mercoledì 13 febbraio 2013

Bertone al Papa: c'è un velo di tristezza sul nostro cuore. Grazie per averci dato il luminoso esempio di semplice e umile lavoratore della vigna del Signore, un lavoratore che ha portato Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Il sorriso di Benedetto XVI al lunghissimo applauso finale

"Con sentimenti di grande commozione e di profondo rispetto non solo la Chiesa, ma tutto il mondo, hanno appreso la notizia della Sua decisione di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore dell'Apostolo Pietro''. È l’indirizzo di omaggio al Papa, rivolto dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, al termine della Messa nella Basilica di San Pietro per il Mercoledì delle Ceneri. “Non saremmo sinceri, Santità, se non le dicessimo che questa sera c’è un velo di tristezza sul nostro cuore”, ha esordito il card. Bertone. “In questi anni, il suo magistero è stato una finestra aperta sulla Chiesa e sul mondo, che ha fatto filtrare i raggi della verità e dell’amore di Dio, per dare luce e calore al nostro camino, anche e soprattutto nei momenti in cui le nubi si addensano nel cielo”. “Tutti noi - ha proseguito - abbiamo compreso che è proprio l’amore profondo che Vostra Santità ha per Dio e per la Chiesa che l’ha spinta a questo atto, rivelando quella purezza d’animo, quella fede robusta ed esigente, quella forza dell’umiltà e della mitezza, assieme a un grande coraggio, che hanno contraddistinto ogni passo della sua vita e del suo ministero, e che possono venire solamente dallo stare con Dio”, per poi “ridiscendere nella città degli uomini”. ''Questa sera noi vogliamo ringraziare il Signore per il cammino che tutta la Chiesa ha fatto sotto la guida di Vostra Santità e vogliamo dirle dal più intimo del nostro cuore, con grande affetto, commozione e ammirazione''. “Grazie per averci dato il luminoso esempio di semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, le parole del cardinale: “Un lavoratore, però, che ha saputo in ogni momento realizzare ciò che è più importante: portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio”. 
Si è conclusa con un lunghissimo applauso, in piedi tutto il popolo di Dio, il rosso, il bianco, il viola dei paramenti a fare da cornice, in armonia, la Messa celebrata dal Papa. Benedetto XVI, non solo idealmente, ha guardato con un sorriso sereno e profondo le migliaia di persone presenti, quasi volesse rivolgersi singolarmente a ciascuno. Sono passati, così, lunghissimi minuti. Il Papa, visibilmente ma compostamente commosso, ha posto lui stesso, con delicatezza e ferma dolcezza, all’ultima sua celebrazione eucaristica celebrata, da Pontefice e vescovo di Roma, nella  Basilica di San Pietro, dicendo un semplice, ma sentito: “Grazie, ritorniamo alla preghiera”. E il canto finale “Tu es Petrus” si è iniziato a librare.

Adnkronos, SIR
 

Il Papa: molti sono pronti a 'stracciarsi le vesti' di fronte a scandali e ingiustizie, naturalmente commessi da altri, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio 'cuore'. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti

“Oggi, Mercoledì delle Ceneri, iniziamo un nuovo cammino quaresimale, un cammino che si snoda per quaranta giorni e ci conduce alla gioia della Pasqua del Signore, alla vittoria della Vita sulla morte”. Con queste parole Benedetto XVI ha iniziato l’omelia della Messa per le Ceneri, celebrata per la prima volta nella Basilica di San Pietro, invece che, come tradizione, nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino. E proprio all’“antichissima tradizione romana delle stationes quaresimali”, il Papa ha fatto riferimento all’inizio dell’omelia, spiegando che tale scelta è stata dettata dalle “circostanze”. “Stasera siamo numerosi intorno alla Tomba dell’Apostolo Pietro anche a chiedere la sua intercessione per il cammino della Chiesa in questo particolare momento, rinnovando la nostra fede nel Pastore Supremo, Cristo Signore”, ha detto Benedetto XVI rivolgendosi all’immenso stuolo di semplici fedeli, cardinali e vescovi, che hanno gremito la Basilica. “Per me - le parole del Papa - è un’occasione propizia per ringraziare tutti, specialmente i fedeli della diocesi di Roma, mentre mi accingo a concludere il ministero petrino, e per chiedere un particolare ricordo nella preghiera”. “Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti”. Il Papa è partito dal “forte richiamo” del profeta Gioele, per soffermarsi sull’espressione “con tutto il cuore”, che significa “dal centro dei nostri pensieri e sentimenti, dalle radici delle nostre decisioni, scelte e azioni, con un gesto di totale e radicale libertà”.
“Ma è possibile questo ritorno a Dio?”. “Sì - la risposta del Papa - perché c’è una forza che non risiede nel nostro cuore, ma che si sprigiona dal cuore stesso di Dio. È la forza della sua misericordia”, una “grazia” che “è opera di Dio e frutto della fede che noi riponiamo nella sua misericordia”. Ma questo “ritornare a Dio” - ha aggiunto - “diventa realtà concreta nella nostra vita solo quando la grazia del Signore penetra nell’intimo e lo scuote donandoci la forza di ‘lacerare il cuore’”. “Laceratevi il cuore e non le vesti”, dice ancora il profeta. “Anche ai nostri giorni - il commento del Papa - molti sono pronti a stracciarsi le vesti di fronte a scandali e ingiustizie, naturalmente commessi da altri, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio cuore, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”. “La dimensione comunitaria è un elemento essenziale nella fede e nella vita cristiana”. Lo ha ricordato il Papa, quando ha spiegato che il “ritornate a me con tutto il cuore”, del profeta Gioele nella prima lettura, “è un richiamo che coinvolge non solo il singolo, ma la comunità”. Cristo è venuto “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”, ha detto Benedetto XVI. Il “noi” della Chiesa è “la comunità in cui Gesù ci riunisce insieme”, ha ricordato il Papa citando il Vangelo di Giovanni, e questo “è importante ricordarlo e viverlo in questo tempo della Quaresima: ognuno sia consapevole che il cammino penitenziale non lo affronta da solo, ma insieme con tanti fratelli e sorelle, nella Chiesa”. Di qui “l’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato”.
“Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale”, le parole del Papa, secondo il quale “vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”. Per il Papa, le parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto, riportate nella seconda lettura di oggi, “risuonano anche per noi con un’urgenza che non ammette assenze o inerzie”. Il termine “ora” ripetuto più volte, secondo il Papa, “dice che questo momento non può essere lasciato sfuggire”, perché “viene offerto a noi come un’occasione unica e irripetibile”. Lo “sguardo” di Paolo, in particolare, “si concentra sulla condivisione con cui Cristo ha voluto caratterizzare la sua esistenza, assumendo tutto l’umano fino a farsi carico dello stesso peccato degli uomini”. Dio “lo fece peccato in nostro favore”, la frase “molto forte” di Paolo. “In questa immersione di Dio nella sofferenza umana e nell’abisso del male sta la radice della nostra giustificazione”, ha detto il Papa sulla scorta di Paolo: il “ritornare a Dio con tutto il cuore”, nel nostro cammino quaresimale, “passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé”.
“È un cammino in cui imparare ogni giorno a uscire sempre più dal nostro egoismo e dalle nostre chiusure, per fare spazio a Dio che apre e trasforma il cuore”, il suggerimento del Papa, che ha auspicato anche che “questo cammino quaresimale sia caratterizzato da un ascolto più attento e assiduo della Parola di Dio, luce che illumina i nostri passi”. “Il vero discepolo non serve se stesso o il pubblico, ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità”, e “la nostra testimonianza sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con Lui per sempre”. È il ritratto del cristiano, quello delineato dal Papa nell’omelia, in cui ha fatto riferimento al “Discorso della Montagna”, contenuto nel Vangelo di Matteo, e alle “tre pratiche fondamentali previste dalla Legge mosaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno”, definite “indicazioni tradizionali nel cammino quaresimale per rispondere all’invito di ritornare a Dio con tutto il cuore”. Ma Gesù, ha proseguito il Papa, “sottolinea come sia la qualità e la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità di ogni gesto religioso. Per questo denuncia l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso e l’approvazione”. “Ritornare a Dio con tutto il cuore”, l’invito del Papa per la Quaresima, accogliendo “la sua grazia che ci fa uomini nuovi, con quella sorprendente novità che è partecipazione alla vita stessa di Gesù”.

SIR

MERCOLEDÌ DELLE CENERI - SANTA MESSA CELEBRATA DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
 

Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la processione penitenziale e la Santa Messa con la benedizione e l'imposizione delle Ceneri, l'ultima celebrazione pubblica del Pontificato

È iniziata con la processione dei cardinali all’interno della navata centrale, l’ultima Messa del Papa nella Basilica di San Pietro, la celebrazione dell'inizio del tempo di Quaresima, con la benedizione e l'imposizione delle ceneri. La tradizionale, prima “statio quaresimale”, che di solito si svolge nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, è stata eccezionalmente sostituita con una processione quaresimale tutta interna alla Basilica Vaticana, dalla navata centrale all’altare della cattedra. Tutto ciò, per fare spazio alle migliaia di fedeli che gremiscono la Basilica e che erano in coda, sotto un sole gentile pomeridiano regalato da Roma, fin dalle 14.00, nonostante la Basilica non aprisse prima delle 15.30, per consentire l’afflusso relativo alla partecipazione al rito dell’imposizione delle Ceneri, inizio della Quaresima. Il Papa ha attraversato anche lui tutta la navata centrale sulla speciale pedana mobile, benedicendo la folla di fedeli. Il volto, sereno e concentrato, la voce sicura, gli occhi vigili e attenti. Dopo l'omelia, il rito dell'imposizione delle ceneri: dopo la benedizione, Benedetto XVI le ha ricevute sul capo dalle mani card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro.

SIR

Lombardi: il calendario degli ultimi impegni di Benedetto XVI. Sabato 16 udienza a Mario Monti, sabato 23 udienza al presidente Napolitano. Alle 17.00 del 28 febbraio la partenza per Castel Gandolfo

Il Papa ha sentito in questi anni e in questi giorni il sostegno della preghiera del popolo di Dio. Lo ha ribadito padre Federico Lombardi nel terzo briefing dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha dettagliato il programma del Papa fino al prossimo 28 febbraio, nel pomeriggio andrà a Castel Gandolfo e dalle 20 inizierà la sede vacante. A metà marzo si terrà il conclave. Sottolineando ancora una volta che la rinuncia di Benedetto XVI è avvenuta in piena libertà e per il bene della Chiesa, padre Federico Lombardi ha evidenziato subito, incontrando i giornalisti che affollavano la Sala Stampa della Santa Sede, in che modo tale decisione, che può anche “disorientare”, debba essere vissuta: “Va vista in un clima di fede, di certezza del sostegno di Cristo per la sua Chiesa. Il Papa sa che anche il suo ministero è un ministero che viene sostenuto dalla grazia di Cristo e così continua a essere sostenuta la Chiesa anche quando ci sia il suo successore e anche nel momento della scelta del suo successore”. Sollecito dalla domande, il direttore della Sala Stampa Vaticana, ha comunque confermato che lo stato d’animo in Vaticano è di “sorpresa e di riflessione sul significato della decisione”; da parte sua padre Lombardi ha puntualizzato il suo personale sentimento di “grande ammirazione” per Benedetto XVI: “Io sono ammirato del fatto che il Papa ha fatto questa sua valutazione avendo vissuto pienamente, lucidamente ed efficacissimamente il suo ministero fino ad oggi. Quindi, è ammirabile che egli valuti: 'Ho fatto bene il mio ministero finora, adesso sento che, perché continui a essere svolto adeguatamente nel mondo di oggi, con le sue esigenze, con il suo dinamismo, e così via, ci voglia un maggior vigore'”. Il Papa lascerà il Vaticano, trasferendosi a Castel Gandolfo, nel pomeriggio del 28 febbraio, verso le 17; alle 20 inizierà la sede vacante. Annullati tutti gli appuntamenti previsti dopo questa data. Tra il 15 e il 20 marzo prenderà avvio il conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Padre Lombardi ha declinato tutti gli impegni del Santo Padre fino alla fine di febbraio: sostanzialmente tutti confermati, tranne la visita ad limina dei vescovi delle Marche. Domani l'incontro con il clero di Roma, venerdì prossimo l'udienza al presidente della Romania e ai vescovi liguri in visita ad limina, sabato 16 febbraio in mattinata il colloquio con il presidente del Guatemala e i vescovi lombardi, poi alle 18.00 l'udienza privata con il senatore Mario Monti. Domenica 17, alle 12.00 l’Angelus. Alle 18.00 iniziano gli esercizi spirituali guidati dal cardinale Ravasi. Durante la settimana prossima saranno dunque sospese tutte le attività, compresa l’udienza generale del mercoledì. Sabato 23 febbraio, in mattinata, la conclusione degli esercizi con le parole del Papa. Alle 11.30, Benedetto XVI incontrerà il presidente Giorgio Napolitano. Domenica 24, alle 12.00, l’ultimo Angelus del pontificato con i fedeli radunati in Piazza San Pietro. Lunedì 25 febbraio incontrerà alcuni cardinali in udienze singole. Mercoledì 27 febbraio l’ultima udienza generale si svolgerà in Piazza San Pietro. E’ prevista la presenza di molti fedeli. Giovedì 28 febbraio alle 11.00 i cardinali saluteranno il Papa nella Sala Clementina. Alle 17.00 il Papa si trasferirà in elicottero a Castel Gandolfo. Alle 20.00 inizia la sede vacante. Annullate le prediche di Quaresima e tutti gli impegni successivi. Padre Lombardi ha poi sottolineato, ancora una volta, che il Papa non avrà ruolo in conclave, che tonerà in Vaticano per studiare e pregare e che assicurerà la sua vicinanza e sostegno spirituale al suo successore, attraverso una presenza discreta. Smentita la notizia di un suo trasferimento a Montecassino o altre località, dopo il periodo della sede vacante. Ha quindi spiegato il significato della nomina di questa mattina, a uditore generale della Camera Apostolica, di mons. Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato. Ha detto che si tratta di una nomina pontificia pertinente alla sede vacante, la cosiddetta Camera Apostolica, che ha funzioni di carattere logistico-amministrativo. Confermato che tutte le attività in Vaticano, comprese quelle dei Tribunali, stanno proseguendo con regolarità e che a breve sarà nominato il nuovo presidente dello Ior, procedimento questo – ha specificato - già avviato da tempo. Sollecitato sulla riattivazione del servizio di pagamento a mezzo carte di credito nello Stato della Città del Vaticano e la reazione della Banca D’Italia, padre Lombardi ha parlato di un “clima d’intesa e buoni rapporti”.
 
Radio Vaticana
 

Al termine dell'Udienza generale il tweet del Papa: nella Quaresima che iniziamo, rinnoviamo il nostro impegno di conversione dando più spazio a Dio

Al termine dell’Udienza generale, il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “Nel Tempo di Quaresima che iniziamo, rinnoviamo il nostro impegno di conversione dando più spazio a Dio”. Nelle nove lingue dell'account @Pontifex, Benedetto XVI ha superato i 2 milioni e 826mila follower. In lingua inglese i follower superano il milione e 549mila, in lingua spagnola i 678mila, in italiano i 320mila. L’account in lingua latina ha superato i 19 mila follower.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: grazie per il dono di alcuni canti a me particolarmente cari. Giovani, come i Santi Cirillo e Metodio siate apostoli del Vangelo, fermento di autentico rinnovamento nella vita personale e sociale

Un’Udienza generale scandita continuamente dagli applausi, dall’inizio, quando il Papa, prima di cominciare la catechesi, ha voluto spiegare direttamente ai fedeli le motivazioni della scelta di rinuncia al suo ministero, fino ai tradizionali saluti ai fedeli in lingua italiana che, come di consueto, scandiscono l’appuntamento del mercoledì. Al lungo applauso con cui gli italiani hanno salutato il “loro” Papa, Benedetto XVI ha risposto ringraziando, a braccio: “Grazie per il dono di alcuni canti a me particolarmente cari”, ha detto con accento commosso, mentre un gruppo di ragazzi, provenienti da diverse scuole, intonavano dei canti mariani. Ricordando, infine, la festa liturgica dei Santi Cirillo e Metodio, “apostoli e primi diffusori della fede tra i popoli slavi”, che si celebrerà domani, il Papa ha detto ai giovani: “La loro testimonianza vi aiuti ad essere anche voi apostoli del Vangelo, fermento di autentico rinnovamento nella vita personale e sociale”.

SIR

Il Papa: convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante. Non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore

“Non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi si è soffermato sulle tentazioni di Gesù e sul significato di “convertirsi”, all’inizio della Quaresima. “Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella nostra vita?”, si è domandato il Papa che, commentando la prima tentazione, ha spiegato come “senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare”. Nella seconda, il diavolo “propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non è questa la strada di Dio”. Quanto alla terza, la risposta di Gesù è che “Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto”. Il “nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù”, ha riassunto il Santo Padre, “è la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo”. Ognuno, allora, “dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? È Lui il Signore o sono io?”. “Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane”. “Anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei”. Secondo Benedetto XVI, infatti, “superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere”. A proposito del “convertirsi” - un invito che “ascolteremo molte volte in Quaresima” - il Papa ha spiegato come esso significhi “seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita”, cioè “lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza, riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto perdendo la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla”. Questo, per il Papa, “esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio”. “Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, sono tante, e toccano la vita personale e sociale”. È l’analisi del Papa, che ha attualizzato le “tentazioni” di Gesù nel deserto inserendoli nel contesto odierno. Oggi “non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie”. “La tentazione di metter da parte la propria fede”, in altre parole, “è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita”.“Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante”. È la “ricetta” del Papa che in questo Tempo di Quaresima, nell’Anno della fede, ha esortato i fedeli a rinnovare il loro “impegno nel cammino di conversione, per superare la tendenza di chiuderci in noi stessi e per fare, invece, spazio a Dio, guardando con i suoi occhi la realtà quotidiana”. “L’alternativa tra la chiusura nel nostro egoismo e l’apertura all’amore di Dio e degli altri”, secondo Benedetto XVI, “corrisponde all’alternativa delle tentazioni di Gesù: alternativa, cioè, tra potere umano e amore della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio, cui diamo il primato nell’esistenza”. Ad “esempio”, il Papa ha citato “le grandi conversioni come quella di san Paolo sulla via di Damasco, o di Sant’Agostino”. “Ma anche nella nostra epoca di eclissi del senso del sacro, la grazia di Dio è al lavoro e opera meraviglie nella vita di tante persone”, ha detto il Papa, secondo il quale “il Signore non si stanca di bussare alla porta dell’uomo in contesti sociali e culturali che sembrano inghiottiti dalla secolarizzazione”. Come è avvenuto per lo scienziato russo Pavel Florenskij, ha osservato il Papa, che “dopo un’educazione completamente agnostica”, ha cambiato “completamente la sua vita, tanto da farsi monaco”. Altro esempio, Etty Hillesum, la giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz: “Inizialmente lontana da Dio, nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah”. “La capacità di contrapporsi alle lusinghe ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede è testimoniata da un’altra donna del nostro tempo, la statunitense Dorothy Day”, ha affermato il Papa, che “caduta nella tentazione di risolvere tutto con la politica, aderendo alla proposta marxista”, ha poi trovato la fede anche “in un ambiente così secolarizzato”, tanto ad arrivare “ad una consapevole adesione alla Chiesa, in una vita dedicata ai diseredati”. “Nella nostra epoca non sono poche le conversioni intese come il ritorno di chi, dopo un’educazione cristiana magari superficiale, si è allontanato per anni dalla fede e poi riscopre Cristo”, ha fatto notare il Papa: “Il nostro uomo interiore deve prepararsi per essere visitato da Dio, e proprio per questo non deve lasciarsi invadere dalle illusioni, dalle apparenze, dalle cose materiali”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi del Papa

Il Papa: ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà

Udienza generale oggi, Mercoledì delle Ceneri e primo giorno della Quaresima, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. All’inizio dell’incontro, il Santo Padre ha rivolto ai fedeli presenti alcune parole sulla sua decisione, annunciata lunedì, di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, ed ha invitato tutti a continuare a pregare per lui, per la Chiesa, per il prossimo Papa.  "Cari fratelli e sorelle, come sapete...". La folla di pellegrini presenti nell'Aula Paolo VI prorompe in un'ovazione e Benedetto XVI si interrompe per qualche secondo. "Grazie per la vostra simpatia", aggiunge. Poi prosegue: "Ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede. Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l`amore e la preghiera con cui mi avete accompagnato". "Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni per me non facili, la forza della vostra preghiera. Continuate a pregare per me, per la Chiesa e per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà". Con queste parole Benedetto XVI si è rivolto ai fedeli che gremivano l'Aula Nervi. "Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il quale non le fara' mancare la sua guida e la sua cura".

Affaritaliani.it

L’UDIENZA GENERALE: PAROLE INIZIALI DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
 

Il Papa: incoraggio i giovani a confidare sempre di più nel Vangelo di Gesù. Che il Signore conceda a tutti la felicità di credere in Lui, di crescere nella sua amicizia, di seguirlo nel cammino della vita e testimoniarlo in tutte le situazioni per trasmettere alle prossime generazioni l’immensa ricchezza e bellezza della fede in Gesù Cristo

Benedetto XVI non sarà a Rio de Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventù, se non spiritualmente. Ai giovani brasiliani, il Papa si rivolge però direttamente in un Messaggio indirizzato alla Campagna di Fraternità, promossa dalla Conferenza Episcopale brasiliana e pubblicato oggi. “Davanti a noi si apre il cammino della Quaresima, permeato di preghiera, penitenza e carità, che ci prepara a vivere e a partecipare più profondamente alla passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. In Brasile, questa preparazione ha trovato un valido supporto e incoraggiamento nella Campagna di Fraternità”, che quest‘anno è giunta alla sua cinquantesima edizione e si riveste già delle sfumature spirituali della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù, tanto che ha per tema “Fraternità e gioventù”, proposto dai vescovi “con la speranza di vedere moltiplicata nei giovani di oggi la stessa risposta che ha dato a Dio il profeta Isaia: ‘Eccomi, manda me!’”. “Mi associo volentieri a questa iniziativa quaresimale della Chiesa in Brasile - aggiunge il Papa -, inviando a tutti e a ciascuno di voi il mio cordiale saluto nel Signore, al quale affido gli sforzi di coloro che si impegnano ad aiutare i giovani a diventare - come ha chiesto San Paolo - ‘protagonisti di una società più giusta e più fraterna ispirata al Vangelo”. “I segni dei tempi nella società e nella Chiesa – scrive il Papa – si manifestano anche attraverso i giovani”. E aggiunge che “disprezzare questi segni o non saperli discernere significa perdere occasioni di rinnovamento”. Esorta dunque la Chiesa a far sì che i “giovani siano protagonisti nella comunità che li accoglie”, dimostrando la fiducia in loro. Per fare questo, aggiunge, servono guide “padri, consacrati o laici” che siano capaci di indicare il cammino senza imporre direzioni, di solidarietà ed empatia e ancora “di dare testimonianza di salvezza” che la fede e la sequela di Cristo alimentano ogni giorno. Per questo, scrive il Papa, "incoraggio i giovani a confidare sempre di più nel Vangelo di Gesù". Che il Signore, è la sua esortazione finale, “conceda a tutti la felicità di credere in Lui, di crescere nella sua amicizia, di seguirLo nel cammino della vita e testimoniarlo in tutte le situazioni per trasmettere alle prossime generazioni l’immensa ricchezza e bellezza della fede in Gesù Cristo”.

Radio Vaticana, SIR 

Il Papa: la Chiesa nel suo insegnamento e nelle sue opere ha sempre sostenuto la centralità del lavoratore della terra, auspicando concretezza nell’azione politica ed economica che lo riguarda e rendendo gli agricoltori protagonisti dello sviluppo delle loro comunità e Paesi

Dal 13 al 14 febbraio è in corso a Roma la 36° sessione annuale del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) sul tema "La forza dei partenariati: stabilire alleanze per un’agricoltura familiare sostenibile", con la partecipazione di alti rappresentanti dei governi di Cina e Italia. Questa mattina è stato pubblicato il Messaggio che il Santo Padre ha inviato al Presidente del Fondo internazionale per lo Sviluppo Agricolo, Kanayo F. Nwanze, per l’apertura dei lavori. “Interrompere lo sforzo di solidarietà a motivo della crisi può nascondere una certa chiusura verso le necessità altrui”: è l’osservazione del Papa rivolta ai Paesi più avanzati, che hanno diminuito i fondi della cooperazione internazionale “in ragione di una ridotta disponibilità”. “La Chiesa cattolica nel suo insegnamento e nelle sue opere - scrive Benedetto XVI - ha sempre sostenuto la centralità del lavoratore della terra, auspicando concretezza nell’azione politica ed economica che lo riguarda” e rendendo gli agricoltori “protagonisti dello sviluppo delle loro comunità e Paesi”. “L’attenzione alla persona, nella dimensione individuale e sociale - suggerisce -, sarà maggiormente efficace se realizzata attraverso forme di associazione, cooperative e piccole imprese familiari che siano messe in grado di produrre un reddito sufficiente per un dignitoso tenore di vita”. Riferendosi al prossimo Anno internazionale che le Nazioni Unite hanno deciso di dedicare alla famiglia rurale, Benedetto XVI ricorda che “che il cuore dell’ordine sociale è la famiglia, la cui vita è regolata, ancor prima che dalle leggi di uno Stato, o da norme internazionali, da principi morali inseriti nel patrimonio naturale di valori che sono immediatamente riconoscibili anche nel mondo rurale”. “Disconoscere o trascurare questa realtà - ha sottolineato - equivale a minare le fondamenta, non solo della famiglia, ma dell’intera comunità rurale, con conseguenze di cui non è difficile prevedere la gravità”. Nell’attuale contesto è quindi “indispensabile offrire agli agricoltori solida formazione, costante aggiornamento ed assistenza tecnica nella loro attività, come pure appoggio ad iniziative associative e cooperativistiche”. In questo modo, ha osservato, “non avremo solo un aumento della produzione - i cui benefici rischiano di non essere percepiti dai più poveri, come spesso avviene oggi - ma un’efficace spinta verso legittime riforme agrarie per garantire la coltivazione dei terreni, quando questi non sono adeguatamente utilizzati da coloro che ne hanno la proprietà e, talora, impediscono l’accesso del contadino alla terra”. Inoltre, “anche l’assistenza internazionale potrebbe più utilmente rispondere ai bisogni degli effettivi beneficiari”.

SIR

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DEL FONDO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO AGRICOLO (IFAD)