giovedì 21 luglio 2011

Le giornate di Benedetto XVI a Castel Gandolfo tra lavoro e riposo. Oltre al terzo volume su Gesù di Nazaret spazio alla riflessione sulla fede

Come l’anno scorso, queste giornate di luglio a Castel Gandolfo sono per Benedetto XVI un tempo di lavoro più intenso e più raccolto, con uno spazio maggiore per la meditazione, la lettura personale, l’attenzione alla natura, la distensione. Non sono mancati alcuni impegni abituali come gli incontri di lavoro con il cardinale segretario di Stato e altri prelati, o l’udienza al primo ministro della Malaysia, nella mattina di lunedi scorso. I giorni trascorrono ordinati, secondo un orario leggermente anticipato rispetto a quello abituale, con passeggiate nel verde, solitamente pomeridiane, scandite dalla preghiera mariana del rosario recitato con il segretario particolare e i collaboratori piu stretti, di norma concluso davanti all’immagine della Madonna cara a Pio XI. Molte le carte e i libri portati dal Vaticano, in vista tra l’altro dei prossimi viaggi a Madrid e in Germania. L’impegno prioritario e rivolto alla preparazione e alla scrittura della conclusione dell’opera su Gesù di Nazaret, dedicata a un’analisi dei Vangeli dell’infanzia. Un altro tema centrale sta a cuore a Benedetto XVI: la riflessione sulla fede, mentre si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Vaticano II (11 ottobre 1962), al quale Joseph Ratzinger ha partecipato sin dall’inizio. "Se il Concilio non tratta espressamente della fede, ne parla ad ogni pagina": a esprimersi cosi, l’8 marzo 1967, era Paolo VI, che il 29 giugno successivo, nel diciannovesimo centenario del martirio di Pietro e Paolo, inauguro un "Anno della fede" concluso il 30 giugno 1968 con il "Credo del popolo di Dio".

L'Osservatore Romano

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. 'Terra amata', il volume-omaggio al Papa della sua arcidiocesi di Monaco e Frisinga

"Annunciare il messaggio salvifico e liberatore di Gesù è compito della Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo. Anche nella nostra terra bavarese, che ormai da oltre 1.250 anni ha un’impronta cristiana, il potenziale del cristianesimo continua a esprimersi. Bisogna solo trovare sempre e di nuovo le risposte giuste ai 'segni dei tempi'. Per questo confidiamo nell’aiuto e nella intercessione dei nostri patroni, del Santo vescovo Corbiniano e della Santissima Madre di Dio, Maria". Così scrive il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga nell’introduzione al volume "Geliebte Heimat. Papst Benedikt XVI. und das Erzbistum München und Freising" (München, Verlag Sankt Michaelsbund, 2011, pagine 112) a cura di Peter Pfister. È l’omaggio dell’arcidiocesi presentato al Papa lo scorso 1° luglio in occasione del pranzo con i cardinali per il sessantesimo anniversario della sua Ordinazione sacerdotale. Il volume, grazie a un ricco, e per alcune immagini anche raro, corredo fotografico, ripercorre le tappe della vita del Pontefice dall’infanzia al viaggio in Baviera nel settembre 2006 (foto). Testimonianza affettuosa di un legame ininterrotto, e ricambiato, con la sua terra amata.

L'Osservatore Romano

Martin: a Cloyne disattese le norme contro la pedofilia volute nel 2001 dal card. Ratzinger. Mai richiamato dal Vaticano per le denunce alla polizia

Ieri pomeriggio, l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin (nella foto con Benedetto XVI), è intervenuto nel sempre più acceso dibattito in Irlanda innescato dalla pubblicazione, nei giorni scorsi, di un rapporto sugli abusi su minori compiuti da alcuni sacerdoti nella diocesi di Cloyne. In un’intervista alla Radio nazionale Rte, il presule ha ribadito il suo profondo dolore per la vicenda; quindi ha risposto ad alcune domande sulle dichiarazioni rese ieri dal primo ministro irlandese, Enda Kelly, che, nel corso di un dibattito parlamentare sul Rapporto Cloyne, ha accusato il Vaticano di aver incoraggiato i vescovi a non denunciare gli abusi alle autorità ufficiali. Mons. Martin ha negato con forza tali accuse, sottolineando che nella diocesi di Cloyne sono state ignorate le norme del 2001, volute dall’allora card. Ratzinger, dunque dal Papa attuale. Il primate d’Irlanda ha anche affermato come lui stesso abbia consegnato personalmente 70mila documenti alla Commissione d’inchiesta Murphy, denunciando tutti i casi di dichiarazioni di abuso alla polizia irlandese e ha aggiunto: “Non sono mai stato richiamato dal Vaticano per questo”. Ha poi espresso la sua indignazione e vergogna per quanto è stato fatto alle vittime e ad altre persone nella Chiesa, rilevando nello stesso tempo che questo scandalo colpisce anche tutti quei sacerdoti che testimoniano ogni giorno la loro fedeltà a Cristo. E ha raccontato un recente episodio dove alcuni sacerdoti anziani, “uomini di grande integrità e bontà”, sono stati pesantemente insultati durante il funerale di un compagno sacerdote. “Questa – ha detto mons. Martin - è la Chiesa di cui sono fiero e che ho la responsabilità di difendere”. Il presule ha denunciato coloro che “si prendono gioco” delle norme per tradire la Chiesa, ma ha anche criticato il governo irlandese per non essere riuscito a dare misure adeguate di protezione ai bambini. Infine, l’arcivescovo Martin ha esortato a non mettere in pericolo la collaborazione tra i vari attori della società civile: “Non voglio vedere – ha detto - contrasti tra Chiesa, Stato e volontari. Dovremmo tutti lavorare insieme per garantire che i bambini siano protetti”.

Radio Vaticana

“Nella Chiesa c’è ancora chi resiste, ma la linea del Papa si sta affermando”

Attacco oltre i confini dell'ingiuria del primo ministro d'Irlanda alla Santa Sede sulla gestione dei casi di pedofilia nella diocesi di Cloyne

Il primo ministro irlandese Enda Kenny ha lanciato ieri un attacco senza precedenti alla Santa Sede accusando pesantemente il Vaticano di non aver affrontato a dovere lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai preti pedofili. Le critiche sono state formulate nel corso di un dibattito parlamentare sul rapporto pubblicato la scorsa settimana, nel quale si imputa alla Chiesa Cattolica romana di aver reagito in modo inappropriato di fronte alle accuse di violenze nei confronti di 19 esponenti religiosi nella diocesi di Cloyne, nel sud dell’Irlanda. Davanti al Dail, la camera bassa del Parlamento irlandese, Kenny ha detto che il rapporto “ha evidenziato il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano e democratico non più di tre anni fa, non trent’anni fa”. Secondo il premier, il rapporto Cloyne “fa emergere la disfunzione, la disconnessione e l’elitarismo che dominano la cultura del Vaticano. Lo stupro e la tortura di bambini sono stati minimizzati per sostenere, invece, il primato delle istituzioni, il suo potere e la sua reputazione”. Nella parte finale della sua requisitoria, che ha superato i confini dell’ingiuria, il politico irlandese, dichiaratosi “cattolico praticante”, non si è nemmeno astenuto dal lanciare una stilettata diretta contro il Papa, citando e criticando questa frase dell’allora card. Joseph Ratzinger: “Standard di condotta appropriati alla società civile o al funzionamento di una democrazia non possono essere puramente e semplicemente applicati alla Chiesa”. Kenny ha pronunciato il suo discorso appoggiando la mozione approvata all’unanimità dal Parlamento, in cui pure si “deplora” il Vaticano. Mozione che ricorda quella approvata da un Parlamento di un altro Paese di tradizione cattolica, il Belgio, contro le affermazioni del Papa sull’Aids e i profilattici durante il viaggio in Camerun e Angola del 2009. In quel caso, dopo un paio di settimane, vi fu una reazione ferma della Santa Sede. Reazione che, si suppone, arriverà anche in questo caso. E che è stata già preannunciata dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale, martedì scorso, aveva detto che la diplomazia pontificia avrebbe formalmente replicato alle prime accuse contro Roma già formulate da alcuni esponenti governativi irlandesi. Nell’occasione padre Lombardi, seppur a titolo personale, aveva già replicato alle accuse. Ma le parole del por­tavoce vaticano non sembrano essere state prese minimamente in considerazione dalle autorità governative e parlamentari del l’Irlanda.

Gianni Cardinale, Avvenire

Benedetto XVI e le Giornate Mondiali della Gioventù: l'amore di Gesù libera dai conformismi e mette le ali a una vita. E' bello essere cristiani!

Tra poco meno di un mese, Benedetto XVI atterrerà a Madrid per dare l’avvio alla fase culminante della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Per il Papa sarà il terzo raduno a livello internazionale, dopo gli appuntamenti di Colonia 2005 e Sydney 2008. Giunte qualche giorno fa nella capitale spagnola, la Croce e l’Icona della Giornata simboleggiano bene il tema attorno al quale si articolerà la catechesi del Papa, che per la GMG 2011 ha per titolo “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Una catechesi che Benedetto XVI in questi anni ha sviluppato a “tappe”. La prima GMG di Benedetto XVI non comincia a Colonia, il 18 agosto 2005, ma quattro giorni prima a Castel Gandolfo. È una calda vigilia della solennità dell’Assunta, e quel giorno l’allora responsabile del programma tedesco della Radio Vaticana, padre Eberhard von Gemmingen, viene ricevuto nella residenza estiva dei Papi. Il nuovo Pontefice ha deciso di rilasciare la prima intervista in assoluto alla “sua” radio per lanciare un messaggio ai ragazzi di tutto il mondo. Un passaggio dell’intervista colpisce molti. Benedetto XVI, che alcuni organi di informazione sin dal momento della sua elezione hanno frettolosamente tacciato di scarso “appeal” mediatico, è in realtà un uomo di grande finezza, che non parla del cristianesimo usando concetti risaputi e un linguaggio dottorale, ma parole che spesso sorprendono per l’esatto contrario, per la loro semplicità e la loro franchezza. Com’è nel caso di questo pensiero ai giovani: “Vorrei fare capire loro che è bello essere cristiani! L’idea genericamente diffusa è che i cristiani debbano osservare un’immensità di comandamenti, divieti, principi e simili e che quindi il cristianesimo sia qualcosa di faticoso e oppressivo da vivere e che si è più liberi senza tutti questi fardelli. Io invece vorrei mettere in chiaro che essere sostenuti da un grande Amore e da una rivelazione non è un fardello ma sono ali e che è bello essere cristiani” (Intervista alla Radio Vaticana in vista delle GMG di Colonia).
“È bello essere cristiani”. Un’affermazione che cozza contro gli infiniti e triti luoghi comuni, ripetuti da chi del Vangelo e della vita della Chiesa conserva qualche annoiato ricordo del catechismo, mentre magari aggiorna la propria fede con il sentito dire di un telegiornale o di un video su Youtube. Invece, Benedetto XVI invita i giovani a fare di Gesù un’esperienza diretta. Provate a conoscerlo di persona, dice, e vi accorgerete che le sue “regole” vi cambieranno la vita in meglio: “I Dieci Comandamenti ai quali Gesù, nella sua risposta, accenna sono solo una esplicitazione del Comandamento dell’amore: sono – per così dire – regole dell’amore, indicano la strada dell’amore con questi punti essenziali: la famiglia come fondamento della società, la vita da rispettare come dono di Dio, l’ordine della sessualità, della relazione tra uomo e donna, l’ordine sociale e, finalmente, la Verità. Questi elementi essenziali esplicitano la strada dell’amore: come realmente amare e trovare la via retta” (Incontro con i giovani di Roma in preparazione alla GMG, 25 marzo 2010).
E se scegliere Gesù vuol dire rinunciare alla “libertà” che offre il disimpegno, o alle estasi a breve scadenza di chi beve o si droga, ebbene, afferma Benedetto XVI, tali rinunce si fanno se hanno un perché, come gli atleti che si preparano alle Olimpiadi sapendo che vale la pena fare quegli sforzi: “Superare con queste rinunce la tentazione del momento, andare avanti verso il bene crea la vera libertà e rende preziosa la vita. In questo senso mi sembra che dobbiamo vedere che senza un ‘no’ a certe cose non cresce il grande ‘sì’ alla vera vita!” (Incontro con i giovani di Roma in preparazione alla GMG, 25 marzo 2010).
Ecco, allora, la proposta della GMG che, da Colonia a Madrid, è possibile cogliere nelle parole del Papa. Una proposta di libertà: siate liberi non di fare quello che volete, ma liberi di fare il bene. Questa, insiste Benedetto XVI, è la bellezza che allarga il cuore di chi vive il cristianesimo e che viceversa non coglie chi preferisce “mediare” tra la coerenza e la comodità: “Non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Si sceglie quello che piace, e certuni sanno anche trarne un profitto. Ma la religione cercata alla maniera del ‘fai da te’ alla fin fine non ci aiuta. È comoda, ma nell’ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui” (Veglia con i giovani a Colonia, 20 agosto 2005).
Dunque, cari giovani, conclude idealmente Benedetto XVI: “Custodite la fiamma che lo Spirito Santo ha acceso nei vostri cuori, perché non abbia a spegnersi, ma anzi arda sempre più e diffonda luce e calore a chi incontrerete sulla vostra strada, specialmente a quanti hanno smarrito la fede e la speranza. La Vergine Maria vegli su di voi in questa notte ed ogni giorno della vostra vita” (Veglia con i giovani a Sydney, 19 luglio 2008).

Radio Vaticana

E' morto il card. Kazimierz Świątek. Il cordoglio del Papa: testimonianza coraggiosa a Cristo e alla sua Chiesa in tempi particolarmente difficili

Papa Benedetto XVI ha espresso in un telegramma il suo cordoglio per la morte del card. Kazimierz Świątek (foto), avvenuta questo giovedì all'età di 96 anni a Pinsk (Bielorussia). Il cardinale era arcivescovo emerito di Minsk-Mohilev ed era stato amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Pinsk. I funerali si svolgeranno lunedì 25 luglio nella Cattedrale di Pinsk. Nel testo inviato al vescovo di Grodno e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici in Bielorussia, mons. Aleksander Kaszkiewicz, il Pontefice sottolinea di aver “appreso con dolore la mesta notizia” della morte del porporato e di “elevare fervide preghiere a Dio perché conceda il riposo eterno a questo zelante e generoso pastore”. “Mi unisco spiritualmente al cordoglio delle comunità diocesane dove egli esercitò con sollecitudine il ministero episcopale”, sottolinea il Santo Padre, ricordando “la testimonianza coraggiosa” resa dal cardinale “a Cristo e alla sua Chiesa in tempi particolarmente difficili”, così come “l'entusiasmo prodigato in seguito nel contribuire al cammino di rinascita spirituale” della Bielorussia. Il Papa esprime quindi le sue “sentite condoglianze” a mons. Tadeusz Kondrusiewicz, attuale arcivescovo di Minsk-Mohilev e amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Pinsk, “all'episcopato bielorusso, al presbiterio, alle comunità religiose e a tutti i fedeli delle Chiese” che il porporato defunto “ha amato e servito”. Imparte infine “di cuore” “la confortatrice benedizione apostolica quale segno di fede e di speranza cristiana nel Signore risorto”. Kazimierz Świątek era nato a Valga il 21 ottobre 1914 ed era stato ordinato sacerdote l'8 aprile 1939. Era stato consacrato vescovo il 21 maggio 1991. Giovanni Paolo II lo aveva creato cardinale nel concistoro del 26 novembre 1994. Dal 1999 al 2006 era stato presidente della Conferenza Episcopale bielorussa. L'8 marzo scorso, il porporato si era fratturato una gamba. Operato il 7 aprile, era caduto in uno stato di incoscienza dal quale non si era poi ripreso. Con la morte del card. Świątek, il Collegio cardinalizio ha 196 membri, 114 dei quali elettori. Ci sono 106 cardinali europei, 21 dell'America del Nord, 31 dell'America Latina, 17 dell'Africa, 19 dell'Asia e 4 dell'Oceania.

Zenit

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA SCOMPARSA DEL CARD. KAZIMIERZ ŚWIĄTEK

ll Papa in Benin. Presentati i tre obiettivi centrali di carattere pastorale. Il ministro degli esteri: è un evento che onora tutta l'Africa

A una conferenza stampa che si è tenuta martedì scorso a Cotonou, il vice-presidente del Comitato organizzativo, mons. Eugène Houndekon, ha illustrato i tre obiettivi centrali del Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Benin, dal 18 al 20 novembre, sottolineandone il carattere pastorale: la consegna dell’Esortazione Apostolica post-sinodale frutto del II Sinodo per l’Africa del 2009, la celebrazione con il Santo Padre del “Giubileo dei 150 anni dell’evangelizzazione del Benin” e, infine, la commemorazione del compianto cardinale beninese Bernardin Gantin. Padre André Quenum, responsabile della comunicazione del comitato organizzativo, ha sottolineato, da parte sua, l’importanza del viaggio di Benedetto XVI non solo per i cattolici, ma per tutto il popolo beninese e che essa servirà a rendere visibile la Chiesa Famiglia che è in Africa. Egli ha quindi rivolto un appello a tutt i beninesi a contribuire al successo dell’evento. In un'intervista al quotidiano cattolico francese La Croix, il ministro degli Esteri beninese Nassirou Bako-Arifari, afferma che il viaggio del Papa in Benin “onora tutta l’Africa”. Nell’intervista, rilasciata durante la visita a Roma il 4 e 5 luglio in occasione del 40° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Santa sede e Benin, il capo della diplomazia di Cotonou sottolinea i buoni rapporti con la Chiesa e il suo contributo alla costruzione della Nazione, tema che è stato al centro dell’incontro della delegazione beninese con mons. Dominique Mamberti, Segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati.

Radio Vaticana