venerdì 25 giugno 2010

Sarà inaugurato a Parigi da mons. Ravasi il 'cortile dei gentili' voluto dal Papa, primo atto di un più ampio progetto di nuova evangelizzazione

Proprio mentre la magistratura italiana scoperchia gli affari della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, negli anni in cui il suo prefetto era il card. Crescenzio Sepe, in Vaticano sta per nascere un nuovo, più sobrio, ufficio dedicato a un altro tipo di evangelizzazione: non nelle terre di missione, ma nei Paesi di antica cristianità in cui la fede si è più affievolita o è scomparsa. L'idea non è del tutto nuova. Dopo il Concilio Vaticano II fu creato, e durò qualche anno, un segretariato per i non credenti, affidato all'epoca al cardinale austriaco Franz Kõnig. Ora esso rispunta nella forma più solida di un Pontificio Consiglio. Benedetto XVI ne ha discusso con alcuni cardinali: da Ruini a Scola, da Bagnasco a Schönborn. Un "Motu Proprio" ne stabilirà la fisionomia e i compiti. Intanto, però, qualcosa di concreto già si muove con la stessa finalità di dialogare con i senza fede, ad opera di un Pontificio Consiglio già in funzione da tempo, quello della cultura presieduto dall'arcivescovo Gianfranco Ravasi. L'iniziativa ha il nome di "Cortile dei gentili". L'idea e la formula sono di Benedetto XVI, che le lanciò il 21 dicembre del 2009, nel discorso con cui fece gli auguri di Natale alla Curia romana. L'idea di Papa Joseph Ratzinger, secondo il quale la questione di Dio è la "priorità" del pontificato, è di aprire un dialogo sistematico con gli uomini che da Dio sono più lontani, perché tornino ad avvicinarlo "almeno come Sconosciuto". Quanto alla formula "Cortile dei gentili", Benedetto XVI l'ha ripresa dai Vangeli, da quella pagina in cui Gesù caccia i mercanti dal tempio. Oggi che la magistratura italiana impugna la scopa contro l'affarismo della Curia vaticana, fa ancor più impressione rileggere le parole con cui il Papa spiegò il suo progetto, lo scorso 21 dicembre: "Mi viene in mente la parola che Gesù cita dal profeta Isaia, che cioè il tempio dovrebbe essere una casa di preghiera per tutti i popoli. Egli pensava al cosiddetto cortile dei gentili, che sgomberò da affari esteriori perché ci fosse lo spazio libero per i gentili che lì volevano pregare l’unico Dio, anche se non potevano prendere parte al mistero, al cui servizio era riservato l’interno del tempio. Spazio di preghiera per tutti i popoli: si pensava con ciò a persone che conoscono Dio, per così dire, soltanto da lontano; che sono scontente con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il 'Dio ignoto'. Essi dovevano poter pregare il Dio ignoto e così tuttavia essere in relazione con il Dio vero, anche se in mezzo ad oscurità di vario genere". Ma per capire più a fondo il significato del "Cortile dei gentili", un valente esegeta è sicuramente l'arcivescovo Ravasi, biblista di fama mondiale e con una ampia rete di contatti personali con uomini di cultura più o meno lontani dalla fede. Ravasi ha pubblicato un articolo su "L'Osservatore Romano del 2 giugno in cui egli annuncia che l'evento inaugurale del "Cortile dei gentili" avverrà a Parigi nel marzo del 2011 in tre sedi volutamente slegate da ogni appartenenza religiosa: la Sorbona, l'UNESCO e l'Académie Française. All'impresa hanno già manifestato interesse numerose personalità agnostiche e atee, a cominciare da Julia Kristeva, semiologa e psicanalista molto attenta a un dialogo con i credenti. In un'intervista del 25 febbraio scorso al quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, Ravasi ha così descritto le forme di ateismo presenti oggi sul campo, con cui la Chiesa vuole dialogare: "Bisogna tener conto dei diversi ateismi, non riducibili a un unico modello. Da un lato c’è il grande ateismo di Nietzsche e Marx che purtroppo è andato in crisi, costituito da una spiegazione della realtà alternativa a quella credente, ma con un sua etica, una visione seria e coraggiosa, ad esempio, nel considerare l’uomo solo nell’universo. Poi c'è un ateismo ironico-sarcastico che prende a bersaglio aspetti marginali del credere o letture fondamentaliste della Bibbia. È l’ateismo di Onfray, Dawkins e Hitchens. In terzo luogo vi è un’indifferenza assoluta figlia della secolarizzazione, ben sintetizzata dall’esempio che Charles Taylor fa in 'L’età secolare' quando afferma che se Dio venisse oggi in una nostra città, l’unica cosa che succederebbe è che gli chiederebbero i documenti".

Sandro Magister, www.chiesa