venerdì 25 giugno 2010

Il card. Kasper annuncia il suo ritiro da prefetto del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani: lascio l'ufficio con speranza cristiana

Il cardinale tedesco Walter Kasper (foto) ha annunciato oggi il suo ritiro da presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani per motivi di età. "I miei sentimenti sono ambivalenti - ha riconosciuto parlando con i giornalisti -: da una parte a 77 anni essere emerito è una cosa del tutto normale, perfino una liberazione. Dall'altra però lascio un lavoro che ho fatto con entusiasmo, che ho sempre considerato come un cantiere della Chiesa del futuro". "L'ecumenismo non è per la Chiesa un'optional di lusso ma un suo elemento costitutivo, uno dei suoi obiettivi principali, e lo stesso vale per i rapporti religiosi con l'ebraismo", ha affermato anticipando l'annuncio ufficiale che farà la Santa Sede. Il Consiglio vaticano ha due funzioni: promuovere il vero spirito ecumenico all'interno della Chiesa Cattolica e favorire le relazioni con le Chiese e le comunità cristiane per cercare l'unità piena, soprattutto attraverso il dialogo di vita e quello teologico. "Per 11 anni questo è stato per me un incarico non solo impegnativo ma avvincente. Un'esperienza assolutamente marcante", ha spiegato il porporato. Il 16 marzo 1999 Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Il 3 marzo 2001 Papa Wojtyła lo ha nominato presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e presidente della Pontificia Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo, creandolo cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001. Il porporato ha compiuto un bilancio dell'ecumenismo sottolineando, in primo luogo, che "l'ecumenismo non si fa alla scrivania. Dialogo è vita. Dialogo è parte integrante della vita della Chiesa". In questo senso, crede che ci sia "una solida rete di rapporti umani con cristiani che, sono sicuro, potrà resistere anche a eventi meno favorevoli" e rappresenta "una base sicura per ulteriori passi in avanti". "Il fulcro e l'anima di un ecumenismo così vitale è l'ecumenismo spirituale - ha indicato -. L'unità della Chiesa non può essere pianificata né fabbricata". "Lascio l'ufficio con speranza, che non è ottimismo umano, ma speranza cristiana", ha concluso, spiegando che la "fiaccola" ora passa ad una nuova generazione che "certamente guarderà ai dialoghi intrapresi con occhi nuovi".

Zenit

Sarà inaugurato a Parigi da mons. Ravasi il 'cortile dei gentili' voluto dal Papa, primo atto di un più ampio progetto di nuova evangelizzazione

Proprio mentre la magistratura italiana scoperchia gli affari della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, negli anni in cui il suo prefetto era il card. Crescenzio Sepe, in Vaticano sta per nascere un nuovo, più sobrio, ufficio dedicato a un altro tipo di evangelizzazione: non nelle terre di missione, ma nei Paesi di antica cristianità in cui la fede si è più affievolita o è scomparsa. L'idea non è del tutto nuova. Dopo il Concilio Vaticano II fu creato, e durò qualche anno, un segretariato per i non credenti, affidato all'epoca al cardinale austriaco Franz Kõnig. Ora esso rispunta nella forma più solida di un Pontificio Consiglio. Benedetto XVI ne ha discusso con alcuni cardinali: da Ruini a Scola, da Bagnasco a Schönborn. Un "Motu Proprio" ne stabilirà la fisionomia e i compiti. Intanto, però, qualcosa di concreto già si muove con la stessa finalità di dialogare con i senza fede, ad opera di un Pontificio Consiglio già in funzione da tempo, quello della cultura presieduto dall'arcivescovo Gianfranco Ravasi. L'iniziativa ha il nome di "Cortile dei gentili". L'idea e la formula sono di Benedetto XVI, che le lanciò il 21 dicembre del 2009, nel discorso con cui fece gli auguri di Natale alla Curia romana. L'idea di Papa Joseph Ratzinger, secondo il quale la questione di Dio è la "priorità" del pontificato, è di aprire un dialogo sistematico con gli uomini che da Dio sono più lontani, perché tornino ad avvicinarlo "almeno come Sconosciuto". Quanto alla formula "Cortile dei gentili", Benedetto XVI l'ha ripresa dai Vangeli, da quella pagina in cui Gesù caccia i mercanti dal tempio. Oggi che la magistratura italiana impugna la scopa contro l'affarismo della Curia vaticana, fa ancor più impressione rileggere le parole con cui il Papa spiegò il suo progetto, lo scorso 21 dicembre: "Mi viene in mente la parola che Gesù cita dal profeta Isaia, che cioè il tempio dovrebbe essere una casa di preghiera per tutti i popoli. Egli pensava al cosiddetto cortile dei gentili, che sgomberò da affari esteriori perché ci fosse lo spazio libero per i gentili che lì volevano pregare l’unico Dio, anche se non potevano prendere parte al mistero, al cui servizio era riservato l’interno del tempio. Spazio di preghiera per tutti i popoli: si pensava con ciò a persone che conoscono Dio, per così dire, soltanto da lontano; che sono scontente con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il 'Dio ignoto'. Essi dovevano poter pregare il Dio ignoto e così tuttavia essere in relazione con il Dio vero, anche se in mezzo ad oscurità di vario genere". Ma per capire più a fondo il significato del "Cortile dei gentili", un valente esegeta è sicuramente l'arcivescovo Ravasi, biblista di fama mondiale e con una ampia rete di contatti personali con uomini di cultura più o meno lontani dalla fede. Ravasi ha pubblicato un articolo su "L'Osservatore Romano del 2 giugno in cui egli annuncia che l'evento inaugurale del "Cortile dei gentili" avverrà a Parigi nel marzo del 2011 in tre sedi volutamente slegate da ogni appartenenza religiosa: la Sorbona, l'UNESCO e l'Académie Française. All'impresa hanno già manifestato interesse numerose personalità agnostiche e atee, a cominciare da Julia Kristeva, semiologa e psicanalista molto attenta a un dialogo con i credenti. In un'intervista del 25 febbraio scorso al quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, Ravasi ha così descritto le forme di ateismo presenti oggi sul campo, con cui la Chiesa vuole dialogare: "Bisogna tener conto dei diversi ateismi, non riducibili a un unico modello. Da un lato c’è il grande ateismo di Nietzsche e Marx che purtroppo è andato in crisi, costituito da una spiegazione della realtà alternativa a quella credente, ma con un sua etica, una visione seria e coraggiosa, ad esempio, nel considerare l’uomo solo nell’universo. Poi c'è un ateismo ironico-sarcastico che prende a bersaglio aspetti marginali del credere o letture fondamentaliste della Bibbia. È l’ateismo di Onfray, Dawkins e Hitchens. In terzo luogo vi è un’indifferenza assoluta figlia della secolarizzazione, ben sintetizzata dall’esempio che Charles Taylor fa in 'L’età secolare' quando afferma che se Dio venisse oggi in una nostra città, l’unica cosa che succederebbe è che gli chiederebbero i documenti".

Sandro Magister, www.chiesa

Benedetto XVI nomina vescovo di Brugge mons. Jozef De Kesel. Prende il posto di Vangheluwe, fatto dimettere per aver abusato di un giovane

Papa Benedetto XVI ha nominato oggi vescovo di Brugge, in Belgio, mons. Jozef De Kesel, finora vescovo titolare di Bulna ed Ausiliare di Malines-Bruxelles. Il nuovo presule prende il posto di mons. Roger Joseph Vangheluwe, fatto dimettere dal Papa, che aveva confessato di aver ''abusato sessualmente di un giovane dell'ambiente a me vicino''. La sua nomina arriva il giorno dopo la perquisizione della polizia nella sede della Conferenza episcopale belga e nalla casa dell'ex-arcivescovo di Bruxelles, card. Godfried Danneels, in cerca di prove di copertura della pedofilia.

Il Vaticano: sgomento e rammarico per le modalità delle perquisizioni della polizia belga. Interrogati i prelati e violate le tombe degli arcivescovi

''Stupore'', ''sgomento'' e ''rammarico'' per le perquisizioni condotte ieri dalla polizia belga nei confronti della Chiesa del Paese nell'ambito di un'inchiesta sugli abusi su minori commessi dai preti: è questa la reazione della Santa Sede, espressa oggi in una dichiarazione della Segreteria di Stato vaticana. Il Vaticano, si legge nel testo, ''esprime anche vivo stupore per le modalità in cui sono avvenute alcune perquisizioni condotte ieri dalle Autorità giudiziarie belghe'' e ''rammarico per alcune infrazioni della confidenzialità, a cui hanno diritto proprio quelle vittime per le quali sono state condotte le perquisizioni''. Il Vaticano denuncia anche la ''violazione delle tombe degli Em.mi cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Leon-Joseph Suenens, defunti arcivescovi di Malines-Bruxelles'', avvenuta nell'ambito delle perquisizioni. La Santa Sede ''ribadisce la ferma condanna di ogni atto peccaminoso e criminale di abuso di minori da parte di membri della Chiesa, come pure la necessità di riparare e di affrontare tali atti in modo conforme alle esigenze della giustizia ed agli insegnamenti del Vangelo''. L'ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, Charles Ghislain, è stato convocato questa mattina in Vaticano; secondo quanto riferisce il comunicato ha incontrato mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. I vescovi cattolici del Belgio sono stati ieri tutti interrogati dalla polizia, durante la perquisizione della sede della Conferenza Episcopale del Paese. Lo riferisce un comunicato del portavoce dell'episcopato belga, Eric de Beukelaer, diffuso dalla Segreteria di Stato vaticana. ''I vescovi del Belgio - riferisce il comunicato - erano riuniti presso l'arcivescovado di Malines-Bruxelles verso le 10.30, questa mattina, per la riunione mensile della Conferenza Episcopale. Verso le 10.30 le autorità giudiziarie e le forze di polizia sono entrate ed hanno significato che ci sarebbe stata una perquisizione dell'arcivescovado, in seguito a delle denunce per abuso sessuale nel territorio dell'arcidiocesi. Non è stata data nessun'altra spiegazione, ma tutti i documenti ed i telefoni portatili sono stati confiscati ed è stato significato che nessuno poteva lasciare l'edificio. Questo stato di fatto è durato fino alle 19.30 circa''. ''Tutti - prosegue il testo del portavoce dei vescovi belgi - sono stati interrogati, sia i membri della Conferenza Episcopale, sia i membri del personale. Non è stata un'esperienza piacevole, ma tutto si è svolto in modo corretto''. ''I vescovi - conclude - hanno sempre detto di avere fiducia nella giustizia e nel suo lavoro. La presente perquisizione viene accolta con la stessa fiducia e perciò, per il momento, essi si astengono dal fare ulteriori commenti''. Il capo della Chiesa Cattolica del Belgio, mons. Andre-Joseph Leonard, ha criticato le perquisizioni effettuate ieri dalla polizia. ''La giustizia fa il suo lavoro ed ha il diritto di fare delle perquisizioni. Quello che stupisce è che abbiano anche scavato nelle tombe arcivescovali e che tutti i vescovi siano stati trattenuti fino a sera'', ha detto mons. Leonard, parlando di ''sequestro fra virgolette'' e di ''eccessivo zelo''.

Asca

Il Papa: pace stabile in Terra Santa, Iraq e Medio Oriente dal rispetto dei diritti di persone, famiglie e popoli, superando ogni discriminazione

Un appello per “una pace stabile ed una convivialità solida” in Terra Santa, Iraq e Medio Oriente”, che nasca “dal rispetto dei diritti della persona, delle famiglie, delle comunità e dei popoli, e dal superamento di ogni discriminazione religiosa, culturale o sociale”: lo ha lanciato questa mattina Benedetto XVI, parlando ai partecipanti all'83° Assemblea della Riunione delle Opere in aiuto alle Chiese orientali. Il Papa ha incoraggiato “i fratelli e sorelle che, in Oriente, condividono il dono inestimabile del Battesimo, a perseverare nella fede e, nonostante i numerosi sacrifici, a rimanere là dove sono nati”. Allo stesso tempo ha esortato “i migranti orientali a non dimenticare le loro origini, specialmente religiose”. Benedetto XVI ha poi reso un “omaggio particolare ai cristiani che soffrono la violenza a causa del Vangelo”. In questo senso ha rivolto un appello “ai responsabili delle nazioni perché garantiscano realmente, senza distinzioni e dovunque, la professione pubblica e comunitaria delle convinzioni religiose di ciascuno”. Il Papa ha richiamato anche la preparazione dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che “sta già producendo frutti di ‘comunione e testimonianza’”. L’Instrumentum laboris del Sinodo per il Medio Oriente è stato infatti consegnato ai rappresentanti degli episcopati mediorientali durante il viaggio a Cipro. Benedetto XVI ha infine chiesto “di contribuire con le vostre opere a tenere viva la ‘speranza che non delude’ tra i cristiani d’Oriente”. “Nel ‘piccolo gregge’ che essi compongono è già operante il futuro di Dio e la ‘via stretta’ che stanno percorrendo è descritta dal Vangelo come ‘via alla vita’. Vorremo essere sempre al loro fianco!”. ''Affido al Signore - ha detto Papa Ratzinger - i benefattori, gli amici e i collaboratori vivi e defunti, legati in vario modo alla Roaco, con un particolare ricordo per mons.Padovese, recentemente scomparso''. “Se i sacerdoti svolgono il proprio servizio guidati veramente da motivi spirituali, anche i laici sono rafforzati nel loro impegno di occuparsi delle questioni temporali secondo la propria vocazione cristiana”. “Mi rallegro nell’apprendere che le Chiese orientali cattoliche hanno cooperato alacremente alla realizzazione degli scopi dell’Anno Sacerdotale e che le opere assistenziali di Roaco hanno l’obiettivo di continuare a sostenerle in questo ambito”, ha osservato il Papa. “Non avete considerato solo la formazione dei candidati alla consacrazione sacerdotale - che continua ad essere una priorità - ma anche le necessità del clero che opera nella pastorale, come ad esempio la sua formazione spirituale e culturale, nonché gli aiuti destinati a sacerdoti che attraversano la fase particolarmente difficile ma allo stesso feconda della malattia e della vecchiaia”. Il Papa li ha poi esortati ad impegnarsi “per far sì che i sacerdoti delle Chiese orientali possano essere eco di questa eredità spirituale per i nostri tempi. In questo modo potrete dare grande impulso alla rete di istituzioni scolastiche e sociali, che con ragione sono un vostro obiettivo”.

Perquisiti dalla polizia belga l'arcivescovado di Bruxelles e la casa del card. Danneel per eventuali coperture degli abusi di Vangheluwe

Torna la tempesta sulla Chiesa Cattolica belga, con una serie di nuove perquisizioni effettuate ieri dalla polizia nell'arcivescovado di Malines-Bruxelles e a casa dell'ex primate, il card. Godfried Danneels. Ad aprile e a maggio le rivelazioni su un caso di pedofilia avevano costretto alle dimissioni il vescovo di Bruges Roger Vangheluwe, e dato la stura a diverse centinaia di denunce su altre vicende di abusi sessuali fino ad allora coperte da una coltre di silenzio. Tanto che la Chiesa locale aveva riattivato una commissione indipendente per raccogliere le denunce e indagare sugli abusi sessuali nelle relazioni pastorali, affidandola allo psicologo infantile Peter Adriaenssens. Ieri la polizia belga ha perquisito la sede arcivescovile la diocesi di Malines-Bruxelles, e contemporaneamente proprio la sede della Commission Adriaenssens, nonché la casa del card. Danneels, ex primate del Belgio, sequestrando anche il suo computer. L'arcivescovado di Malines-Bruxelles non è una diocesi come le altre in Belgio, ma costituisce il 'cuore' della Chiesa Cattolica del Paese. Il suo arcivescovo è dall'inizio dell'anno mons. André-Joseph Léonard, primate del Belgio e presidente della Conferenza Episcopale belga. Quanto a Danneels, è uno dei cardinali più conosciuti e rispettati dell'intera Chiesa Cattolica. Si dice che all'ultimo conclave in Vaticano non sia stato eletto Papa per pochi voti, e che con lui sia stata sconfitta la corrente progressista interna alla Chiesa. L'eventuale coinvolgimento dell'ex primate belga, che non è stato interrogato dalla polizia, riguarderebbe sue presunte responsabilità nella 'copertura' del vescovo Vangheluwe, che sembra non abbia denunciato immediatamente, una volta venuto a conoscenza dei suoi abusi; una vicenda su cui stava già indagando dall'inizio di maggio la Commissione Adriaenssens. Danneels non si è opposto alla perquisizione e ha commentato attraverso il suo portavoce che "la Giustizia deve fare il suo corso". Secondo ricostruzioni della stampa locale, la polizia potrebbe aver deciso di procedere alle perquisizioni in base alle denunce ricevute da un prete pensionato, Rik Devillé, che a suo tempo aveva riferito invano alle autorità ecclesiastiche le testimonianze raccolte su diversi casi di abusi sessuali. Circa due settimane fa, Padre Devillé aveva trasmesso alle autorità giudiziarie tutti i dossier con le denunce in suo possesso e tutto il suo carteggio con i superiori, ma sostiene di non essere ancora stato ascoltato dai magistrati inquirenti. Le perquisizioni di ieri in Belgio hanno riguardato anche la cripta della Cattedrale Saint Rombout a Mechelen. Lo riferiscono oggi diversi quotidiani belgi, secondo i quali i poliziotti sono scesi fino nella cripta alla ricerca di dossier sulla pedofilia che sarebbero stati nascosti nella tomba di un arcivescovo. Gli agenti avrebbero utilizzato anche martelli pneumatici, ma non sarebbe stato trovato alcun nascondiglio segreto. Secondo il quotidiano De Morgen, le perquisizioni sono state fatte nell’ambito dell’inchiesta denominata "Operazione Chiesa". "Se dai dossier sequestrati dovesse emergere che alcuni ordini religiosi hanno impedito sistematicamente, per decenni, che i pedofili potessero essere giudicati, allora per la legge formerebbero un’organizzazione criminale. È complice anche chi aiuta a garantire l’impunità", ha indicato la fonte del De Morgen. La priorità del giudice Wim De Troy, che conduce l’inchiesta, scrive anche il quotidiano La Derniere Heure, è di stabilire se il comportamento della Chiesa, "da più di venti anni", può costituire "complicità in senso penale". Il ministro della giustizia dimissionario Stefaan De Clarck in un’intervista, si è detto sorpreso delle perquisizioni, ma ha precisato che la magistratura è indipendente e che spetta a quest’ultima decidere se sono necessarie perquisizioni.

Apcom, La Stampa.it

Il card. Bagnasco: Genova vuol bene al Papa e guarda a lui con fiducia, pronta a seguire il suo magistero limpido e mite, l'esempio dolce e coraggioso

“Genova vuol bene al Papa” e “guarda a Lui con fiducia, pronta a seguire il suo magistero limpido e mite, il suo esempio dolce e coraggioso”. È il “messaggio” per il Pontefice affidato ieri sera al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone dal card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo metropolita di Genova. Alla fine della solenne processione con le ceneri di San Giovanni Battista, patrono della città, il presidente della CEI ha ringraziato il card. Bertone per il suo ritorno, “breve ma intenso, in quella che è stata per alcuni anni la Sua diocesi e che vorremmo sentisse sempre come la Sua casa”, e per “seguire discretamente, con affetto paterno e fraterno, il cammino di questa Chiesa e di questa città che Le vuol bene e non cessa di accompagnarLa in un servizio particolarmente delicato e gravoso”. Proprio ieri il card. Bertone ha celebrato a Genova anche il 50°anniversario di ordinazione sacerdotale. Il card. Bagnasco ha quindi incaricato il segretario di Stato di esprimere al Papa la “filiale riconoscenza” della città, e di chiedergli una benedizione per i suoi abitanti. “Che benedica – ha concluso - il lavoro di questa città nobile e laboriosa, che ha bisogno di nuovo slancio per pensare in grande”.

SIR