mercoledì 16 marzo 2011

La nomina del nuovo arcivescovo di Milano slitta a dopo Pasqua. Spunta l'ipotesi del card. Bagnasco, che suscita perplessità a Genova

A Genova la definiscono una "notizia estemporanea, infondata". In Vaticano la voce gira da giorni, sottotraccia, e ora è arrivata fino al capoluogo ligure. Il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI) potrebbe lasciare la città per prendere il posto del card. Dionigi Tettamanzi, l’arcivescovo di Milano in via di pensionamento dopo aver compiuto, l’altroieri, 77 anni d’età. È ancora fresco, del resto, il ricordo di quando proprio Tettamanzi, nel 2002 lasciò il capoluogo ligure per andare a Milano. Passò qualche anno e, nel 2006, il nuovo arcivescovo di Genova, Tarcisio Bertone, lasciò nuovamente la città perché nominato Segretario di Stato vaticano da Papa Benedetto XVI. "Più che dei precedenti - è il commento che circola ora nella Chiesa genovese - questi episodi dimostrano che un ulteriore trasferimento sarebbe mal digerito". Quel che è certo è che la scorsa settimana, lunedì 7 marzo, Bagnasco è stato ricevuto dal Papa in Vaticano. Udienza di routine, hanno spiegato nei Sacri palazzi, motivata dal fatto che giovedì prossimo il porporato celebrerà a Roma una messa solenne per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Ma, da quanto è filtrato, Bagnasco e il Papa hanno parlato anche della ormai prossima nomina dell’arcivescovo di Milano. Perché, oltre che presidente della Conferenza Episcopale italiana, quello di Bagnasco è uno dei nomi che nel Palazzo apostolico sono stati presi in considerazione per risolvere un complicato rompicapo. I due candidati forti per la cattedra ambrosiana sono il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura, e il patriarca di Venezia Angelo Scola. Nomi così forti che rischiano di annullarsi l’un l’altro e che rendono plausibile la scelta di un ‘outsider’. La candidatura di Ravasi sarebbe già tramontata, quella di Scola ancora incerta. Fuori e dentro il Palazzo apostolico, allora, sono stati ventilati i nomi alternativi più disparati, come il vescovo di Piacenza Gianni Ambrosio, il vescovo-teologo Bruno Forte, l’arrembante Rino Fisichella, il nunzio apostolico in Italia Giuseppe Bertello, oltre a una serie di ipotesi tanto suggestive quanto improbabili (il gesuita Carlo Casalone, il vescovo anti-‘ndrangheta Bregantini, il custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa). C’è, poi, il nome dell’arcivescovo di Genova. Non sarebbe la prima volta che Bagnasco svolgerebbe il ruolo di una sorta di ‘civil servant’ della Chiesa Cattolica. Nel 2007, quando il card. Camillo Ruini andò in pensione, sotto le ceneri si scatenò una lotta senza esclusione di colpi tra Bertone e Ruini. Il Segretario di Stato vaticano avrebbe voluto che a guidare la CEI fosse nominato l’arcivescovo di Torino Severino Poletto, e, in seconda battuta, l’arcivescovo di Taranto Benigno Papa, entrambi vescovi dal forte carattere pastorale, politicamente moderati e culturalmente inclini al dialogo. Ruini, invece, avrebbe voluto proprio quello Scola che, patriarca di Venezia molto vicino a Comunione e liberazione, ora è in ‘pole position’ per Milano. Alla fine, per trovare la quadra, i due sfidanti si accordarono su un nome di mediazione, Bagnasco. Che, ora, rispunta come soluzione di mediazione per l’arcidiocesi di Milano. Quel che è certo è che, anche a causa di queste manovre, il card. Dionigi Tettamanzi non dovrebbe lasciare Milano in tempi brevissimi.

Il Giorno