martedì 28 febbraio 2012

Mons. Georg Ratzinger: a quattro anni Joseph esclamò che un giorno sarebbe stato cardinale, ma gli onori esterni gli sono stati sempre sgraditi

Il Papa raccontato da suo fratello Georg: è questo il contenuto del libro-intervista di mons. Georg Ratzinger, che uscirà negli Stati Uniti il primo marzo con la Ignatius Press intitolato "My Brother the Pope" (Mio fratello il Papa). Sono ricordi personali, piccoli particolari di vita quotidiana, aspetti della biografia meno conosciuti della vita di Benedetto XVI. Fra l’altro si apprende che la sera Georg e Joseph, per rilassarsi, spesso guardavano in tv la serie del commissario Rex, "perchè ci piacciono i cani". Questo come altri particolari sono stati diffusi dall’agenzia cattolica americana Catholic News Service. Si apprende, per esempio, su un piano più serio, che il padre considerava Hitler “l'anticristo”. Raccontando infatti l’ascesa di Hitler al potere nel 1930 in Germania, mons. Ratzinger dice che il loro padre, considerava il dittatore come "Anticristo" e per questo si rifiutò di aderire al partito nazista. "Ma per non mettere la nostra famiglia completamente a rischio - spiega - consigliò la mamma di aderire all’organizzazione delle donne”. Altri aneddoti vengono alla luce: “Quando un cardinale ha visitato la piccola città dove vivevamo, nel 1931, arrivando in una limousine nera, Joseph, che aveva solo quattro anni, esclamò: 'Un giorno sarò cardinale!'". Segni, ironici, del destino. Tuttavia, mons. Ratzinger spiega anche che suo fratello non è mai stato ambizioso, e gli onori esterni gli sono stati "sempre sgraditi". Il libro, di 256 pagine, racconta soprattutto gli anni vissuti da Georg insieme a Joseph Ratzinger, e in particolare, si sofferma nella descrizione dello stretto rapporto umano e religioso che intercorre tra loro da quando erano adolescenti. Mons. Georg Ratzinger risponde a decine di domande del giornalista e storico tedesco, Michael Hesemann, che ha lavorato con lui molte ore. Georg Ratzinger sottolinea diversi momenti della sua vita vissuti insieme al futuro Papa e spiega a lungo le loro sensazioni il giorno in cui, il 29 giugno 1951, furono ordinati sacerdoti insieme. D’allora, racconta, hanno passato insieme sempre una buona parte delle vacanze; e sono stati sempre giorni in cui hanno parlato molto, non solo per fare bilanci ma anche per guardare in avanti. Questo rapporto stretto con suo "fratello Papa" non è mai venuto meno e anche adesso, racconta mons. Georg Ratzinger, si sentono al telefono quasi tutti i giorni. Il Papa, inoltre, è un gran lavoratore: "Si puo concentrare magnificamente durante tutta la giornata e lavora molto velocemente e efficientemente", ma non lavora di notte. Infine, Georg Ratzinger rivela che il fratello non è rimasto indifferenze alle critiche che gli sono piovute addosso sia da Papa che da cardinale. "E' molto sensibile, ma sa anche da quali angoli vengono questi attacchi, e le loro ragioni, cosa c'è di solito dietro". Per questo, "li supera più facilmente". Nella lunga conversazione con Hesemann mons. Ratzinger racconta molti particolari dell’infanzia e della giovinezza del Papa e illustra come e quando è nato nel futuro Papa Benedetto XVI l’amore per Cristo e per la sua Chiesa.

Adnkronos, TMNews

Il Papa raccontato dal fratello: in tv guarda Il commissario Rex

Scambio di missive sulla presidenza dell'Istituto Toniolo. Bertone: il Papa lo solleva dall'incarico. Tettamanzi a Benedetto XVI: parla a suo nome?

Bertone contro Tettamanzi. Non è una vicenda di questi giorni, ma lo si viene a sapere adesso grazie a Il Fatto Quotidiano, che pubblica anche uno scambio di lettere tra i due porporati. Il contendere è la presidenza dell'Istituto Toniolo, l'ente religioso che ha in mano le "chiavi" di importanti istituzioni come l'Università Cattolica e il policlinico Gemelli. Presidente dell'istituto era nel 2011 Dionigi Tettamanzi, allora arcivescovo di Milano. E il 24 marzo il segretario di stato del Vaticano, Tarcisio Bertone, inviava a Tettamanzi una lettera chiara, con alcuni passaggi piuttosto duri, per, di fatto, liquidarlo. Bertone scrive: "L'impegno di Vostra Eminenza a servizio dell'Istituto Toniolo si è protratto ben oltre il tempo originariamente previsto". Ma non solo. Il segretario di stato cita direttamente Papa Benedetto XVI come "ispiratore" della lettera: "Il Santo Padre intende procedere ad un rinnovamento, in connessione col quale Vostra Eminenza è sollevata da questo oneroso incarico". E Bertone fa di più, indica il successore in Giovanni Maria Flick: "Questa Segreteria di Stato - si legge - ha già informato il prof. Flick, ottenendone il consenso". Ma il card. Tettamanzi non fa buon viso a cattivo gioco. Prende carta e penna e due giorni dopo risponde, inviando la lettera direttamente a Benedetto XVI. L'allora arcivescovo di Milano contesta che il tempo della sua presidenza era (secondo Bertone) originariamente di un biennio, "senza alcun riscontro". Ma Tettamanzi fa anche riferimento al passaggio con cui Bertone indicava il successore: "Il candidato, sul cui profilo gravano non poche perplessità, sorprendentemente è già stato avvisato della cosa dalla segreteria di stato". Tettamanzi, nella sua risposta, inviata appunto direttamente al Papa, fa capire chiaramente di non credere che tutto venga dallo scranno più alto di San Pietro: "Tutte sanzioni direttamente ricondotte all'esplicito volere di Vostra Santità. Ben conoscendo la mitezza di carattere e delicatezza di Vostra Santità, sorgono in me motivi di profonda perplessità rispetto all'ultima missiva ricevuta e a quanto viene attribuito direttamente alla Sua persona". Il Fatto Quotidiano non può chiaramente fornire anche l'eventuale risposta di Papa Ratzinger, che chiuderebbe il cerchio. Ma è facilmente intuibile che tipo di risposta sia stata, se si considera che Dionigi Tettamanzi è attualmente ancora presidente del Toniolo. Istituto, il Toniolo, intorno a cui di fatto gravitano molte lotte "politiche" all'interno della Chiesa Cattolica. Quello che si sa è che nel marzo 2011, immediatamente dopo avere ricevuto la lettera di Tettamanzi, Benedetto XVI ricevette Bertone. E poi lo sttesso Tettamanzi ad aprile. Erano mesi "caldi" per il Toniolo, nella bufera per presunti casi di mala-gestione ma anche, nel 2010, perché (secondo alcuni) è dal suo interno che sarebbe uscita la "falsa velina" che diede avvio al caso Boffo: l'ex direttore di Avvenire che fu bersaglio di una campagna stampa da parte di Vittorio Feltri. La lotta interna al Toniolo non è finita: qualche settimana fa, è entrato nel consiglio del Toniolo Angelo Scola, il nuovo arcivescovo di Milano: considerato molto vicino al Papa ma non altrettanto a Tettamanzi.

Milano Today

LA LETTERA DI TARCISIO BERTONE A DIONIGI TETTAMANZI

LA LETTERA DI DIONIGI TETTAMANZI A BENEDETTO XVI

Dottrina della Fede, dopo i risultati della Commissione, aspettarà molto prima di pubblicare un verdetto finale sulle apparizioni di Medjugorje

La Commissione d’inchiesta presieduta dal card. Camillo Ruini sulle apparizioni della Madonna a Medjugorje ha finito nei giorni scorsi di ascoltare i veggenti ed entro il 2012 potrebbe essere pronta a consegnare alla Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la cui supervisione lavora, un suo parere. Ma, secondo fonti consultate da Il Foglio, aspetterà a pronunciarsi pubblicamente in merito. L’ex Sant’Uffizio, infatti, seppure in procinto di prendere visione dei risultati a cui è arrivata la Commissione, pare sia intenzionato ad aspettare molto prima di pubblicare un proprio verdetto finale: i fenomeni soprannaturali, del resto, sono ancora in corso e c’è la convinzione che sia azzardato dire qualcosa prima che questi finiscano. Oltre il Tevere la parola d’ordine è: prudenza. Che, tradotto in decisioni pratiche, significa “sospensione del giudizio”. E, come fece Tarcisio Bertone nel 1998 quando era ancora segretario dell’ex Sant’Uffizio, dichiarare che “per il momento nihil obstat”. E cioè: anche se non si può ancora affermare con certezza che si tratta di fenomeni soprannaturali (e anche se non si può dire il contrario), si possono fare pellegrinaggi, i fedeli possono continuare a recarsi nella piccola cittadina della Bosnia. A predicare prudenza è anzitutto il Papa. Ma per lui prudenza non è sinonimo di disinteresse, tutt’altro. Nel gennaio 2010 fece scalpore l’iniziativa presa dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn (nella foto con Benedetto XVI) il quale, subito dopo il Natale, decise di recarsi a Medjugorje nonostante la Santa Sede chiedesse alle autorità della Chiesa di non arrischiarsi in missioni simili. Il “pellegrinaggio” di Schönborn provocò, infatti, diverse polemiche. In molti in Vaticano s’indispettirono. Ma forse in pochi sapevano che Schönborn era andato a Medjugorje anche, ovviamente non soltanto, col preciso intento di raccogliere informazioni da riferire poi in seguito al Papa. Benedetto XVI, infatti, come prima Giovanni Paolo II, desiderava sapere, dopo cinque anni dall’elezione al Soglio di Pietro, come stava evolvendo la situazione. Schönborn non ha potuto fare altro che annotare ciò che ha visto: un flusso di pellegrini sempre più convinto della veridicità delle apparizioni. E sempre più persuaso sembra sia lo stesso primate d’Austria che poche ore fa ha dichiarato queste parole: “E’ vero che la Madonna è dappertutto, ma è altrettanto vero che in questi luoghi se ne avverte una presenza molto più forte”. Gli hanno chiesto: come si fa a discernere la verità in eventi come quelli di Medjugorje? Ha risposto Schönborn: “L’aspetto fondamentale sono i frutti. I frutti dicono, i frutti parlano, i frutti sono rivelatori”. Già, ma a Medjugorje, oltre ai frutti, ci sono i messaggi che ogni venticinque del mese la Madonna lascia ai fedeli. Messaggi che sempre invitano alla preghiera e che però molto danno da pensare anche in Vaticano. L’ultimo messaggio è di sabato. Parole che, in tempi di Vatileaks, senz’altro non hanno lasciato indifferenti i porporati alla guida del governo della Chiesa: “Cari figli – ha detto la Madonna tra le altre cose – pregate col cuore. Voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita”.

Paolo Rodari, Il Foglio

Il Papa a Milano per l'Incontro Mondiale delle Famiglie dall'1 al 3 giugno. Assisterà a un concerto alla Scala e incontrerà i cresimandi a San Siro

Dal teatro alla Scala per un concerto diretto dal maestro Daniel Barenboim alla 'scala' del calcio, cioè lo stadio di San Siro. Ci sono anche questi due luoghi 'civili' tra le tappe della visita pastorale a Milano di Benedetto XVI che dall'1 al 3 giugno trascorrerà 2 notti per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, sul tema: "La famiglia: il lavoro e la festa". È stato reso noto oggi in una conferenza stampa a Milano a cui sono intervenuti il card. Angelo Scola, arcivescovo della diocesi ambrosiana, il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012, e mons. Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il Santo Padre arriverà all'aeroporto di Linate alle 17.00 di venerdì dove sarà accolto dalle autorità civili e subito dopo andrà in auto in piazza del Duomo per un discorso alla cittadinanza. Alle 19.15 andrà nel teatro per un concerto in suo onore e rientrerà in arcivescovado. Il programma di sabato 2 giugno prevede le celebrazioni delle lodi in Duomo con i religiosi della diocesi e alle 11.00 un incontro con i cresimandi allo stadio di San Siro (foto). Nel pomeriggio, alle 17.00, il Papa incontrerà le autorità civili in arcivescovado e alle 20.00 andrà al Parco Nord per la Festa delle Testimonianze che si concluderà alle 21.30. La giornata di domenica 3 giugno è quella dedicata alla Messa, sempre all'aeroporto di Bresso nel Parco Nord, che si concluderà alle 12.00 con l'Angelus. A questo evento è previsto un afflusso di un milione di persone. Alle 16.30 il Santo Padre saluterà i membri della Fondazione Milano Famiglie 2012 e alle 17.00 raggiungerà infine Linate dove la partenza per Roma è prevista alle 17.30. "La venuta del Papa - ha sottolineato il card. Scola - ha un carattere straordinario" dato che raramente le visite del Santo Padre in Italia durano più di un giorno. E questo è dovuto "al carattere internazionale" dell’evento "ma anche - ha sottolineato - per il suo desiderio di venire a Milano". L'incontro nella sua triplice dimensione per Scola può rappresentare un'occasione di "risveglio" per l'uomo in questo "travagliato passaggio al nuovo millennio". Un modo per trovare "speranza per vivere in pace e con giustizia". Un evento internazionale "di grande rilevanza ecclesiale e civile" ha aggiunto, entrambi aspetti della vita "con una loro specifica autonomia, ma interconnessi". Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma dal 30 maggio al 3 giugno, sarà un evento all'insegna della "trasparenza", della "sobrietà", ma sopratutto della "ecosostenibilità". Sono questi gli obiettivi che hanno ispirato il vescovo Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione "Milano Famiglie 2012" e principale responsabile della macchina organizzativa. Il sacerdote, ha detto infatti che il legname utilizzato per allestire il palco all'aeroporto di Bresso sul quale Benedetto XVI celebrerà la Messa, sarà lasciato in dotazione al Parco Nord per farne panchine. Ci sarà poi particolare attenzione a "ridurre l'impatto del pattume". "Cerchiamo di fare le cose con stile ecclesiale" ha detto De Scalzi. Per evitare di intasare i mezzi pubblici, tra i quali la prima tratta della M5 che sarà inaugurata per l'occasione, 50mila persone saranno infine ospitate distanti non più di 30 minuti a piedi da Bresso. Gli organizzatori hanno rilevato che nell'ultima settimana si è messa in moto la macchina dell'accoglienza visto che 1280 famiglie hanno già dato la propria disponibilità ad ospitare nuclei analoghi da tutto il mondo. Altre potranno farlo entro marzo, ma intanto anche l'80% ha ufficialmente aderito all'appello della diocesi che ha così nominato un responsabile per l'evento in ciascuna di esse. Il tema dunque non preoccupa più come nelle scorse settimane. Quanto ai volontari, dai 18 ai 70 anni, sono già 2600 e l'obiettivo è di arrivare a 5000.

TMNews, IncrociNews

Presentato il programma dei tre giorni di Papa Benedetto XVI a Milano

Esercizi spirituali in Vaticano predicati dal biblista Pasinya: la comunione degli Apostoli spiegata con la freschezza della Chiesa africana

Non si può certo dire che Benedetto XVI non ami l’Africa solo perché nell’ultimo Concistoro non erano previste berrette per vescovi di quel continente. Nel precedente del resto erano stati quattro i porporati di quella Chiesa giovane ed entusiasta cha ha coinvolto il Papa nei sui due viaggi nel continente. Per questo ha per due volte scelto un cardinale africano per la predicazione degli Esercizi spirituali alla Curia romana. Prima Francis Arinze, nigeriano, uomo di Curia, e oggi nel 2012 il cardinale congolese Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa. Nella Repubblica democratica del Congo Pasinya ha avuto spesso un importante ruolo sociale. Del resto Monsengwo significa nipote di un capo tribù e la sua è una delle famiglie reali di Basakata. Negli anni ’90 ha accompagnato l'ex Zaire nel delicato passaggio politico che ha portato alla caduta della dittatura di Mobutu. Lo scorso dicembre ha messo in dubbio il risultato elettorale in Congo delle presidenziali che vedevano la rielezione del presidente uscente Joseph Kabila: “I risultati proclamati dalla Commissione elettorale lo scorso 9 dicembre non sono conformi né alla verità né alla giustizia”. La situazione è rimasta sospesa tra la decisione di nuove elezioni e la accettazione di Kabila in attesa di cambiare le regole, mentre il paese brucia tra le epidemie di colera e morbillo e la totale instabilità politica si cui soffiano gli interessi internazionali. Pasynia è il vescovo della gente dei Grandi Laghi che soffre da decenni. Ed è stato il primo segretario speciale di un Sinodo dei vescovi, perché è un valente biblista. Il Sinodo sulla Parola di Dio ha messo in luce anche la conoscenza della Bibbia in Africa. “In Africa - ha detto il cardinale in una intervista a Jesus - l’inculturazione è stata quasi naturale, tramite proverbi e racconti, e per l’annuncio del Vangelo il concetto più elaborato è stato quello della Chiesa come famiglia di Dio.” Pasinya non ha mai nascosto i problemi sociali e politici più scottanti e i tentativi di sfruttare e marginalizzare l'Africa: “La pace va di pari passo con la giustizia, la giustizia con il diritto e il diritto con la verità” ha detto al secondo Sinodo africano, nell'ottobre 2009. Allora tenne anche la relazione sull'attuazione delle indicazioni del primo Sinodo continentale del 1994. Ora questo nuovo incarico da parte di Papa Benedetto, e la scelta di un tema che parte dalle parole dell’evangelista Giovanni che nella Prima Lettera presenta la sua intenzione di raccontare “l’esperienza di fede che gli Apostoli hanno fatto del Verbo della Vita, che era presso il Padre, e che si è manifestato a loro facendosi uomo. Infatti l’hanno vissuto, udito, contemplato e toccato con le loro mani. Egli racconta questa esperienza di fede perchè i cristiani, suoi lettori, siano in comunione con gli Apostoli, come essi stessi sono in comunione con il Padre e suo figlio Gesù Cristo”. Il cardinale congolese svilupperà questa idea di comunione, e darà i criteri che permettono ai cristiani di raggiungere questa comunione, di farla crescere e di viverla. Nella introduzione di domenica sera si è partiti dal segno della croce e la “croce uccide il nostro egoismo e ci fa comunicare al piano di salvezza di Dio”. Da questo si parte per arrivare attraverso la misericordia alla fede. La freschezza dell’Africa entra nella Cappella Redemptoris Mater: “Questa freschezza del sì alla vita che c’è in Africa - ha detto il Papa andando in Benin - questa gioventù che esiste, che è piena di entusiasmo e di speranza, anche di umorismo e di allegria, ci mostra che qui c’è una riserva umana, c’è ancora una freschezza del senso religioso e della speranza; c’è ancora una percezione della realtà metafisica, della realtà nella sua totalità con Dio: non questa riduzione al positivismo, che restringe la nostra vita e la fa un po’ arida, e anche spegne la speranza”.

Angela Ambrogetti, Korazym.org

Benedetto XVI ha deciso di non prendere nessuna decisione fino a dopo Pasqua per il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

Benedetto XVI ha deciso di non prendere nessuna decisione fino a dopo Pasqua per quanto riguarda il “cambio” alla Congregazione più delicata ed importante, Dottrina della Fede. L’attuale titolare, lo statunitense William Levada, ha da tempo offerto al Papa la sua disponibilità, e gli ha espresso il desiderio di essere sostituito. Nelle settimane passate Benedetto XVI ha ricevuto quello che sembrava un candidato più che probabile, mons. Gerhard Müller, vescovo di Ratisbona. Benedetto XVI non gli ha promesso nulla; gli ha detto però che fino a Pasqua non ci sarebbe stata nessuna decisione sul futuro di Dottrina della Fede. Si sa che a mons. Müller non dispiacerebbe essere scelto per questo incarico tanto che, a quanto sembra, l’ipotesi di farlo venire a Roma affidandogli la Biblioteca, il cui titolare card. Farina, potrebbe prima o poi rinunciare l’ha lasciato piuttosto freddo. Non è escluso però che mons. Müller possa essere nominato a Mainz, alla sede che è attualmente del card. Lehmann, e raggiungere così la dignità cardinalizia. Lehmann ha compiuto 76 anni, e ha rinunciato alla presidenza della Conferenza Episcopale tedesca per problemi di salute. Ma a quanto sembra, Benedetto XVI sta cercando un anglofono per guidare la Congregazione per la Dottrina della Fede, perché pensa, fra l’altro, che il mondo occidentale in generale, e gli Stati Uniti in particolare siano il luogo sociale e culturale in cui sono più forti e pressanti le sfide alla dottrina della Chiesa e alla fede cristiana.

Marco Tosatti, San Pietro e dintorni

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Rylko: il Papa segue da vicino i preparativi. Il 4 marzo parte la campagna per l'accoglienza dei pellegrini

Benedetto XVI sta monitorando da vicino i preparativi per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù e spera nell‘impegno di tutti i giovani in questa grande avventura della fede che è la GMG. E’ quanto ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (Pcl), card. Stanislaw Rylko, al suo arrivo, ieri, a Rio de Janeiro, città che ospiterà la Giornata mondiale della Gioventù 2013 (23-28 luglio). Accompagnato, tra gli altri, da padre Eric Jacquinet, responsabile della sezione Giovani del Pcl, il cardinale si fermerà in Brasile fino al 2 marzo per fare il punto sui preparativi della Giornata. A tale riguardo, riferisce l’arcidiocesi di Rio, la delegazione vaticana incontrerà il Comitato organizzatore dell’evento ed i vescovi brasiliani delegati. Oggi il card. Rylko vedrà il governatore di Rio, Sergio Cabral e il sindaco della città, Eduardo Paes insieme ai responsabili dei movimenti e delle nuove comunità. Per domani il programma prevede la visita ad alcuni luoghi deputati ad accogliere le celebrazioni papali. Il 1° marzo, giorno in cui Rio celebra i 447 anni della sua fondazione, il card. Rylko presiederà una Messa nella santuario dell’arcidiocesi del Cristo Redentore del Corcovado, cui farà seguito una veglia notturna dei giovani nella chiesa di Sant’Anna. Ultimo atto della visita sarà una conferenza stampa, il 2 marzo, presso l’arcidiocesi. Sarà lanciata, domenica 4 marzo, nell’arcidiocesi di Rio de Janeiro, la campagna di ospitalità ed accoglienza dei pellegrini per la GMG 2013. Come tradizione consolidata, i giovani che arriveranno a Rio in quei giorni, saranno ospitati presso scuole, palestre, centri sociali, case vacanze ed altri luoghi coperti ed anche in famiglia. Il comitato organizzatore punta molto all’accoglienza delle famiglie, come spiega dall’arcidiocesi, suor Maria Grazia, responsabile della campagna: “Accogliendo un giovane la famiglia sentirà la gioia di condividere la propria fede con un pellegrino di un altro Paese mentre questo potrà sperimentare la virtù cristiana della carità”. Dal 4 marzo verranno raccolte le disponibilità all’accoglienza, da parte sua il Comitato fornirà il vitto agli iscritti alla GMG. Questi ultimi, afferma la religiosa, “saranno smistati nelle famiglie a seconda della provenienza linguistica. Le parrocchie saranno chiamate a formare dei volontari preparati adeguatamente per accogliere nel miglior modo possibile i giovani in arrivo”. Intanto il prossimo 3 marzo scadrà il termine per la presentazione del testo dell’inno ufficiale di Rio 2013. I risultati della selezione saranno resi noti il 1° aprile.

SIR