Benedetto XVI ha condannato con forza le violenze di questi giorni contro i migranti avvenute in Calabria a Rosarno, come pure quelle contro i cristiani nei giorni del Natale, in Egitto, Malaysia e Iraq. Senza fare alcun riferimento geografico, alla termine della preghiera dell’Angelus il Papa ha detto: “Due fatti hanno attirato, in modo particolare, la mia attenzione in questi ultimi giorni: il caso della condizione dei migranti, che cercano una vita migliore in Paesi che hanno bisogno, per diversi motivi, della loro presenza, e le situazioni conflittuali, in varie parti del mondo, in cui i cristiani sono oggetto di attacchi, anche violenti”. A Rosarno, centinaia di immigrati si sono ribellati nei giorni scorsi allo sfruttamento e al degrado a cui sono sottoposti nel loro lavoro, a causa della incuria del governo locale e del controllo mafioso sui lavori agricoli. Alcuni gruppi della popolazione – sembra spinti dalla n’drangheta – hanno attuato una caccia all’uomo con armi da fuoco e violenze fisiche contro gli immigrati. La polizia è intervenuta per scortare e per mettere in salvo gli immigrati. “Bisogna ripartire – ha detto il papa - dal cuore del problema! Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito, a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita e che Dio lo ama come ama me. Vorrei fare simili considerazioni per ciò che riguarda l’uomo nella sua diversità religiosa. La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili”.AsiaNews