martedì 5 maggio 2009

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Un concorso per la creazione del logo dell'evento di Madrid

L'arcivescovado di Madrid ha lanciato un concorso per la creazione del logo della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nella città spagnola dal 16 al 21 agosto 2011. “L'obiettivo del concorso – si legge in una nota diffusa oggi dall’arcivescovado - è quello di fornire una identità grafica della GMG 2011 che sia unica, affascinante e che sappia caratterizzare anche il sito ufficiale su Internet e ‘marcare’ i vari elementi che comporranno il ‘pacchetto’ del pellegrino come zaino, cappello, ventilatore...Al concorso, dotato di un premio di 15mila €, possono partecipare tutti i grafici professionisti che operano in Spagna”. Tre le fasi che lo compongono: “presentazione della documentazione (fino al 17 maggio); scelta dei cinque finalisti tra tutte le proposte arrivate (fino al 17 giugno); scelta del vincitore (entro 14 agosto)”.

Il Papa in Terra Santa. Il card Kasper: con gli ebrei è stata fatta piena chiarezza su tutto. Benedetto condannerà ancora la Shoah

La preghiera per la conversione degli ebrei contenuta nel Messale pre-conciliare liberalizzato da Benedetto XVI e le affermazioni negazionistiche del lefebvriano Richard Williamson sono ormai alle spalle nelle relazioni tra Chiesa Cattolica ed ebrei: se ne dice convinto il card. Walter Kasper (foto), presidente della Pontificia commissione per i rapporti con l'ebraismo, alla vigilia del pellegrinaggio che Benedetto XVI compirà in Terra Santa. "Sono stati fatti buoni progressi. Abbiamo notato l'irritazione degli ebrei sul caso della preghiera per gli ebrei, sull'affaire Williamson, ma - afferma il porporato - è stato relativamente facile riprendere i contatti e chiarire la situazione. Certo, ci sono un paio di rabbini che non hanno concordato, ma nell'ebraismo non c'è una gerarchia universale. Con le grandi organizzazioni rabbiniche è stata fatta piena chiarezza". In una conferenza stampa convocata in vista del viaggio in Terra Santa, Kasper ha escluso che la nazionalità tedesca di Papa Ratzinger costituisca un 'handicap' per la tappa israeliana o, in particolar modo, per la visita al memoriale della Shaoh dello Yad Vashem. "Ha già condannato, per sua personale convinzione, la Shoah, e sicuramente lo farà di nuovo. Se lo farà da tedesco, non saprei. Direi che lo farà da Papa che è anche un tedesco". Quanto alla preghiera che - come fece Papa Wojtyla - Benedetto XVI depositerà nel Muro occidentale di Gerusalemme, Kasper ha ricordato che, nell'udienza concessa di recente a un gruppo di rabbini americani, Papa Ratzinger ha già "fatto propria" la richiesta di "perdono" di Giovanni Paolo II.

Il Papa in Terra Santa. Il card. Sandri: Benedetto XVI desiderava andarci sin dall'inizio. E' il viaggio che da il tono al suo pontificato

Il card. Leonardo Sandri (nella foto con Benedetto XVI), Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha affermato che il pellegrinaggio in Terra Santa era uno degli obiettivi che il Papa accarezzava fin dai primi momenti del suo pontificato. Lo ha rivelato in alcune dichiarazioni ai giornalisti riuniti per la presentazione del libro “Terra Santa. Viaggio dove la fede è giovane”, edito da AVE, in preparazione al prossimo viaggio papale. Il testo, opera di Giorgio Bernardelli, è stato presentato il 28 aprile nella Sala Marconi della Radio Vaticana. Secondo quanto ha osservato il card. Sandri, “questo desiderio di visitare la Terra Santa era un desiderio del Papa fin dall'inizio”. “Ha dovuto compiere dei viaggi che già erano in un certo senso stabiliti del pontificato precedente, come la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia o la Giornata delle Famiglie in Spagna”. “Invece il suo grande desiderio come primo viaggio e quindi come significato di tutto il suo pontificato verso Gesù, verso la Parola di Dio, era andare in Terra Santa”, ha aggiunto. “Il viaggio principale che dava il tono di tutto il suo Pontificato era questo”. Per il porporato, la Terra Santa “è testimone di una giovinezza perenne offerta alla Chiesa e tramite la Chiesa all'umanità”. “Alla Terra Santa è poi affidata una missione di speranza. È la speranza di una celeste Gerusalemme; di una definitiva convocazione dall'Oriente e dall'Occidente di tutti i popoli nella lode del Signore”. Per questo, ha spiegato, “la Gerusalemme storica e i cristiani che la abitano fisicamente o col cuore, e soprattutto con la fede, devono condividere la missione di unità e di pace propria della Chiesa e che trova in questa città una insuperabile icona”. In questo senso, ha auspicato che il pellegrinaggio del Papa sia “un monito per tutti coloro che sono investiti di una responsabilità, ad ogni livello, perché non si attardino a liberare in modo definitivo la pace, donata al mondo da Cristo Risorto, il Principe della Pace”. Il card. Sandri non ha ricevuto opinioni contrarie al viaggio del Papa da parte dei vari presuli, anzi, l'arrivo del Pontefice viene interpretato come un segno di speranza “pur in mezzo a tante difficoltà”. La presenza del Papa è “portatrice di serenità, di pace e di stimolo a tutti coloro che sono responsabili della realtà o della situazione di quella gente”. Anche per l'autore del libro il pellegrinaggio di Benedetto XVI è “un momento importante per la Chiesa. E' quando Pietro ritorna nella terra delle origini, quindi deve essere un momento per scoprire le radici della nostra fede”, così come un'occasione “per il dialogo anche con ebrei e musulmani”. “Su questo credo che Papa Ratzinger possa stupirci”, ha osservato.

Il Papa in Terra Santa. Il saluto di benvenuto di Shimon Peres: Gerusalemme accoglie questo artefice di pace a braccia aperte

“Sarà un privilegio” accogliere Benedetto XVI a Gerusalemme, “le sue parole daranno forza alla speranza nel futuro”, egli è “artefice di pace”: lo scrive il presidente israeliano Shimon Peres (nella foto con Benedetto XVI) in un messaggio di benvenuto per il Papa, in esclusiva per Famiglia Cristiana. “A nome dello Stato di Israele e mio personale – scrive Peres -, desidero esprimere il sentimento di partecipe attesa con cui guardiamo alla visita di Sua Santità, Papa Benedetto XVI. Sarà un privilegio accoglierlo alle porte della città santa di Gerusalemme e salutarlo con una parola che è tra le più comuni della lingua ebraica ma nello stesso tempo esprime la più profonda aspirazione del nostro popolo: Shalom, pace. La storia dei discendenti di Abramo ha conosciuto aspri conflitti, guerre in nome della religione, intolleranza, pregiudizi e persecuzioni. È arrivata l’ora di costruire ponti di comprensione, rispetto reciproco e riconciliazione, per superare le vecchie divisioni e permettere alla pace di prevalere nel dialogo tra le nazioni e al dialogo interreligioso di mettere sempre più forti radici. Si tratta di un nobile scopo ed è quindi nostro dovere investire nella formazione delle giovani generazioni, e delle generazioni future, per insegnare loro che tutti gli uomini hanno uguali diritti, e che l’uguaglianza dei diritti comprende anche il diritto a essere diversi”. Il pellegrinaggio di Benedetto XVI – continua il presidente israeliano – “è un passo significativo verso la costruzione di tali ponti. Verrà come il Buon Pastore, simbolo di valori morali e voce della coscienza, e il suo messaggio di pace e tolleranza sarà udito da tutto il suo gregge e da noi tutti. Le sue parole daranno forza alla speranza nel futuro, non solo per i rapporti tra le diverse religioni ma anche per quelli tra i popoli e le culture della regione. Gerusalemme accoglie questo artefice di pace a braccia aperte. E nella città santa, in cui i profeti di Israele edificarono un codice universale di pace, fratellanza, tolleranza e amore per l’uomo, sullo stesso suolo in cui Gesù lasciò l’impronta dei suoi passi, noi metteremo sulle spalle di Sua Santità il mantello della nostra ospitalità e gli daremo il benvenuto con tutto il nostro calore. Papa Benedetto XVI si troverà in Israele, patria del popolo ebraico, edificata sulle indistruttibili fondamenta della Bibbia e animata da un popolo che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’umanità in campi come la scienza, la tecnologia, la medicina, la cultura e le arti”. Continua Peres: “Sono passati 65 anni da Auschwitz ma ancora non abbiamo raggiunto un porto completamente sicuro. L’antisemitismo, i negazionisti che non vogliono riconoscere l’Olocausto, la politica del terrore e gli appelli a distruggere il nostro popolo ancora ci minacciano. Ma nonostante questo, e a dispetto delle guerre a cui siamo costretti e delle minacce che ci vengono rivolte, sempre cerchiamo la pace e non rinunciamo alla speranza di vedere il giorno in cui il nostro sogno sarà realizzato e, insieme con i nostri figli, potremo vivere sicuri in pace. La visita di Papa Benedetto XVI alla Terra Santa è per i nostri cuori un supplemento di speranza nel fatto che le nostre preghiere saranno esaudite. E nella sua missione di pace, tolleranza e fede, possa Sua Santità portare l’intero gregge a seguire le sue orme e ad affrontare un pellegrinaggio nella nostra regione, un viaggio di solidarietà e speranza capace di sollevare lo spirito. Mi unisco alle preghiere per la pace del popolo di Israele e pregusto la gioia di dare il benvenuto della pace al Papa”.

Il Papa in Terra Santa. Conferenza stampa a Gerusalemme sugli ultimi preparativi del pellegrinaggio

Davanti ad una folta schiera di giornalisti e cineoperatori, il nunzio apostolico in Israele, l'arcivescovo Antonio Franco, il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, il vicario patriarcale latino per Israele, mons. Marcuzzo, e il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, hanno tenuto a Gerusalemme una conferenza stampa nel corso della quale hanno illustrato gli ultimi preparativi in vista dell’arrivo di Benedetto XVI. “Vi abbiamo invitato perchè, come giornalisti, avete una missione: presentare nel mondo migliore questa visita, comprendendo la specificità di questo pellegrinaggio papale, che sarà un’incessante preghiera per la ricerca dell’unità e della pace in questa terra così tormentata”. E’ questo lo spirito con il quale vuole essere accolto Benedetto XVI. In particolare, mons. Twal non ha nascosto che il pellegrinaggio papale, nel contesto palestinese e israeliano, possa essere strumentalizzato, vista la delicata situazione politica che si vive nella regione. Ma una visita al campo palestinese "Aida Refugee", vicino a Betlemme, ad esempio, è stato voluto dal Papa per immergersi nella drammatica realtà delle migliaia di profughi palestinesi, che spesso dimentica la comunità internazionale. Da Gaza, ha sottolineato mons. Twal, è stata fatta la richiesta per l’accesso alla Messa a Betlemme per 250 cristiani palestinesi, ma fino ad oggi il governo israeliano ha concesso il permesso solo a un centinaio di loro. “Perché il Papa non andrà a Gaza?” ha chiesto un giornalista. Perché a Gaza i cattolici sono una piccolissima minoranza. Diverso il discorso per la Cisgiordania: lì, ha detto mons. Twal, dei 15 mila cristiani palestinesi, 11 mila hanno ottenuto il permesso per recarsi in territorio israeliano per partecipare agli incontri con il Papa. Sui problemi della sicurezza a Nazareth, è intervenuto il vicario mons. Marcuzzo, il quale ha assicurato che non ci sono rischi per il Papa, il quale tra l’altro userà la "papamobile" nella Messa presso il Monte del Precipizio (foto) e che le contestazioni alla visita sono state da parte di alcune sparute frange estremiste, già isolate dalla sicurezza. E’ stato anche chiesto dai giornalisti se è vero che il presidente Perez restituirà alla Chiesa il Cenacolo. “La questione è oggetto di lunghe consultazioni”, ha detto mons. Franco, “ma ancora non c’è niente di definitivo”. Sulla presenza del Papa al Mausoleo dell’Olocausto, lo Yad Vashem, che in una delle sue sale contiene una controversa didascalia contro Pio XII, il nunzio apostolico ha detto che il Papa non ha mai messo in discussione la visita in questo luogo, perché vuole rispettare le vittime della Shoah. Mons. Marcuzzo ha invitato la stampa a non dimenticare il senso di questa visita pastorale e spirituale del Papa in Medio Oriente, che affronterà quattro temi in ognuna delle sue tappe più significative: in Giordania la Chiesa, a Nazareth la vita, a Gerusalemme la pace e la riconciliazione e a Betlemme la famiglia. Infine, mons. Franco ha ricordato le parole del Papa al Regina Caeli di domenica, quando ha sottolineato che si recherà sui luoghi santi per confermare e incoraggiare i cristiani di Terra Santa, facendosi pellegrino di pace, rilanciando il dialogo e la riconciliazione.

Nominati tre vescovi e un gesuita per la visita apostolica ai Legionari di Cristo ordinata dal Papa

Saranno tre vescovi e un sacerdote a guidare l'ispezione ordinata da Papa Benedetto XVI sulle istituzioni legate all'ordine dei Legionari di Cristo, dopo le accuse al fondatore Marcial Maciel di abusi sessuali e relazioni illecite, dalle quali sarebbe nata anche una figlia. Lo riferisce l'agenzia messicana Notimex citando "fonti confidenziali". Della commissione faranno parte i vescovi Ricardo Watty Urquidi, messicano, Charles Joseph Chaput, arcivescovo di Denver, negli Stati Uniti, e l'italiano Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria. Con loro, anche il sacerdote gesuita Gianfranco Ghirlanda, rettore della Pontificia università gregoriana di Roma, incaricato delle indagini negli istituti educativi dei Legionari. Potrebbe poi aggiungersi in un secondo momento un incaricato per il sud America. Nei prossimi mesi la visita apostolica toccherà tutte le comunità della Legione nel mondo e si concluderà con la consegna di un rapporto, protetto dal segreto pontificio, alle autorità vaticane.

ll Papa in Terra Santa. Il re di Giordania: le sue parole saranno uno stimolo a camminare in fretta verso la pace

In una intervista concessa al Corriere della Sera alla vigilia del suo viaggio in Egitto e in Germania, il re di Giordania Abdallah parla dello storico viaggio del Papa Benedetto XVI in Terra Santa, con prima tappa proprio in Giordania, e dice : "Accogliere il Pontefice (...) è per noi un grande onore e motivo di orgoglio. Sarà un momento di grande intensità spirituale (...), le parole che dirà saranno uno stimolo, rivolto a tutti noi, per spronarci a camminare in fretta verso la pace". Il re di Giordania Abdallah afferma anche che se si vuole giungere alla pace in Medio Oriente dovrà nascere uno Stato palestinese indipendente entro il 2009. "Entro il 2009 do­vrebbe essere fissato l'obiettivo dei due Stati", dice Abdallah. "Ne abbiamo discusso con gli Usa, ne continuiamo a discutere con i partner eu­ropei, che condividono le nostre speran­ze e i nostri timori. Se nel biennio 2009-2010 nulla accadrà, allora il rischio che i nemici della pace, in questa regione, provochino altre tragedie diventerà altis­simo". Il re giordano preferisce però non fissare date precise per un accordo di pace definitivo: "Sappiamo bene che indicare date può essere pericoloso", avverte. "Ma la volontà di rag­giungere l'obiettivo deve essere chiara da subito. Senza malintesi".

Il Papa in Terra Santa. Per la quarta volta Joseph Ratzinger nei luoghi santi della cristianità

Era il 1994 quando l’allora car­d. Joseph Ratzinger, Pre­fetto della Congregazione per la dottrina della fede, si recò pellegrino in Terra Santa (foto) per l’ulti­ma volta prima dell’elezione a Pon­tefice. Una visita compiuta in com­pagnia del suo segretario perso­nale di allora, mons. Josef Cle­mens. Furono giorni in cui Ratzin­ger si mescolò discretamente agli altri pellegrini; un ministro ordi­nato come tanti altri che si reca là dove il suo stesso ministero affon­da le proprie radici. Era il terzo pel­legrinaggio: quello che si aprirà ve­nerdì, quindi, sarà il suo quarto viaggio in Terra Santa, anche se questa volta ci tornerà come Pon­tefice. Ma questo viaggio, che richiederà un volo di 4.600 chilometri tra an­data e ritorno, sarà anche il dodi­cesimo nell’elenco dei viaggi a­postolici compiuti da Benedet­to XVI al di fuori dei confini dell’Italia, dopo Germania, Po­lonia, Spagna, anco­ra Germania, Tur­chia, Brasile, Austria, Stati Uniti, Australia, Francia, Camerun e Angola. È, invece, al 125° posto nella lista dei viaggi internazionali dei Papi nell’era mo­derna. Un elenco, quest’ultimo, a­perto proprio dal viaggio di Paolo VI nel 1964 in Terra Santa. Sempre nel 1964 il sacerdote Jo­seph Ratzinger, allora docente di teologia a Münster, visitava per la prima volta i luoghi dove si è con­sumata la vicenda di Gesù di Na­zareth. Ordinato tre­dici anni prima, Rat­zinger aveva 37 anni. Il secondo pellegri­naggio, invece, si svolse nel 1992, in occasione del suo 65° compleanno. Come ricordava il card. Bernardin Gantin, in un’intervi­sta rilasciata ad Avvenire nel 2005, il viaggio del 1992 si svolse in compagnia dello stesso Gantin e del card. Jozef Tomko. Due an­ni dopo, nel 1994, Ratzinger si tro­vava in Terra Santa poco dopo il ri­conoscimento ufficiale da parte della Santa Sede di Israele. Per l’oc­casione a Gerusalemme, ospite dell’"Intenational jewish-christian conference", tenne un discorso su "Israele, la Chiesa e il mondo. I lo­ro rapporti e il loro compito se­condo il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992", in cui espresse il suo "personale sostegno alle re­lazioni Israele-Vaticano". Da venerdì Benedetto XVI sarà il terzo Pontefice a visitare la Terra Santa dopo Paolo VI, nel 1964, e Giovanni Paolo II, nel 2000.

Agorà dei giovani 2009. Le diocesi dell'Umbria si ritrovano a Perugia per una notte con Gesù

Entra nel vivo l’iniziativa-missione dell’“Agorà” dei giovani dell’Umbria che avrà come momento culmine la notte tra il 23 e il 24 maggio, quando a Perugia giungeranno le Pastorali giovanili delle altre sette diocesi dell’Umbria per riflettere, pregare e far festa tutti insieme. Sarà il momento conclusivo con alcune migliaia di giovani del percorso triennale dell’"Agorà dei giovani italiani", promosso dalla Pastorale giovanile nazionale della CEI iniziato con l'Incontro nazionale dei giovani con il Papa a Loreto 2007, proseguito a livello internazionale con la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney nel luglio 2008 e che terminerà in ogni diocesi italiana il 31 maggio, Domenica di Pentecoste. I giovani dell’Umbria hanno inteso viverlo in comunione, promuovendo l’iniziativa “All4One. Una notte con Gesù” nel capoluogo umbro il 23-24 maggio. “Pur prevedendo una particolare attenzione ai giovani, e quindi un ‘protagonismo’ della Pastorale giovanile – spiegano gli organizzatori umbri dell’iniziativa del 23 e del 24 maggio –, il progetto Agorà è stato strutturato come un laboratorio nel quale convergono per lavorare insieme più Pastorali (familiare, salute, scuola, sociale e lavoro) ciascuna delle quali apporta il proprio specifico”. Per questo motivo, proseguono gli organizzatori - la missione che precede l’evento finale, ed esso stesso, sono pensati come il riflesso della comunione tra differenti ambiti di Pastorale e tra molteplici realtà ecclesiali”. Inoltre, “essendo anche l’Anno Paolino, la missione si ordinerà per ‘motti paolini’: ogni pastorale sceglierà il suo e da quello tesserà l’annuncio per il proprio ambito”. Da ieri all’8 maggio in ogni zona pastorale dell’arcidiocesi perugino-pievese, con il contributo di tutte le Pastorali coinvolte, si terranno degli incontri in vista della lunga notte dell’“Agorà”; incontri destinati a tutta la comunità cristiana che riceverà una evangelizzazione “per motti paolini”.

Il Papa in Terra Santa. Un coro di ragazzi cristiani e musulmani animerà la Messa di Benedetto XVI a Gerusalemme

Ha scelto un repertorio di canti e musiche tradizionali, opportunamente riarrangiato, per dare ''a questa gente qualche cosa con cui cantare tutta assieme''. Padre Armando Pierucci, francescano originario delle Marche, è a Gerusalemme da oltre 20 anni. Quattordici anni fa ha fondato la scuola di musica della Custodia francescana di Terra Santa, il ''Magnificat''. E sarà proprio il coro del Magnificat, composto da ragazzi e ragazze sia cristiani che musulmani, che martedì 12 maggio canterà davanti a Papa Benedetto XVI in occasione della Messa celebrata nella valle di Josafat. La composizione del coro, spiega padre Pierucci, è la stessa di chi frequenta la scuola. Gli studenti vengono in buona parte dalla città vecchia di Gerusalemme, dove all'interno delle mura costruite da Solimano il Magnifico convivono il quartiere cristiano, quello musulmano e quello ebraico, senza contare il complesso degli armeni, anche loro cristiani. Ma mentre gli ebrei tendono a fare 'parte per se stessi', musulmani e cristiani vivono a stretto contatto, accomunati dalla lingua e dalla cultura araba e da una convivenza di secoli. ''La differenza di religione non è avvertita come discriminante. E non solo perchè qui si fa musica'', spiega il francescano, che tiene però a sottolineare come la sua scuola sia frequentata anche da alcuni ragazzi ebrei. Quella di Gerusalemme sarà la prima delle tre grandi Messe del Pontefice nel corso della tappa israeliana del suo viaggio in Terra Santa. L'attesa dei cristiani 'latini', come vengono chiamati i cattolici, è grande, anche se nessuno nasconde che avrebbe preferito che il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI cadesse in un altro momento, e non pochi mesi dall'attacco israeliano a Gaza. La convivenza è complessa: ''A Pasqua - racconta Hala, soprano nel coro del Magnificat da due anni - non ci hanno permesso di entrare nella città vecchia per andare alla Messa''. ''Ora però - aggiunge - aspettiamo solo che il Papa venga come un pastore che viene a trovare la sua comunità. Cosa speriamo che ci porti? Speranza, nient'altro''.

Il Papa in Terra Santa. Nella Messa a Beltemme un'intenzione di preghiera per i bambini morti o orfani di Gaza

Una preghiera per tutti i bambini, compresi quelli rimasti "morti" o "orfani" nella Striscia di Gaza sotto le bombe dell'aviazione israeliana, verrà pronunciata nel corso della Messa presieduta dal Papa nella Piazza della Mangiatoia a Betlemme, mercoledì 13 maggio. "Per tutti i bambini del mondo, in particolare per quelli che soffrono privazioni, malattie e povertà, perché siano riconosciuti i loro diritti operando concretamente per garantire loro la crescita nella serenità e nella gioia", è la preghiera contenuta nel messale predisposto dal Vaticano. "Preghiamo per i bambini di Gaza, che sono morti o sono rimasti orfani, e vivono nella miseria e nella paura".