giovedì 21 luglio 2011

Attacco oltre i confini dell'ingiuria del primo ministro d'Irlanda alla Santa Sede sulla gestione dei casi di pedofilia nella diocesi di Cloyne

Il primo ministro irlandese Enda Kenny ha lanciato ieri un attacco senza precedenti alla Santa Sede accusando pesantemente il Vaticano di non aver affrontato a dovere lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai preti pedofili. Le critiche sono state formulate nel corso di un dibattito parlamentare sul rapporto pubblicato la scorsa settimana, nel quale si imputa alla Chiesa Cattolica romana di aver reagito in modo inappropriato di fronte alle accuse di violenze nei confronti di 19 esponenti religiosi nella diocesi di Cloyne, nel sud dell’Irlanda. Davanti al Dail, la camera bassa del Parlamento irlandese, Kenny ha detto che il rapporto “ha evidenziato il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano e democratico non più di tre anni fa, non trent’anni fa”. Secondo il premier, il rapporto Cloyne “fa emergere la disfunzione, la disconnessione e l’elitarismo che dominano la cultura del Vaticano. Lo stupro e la tortura di bambini sono stati minimizzati per sostenere, invece, il primato delle istituzioni, il suo potere e la sua reputazione”. Nella parte finale della sua requisitoria, che ha superato i confini dell’ingiuria, il politico irlandese, dichiaratosi “cattolico praticante”, non si è nemmeno astenuto dal lanciare una stilettata diretta contro il Papa, citando e criticando questa frase dell’allora card. Joseph Ratzinger: “Standard di condotta appropriati alla società civile o al funzionamento di una democrazia non possono essere puramente e semplicemente applicati alla Chiesa”. Kenny ha pronunciato il suo discorso appoggiando la mozione approvata all’unanimità dal Parlamento, in cui pure si “deplora” il Vaticano. Mozione che ricorda quella approvata da un Parlamento di un altro Paese di tradizione cattolica, il Belgio, contro le affermazioni del Papa sull’Aids e i profilattici durante il viaggio in Camerun e Angola del 2009. In quel caso, dopo un paio di settimane, vi fu una reazione ferma della Santa Sede. Reazione che, si suppone, arriverà anche in questo caso. E che è stata già preannunciata dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale, martedì scorso, aveva detto che la diplomazia pontificia avrebbe formalmente replicato alle prime accuse contro Roma già formulate da alcuni esponenti governativi irlandesi. Nell’occasione padre Lombardi, seppur a titolo personale, aveva già replicato alle accuse. Ma le parole del por­tavoce vaticano non sembrano essere state prese minimamente in considerazione dalle autorità governative e parlamentari del l’Irlanda.

Gianni Cardinale, Avvenire