AsiaNews
domenica 10 gennaio 2010
Benedetto XVI: ogni migrato è un essere umano che Dio ama come me. Sdegno per gli attacchi ai cristiani, no alla violenza in nome di Dio
Benedetto XVI ha condannato con forza le violenze di questi giorni contro i migranti avvenute in Calabria a Rosarno, come pure quelle contro i cristiani nei giorni del Natale, in Egitto, Malaysia e Iraq. Senza fare alcun riferimento geografico, alla termine della preghiera dell’Angelus il Papa ha detto: “Due fatti hanno attirato, in modo particolare, la mia attenzione in questi ultimi giorni: il caso della condizione dei migranti, che cercano una vita migliore in Paesi che hanno bisogno, per diversi motivi, della loro presenza, e le situazioni conflittuali, in varie parti del mondo, in cui i cristiani sono oggetto di attacchi, anche violenti”. A Rosarno, centinaia di immigrati si sono ribellati nei giorni scorsi allo sfruttamento e al degrado a cui sono sottoposti nel loro lavoro, a causa della incuria del governo locale e del controllo mafioso sui lavori agricoli. Alcuni gruppi della popolazione – sembra spinti dalla n’drangheta – hanno attuato una caccia all’uomo con armi da fuoco e violenze fisiche contro gli immigrati. La polizia è intervenuta per scortare e per mettere in salvo gli immigrati. “Bisogna ripartire – ha detto il papa - dal cuore del problema! Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito, a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita e che Dio lo ama come ama me. Vorrei fare simili considerazioni per ciò che riguarda l’uomo nella sua diversità religiosa. La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili”.