Tra poco meno di un mese, Benedetto XVI atterrerà a Madrid per dare l’avvio alla fase culminante della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Per il Papa sarà il terzo raduno a livello internazionale, dopo gli appuntamenti di Colonia 2005 e Sydney 2008. Giunte qualche giorno fa nella capitale spagnola, la Croce e l’Icona della Giornata simboleggiano bene il tema attorno al quale si articolerà la catechesi del Papa, che per la GMG 2011 ha per titolo “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Una catechesi che Benedetto XVI in questi anni ha sviluppato a “tappe”. La prima GMG di Benedetto XVI non comincia a Colonia, il 18 agosto 2005, ma quattro giorni prima a Castel Gandolfo. È una calda vigilia della solennità dell’Assunta, e quel giorno l’allora responsabile del programma tedesco della Radio Vaticana, padre Eberhard von Gemmingen, viene ricevuto nella residenza estiva dei Papi. Il nuovo Pontefice ha deciso di rilasciare la prima intervista in assoluto alla “sua” radio per lanciare un messaggio ai ragazzi di tutto il mondo. Un passaggio dell’intervista colpisce molti. Benedetto XVI, che alcuni organi di informazione sin dal momento della sua elezione hanno frettolosamente tacciato di scarso “appeal” mediatico, è in realtà un uomo di grande finezza, che non parla del cristianesimo usando concetti risaputi e un linguaggio dottorale, ma parole che spesso sorprendono per l’esatto contrario, per la loro semplicità e la loro franchezza. Com’è nel caso di questo pensiero ai giovani: “Vorrei fare capire loro che è bello essere cristiani! L’idea genericamente diffusa è che i cristiani debbano osservare un’immensità di comandamenti, divieti, principi e simili e che quindi il cristianesimo sia qualcosa di faticoso e oppressivo da vivere e che si è più liberi senza tutti questi fardelli. Io invece vorrei mettere in chiaro che essere sostenuti da un grande Amore e da una rivelazione non è un fardello ma sono ali e che è bello essere cristiani” (Intervista alla Radio Vaticana in vista delle GMG di Colonia).
“È bello essere cristiani”. Un’affermazione che cozza contro gli infiniti e triti luoghi comuni, ripetuti da chi del Vangelo e della vita della Chiesa conserva qualche annoiato ricordo del catechismo, mentre magari aggiorna la propria fede con il sentito dire di un telegiornale o di un video su Youtube. Invece, Benedetto XVI invita i giovani a fare di Gesù un’esperienza diretta. Provate a conoscerlo di persona, dice, e vi accorgerete che le sue “regole” vi cambieranno la vita in meglio: “I Dieci Comandamenti ai quali Gesù, nella sua risposta, accenna sono solo una esplicitazione del Comandamento dell’amore: sono – per così dire – regole dell’amore, indicano la strada dell’amore con questi punti essenziali: la famiglia come fondamento della società, la vita da rispettare come dono di Dio, l’ordine della sessualità, della relazione tra uomo e donna, l’ordine sociale e, finalmente, la Verità. Questi elementi essenziali esplicitano la strada dell’amore: come realmente amare e trovare la via retta” (Incontro con i giovani di Roma in preparazione alla GMG, 25 marzo 2010).
E se scegliere Gesù vuol dire rinunciare alla “libertà” che offre il disimpegno, o alle estasi a breve scadenza di chi beve o si droga, ebbene, afferma Benedetto XVI, tali rinunce si fanno se hanno un perché, come gli atleti che si preparano alle Olimpiadi sapendo che vale la pena fare quegli sforzi: “Superare con queste rinunce la tentazione del momento, andare avanti verso il bene crea la vera libertà e rende preziosa la vita. In questo senso mi sembra che dobbiamo vedere che senza un ‘no’ a certe cose non cresce il grande ‘sì’ alla vera vita!” (Incontro con i giovani di Roma in preparazione alla GMG, 25 marzo 2010).
Ecco, allora, la proposta della GMG che, da Colonia a Madrid, è possibile cogliere nelle parole del Papa. Una proposta di libertà: siate liberi non di fare quello che volete, ma liberi di fare il bene. Questa, insiste Benedetto XVI, è la bellezza che allarga il cuore di chi vive il cristianesimo e che viceversa non coglie chi preferisce “mediare” tra la coerenza e la comodità: “Non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Si sceglie quello che piace, e certuni sanno anche trarne un profitto. Ma la religione cercata alla maniera del ‘fai da te’ alla fin fine non ci aiuta. È comoda, ma nell’ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui” (Veglia con i giovani a Colonia, 20 agosto 2005).
Dunque, cari giovani, conclude idealmente Benedetto XVI: “Custodite la fiamma che lo Spirito Santo ha acceso nei vostri cuori, perché non abbia a spegnersi, ma anzi arda sempre più e diffonda luce e calore a chi incontrerete sulla vostra strada, specialmente a quanti hanno smarrito la fede e la speranza. La Vergine Maria vegli su di voi in questa notte ed ogni giorno della vostra vita” (Veglia con i giovani a Sydney, 19 luglio 2008).
Radio Vaticana