domenica 13 settembre 2009

Messaggio del Papa all'Unesco: incoraggio quanti lavorano a favore dell'alfabetizzazione, una delle leve più importanti per lo sviluppo della persona

Benedetto XVI ha incoraggiato l'opera a favore dell'alfabetizzazione svolta dall'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Istruzione, la Scienza e la Cultura, considerando che si tratta di una "fucina di umanizzazione". Il messaggio pontificio, inviato a nome del Papa dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, è indirizzato al direttore generale dell'istituzione, Koichiro Matsuura, in occasione della Giornata Mondiale per l'Alfabetizzazione, celebrata l'8 settembre. Il messaggio del Papa è giunto alla sede dell'Unesco, a Parigi, mentre si svolgeva la riunione del Consiglio Esecutivo. Nel testo, Papa Benedetto trasmette "il suo incoraggiamento a tutte le persone che nell'Unesco lavorano a favore dell'alfabetizzazione", perché, "come la fame, la povertà e le malattie endemiche, l'analfabetismo costituisce uno dei maggiori freni allo sviluppo". Secondo il Pontefice, l'alfabetizzazione "rappresenta una delle leve più importanti per lo sviluppo integrale delle persone, facendo sì che siano più capaci di orientarsi da sé e di partecipare attivamente alla vita pubblica". Con l'alfabetizzazione, il Papa auspica che "ci sia un'evoluzione verso società più istruite e più solidali", consolidando "una vita democratica capace di assicurare la pace e la libertà", come egli stesso ha affermato nella sua Enciclica "Caritas in Veritate" (cfr. n.21). Il Papa chiede ai "discepoli di Cristo di coinvolgersi con un'intensità particolare in questa fucina di umanizzazione che deve anche permettere agli uomini di accedere più liberamente alle Sacre Scritture, la cui lettura e meditazione mostra l'eminente scienza di Gesù Cristo". Auspicando che l'Unesco coinvolga nell'obiettivo dell'alfabetizzazione tutti i Paesi membri, il messaggio termina garantendo le benedizioni del Santo Padre per i collaboratori di questa istituzione. Come ha spiegato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in un messaggio inviato in occasione della Giornata Mondiale per l'Alfabetizzazione, circa 776 milioni di adulti, per la maggior parte donne, non hanno i rudimenti della lettura, della scrittura e del calcolo aritmetico.

Zenit

Mons. Zimowski: per Benedetto XVI c'è il rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale per la mancanza di farmaci nei Paesi poveri

Benedetto XVI teme, a causa della carenza di farmaci di prima necessità, "il rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale", che potrebbe colpire soprattutto i paesi poveri. La grave preoccupazione del Papa è stata riportata oggi dall'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, durante il congresso mondiale della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici, in corso a Poznan, in Polonia. "In troppe zone - ha detto il presule - mancano i farmaci di prima necessità, le prestazioni di base che garantiscono la difesa primaria. Spesso, per motivi economici, vengono trascurate le malattie tipiche dei paesi in via di sviluppo perché, sebbene colpiscano ed uccidano milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco. Alcuni di questi medicamenti potrebbero essere facilmente realizzati sulla base delle conoscenze scientifiche correnti, ma non vedono la luce per motivi esclusivamente economici". "Da qui - prosegue Zimowski - proviene un termine sintomatico, "orphan drugs" - farmaci orfani - vale a dire quelli che non si studiano, si producono, si distribuiscono perché i potenziali acquirenti, che sono milioni, non hanno la capacità economica di comprarli. Appare evidente che lo sviluppo dei medicinali è ormai governato non più dall'etica tradizionale della medicina, ma dalla logica dell'industria". Un altro drammatico problema denunciato da monsignor Zimonwski è quello della "contraffazione e falsificazione dei farmaci" che "colpiscono innanzitutto i soggetti in età pediatrica. Falsi antibiotici e falsi vaccini producono gravi ripercussioni negative sulla loro salute. Molte sono le morti per malattie respiratorie nei bambini africani, sicuramente più numerose se curate con antibiotici falsi, senza principio attivo ed in compenso acquistati a caro prezzo". Da qui l'invito della Chiesa "a denunciare con coraggio tutte le forme di contraffazione e falsificazione dei medicinali ed ad opporsi alla loro distribuzione". Il presule, citando Giovanni Paolo II, ha poi ricordato il ruolo di servizio alla vita del farmacista cattolico: "Nella distribuzione delle medicine – afferma Giovanni Paolo II – il farmacista non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni. Il guadagno, legittimo e necessario, dev’essere sempre subordinato al rispetto della legge morale e all’adesione al magistero della Chiesa (…) Per il farmacista cattolico, l’insegnamento della Chiesa sul rispetto della vita e della dignità della persona umana, sin dal suo concepimento fino ai suoi ultimi momenti, è di natura etica e morale. Non può essere sottoposto alle variazioni di opinioni o applicato secondo opzioni fluttuanti". Quindi cita Benedetto XVI: "non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l’annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona. Il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il ruolo terapeutico".

La Repubblica, Radio Vaticana

Il Papa all'Angelus: non basta credere in Dio, occorre amare il prossimo e una vita purissima. Maria ci doni il coraggio di testimoniare la croce

Non è un vero credente chi dice di avere fede ma non ama in modo concreto i fratelli e non segue Gesù sulla via della croce: è questo in sintesi quanto ha detto il Papa oggi all’Angelus a Castel Gandolfo. Benedetto XVI ha ribadito che il Signore non è venuto a insegnarci una filosofia ma la via che conduce alla vita. Il Papa, commentando le letture della XXIV Domenica del Tempo Ordinario, esorta i fedeli a rispondere a due questioni cruciali: “Chi è per te Gesù di Nazaret?”. E poi: “La tua fede si traduce in opere oppure no?”. Alla prima domanda Pietro dà una risposta netta e immediata: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare il suo popolo. “Pietro e gli altri apostoli, dunque – afferma il Papa - a differenza della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro, o un profeta, ma molto di più. Hanno fede: credono che in Lui è presente e opera Dio”. “Subito dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di sofferenza e di morte. Gesù allora deve rimproverarlo con forza, per fargli capire che non basta credere che Lui è Dio, ma spinti dalla carità bisogna seguirlo sulla sua stessa strada, quella della croce (cfr Mc 8,31-33). Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita”. “Questa via – ha aggiunto - è l’amore, che è l’espressione della vera fede”. “Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui. Lo afferma chiaramente San Giacomo nella seconda lettura della Messa di questa Domenica: ‘Se non è seguita dalle opere, [la fede] in se stessa è morta’”(Gc 2,17). A questo proposito, il Papa ha citato uno scritto di San Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, che il calendario liturgico invita a ricordare oggi: “Proprio commentando il passo citato della Lettera di Giacomo egli scrive: ‘Uno può anche avere una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza. Quando dunque leggi nel Vangelo: 'Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio' (Gv 17,3), non pensare che questo verso basti a salvarci: sono necessari una vita e un comportamento purissimi’”. Infine, il Papa ha ricordato che domani la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce e il giorno seguente la Madonna Addolorata. “La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione. Impariamo da Lei a testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità, certi che nulla va perso di quanto facciamo”. “La croce di Cristo – ha concluso il Papa salutando i fedeli polacchi – non è per noi motivo di scandalo, ma di vanto” perché è il “segno dell’infinito amore di Dio, in cui si è compiuta la nostra salvezza”.

Radio Vaticana

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

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Papa Benedetto XVI a Malta nell'aprile 2010 nel 1950° anniversario del naufragio di San Paolo

Il Papa compirà un viaggio apostolico a Malta nell’aprile del prossimo anno. Lo hanno annunciato ieri i vescovi maltesi in un comunicato e lo conferma la Radio Vaticana. Si tratta della terzo viaggio pontificio nell’arcipelago dopo quelle di Giovanni Paolo II nel 1990 e nel 2001. Il dottor Alberto Gasbarri, responsabile dei viaggi apostolici internazionali del Papa, si recherà a Malta in ottobre per l’organizzazione del programma. Benedetto XVI ha dunque accolto l’invito rivoltogli nei mesi scorsi dai vescovi locali e dal presidente maltese. Il viaggio avverrà nel 1950° anniversario del naufragio di San Paolo nell’arcipelago che secondo la tradizione avvenne nell’anno 60 durante il suo viaggio verso Roma. L’Apostolo delle Genti – narrano gli Atti degli Apostoli – fu accolto dalla popolazione locale “con rara umanità”. Qui rimase tre mesi prima di salpare per la Sicilia: morso da una vipera, non ebbe alcuna conseguenza; molti isolani che avevano malattie accorsero da lui e vennero guariti. Il 16 giugno 2005 Benedetto XVI, ricevendo il nuovo ambasciatore maltese presso la Santa Sede, ha ricordato le profonde radici cristiane di Malta, un “patrimonio di valori culturali e religiosi” sui quali si può costruire “un futuro di solidarietà e pace”. “Dar vita a un’Europa unita e solidale – aveva sottolineato - è impegno di tutti i popoli che la compongono. L’Europa infatti deve saper coniugare i legittimi interessi di ogni nazione con le esigenze del bene comune dell’intero Continente”. In questo contesto, in una recente intervista a L’Osservatore Romano, l'arcivescovo di Malta, Paul Cremona, ha rivolto un appello ad accogliere i migranti come venne accolto il naufrago San Paolo. Il presule ha spiegato che accogliendo l´apostolo Paolo, i maltesi hanno mostrato "un senso forte di apertura verso il 'diverso', lo straniero. Un sentimento – ha aggiunto - che deve essere conservato e praticato anche nell´attuale momento storico segnato dalle grandi migrazioni di massa: fenomeno che a Malta, situata nel centro del Mediterraneo, si manifesta in modo particolare essendo teatro di sbarchi di stranieri irregolari provenienti dall´Africa". Occorre "eliminare i pregiudizi – ha affermato – e considerare gli immigrati innanzitutto come persone”. Malta, indipendente dal Regno Unito nel 1964, conta oltre 410 mila abitanti, al 98% cattolici. Dal primo maggio 2004 è Stato membro dell’Unione Europea e dal primo gennaio 2008 ha adottato l’euro.

Apcom

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