mercoledì 16 marzo 2011

'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. La presentazione a Milano: dal cuore di un uomo innamorato. Solo se Lui è risorto è avvenuto qualcosa di nuovo

Rainer Riesner è un esegeta protestante della scuola di Tubinga. È un docente di Scienze Umanistiche all’Università della tecnica di Dortmund, che ha dedicato la sua vita allo studio del Nuovo Testamento e della teologia protestante. Ed è amico del Santo Padre. Don Stefano Alberto insegna, invece, Introduzione alla Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono loro, nell’auditorium stracolmo di largo Mahler, a Milano, a presentare il nuovo libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret - Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione". Ad accomunare i due relatori non è l’entusiasmo sterile di certi studiosi, spesso "scettici, perché pensano di potersi riferire solo a loro stessi, senza fare riferimento a Dio o senza compiere un ulteriore passo, quello dell’apertura", come dirà Riesner durante il suo intervento. A metterli insieme è la passione per il racconto di un uomo vivo. Gesù, il Nazareno. "Queste pagine sono scritte, scaturiscono dal cuore di un uomo innamorato", dice don Stefano Alberto, descrivendo "l’entusiasmo, la gioia, la forza, la sapienza e l’apertura" di cui il Papa ha intriso il suo racconto. La narrazione si concentra sul periodo più doloroso e insieme più glorioso della vita di Cristo: la passione, la morte e la risurrezione. La risurrezione con la minuscola, come nel titolo del libro. Perché indica un fatto documentabile, storicamente documentabile, e per tutti. "Il libro del Papa è un dono non solo per i credenti, ma per chiunque cerchi la verità", dice Riesner. Per scriverlo, Benedetto XVI non si è basato solo su testi di studiosi cattolici, ma ha valorizzato ogni contributo anche per la minima parte di verità che può portare al racconto della vita di Cristo. Una vita che, per la sua natura divina, viene spesso contestata dal punto di vista storico; e una risurrezione che viene negata dal punto di vista scientifico e filosofico. Eppure Riesner spiega che il Papa mostra Gesù sul Monte degli Ulivi in tutta la sua "vulnerabile impaurita umanità" di fronte alla morte. E che la preghiera sacerdotale del Vangelo di Giovanni può essere compresa solo se si guarda a quella ebraica dello Yom Kippur, la preghiera dell’espiazione. Così come le parole dell’ultima cena, che molti vorrebbero impensabili in un contesto ebraico, sono invece piene di riferimento all’Antico Testamento, che preannunciava una nuova alleanza. Ecco che Gesù è pienamente uomo del suo tempo e pienamente in accordo con il Padre. E a tutti gli scettici, Riesner risponde con la lettura di una pagina stupenda del libro: "Solo se Gesù è risorto, è avvenuto qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo e la situazione dell’uomo. Allora Egli, Gesù, diventa il criterio, del quale ci possiamo fidare. Poiché allora Dio si è veramente manifestato. Per questo, nella nostra ricerca sulla figura di Gesù, la risurrezione è il punto decisivo. Se Gesù sia soltanto esistito nel passato o invece esista anche nel presente - ciò dipende dalla risurrezione. Nel “sì” o “no” a questo interrogativo non ci si pronuncia su di un singolo avvenimento accanto ad altri, ma sulla figura di Gesù come tale" (pag. 270). Nel dire questo, il Papa è accompagnato dall’apostolo Paolo, che nella Prima Lettera ai Corinzi scrive: "Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha resuscitato Cristo". La parola passa a Stefano Alberto. Legge il Salmo 26, molto caro a don Luigi Giussani. "Il Tuo volto, Signore, io cerco". E affonda subito sulle riduzioni di un’esegesi che spesso è più ideologia che scienza, sulla mentalità moderna che ha reso drammaticamente incerta la fede degli uomini, perché ha reso incerto il suo nucleo e cioè quell’"intima amicizia con Gesù" di cui Papa Benedetto sempre parla. Come nella "Deus caritas est", quando ricorda che all’inizio dell’essere cristiano non v’è una decisione etica, ma l’incontro con una Presenza in grado di dare alla vita un nuovo orizzonte. Stefano Alberto spiega che "il libro ci porta nell’avvenimento di Gesù". Ma per questo è necessario abbandonare un criterio di giudizio che "è soltanto la nostra valutazione personale, che ci abbandona a noi stessi. In un’ultima solitudine che il Signore però riempie, in un modo imprevisto: attraverso un rapporto vivo". Così, punta il dito contro un metodo, quello storico-critico, nato dal desiderio di conoscere di più Cristo, ma solo sulla base di quello che si pensava già di sapere sul Suo conto. Che non tutto sia perduto lo si evince dal "capitolo più bello" del libro, a detta dei due studiosi. Quello sulla risurrezione. Pagine dove emerge con forza il punto da cui tutto ha origine: la comunione con il Padre. Un rapporto senza il quale non si può capire niente: è solo a partire da lì che "Cristo si rende presente oggi", scrive il Papa. Per l’uomo postmoderno, questo però è qualcosa di lontano. "I figli hanno ucciso i padri, lo abbiamo visto con il Sessantotto, e oggi provano ad uccidere i figli", continua Stefano Alberto: "Ma tutto può essere generato a partire dal Padre. Solo da quello". E la cifra di tutto sta in una verità così semplice. Un figlio che guarda al padre e un padre che guarda al figlio con un amore che va oltre ogni immaginazione. Stefano Alberto tocca altri due punti, e mentre lo fa si commuove. "Il Papa - dice - non si dimentica del dolore della Croce e delle domande che essa provoca duemila anni dopo: perché Dio ha voluto questa espiazione? Perché fino alla morte di Suo figlio?". Non è forse un Dio crudele? Non è un’idea indegna di Dio? "Eppure la realtà della Croce c’è, ma è colpa nostra. Questa verità è però molto lontana da noi. Non è Dio ad essere crudele. In suo Figlio Egli ha preso la sofferenza su di sé. È Dio stesso che beve il calice di tutto ciò che è terribile". Fino alla risurrezione. E la domanda di Giuda Taddeo: perché ti sei mostrato solo a noi, perché non al mondo? Perché non ti sei opposto ai tuoi nemici dimostrando con vigore che sei il Signore?La risposta è, ancora una volta, nelle parole stesse di Gesù. Come spiega il Papa: "È proprio di Dio agire in modo sommesso". Patisce, muore, ma vuole arrivare al mondo intero attraverso la fede dei suoi. Ecco la responsabilità dei cristiani: portare in sé il segreto del mondo e annunciarlo, duemila anni dopo. "Dio anche oggi è con noi. In croce Gesù griderà marana’ tha’, che significa “Vieni Signore”. Oppure maran ’atha’, che significa 'Il Signore è venuto'". "E proprio perché è venuto - conclude Stefano Alberto - possiamo sempre attenderlo. Ci parla attraverso testimoni e segni. Questo libro è la testimonianza di un amore. Vi - e mi - auguro di trovare sempre sul nostro cammino testimoni che anticipano nel tempo e nello spazio la venuta di Gesù. La Sua Presenza".

Maria Acqua Simi, Tracce.it

Anche 900 anglicani durante il 'rito della scelta' nelle cattedrali di Inghilterra e Galles hanno chiesto di diventare cattolici a Pasqua

Oltre 4.700 persone, provenienti dalle più diverse estrazioni sociali, si sono riunite nelle cattedrali di Inghilterra e Galles, domenica scorsa, chiedendo di diventare cattoliche. Secondo cifre appena rilasciate dall’ufficio stampa della Chiesa Cattolica di Inghilterra e Galles circa 900 di queste persone sono ex anglicani che chiedono di entrare a far parte dell’Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham previsto dalla Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus”, pubblicata dal Papa in risposta alle richieste di alcuni anglicani che volevano entrare in piena comunione con Roma. L’Ordinariato, che consente agli anglicani che ne fanno parte di diventare cattolici mantenendo alcune forme e tradizioni della liturgia anglicana, è stato istituito con un decreto lo scorso gennaio quando è stato anche annunciato il nome dell’ordinario responsabile, Keith Newton, uno dei vescovi anglicani che è stato riordinato come sacerdote cattolico. Tra gli anglicani che hanno chiesto di diventare cattolici all’inizio di questa Quaresima vi sono anche 61 pastori. Ogni anno coloro che si preparano ad entrare a far parte della Chiesa Cattolica vengono invitati a partecipare a un rito che si chiama “the rite of election”, presieduto dal vescovo della diocesi alla quale appartengono, che inaugura il loro periodo finale di preparazione prima che vengano ricevuti nella Chiesa. Il “rito della scelta”, così si traduce in italiano “rite of election” è il primo passo importante di un processo che si chiama “Il rito della iniziazione cristiana degli adulti” che consiste in un periodo di preparazione per chi si sente attratto da Cristo e dal suo insegnamento. Nei mesi precedenti il “rito della scelta” è normale per piccoli gruppi incontrarsi per pregare insieme e capire meglio la fede cattolica. La data nella quale gli anglicani diventeranno cattolici e riceveranno il sacramento della Cresima sarà decisa tra l’ordinario e il vescovo diocesano responsabile. La cerimonia avrà luogo o durante la Messa del Giovedì Santo o durante la Veglia pasquale. A Pentecoste i pastori anglicani che hanno visto la loro richiesta accettata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede verranno riordinati come sacerdoti cattolici. “La testimonianza di così tante persone che prendono questa decisione che cambierà la loro vita è molto incoraggiante”, con queste parole il vescovo Kieran Conry, responsabile del settore evangelizzazione e catechesi per la conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha commentato il numero significativo di aspiranti cattolici. “Ogni anno persone arrivano da ogni tipo di vita portando con loro esperienze e talenti unici. La comunità cattolica dà loro il benvenuto con affetto, amicizia e assicurazione di preghiere”.

SIR

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Un'evento molto spagnolo. Le nuove tecnologie, il budget, i costi di partecipazione e l'alloggio

Quella di Madrid 2011 sarà una Giornata Mondiale della Gioventù alla quale “parteciperà oltre un milione di giovani”, un evento che conta “sull’appoggio di Governo, regione e comune di Madrid”, e anche se “con un buget volutamente austero” conterà fondamentalmente “sull'allegria spagnola della ‘fiesta’, perché appunto sarà una Giornata molto spagnola”. Lo ha indicato ieri il direttore esecutivo della GMG 2011, Yago de la Cierva, in un briefing nella Sala Stampa del Vaticano.
I giovani e le nuove tecnologie. “Le nuove tecnologie - ha spiegato de la Cierva all'agenzia Zenit - premieranno particolarmente i giovani, perché grazie a telefonini, i-pad, netbook e altri modi di comunicare in rete potranno sapere dove ci sono eventi vicino alla zona in cui si trovano, o quali sono i ristoranti che offrono il pranzo”.E addirittura “potranno vedere i video degli eventi con Benedetto XVI e materiali multimediali tipo ‘In cento secondi’ su come si recita il rosario o ci si prepara per la confessione”. Le nuove tecnologie e le reti sociali hanno un ruolo impressionante in questa manifestazione. “Basti pensare che su Facebook ci sono 250.000 iscritti alla GMG, che opinano con i loro clic sulle manine e i sistemi di punteggio per segnalare ciò che preferiscono o meno, oltre agli altri social network specifici di Paesi o regioni”. “Sarà quindi una Giornata marcata dai suggerimenti che i giovani stanno dando attraverso la web www.madrid11.com in 11 lingue - ha aggiunto Marieta Jaureguizar dell’Ufficio stampa -, con oltre un milione di visite al mese”. “A questo sito, per esempio, sono arrivate oltre 80 canzoni che poi vengono votate dagli internauti, di modo che potranno essere suonate oltre all'inno ufficiale nei diversi eventi”.
Un evento molto spagnolo. “Sarà molto spagnolo questo senso di ‘fiesta’ - ha precisato De la Cierva -, e vogliamo un collegamento tra fede e bellezza, in particolare durante la Via Crucis. In questa Giornata si potrà vedere il carattere particolare della devozione spagnola”. “Sarà una GMG impregnata di religiosità e cultura spagnola, come voluto anche dal Pontificio Consiglio per i Laici”, ha aggiunto. Ma molto spagnoli saranno anche gli orari: “Ci saranno molte cose la notte, perché da noi non si va a letto prima di mezzanotte, quindi ci saranno molte attività dopo cena, una specie di notte bianca, musei, ecc. In più la temperatura sarà favorevole. In cambio si inizierà tutto un’ora più tardi”.
Preventivo. Il budget, anche se non è stato interamente definito, sarà di circa il 20% inferiore a quello delle Giornate di Sydney o di Colonia, anche per dare un segnale visto che la Spagna attraversa un momento di crisi economica. Per ora si calcola che ammonti a circa 50 milioni di euro. “Per noi è fondamentale la trasparenza sui fondi e sulle spese, per questo tutte le spese superiori a 6.000 euro vanno a licitazione pubblica. I fondi sono autofinanziati per il 75% dai partecipanti, e il restante arriverà da aziende sponsor e privati”. “L’esperienza conta - ha precisato il direttore esecutivo -, e altri eventi ci hanno aiutato a perfezionare la GMG di Madrid. Basta pensare ai maxischermi, tanti al punto che si calcolano in metri quadri, 1400. Alla gara si sono presentate 11 ditte e ci interessa che i numeri siano chiari”. “Poi ci sarà una revisione dei conti per sapere dove è finito ogni euro che abbiamo ricevuto. Per questo motivo non c’è ancora un preventivo finale, visto che sul mercato abbiamo trovati prezzi minori”. “E' importante che la gente possa vedere”, ha ribadito de la Cierva. “Una priorità sono quindi i maxischermi”. “E poi vogliamo che il servizio catering si basi sui ristoranti di Madrid, in modo che lasci anche qualcosa alla città”.
Costi e partecipazione gratuita. I volontari hanno uno sconto del 75% nell’iscrizione. Riceveranno vitto e alloggio da 10 giorni prima, periodo nel quale riceveranno la formazione dovuta, per conoscere la città, sui primi soccorsi, sull'aiuto ai disabili, ecc.. “Devono pagare un minimo – ha spiegato de la Cierva –, perché sebbene ha senso chiedere il loro tempo ci vuole anche la loro generosità”. Il 25% di questo va al fondo di solidarietà, perché “si vuole evitare che sia una Giornata di giovani di Paesi ricchi. Ci anche sono rappresentanze ad esempio da Paesi come Cuba, e i giovani saranno aiutati anche con il viaggio. Ma verranno anche dalla Cambogia, dal Laos, ecc., e perfino da Paesi musulmani”. La partecipazione alla Giornata è gratuita, aperta a chiunque. Per iscriversi c’è un modulo con tre categorie, a seconda del tempo di soggiorno, dei servizi richiesti come alloggio e vitto e del Paese di provenienza. Ad esempio, chi viene dalla Germania con vitto e alloggio paga 210 euro. Il contributo per il solo fine settimana è di 40 euro.
Alloggio. Ci saranno circa 1400 posti di alloggio, e le famiglie di Madrid ospiteranno molti ragazzi. Rafael Rubio, direttore di comunicazione, ha elencato i prossimi obiettivi: “Promuovere le iscrizioni per sapere i numeri e ricevere bene tutti quanti, arrivare ai 25.000 volontari, in particolare quelli spagnoli, che possono cominciare da subito ad avere la formazione nel settore nel quale opereranno e perché hanno un costo inferiore rispetto a quelli che arrivano dall’estero. L'agenda culturale è fitta, con oltre 300 proposte culturali sulle oltre 600 ricevute”.

Zenit

Il Papa: l’unità d’Italia naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e sussistente da tempo, a cui il Cristianesimo ha contribuito

Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha consegnato questa mattina nelle mani del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano (nella foto con Benedetto XVI), un Messaggio di augurio del Papa in occasione del 150° anniversario dell’unificazione politica dell’Italia. Il Messaggio è una densa e ampia riflessione sul ruolo del cristianesimo e della Chiesa nella storia della nazione italiana. "Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell'identità italiana attraverso l'opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali, ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l'architettura, la musica". L'unità d'Italia ha radici nel cristianesimo Grazie al contributo della fede cristiana, scrive il Pontefice, "l'unità d'Italia, realizzatasi nella seconda metà dell'Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo". "La comunità politica unitaria - aggiunge Benedetto XVI nel suo ampio messaggio - nascente a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante che teneva unite le pur sussistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale". Anche nel corso del Risorgimento, nonostante questo sia stato considerato spesso come moto contrario alla Chiesa e alla religione, non è mancato un importante contributo dei cattolici alla formazione dello Stato unitario, al “fare gli italiani”. Basti ricordare, fra gli altri, i nomi di Gioberti, Rosmini, Manzoni, Pellico e anche di un grande educatore come San Giovanni Bosco. ''La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponenti del mondo cattolico'', scrive il Pontefice. ''Questo processo - aggiunge -, in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perche' portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall'appartenenza ecclesiale dall'altro''. ''Ma - sottolinea Benedetto XVI - si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa che è passato alla storia col nome di 'Questione Romana', suscitando di conseguenza l'aspettativa di una formale 'Conciliazione', nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale'', perché “l’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica”: nel corpo sociale “fede e cittadinanza non erano in conflitto”. Ne è riprova il fatto che la stessa “astensione dalla vita politica, seguente il ‘non expedit’, rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di responsabilità nel sociale”, educazione, assistenza, sanità, cooperazione, economia sociale, il cui frutto fu una società solidale e fortemente coesa. La “Questione Romana” si delinea così come un caso particolare e complesso, un conflitto fra le Istituzioni Stato e Chiesa “tutto italiano”, per il fatto che solo l’Italia ospita la sede del Papato, e questo, dopo la fine dello Stato Pontificio, reclamava nel suo ordine piena libertà e sovranità. Di questo conflitto, d’altra parte, “la Santa Sede ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione attraverso imposizioni dall’esterno, confidando nei sentimenti del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano”. La Conciliazione, con la firma dei Patti lateranensi del 1929, apre per il papato una nuova e più feconda stagione di ministero universale, che il card. Montini, il futuro Paolo VI, parlando in Campidoglio il 10 ottobre 1962, descriveva con parole solenni: “Così da salire a tanta altezza nel governo spirituale della Chiesa e nell’irradiazione sul mondo, come prima non mai”. ''L'apporto fondamentale dei cattolici italiani alla elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 è ben noto. Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero, non c'è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italiano''. Si trattava, spiega il Pontefice, di ''un progetto maturato all'interno dell'Azione Cattolica, in particolare della FUCI e del Movimento Laureati, e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ed oggetto di riflessione e di elaborazione nel Codice di Camaldoli del 1945 e nella XIX Settimana Sociale dei Cattolici Italiani dello stesso anno, dedicata al tema 'Costituzione e Costituente'''. ''Da lì - prosegue Papa Ratzinger - prese l'avvio un impegno molto significativo dei cattolici italiani nella politica, nell'attività sindacale, nelle istituzioni pubbliche, nelle realtà economiche, nelle espressioni della società civile, offrendo così un contributo assai rilevante alla crescita del Paese, con dimostrazione di assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune e collocando l'Italia in proiezione europea''. Il Papa ricorda qui con commozione i nomi di Moro e Bachelet. Quanto al contributo delle istituzioni della Chiesa al bene comune nel tempo del dopoguerra vengono messe in rilievo la formazione ai valori morali essenziali per la vita sociale democratica, giusta ed ordinata, e l’attenzione specifica agli emarginati e ai sofferenti. Non manca il ricordo dell’attenzione di Giovanni Paolo II per il bene del Paese, come nel caso della “grande preghiera per l’Italia” da lui indetta nel 1994. La fase attuale dei rapporti fra Chiesa e Stato si apre con la firma dell’Accordo di revisione del Concordato nel 1984, che, come affermava Giovanni Paolo II, tiene conto della situazione odierna dell’Italia “caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali”, ma che intende favorire “la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa Patria”. I principi che guidano le relazioni fra Chiesa e comunità politica sono quello della corretta distinzione degli ambiti e quello della collaborazione. Come ricorda il Concilio Vaticano II, ambedue sono infatti, “anche se a titolo diverso, al servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane”. ''La Chiesa è consapevole non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile''. Il Pontefice cita di nuovo quanto affermato dal Concilio Vaticano II: ''Chiunque promuove la comunità umana nel campo della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale, come pure della politica, sia nazionale che internazionale, porta anche un non piccolo aiuto, secondo la volontà di Dio, alla comunità ecclesiale, nelle cose in cui essa dipende da fattori esterni''. ''Nel guardare al lungo divenire della storia, bisogna riconoscere che la nazione italiana ha sempre avvertito l'onere ma al tempo stesso il singolare privilegio dato dalla situazione peculiare per la quale è in Italia, a Roma, la sede del successore di Pietro e quindi il centro della cattolicità''. ''La comunità nazionale - aggiunge il Pontefice - ha sempre risposto a questa consapevolezza esprimendo vicinanza affettiva, solidarietà, aiuto alla Sede Apostolica per la sua libertà e per assecondare la realizzazione delle condizioni favorevoli all'esercizio del ministero spirituale nel mondo da parte del successore di Pietro, che è Vescovo di Roma e Primate d'Italia'' e ''lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui e' consapevolmente grata''. L’ultima frase esprime il pensiero benedicente del Papa, la sua invocazione perché il popolo italiano sia sempre guidato dalla luce della fede, sorgente di speranza e di impegno per la libertà, la giustizia e la pace.

Radio Vaticana, Asca

Il Papa in Germania. 'Dove c'è Dio, là c'è futuro': i vescovi presentano il tema, il logo e i momenti salienti del viaggio di Benedetto XVI

Sono stati presentati ieri a Paderborn il logo (foto), il tema e i momenti salienti del viaggio di Benedetto XVI in Germania a settembre. In una conferenza stampa, mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il vescovo di Erfurt, mons. Joachim Wanke, l’amministratore diocesano dell’arcidiocesi di Berlino, mons. Matthias Heinrich, e il segretario della Dbk, padre Hans Langendörfer, hanno illustrato i diversi aspetti del viaggio apostolico del Papa. Il tema è una frase di Papa Benedetto XVI pronunciata durante il pellegrinaggio austriaco di Mariazell, nel 2007: "Dove c'è Dio, là c'è futuro". “La Chiesa Cattolica tedesca, anzi la Germania, si rallegra per il Papa”, ha affermato mons. Zollitsch, riferendo di molte reazioni positive nel Paese per il viaggio del Pontefice: “Sono convinto, e noi vescovi ci auguriamo, che questa visita porti un rafforzamento della fede. Abbiamo un periodo molto difficile alle nostre spalle. Ora guardiamo avanti con coraggio”. Mons. Zollitsch ha annunciato che il viaggio del Papa comprenderà anche incontri con i rappresentanti ebraici e musulmani, nonché con i cristiani ortodossi, oltre ai rappresentanti evangelici. Mons. Wanke ha sottolineato l’aspetto ecumenico del viaggio: “Siamo riconoscenti al Papa per il fatto che durante il suo viaggio dedichi un’importanza particolare all’ecumenismo”, ha sottolineato, dicendo di attendersi “da questo incontro frutti spirituali che ci faranno avanzare nel cammino ecumenico”.

SIR

La nomina del nuovo arcivescovo di Milano slitta a dopo Pasqua. Spunta l'ipotesi del card. Bagnasco, che suscita perplessità a Genova

A Genova la definiscono una "notizia estemporanea, infondata". In Vaticano la voce gira da giorni, sottotraccia, e ora è arrivata fino al capoluogo ligure. Il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI) potrebbe lasciare la città per prendere il posto del card. Dionigi Tettamanzi, l’arcivescovo di Milano in via di pensionamento dopo aver compiuto, l’altroieri, 77 anni d’età. È ancora fresco, del resto, il ricordo di quando proprio Tettamanzi, nel 2002 lasciò il capoluogo ligure per andare a Milano. Passò qualche anno e, nel 2006, il nuovo arcivescovo di Genova, Tarcisio Bertone, lasciò nuovamente la città perché nominato Segretario di Stato vaticano da Papa Benedetto XVI. "Più che dei precedenti - è il commento che circola ora nella Chiesa genovese - questi episodi dimostrano che un ulteriore trasferimento sarebbe mal digerito". Quel che è certo è che la scorsa settimana, lunedì 7 marzo, Bagnasco è stato ricevuto dal Papa in Vaticano. Udienza di routine, hanno spiegato nei Sacri palazzi, motivata dal fatto che giovedì prossimo il porporato celebrerà a Roma una messa solenne per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Ma, da quanto è filtrato, Bagnasco e il Papa hanno parlato anche della ormai prossima nomina dell’arcivescovo di Milano. Perché, oltre che presidente della Conferenza Episcopale italiana, quello di Bagnasco è uno dei nomi che nel Palazzo apostolico sono stati presi in considerazione per risolvere un complicato rompicapo. I due candidati forti per la cattedra ambrosiana sono il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura, e il patriarca di Venezia Angelo Scola. Nomi così forti che rischiano di annullarsi l’un l’altro e che rendono plausibile la scelta di un ‘outsider’. La candidatura di Ravasi sarebbe già tramontata, quella di Scola ancora incerta. Fuori e dentro il Palazzo apostolico, allora, sono stati ventilati i nomi alternativi più disparati, come il vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio, il vescovo-teologo Bruno Forte, l’arrembante Rino Fisichella, il nunzio apostolico in Italia Giuseppe Bertello, oltre a una serie di ipotesi tanto suggestive quanto improbabili (il gesuita Carlo Casalone, il vescovo anti-‘ndrangheta Bregantini, il custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa). C’è, poi, il nome dell’arcivescovo di Genova. Non sarebbe la prima volta che Bagnasco svolgerebbe il ruolo di una sorta di ‘civil servant’ della Chiesa Cattolica. Nel 2007, quando il card. Camillo Ruini andò in pensione, sotto le ceneri si scatenò una lotta senza esclusione di colpi tra Bertone e Ruini. Il Segretario di Stato vaticano avrebbe voluto che a guidare la CEI fosse nominato l’arcivescovo di Torino Severino Poletto, e, in seconda battuta, l’arcivescovo di Taranto Benigno Papa, entrambi vescovi dal forte carattere pastorale, politicamente moderati e culturalmente inclini al dialogo. Ruini, invece, avrebbe voluto proprio quello Scola che, patriarca di Venezia molto vicino a Comunione e liberazione, ora è in ‘pole position’ per Milano. Alla fine, per trovare la quadra, i due sfidanti si accordarono su un nome di mediazione, Bagnasco. Che, ora, rispunta come soluzione di mediazione per l’arcidiocesi di Milano. Quel che è certo è che, anche a causa di queste manovre, il card. Dionigi Tettamanzi non dovrebbe lasciare Milano in tempi brevissimi.

Il Giorno

Il Papa ad Aquileia e Venezia. I vescovi del Triveneto: ci parlerà di Gesù, vera speranza del mondo. Ci aiuterà a riscoprire che Egli è vivo, vicino

È stata dedicata in gran parte alla preparazione e alla verifica dei vari aspetti organizzativi legati alla visita del Papa del 7 e 8 maggio 2011 ad Aquileia e Venezia la riunione di ieri della Conferenza Episcopale Triveneto a Zelarino (Venezia). I vescovi del Nordest hanno nuovamente sottolineato come questa visita rappresenti una grande occasione offerta alle comunità ecclesiali e civili di queste regioni in cammino verso il secondo Convegno ecclesiale di Aquileia dell'aprile 2012): “Nell’incontro diretto con Benedetto XVI ci è data l’opportunità di ridestare e ravvivare il dono più bello. Ci parlerà di Gesù, vera speranza del mondo. Ci aiuterà a riscoprire che Egli è vivo, vicino e contemporaneo a noi, tocca e interessa le corde più profonde e quotidiane della nostra esistenza”. Il momento culminante sarà la grande Messa della mattina di domenica 8 maggio al Parco di San Giuliano di Mestre. Per questo, i vescovi hanno espresso l’auspicio che da parrocchie, associazioni, movimenti ecclesiali si converga in gran numero e raccomandano di fornire al più presto l’adesione. In una nota i presuli fanno sapere che “il Comitato organizzatore sta definendo - con i diversi interlocutori istituzionali e tecnici - la complessa logistica” dell’evento e sono oltre mille i volontari che offriranno “assistenza e supporto”. Per garantire a tutti “la possibilità di partecipare pienamente e in modo ordinato” alla Messa dell’8 maggio, l’area del Parco sarà allestita con punti di ristoro e soccorso, con ambulanze e servizio medico, servizi igienici e maxischermi. I vescovi invitano le diocesi più lontane a valutare l’opportunità di raggiungere Mestre in treno, anche attraverso l’organizzazione di appositi treni speciali. Previsti parcheggi di scambio da cui partiranno in continuazione le navette per San Giuliano. “Con il progredire dell’organizzazione dell’evento – si legge ancora nella nota - si registra un crescente coinvolgimento di varie realtà ed espressioni della società civile che desiderano esprimere il loro particolare benvenuto al Papa”. Ad esempio la speciale accoglienza che lo schieramento di barche delle associazioni di “Vela al terzo”, le tipiche imbarcazioni con vela quadrata di vari colori, farà a Benedetto XVI al suo arrivo al molo di San Marco nella serata di sabato 7 maggio, o il corteo acqueo delle società remiere veneziane che accompagnerà il Papa la mattina di domenica 8 maggio, per il trasferimento dal Parco di San Giuliano a San Marco. Mentre si stanno completando le collette straordinarie nelle varie diocesi, continua la raccolta di offerte e donazioni secondo le modalità indicate sul sito per contribuire concretamente alla preparazione dell’evento.

SIR