domenica 18 novembre 2012

'L'infanzia di Gesù'. Quattro capitoli e un epilogo, partendo dal presupposto che nel momento in cui Cristo compare nella storia, tutte le Scritture possono essere lette in modo nuovo

Ci sono parole, nell’Antico Testamento, che appaiono ancora “randagie”. Si possono correlare a questa o a quella figura. Ma il vero proprietario del testo ci fa attendere. E solo quando il proprietario appare il passaggio acquista il suo pieno significato. Si parla della Bibbia, un testo ispirato da Dio. Logico che il vero proprietario del testo sia Dio. E logico che, nel momento in cui Gesù Cristo compare nella storia, tutte le Scritture possono essere lette in modo nuovo. Lo racconta Joseph Ratzinger, nel terzo volume su Gesù di Nazaret, "L’infanzia di Gesù", in Italia pubblicato da una co-edizione Rizzoli- Libreria Editrice Vaticana. Un volume piccolo, appena 130 pagine nell’edizione in inglese, che sarà in libreria da mercoledì 21 novembre. Un libro che è un po’ l’anticamera degli altri due volumi del "Gesù di Nazaret", una sorta di completamento di un ciclo che Benedetto XVI ha voluto regalare ai lettori, il cui manoscritto è stato terminato il giorno di Ferragosto di quest’anno. Il libro si compone di quattro brevi capitoli e un epilogo. Comincia con una riflessione sull’origine di Gesù, dalla domanda inaspettata che fa Pilato a Gesù mentre lo interroga: “Da dove vieni?”. E poi analizza i passaggi salienti dei Vangeli dell’infanzia. Compara l’annunciazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria, nel Tempio, prima di un sacrificio, in un ambiente in cui tutto ricorda “l’Antica Alleanza”, a quella della nascita di Gesù a Maria, in una atmosfera umile, in cui Maria non si spaventa e dice solo il suo sì; si sofferma sulla nascita di Gesù a Betlemme e sul significato della presentazione di Gesù al Tempio; dedica un capitolo ai “saggi uomini venuti da Oriente” e alla fuga in Egitto; e conclude con un epilogo, in cui racconta di Gesù dodicenne al Tempio di Gerusalemme. Gli autori di riferimento sono tutti classici. Con loro e con i Padri della Chiesa, Benedetto XVI è in continuo dialogo. Scopo della sua opera su Gesù è quella di raccontare la storicità dei Vangeli. Per quello, in questo volume segue il filo dei Vangeli di Luca e Matteo. Entrambi, danno un significato teologico agli accadimenti che raccontano. Ma non c’è dubbio che non hanno intenzione di raccontare storie, ma “di scrivere la storia, la storia reale che è davvero avvenuta”, sebbene interpretata e compresa nel contesto della parola di Dio. E tra le fonti di Luca c’è molto probabilmente anche Maria. Sennò, perché, e non lo avesse saputo da Maria stessa, Luca potrebbe scrivere che “Maria serbava in sé queste cose?” Ci sono molti personaggi, nei Vangeli dell’Infanzia. E forse varrebbe la pena soffermarsi soprattutto su Giuseppe, descritto come un uomo saggio e capace di comprendere il mistero. Ma soprattutto un uomo che sa andare oltre il legalismo esterno, quell’essere un po’ farisei e un po’ ipocriti che caratterizzava la religione del tempo, e che Papa Ratzinger stigmatizza anche nel secondo volume del "Gesù di Nazaret". Così, quando scopre che Maria è incinta, pensa a come applicare la legge. Ripudiarla pubblicamente, lasciandola al pubblico ludibrio? O ripudiarla in segreto? Sceglie la seconda ipotesi. “Vive la vita come il Vangelo. Cerca la strada che armonizza l’amore e la legge”, chiosa Papa Ratzinger. Ma è ben tratteggiato anche il personaggio di Cesare Augusto, che serve a Benedetto XVI per fare uno dei paralleli di cui il volume è pieno, e che richiama ogni momento dell’infanzia di Gesù a un episodio della sua vita pubblica. Augusto, che non voleva essere solo un comandante come tanti altri, ma voleva essere visto come colui che aveva portato una nuova era, e che proiettava la sua immagine non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista teologico. Ebbene, è nel periodo di Augusto che il mondo intero, l’ecumene, viene chiamato al censimento, ovvero a fare una dichiarazione per delineare l’imposta delle tasse. E tutti si devono recare dove hanno proprietà. Queste disposizioni portano Giuseppe, insieme con Maria, a Betlemme, la città di Davide, e questo aiuta a portare a compimento quanto detto dal profeta Michea. Senza volerlo, l’imperatore contribuisce a realizzare la profezia. “La storia dell’Impero romano si intreccia così con la storia della salvezza che Dio stabilisce con Israele”. E poi, i Magi, cui Papa Ratzinger è particolarmente legato, se non altro perché le spoglie dei Magi sarebbero custodite a Colonia, città che gli è cara per storia personale e che è stata la sede del suo primo viaggio internazionale da Papa nel 2005, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Ma chi erano i Magi? Erano saggi, fortemente influenzati dalla filosofia, come si racconta nel mondo ellenistico? O erano imbroglioni e seduttori che millantavano arti magiche? Un’ambivalenza del concetto che rappresenta “l’ambivalenza della religione in generale. Può diventare la strada verso la conoscenza vera, la strada verso Gesù Cristo. Ma, quando non porta ad aprirsi a lui e in realtà si appone all’unico Dio Salvatore, diventa demoniaca e distruttiva”. I Magi seguono la stella. Joseph Ratzinger analizza molte delle teorie su quale fosse la stella, racconta l’ipotesi dell’astronomo Ferrari d’Occhieppo, il quale aveva calcolato che al momento della nascita c’era la congiunzione tra Giove e Saturno nella Costellazione dei Pesci. Giove, spiega l’astronomo, era il pianeta che rappresentava la principale divinità babilonese Marduk, e questo avrebbe portato gli astronomi babilonesi a concludere che in quel momento sarebbe avvenuto un evento: la nascita nella terra di Gesù di un comandante che avrebbe portato la salvezza. E i Magi? Loro possono rappresentare il movimento dei Gentili verso Gesù. E allora è il cosmo che parla di Cristo! Ma il Papa spiega anche perché Gesù è il Messia, nonostante sia cresciuto in Galilea e le scritture avevano sempre parlato un profeta della stirpe di Giuda. Quando la famiglia di Gesù va in Egitto, perché Giuseppe viene avvisato dall’angelo della situazione sempre più difficile in Giudea, non va in Galilea, ma in Egitto. E questo fa sì che il fatto che Gesù provenga dalla Galilea corrisponda al disegno di Dio per la storia. E l’epilogo è dedicato a un qualcosa che preconizza la Passione, Morte e Resurrezione. Andati al Tempio in pellegrinaggio, tornando verso casa Maria e Giuseppe si accorgono che Gesù non è con loro. È passato un giorno di cammino, Tornano indietro: altra giornata. E poi cercano Gesù per un giorno. Lo trovano nel Tempio. Tre giorni, come quelli che ci vorranno per la resurrezione. Ma alla fine Joseph Ratzinger nota che forse è anche troppo andare a cercare i dettagli e i riferimenti storici per ogni singolo brano dei Vangeli. E che in fondo, anche se alcune parti dei Vangeli sono state rese teologicamente, più che storicamente, questo non cambia molto alla fede e all’interpretazione dei Vangeli. Che raccontano della venuta di un Dio in un momento preciso della storia. Un Dio che si fa uomo. E che come i Magi tutti dobbiamo adorare.
 
Andrea Gagliarducci, Korazym.org

L'infanzia di Gesù secondo Papa Ratzinger

Messaggio del Papa per l'insediamento del Patriarca copto ortodosso Tawandros II: la nostra speranza che un giorno tutti i seguaci di Cristo si troveranno uniti nell’amore e nella riconciliazione

Un ministero per il quale si profilano “grandi sfide” e che Benedetto XVI accompagna con la sua preghiera, perché porti frutti in campo pastorale ed ecumenico. È la sostanza con cui il Papa si rivolge in un messaggio al nuovo Patriarca copto ortodosso, Tawandros II, che oggi ha ufficialmente iniziato la sua missione. Il Papa ha inviato il proprio saluto attraverso il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, presente oggi nella cattedrale di San Marco al Cairo, dove si è svolta la cerimonia di intronizzazione del nuovo Patriarca. “Possa l'Onnipotente – scrive Benedetto XVI – concedere a Vostra Santità abbondanti doni spirituali per rafforzarvi nel vostro nuovo ministero, alla guida del clero e dei laici lungo i sentieri della santità, per il bene del vostro popolo e per la pace e l'armonia di tutta la società”. Dopo aver rivolto un pensiero al predecessore, Shenouda III, la cui “preoccupazione per il miglioramento delle relazioni con le altre Chiese cristiane rafforza – auspica il Papa – la nostra speranza che un giorno tutti i seguaci di Cristo si troveranno uniti nell’amore e nella riconciliazione” desiderata da Cristo, Benedetto XVI afferma nel Messaggio di voler pregare affinché le relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa copta ortodossa continuino a svilupparsi con maggiore vicinanza. “Non solo – sottolinea il Pontefice – in un fraterno spirito di collaborazione, ma anche attraverso l’approfondimento del dialogo teologico, che ci permetterà – afferma ancora – di crescere nella comunione e di testimoniare davanti al mondo la verità salvifica del Vangelo”. Benedetto XVI conclude il messaggio esprimendo “stima e affetto fraterni” per Sua Santità Tawandros II e implorando la benedizione del cielo, “consapevole delle grandi sfide che accompagnano il ministero spirituale e pastorale che Sua Santità sta per intraprendere”.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: Beata María Crescencia Pérez modello di dolcezza evangelica animata dalla fede. Lodiamo il Signore per la sua testimonianza! Il saluto e l'incoraggiamento ai volontari del Banco alimentare

Dopo la recita dell’Angelus, il Pontefice ha ricordato che “ieri, a Pergamino, in Argentina, è stata proclamata beata María Crescencia Pérez, religiosa, della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto”. Vissuta nella prima parte del secolo scorso, ha sostenuto il Santo Padre, “è modello di dolcezza evangelica animata dalla fede. Lodiamo il Signore per la sua testimonianza!”. Nei saluti in varie lingue, Benedetto XVI in francese ha osservato: “Cercando di vedere intorno a noi i segni della presenza di Dio e di comprenderli, troveremo la solida roccia su cui è radicata la nostra esistenza, al di là dei cambiamenti che ci riguardano. Per mezzo della fede noi ci uniamo al disegno di amore di Dio per l’umanità e per tutti noi. Dio è fedele! Sta a noi cercarlo. Per questo vi invito a partecipare regolarmente alla messa della domenica, necessaria per un cristiano. Che la Vergine Maria vi aiuti a comprendere l’importanza di questo appuntamento e la gioia della vita familiare”. Un saluto in tedesco in particolare al gruppo itinerante della Radio bavarese. In polacco, ha rammentato: “Il Vangelo della santa messa odierna è l’annuncio della Parousia, della seconda venuta di Cristo sulla terra. Allora, illuminati dalla luce divina, riceveremo la risposta alle domande riguardanti la nostra esistenza, e ogni nostra azione e ogni nostro pensiero saranno giudicati”. La prospettiva di questo evento “sia per noi oggetto di particolare riflessione in quest’Anno della fede”. In italiano, ha rivolto un saluto in particolare alle numerose 'Scholae Cantorum 'della diocesi di Verona, accompagnate dal vescovo e dal card. Attilio Nicora, che ha ringraziato per il canto, e ai volontari del Banco alimentare: “Incoraggio ogni iniziativa che educhi alla condivisione, come risposta alle difficoltà di tante famiglie", ha dichiarato il Papa.

SIR

Il Papa: il 'Figlio dell’uomo' è Gesù, che collega il presente e il futuro, le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno, è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “In questa penultima domenica dell’anno liturgico, viene proclamata, nella redazione di Marco, una parte del discorso di Gesù sugli ultimi tempi, in termine tecnico ‘escatologico’”, ha detto il Papa. Questo discorso “si trova, con alcune varianti, anche in Matteo e Luca, ed è probabilmente il testo più difficile dei Vangeli. Tale difficoltà “deriva sia dal contenuto sia dal linguaggio: si parla infatti di un avvenire che supera le nostre categorie, e per questo Gesù utilizza immagini e parole riprese dall’Antico Testamento, ma soprattutto inserisce un nuovo centro, che è Lui stesso, il mistero della sua persona e della sua morte e risurrezione”. Anche il brano odierno, ha sottolineato il Pontefice, “si apre con alcune immagini cosmiche di genere apocalittico: ‘Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte’; ma questo elemento viene relativizzato da ciò che segue: ‘Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria’”. Il “Figlio dell’uomo”, ha spiegato il Santo Padre, è “Gesù stesso, che collega il presente con il futuro; le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno: è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile”. A conferma di questo, ha evidenziato Benedetto XVI, “sta un’altra espressione del Vangelo di oggi. Gesù afferma: ‘Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno’. In effetti, sappiamo che nella Bibbia la Parola di Dio è all’origine della creazione: tutte le creature, a partire dagli elementi cosmici – sole, luna, firmamento – obbediscono alla Parola di Dio, esistono in quanto ‘chiamati’ da essa”. Questa potenza creatrice della Parola divina “si è concentrata in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, e passa anche attraverso le sue parole umane, che sono il vero ‘firmamento’ che orienta il pensiero e il cammino dell’uomo sulla terra”. Per questo “Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un ‘veggente’”. Al contrario, “Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna. Tutto passa – ci ricorda il Signore –, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati”. “Anche nei nostri tempi – ha affermato il Papa - non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi. La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere questo centro nella Persona di Cristo e nella sua Parola”.

SIR