”. Eppure, ha annotato il Papa, Gesù ci sorprende con la sua umiltà: “Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà, che richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e anticipa i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a lavare i piedi dei discepoli e subirà l’umiliazione terribile della croce". “Il Figlio di Dio, Colui che è senza peccato - ha proseguito - si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza di Dio al cammino di conversione dell’uomo”. “Gesù prende sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce” Quando dopo il battesimo, Gesù esce dall’acqua, ha rilevato il Papa, si aprono i cieli e “la voce stessa del Padre indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio che invita a guardare alla risurrezione, alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte”. E ha affermato che anche per i bambini battezzati si aprono i cieli, giacché “lo Spirito Santo abiterà in loro come in un tempio, trasformando in profondità il loro cuore”.
“Da questo momento, la voce del Padre chiamerà anche loro ad essere suoi figli in Cristo e, nella sua famiglia che è la Chiesa, donerà a ciascuno il dono sublime della fede. Tale dono, ora che non hanno la possibilità di intendere pienamente, sarà deposto nel loro cuore come un seme pieno di vita, che attende di svilupparsi e portare frutto”. E non ha mancato di sottolineare il ruolo determinante dei genitori, dei padrini e delle madrine, la cui fede rappresenta “la premessa necessaria perché la Chiesa conferisca il Battesimo ai loro bambini”. Ai genitori, ha osservato il Papa, il celebrante ricorda che con questo Sacramento essi assumono l’impegno di educare i propri figli nella fede: “Questi dovranno impegnarsi ad alimentare con le parole e la testimonianza della loro vita le fiaccole della fede dei bambini, perché possa risplendere in questo nostro mondo, che brancola spesso nelle tenebre del dubbio, e recare la luce del Vangelo che è vita e speranza”. Benedetto XVI ha ricordato dunque che la liturgia presenta il Battesimo proprio come un’esperienza di luce. “È del Battesimo - ha spiegato - illuminare con la luce di Cristo, aprire gli occhi al suo splendore e introdurre al mistero di Dio attraverso il lume divino della fede”. Infine, l’auspicio che i fedeli possano essere sempre illuminati dalla luce del Vangelo che ci conduce “ad una vita più felice, più bella, più solidale, ad una vita secondo Dio".

Apcom