Ha scelto un repertorio di canti e musiche tradizionali, opportunamente riarrangiato, per dare ''a questa gente qualche cosa con cui cantare tutta assieme''. Padre Armando Pierucci, francescano originario delle Marche, è a Gerusalemme da oltre 20 anni. Quattordici anni fa ha fondato la scuola di musica della Custodia francescana di Terra Santa, il ''Magnificat''. E sarà proprio il coro del Magnificat, composto da ragazzi e ragazze sia cristiani che musulmani, che martedì 12 maggio canterà davanti a Papa Benedetto XVI in occasione della Messa celebrata nella valle di Josafat. La composizione del coro, spiega padre Pierucci, è la stessa di chi frequenta la scuola. Gli studenti vengono in buona parte dalla città vecchia di Gerusalemme, dove all'interno delle mura costruite da Solimano il Magnifico convivono il quartiere cristiano, quello musulmano e quello ebraico, senza contare il complesso degli armeni, anche loro cristiani. Ma mentre gli ebrei tendono a fare 'parte per se stessi', musulmani e cristiani vivono a stretto contatto, accomunati dalla lingua e dalla cultura araba e da una convivenza di secoli. ''La differenza di religione non è avvertita come discriminante. E non solo perchè qui si fa musica'', spiega il francescano, che tiene però a sottolineare come la sua scuola sia frequentata anche da alcuni ragazzi ebrei. Quella di Gerusalemme sarà la prima delle tre grandi Messe del Pontefice nel corso della tappa israeliana del suo viaggio in Terra Santa. L'attesa dei cristiani 'latini', come vengono chiamati i cattolici, è grande, anche se nessuno nasconde che avrebbe preferito che il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI cadesse in un altro momento, e non pochi mesi dall'attacco israeliano a Gaza. La convivenza è complessa: ''A Pasqua - racconta Hala, soprano nel coro del Magnificat da due anni - non ci hanno permesso di entrare nella città vecchia per andare alla Messa''. ''Ora però - aggiunge - aspettiamo solo che il Papa venga come un pastore che viene a trovare la sua comunità. Cosa speriamo che ci porti? Speranza, nient'altro''.