sabato 8 settembre 2012

Bertone: il vescovo edifichi il corpo di Cristo, la Chiesa, perseverando nell'unità, insieme con tutto l'ordine episcopale, sotto l'autorità del Papa

"Osare nel nome di Cristo", correndo anche "il rischio dell'incomprensione e dell'ostilità", forte della testimonianza sempre attuale di san Filippo Neri. Sono queste le linee del servizio episcopale che mons. Edoardo Aldo Cerrato sta per iniziare a Ivrea, così come le ha indicate il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), segretario di Stato, originario proprio della diocesi piemontese, durante la Santa Messa per l'ordinazione del presule, celebrata oggi nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella. "A ragione Sant'Agostino afferma che l'episcopato è amoris officium, compito e incarico d'amore. Tutte le specifiche articolazioni, i vari aspetti e doveri di questo ministero - ha sottolineato il cardinale Segretario di Stato - trovano qui, nell'amore, la loro sorgente e la loro forma compiuta. Un amore molto concreto, che anzitutto non separa mai Gesù Cristo dal suo corpo che è la Chiesa. Un amore che si traduce nell'ansia di portare a Cristo tutte le persone e di aiutarle nelle loro, spesso faticose, situazioni di vita". In questa prospettiva, il card. Bertone ha chiesto a mons. Cerrato di spendersi "senza riserve come colui che ha appreso da Gesù la lezione del Buon Pastore", di non rassegnarsi "al distacco silenzioso della gente da Cristo, e quando le vie e forme tradizionali di apostolato appariranno, specialmente per gli adolescenti e i giovani di oggi, meno efficaci" è proprio quello il momento di saper "proporre e accogliere nuove forme, sull'esempio di San Filippo Neri". Il segreto è essere un "padre e pastore" che "proclama il Vangelo" annunciando "a tutti che Gesù Cristo, morto e risorto, è il Signore e Salvatore" e "incarnando la carità in tutte le necessità spirituali e materiali del popolo". Perchè tra i servizi essenziali del vescovo, ha ricordato il porporato riferendosi al rito liturgico dell'ordinazione, c'è l'impegno a "edificare il corpo di Cristo, che è la Chiesa, perseverando nella sua unità, insieme con tutto l'ordine dei vescovi, sotto l'autorità del Papa". E ngli anni romani, se ne è detto certo Bertone, mons. Cerrato "ha irrobustito il suo amore e la sua devozione verso il Papa quale punto di riferimento decisivo, da accogliere con apertura e docilità di cuore, da accompagnare e sostenere con la preghiera e con la condivisione pubblica del suo magistero". E "per la Chiesa di Ivrea anche questo sarà un bene prezioso".

TMNews

Il Papa in Libano. Lombardi: un atto di grande coraggio e di speranza. Venga ascoltato il suo grido inerme di desiderio di pace per l'intera regione

L'imminente viaggio di Papa Benedetto XVI in Libano è ''universalmente considerato un atto di grande coraggio e di speranza''. Lo afferma il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano. Durante il viaggio, ''Benedetto XVI pubblicherà un documento programmatico di importanza fondamentale per la vita e la missione della Chiesa Cattolica nell'area del Medio Oriente, per il suo servizio di testimonianza del Vangelo e per il suo ruolo di promotrice di dialogo e di pace''. Se la scelta del Libano, ''dove le comunità cattoliche sono particolarmente numerose, era stata compiuta prima che la situazione in Siria degenerasse in conflitto aperto e sanguinoso'', oggi la guerra civile ''non mette in questione il viaggio stesso, ma indubbiamente ne caratterizza un contesto in cui molti dei problemi affrontati due anni fa dall'assemblea del Sinodo del Medio Oriente non appaiono indirizzati a soluzione, ma ulteriormente acuiti''. I problemi della ''convivenza fra i vari gruppi confessionali e religiosi, dialogo con l'islam e l'ebraismo, spinta dei cristiani verso l'emigrazione, libertà religiosa e democrazia'' sono oggi più presenti che mai.In questo contesto, ''la presenza ispiratrice e orientatrice del Papa diventa assolutamente preziosa e desiderata ancor più intensamente'' per i cattolici e i cristiani tutti che, ''pur essendo minoranza nella regione, possono e devono dare un contributo di testimonianza di pace e di promozione di dialogo sofferto e vissuto''. ''Benedetto XVI - conclude padre Lombardi - alzerà un grido inerme di speranza e di desiderio di pace per l'intera regione. Speriamo che venga ascoltato''.

Asca

Padre Lombardi: il Papa in Libano, atto di grande coraggio e speranza

Il Papa: Maria un modello e un punto di riferimento per la Chiesa, che in Lei riconosce se stessa, la propria vocazione e la propria missione

Questa mattina, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al 23° Congresso Mariologico Mariano Internazionale, che si svolge in questi giorni presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, in occasione del 50° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II. “La mariologia a partire dal Concilio Vaticano II. Ricezione, bilancio e prospettive” è il tema su cui ha riflettuto il Congresso che, iniziato il 4 settembre, si conclude domani. All'inizio del suo discorso, il Papa ha rivolto un cordiale saluto al card, Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e presidente del Congresso, al card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al presidente e alle autorità accademiche della Pontificia Accademia Mariana Internazionale. Il Beato Giovanni XXIII ha voluto che il Concilio Vaticano II si aprisse proprio l’11 ottobre, “nello stesso giorno in cui, nel 431, il Concilio di Efeso aveva proclamato Maria 'Theotokos', Madre di Dio”. Per ricordare quello straordinario avvenimento, il prossimo 11 ottobre si aprirà l’Anno della fede, indetto con il Motu Proprio "Porta fidei", in cui presentando Maria come modello esemplare di fede, “invoco - ha detto il Papa - la Sua speciale protezione e intercessione sul cammino della Chiesa, affidando a Lei, beata perché ha creduto, questo tempo di grazia”, “Anche oggi, cari fratelli e sorelle, la Chiesa gioisce nella celebrazione liturgica della Natività della Beata Vergine Maria, la Tutta Santa, aurora della nostra salvezza”. Benedetto XVI ha quindi ripercorso il senso della festa odierna, la Natività di Maria, riprendendo Sant’Andrea di Creta, vissuto tra il VII e l’VIII secolo, che presenta questa festa “come un tassello prezioso dello straordinario mosaico che è il disegno di salvezza dell’umanità”. Sant’Andrea di Creta ricorda, infatti, che "il vero significato e il fine di quest’evento è l’Incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio". Questa antica testimonianza, nota il Pontefice, porta al cuore del tema su cui il Congresso Mariologico Mariano Internazionale riflette e che il Concilio Vaticano II volle sottolineare già nel titolo del Capitolo VIII della Costituzione dogmatica sulla Chiesa "Lumen gentium": "La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa". Si tratta dell’”intimo collegamento fra i misteri della fede cristiana” che il Concilio ha indicato “come orizzonte” per comprendere i singoli elementi “del patrimonio della fede cattolica”. "Nel Concilio, a cui presi parte da giovane teologo come esperto - ha confidato il Pontefice - ebbi modo di vedere i vari modi di affrontare le tematiche circa la figura e il ruolo della Beata Vergine Maria nella storia della salvezza. Nella seconda sessione del Concilio un nutrito gruppo di Padri chiese che della Madonna si trattasse in seno alla Costituzione sulla Chiesa, mentre un altrettanto numeroso gruppo sostenne la necessità di un documento specifico che mettesse adeguatamente in luce la dignità, i privilegi e il singolare ruolo di Maria nella redenzione operata da Cristo". Con la votazione del 29 ottobre 1963, si decise di arricchire lo schema della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa con il capitolo sulla Madre di Dio, nel quale la figura della Vergine, riletta a partire dalla Parola di Dio, dai testi della tradizione patristica e liturgica e dalla riflessione teologica e spirituale, appare “strettamente inserita nei misteri fondamentali della fede cristiana”: “Maria, di cui è sottolineata innanzitutto la fede, è compresa nel mistero di amore e di comunione della SS. Trinità; la sua cooperazione al piano divino della salvezza e all’unica mediazione di Cristo è chiaramente affermata e posta nel giusto rilievo, facendone così un modello e un punto di riferimento per la Chiesa, che in Lei riconosce se stessa, la propria vocazione e la propria missione”. Il testo conciliare pur non avendo esaurito tutte le problematiche relative alla figura della Madre di Dio, “costituisce l’orizzonte ermeneutico essenziale per ogni ulteriore riflessione”. Ed è, ha notato il Papa, anche “un prezioso punto di equilibrio, sempre necessario, tra la razionalità teologica e l’affettività credente”. Quindi la figura della Madre di Dio deve essere “approfondita da prospettive diverse e complementari": mentre rimane sempre valida “la via veritatis - ha affermato - non si può non percorrere anche la 'via pulchritudinis' e la 'via amoris'” per contemplare ancor più profondamente la fede solida di Maria, il suo amore per Dio, la sua speranza incrollabile. "Per questo - ha chiarito Benedetto XVI - nell'Esortazione Apostolica 'Verbum Domini', ho rivolto un invito a proseguire sulla linea dettata dal Concilio, invito che rivolgo cordialmente a voi, cari amici e studiosi. Offrite - ha concluso - il vostro competente contributo di riflessione e di proposta pastorale, per far sì che l'imminente Anno della fede possa rappresentare per tutti i credenti in Cristo un vero momento di grazia, in cui la fede di Maria ci preceda e ci accompagni come faro luminoso e come modello di pienezza e maturità cristiana a cui guardare con fiducia e da cui attingere entusiasmo e gioia per vivere con sempre maggiore impegno e coerenza la nostra vocazione di figli di Dio, fratelli in Cristo, membra vive del suo Corpo che è la Chiesa".

Radio Vaticana, Agi

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL 23° CONGRESSO MARIOLOGICO MARIANO INTERNAZIONALE - il testo integrale del discorso del Papa

Alla vigilia dell’Incontro per la pace a Sarajevo il Papa riceve il fondatore e il presidente della Comunità di Sant'Egidio e mons. Vincenzo Paglia

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant' Egidio, e mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nel corso dell'udienza sono stai affrontati temi relativi al dialogo tra le religioni e all'ecumenismo alla vigilia dell'incontro internazionale per la pace nello spirito di Assisi che si terrà a Sarajevo dal 9 all'11 settembre. L'incontro, dal titolo "Il futuro è vivere insieme", riveste un particolare significato perché si tiene a vent'anni dall'inizio della guerra dei Balcani e raduna per la prima volta da allora i leader delle comunità religiose balcaniche: serbi ortodossi, cattolici, musulmani ed ebrei. Si è parlato anche della Comunità di Sant’Egidio in Africa attiva in 30 paesi con opere sociali e sanitarie e una forte presenza nel mondo giovanile.

Comunità di Sant'Egidio

"Living together is the future": l'Incontro delle religioni per la pace sta per iniziare

Il Papa in Libano. Il presidente della Caritas del Paese: il viaggio sottrarrà dal cono d’ombra il dramma dei rifugiati in fuga dalla Siria

“Ci stavamo preparando da tempo alla visita di Benedetto XVI nel nostro Paese. Ma certo, con gli avvenimenti degli ultimi tempi, essa arriva in un momento e in un contesto storico che la rendono ancora più preziosa”. Così dichiara all’agenzia Fides padre Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano. In particolare, l’emergenza che ora impegna in prima linea i volontari della Caritas libanese è quella del flusso disperato di profughi in fuga dalla Siria. “I dati ufficiali delle Nazioni Unite parlano di 55mila rifugiati. In realtà – avverte padre Faddoul - il numero reale potrebbe avvicinarsi ai 150mila, visto che la maggior parte dei nuovi arrivati non viene registrata”. Si tratta in maggioranza di sunniti, con percentuali minori di cristiani e alawiti. Si sono concentrati nella valle della Bekaa e nei distretti settentrionali di Tripoli e Akkar, trovando asilo nelle scuole, in edifici abbandonati o in accampamenti di fortuna. Ma finora non sono stati allestiti campi profughi organizzati e dotati di servizi. L’unica assistenza è quella fornita dagli organismi Onu per i rifugiati e dalle Ong musulmane e cristiane, Caritas compresa. A trenta anni esatti dalle stragi nei campi profughi di Sabra e Shatila, padre Faddoul spera e si attende che il viaggio del Papa possa anche, come effetto collaterale, richiamare l’attenzione della opinione pubblica internazionale su questa ennesima emergenza umanitaria finora rimasta nel cono d’ombra: “Arriveranno giornalisti e troupe televisive di network internazionali da tutto il mondo. Molti di loro hanno già chiesto di visitare le aree dove sono concentrati i rifugiati. La visita di Benedetto XVI potrà certo favorire la sensibilizzazione generale su questo nuovo dramma mediorientale”. Finora non è in programma un contatto diretto di Benedetto XVI con i nuovi profughi provenienti dalla Siria. “Ma se il tempo lo consentirà, stiamo lavorando perché qualche membro della delegazione papale possa avere contatti e raccogliere informazioni in merito a questa realtà”. Il presidente di Caritas Libano ridimensiona i ventilati rischi di strumentalizzazioni in chiave politica della visita da parte delle fazioni che si contrappongono nella società libanese: “La visita del Papa è attesa con trepidazione da cristiani e musulmani. E anche tutti i gruppi politici, pur nelle loro divisioni, hanno espresso un entusiasmo unanime per l’arrivo di Benedetto XVI”.

Fides

Anno della fede. Lettera del card. Scola: concentrarsi su essenziale, rapporto con Gesù, partecipi della vita divina. Testimonianza più che militanza

“Concentrarsi sull’essenziale: il rapporto con Gesù che consente l’accesso alla comunione trinitaria e rende partecipi della vita divina”. È l’invito rivolto dal card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Milano, alla sua diocesi per l’Anno della fede, nella lettera pastorale “Alla scoperta del Dio vicino”, presentata oggi, 8 settembre, durante la Messa per la festa della Natività di Maria, patrona della cattedrale, con la quale si è inaugurato in Duomo il nuovo anno pastorale. A fare da sfondo alla missiva, lo “stile festoso” dei giorni della visita del Papa alla diocesi ambrosiana, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie: “Un evento atteso a lungo e preparato con cura, che ha sorpreso tutti per la sua dirompente novità”, scrive il card. Scola. “Come ogni profonda relazione amorosa – esordisce il cardinale - il dono della fede chiede i linguaggi della gratitudine piuttosto che quelli del puro dovere, decisione di dedicare tempo alla conoscenza e alla contemplazione più che proliferazione di iniziative, silenzio più che moltiplicazione di parole, l’irresistibile comunicazione di un’esperienza di pienezza che contagia la società”. In una parola: “Testimonianza più che militanza”. Dopo un excursus sull’opera evangelizzatrice della Chiesa di Milano nel secondo dopoguerra, l’arcivescovo di Milano si sofferma sul rapporto tra fede e nuova evangelizzazione, chiedendosi se in un mondo caratterizzato dal “meticciato di culture e di civiltà” e alle prese con “fenomeni più inediti che epocali”, che “vanno dalle strabilianti scoperte delle biotecnologie, delle neuroscienze e della fisica, alle complessità del rapporto politica, economia e finanza, al carattere virtuale diffuso nelle relazioni sociali”, è ancora possibile “proporre, senza tentennamenti e reticenze e nel pieno rispetto di tutti e di ciascuno, che Gesù Cristo è Colui che svela pienamente l’uomo all’uomo e che al di fuori di Lui non c’è salvezza”. La questione da porsi, in altri termini, è se la Chiesa, “ferita dal peccato di taluni suoi membri, è credibile ancor oggi agli occhi nostri e a quelli del sofisticato uomo post-moderno”. In questa prospettiva, il card. Scola esorta i fedeli a “rileggere la storia recente della nostra Chiesa diocesana e trarne motivo di riflessione per ringraziare il Signore di tanti doni, per chiedere perdono di occasioni perdute e di complicazioni, tensioni, ferite causate da protagonismo e ottusità, soprattutto per diventare più saggi e attenti a quanto lo Spirito suggerisce il presente”. Sul piano concreto, l’arcivescovo invita a “proporre una vita di comunità in cui si praticano regolarmente i quattro fondamentali” indicati negli Atti degli apostoli, “affinché ognuno possa essere introdotto ed accompagnato all’incontro personale e libero con Cristo”. A livello pastorale, inoltre, è urgente “una verifica dello stato dei cantieri in cui la diocesi è impegnata”. Famiglia, giovani, ministri ordinati e consacrati, società plurale: questi i quattro ambiti definiti prioritari dal card. Scola per l’Anno della fede. Alla famiglia, il cardinale chiede di fuggire “la tentazione della reticenza sulle ragioni del vivere e sulle responsabilità connesse”, di “ridurre la pratica religiosa a una pratica individualistica”, della “rassegnazione a un modello di convivenza esile, precario, sospeso all’emozione passionale e alla provvisorietà dei sentimenti”. Da parte sua la comunità diocesana deve essere attenta al “coinvolgimento dei genitori negli itinerari di iniziazione cristiana” e alla storia “concreta di molte famiglie segnate da difficoltà, da incomprensione e da divisioni, da legami abbandonati e costruiti con altri, con tutti i dolorosi contraccolpi che essi provocano soprattutto sui più piccoli e sui più deboli”. “La paura del futuro, la paura della verità, la diffidenza verso la definitività” sono, per l’arcivescovo di Milano, le tentazioni più ricorrenti dei giovani”, chiamati insieme con gli educatori a “promuovere comunità ben identificabili”. Quanto ai ministri ordinati e ai consacrati, spetta a loro vincere “la tentazione dello scoraggiamento, dello scontento, della mormorazione, dell’amarezza”, così come quella di “ritenere insuperabili le divergenze, insanabili le divisioni, irrecuperabili le persone”, o di “ritenere legittimo cercare consolazioni compensative, addirittura trasgressive, nell’attaccamento a persone, cose, strumenti di evasione, oscurando il dono della verginità e il celibato”. L’Anno della fede, infine, “può essere un’occasione propizia perché i cristiani prendano coscienza della responsabilità, particolarmente acuta in questa società plurale, di comunicare la convenienza della vita buona che nasce dal Vangelo”, mostrando che “proporla e impegnarsi ad un confronto indomabile e rispettoso con tutti, lungi dal limitarne la libertà, diventa una risorsa”. Per raggiungere tale obiettivo, ammonisce il card. Scola, i cristiani, “presenti nella storia come l’anima del mondo”, non “pretendono un’egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza”, scongiurando così “la tentazione di tollerare il dualismo che separa la fede dalla vita, di restare muti di fronte alle grandi questioni del nostro tempo, di ridurre la fede cristiana a religione civile”.

SIR

Omelia del cardinale

Lettera pastorale del card. Scola: scoprire il Dio vicino

Rapporto della Commissione per la protezione dell’infanzia nella Chiesa in Irlanda: progressi ma anche negligenze sulle direttive contro gli abusi

Le diocesi e gli ordini religiosi irlandesi continuano a compiere importanti progressi nell’attuazione delle linee guida della Commissione nazionale per la protezione dell’infanzia nella Chiesa Cattolica in Irlanda (National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church in Ireland), anche se in alcuni casi si rilevano ancora significative inadempienze. È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale pubblicato dall’organismo voluto dai vescovi del Paese per contrastare il turpe fenomeno degli abusi sui minori commessi all’interno delle istituzioni religiose. Il rapporto, reso noto mercoledì, completa quello pubblicato nel 2011 con le relazioni delle diocesi di Cork e Ross, Limerick, Clonfert, Klindare e Leighlin e per la prima volta di tre ordini religiosi: quello degli Spiritani, dei Missionari del Sacro Cuore e dei Domenicani. Per quanto riguarda le cinque diocesi esaminate, la Commissione ha registrato in tutto 154 denunce contro 80 sacerdoti, mentre nelle tre congregazioni religiose ne sono state recensite complessivamente 255 contro 91 religiosi. La maggior parte riguarda fatti avvenuti tra gli anni Sessanta e Settanta, mentre il più recente risale al 2012. I rapporti, evidenzia il presidente Ian Elliot, mostrano che le direttive della Chiesa per la tutela dell’infanzia non sono state pienamente applicate da tutti i soggetti presi in esame, anche se ci sono “numerosi esempi di pratiche eccellenti”. Particolarmente positivo il giudizio sui Domenicani per il senso di responsabilità e l’impegno a migliorare le proprie pratiche contro gli abusi dimostrati dall’attuale leadership dell’Ordine. La Commissione evidenzia, peraltro, carenze nell’applicazione delle procedure canoniche. Lacune rilevate anche nelle altre due congregazioni religiose oggetto della verifica che non hanno rispettato l’obbligo di sottoporre i casi denunciati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. I Missionari del Sacro Cuore inoltre non hanno riportato le denunce alle autorità civili. In altri casi, le denunce sono state riportate “con molto ritardo”. Il presidente della Nbsccc esprime comunque apprezzamento per la generale volontà di trasparenza e di cambiamento dimostrata da tutti i soggetti esaminati. Commentando i dati i vescovi e i provinciali religiosi interessati hanno ammesso le gravi colpe e omissioni del passato e chiesto nuovamente perdono alle vittime. Intanto la Nbsccc continua il suo giro di verifiche che dovrebbe concludersi tra due anni. Finora sono state passate in rassegna 10 diocesi su un totale di 26, mentre mancano ancora 159 congregazioni religiose e società missionarie.

Radio Vaticana

Il Papa in Libano. Il saluto di Gregorio III Laham a Benedetto, con la richiesta di riconoscimento palestinese, pubblicato e poi rimosso sul sito

A capo di una comunità della diaspora di 1.300.000 fedeli, il Patriarca greco-cattolico melkita di Damasco, Gregorios III Laham (foto), è un uomo particolarmente entusiasta e simpatico e grande sostenitore della causa palestinese. Poche ore dopo l'arrivo di Benedetto XVI a Beirut il 14 settembre, sarà lui il primo dei Patriarchi ad accoglierlo nella sua chiesa, la Basilica di Saint-Paul ad Harissa, per la firma dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Medio Oriente". Forse per un errore, il discorso d’accoglienza scritto dal Patriarca greco-cattolico è stato pubblicato anticipatamente sul sito internet del viaggio del Papa (www.lbpapalvisit.com). Nel testo dopo ampi e calorosi saluti, il Patriarca chiedeva espressamente al Papa il riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Santa Sede: “Un atto coraggioso di equità, di giustizia e di verità“ che permetterebbe al Vaticano di diventare “pioniere della giustizia mondiale“ e “incoraggiare gli altri Stati europei e non solo a riconoscere la sovranità dello Stato palestinese“. Il Patriarca nel testo sosteneva che l’eventuale pronunciamento papale sarebbe stato “un prezioso regalo” offerto al mondo arabo, cristiano come musulmano, per una vera “primavera araba”, un “dono per la pace in Terra Santa, Medio Oriente e mondo intero”. La posizione del Patriarca è nota. Ciò che risulta fuori dal protocollo diplomatico è la presenza di una richiesta esplicita rivolta al Papa, che darebbe al viaggio un forte connotato politico, esattamente il contrario di ciò Benedetto XVI vorrebbe. D'altronde, la posizione della Santa Sede è un’altra. Essa chiede innanzitutto alla comunità internazionale di fare il primo passo. Nel settembre 2011, dalla tribuna delle Nazione Unite a New York, il capo della diplomazia vaticana aveva chiesto “decisioni coraggiose”. Mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, aveva auspicato “che gli organi competenti delle Nazioni Unite prendano una decisione che aiuti a dare concreta attuazione all'obiettivo finale, cioè la realizzazione del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato indipendente e sovrano e del diritto degli israeliani alla sicurezza, avendo i due Stati dei confini internazionalmente riconosciuti“. La pubblicazione di questo discorso sulla rete ha creato imbarazzo a Roma. “Questa è la posizione personale del Patriarca", ha detto una fonte vaticana, spiegando che il discorso non doveva essere messo in rete prima del viaggio. Ormai, da qualche ora, la sezione dei discorsi del sito internet non riporta più il documento ed è molto probabile che quel discorso Gregorio III Laham non lo pronuncerà più.

Vatican Insider

Anno della fede. L'Ordinariato militare per l'Italia propone per la fine dell'anno un pellegrinaggio in Terra Santa, iniziativa incoraggiata dal Papa

Un pellegrinaggio in Terra Santa: è la proposta dell’Ordinariato militare per l’Italia in occasione dell’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013). In una lettera inviata ai cappellani militari, l’arcivescovo ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi, ricorda come sia lo stesso Benedetto XVI a suggerire la partecipazione a uno speciale pellegrinaggio in Terra Santa, evento a cui l’Anno della fede direttamente si richiama. “Come cristiani - scrive mons. Pelvi - è un’esperienza forte essere dove Gesù è nato. È la terra della sua passione, della sua morte e risurrezione. Ma è anche straziante e dolorosa; perché, esattamente in questa stessa terra, siamo in mezzo ad un moderno conflitto geopolitico ancora in corso. Parole familiari sono occupazione, terrorismo, insediamenti, attacchi missilistici, demolizione delle case e muri di sicurezza. Tutte queste espressioni non possono lasciarci indifferenti”. Ed è proprio da queste considerazioni che mons. Pelvi ricorda anche l’iniziativa solidale della Chiesa Ordinariato: “Un cappuccino per la Terra Santa”, per sostenere scuole, assistenza sanitaria, necessità abitative dei pochi cristiani ancora presenti. Il pellegrinaggio, curato dall’Opera romana pellegrinaggi, si terrà dal 28 dicembre 2012 al 4 gennaio 2013 e toccherà tutti i principali luoghi santi di Gesù.

SIR

Il Papa in Libano. Il governo dichiara sabato 15 settembre festa nazionale per permettere alla popolazione di dare il benvenuto a Benedetto XVI

Il governo libanese ha annunciato che sabato 15 settembre sarà festa nazionale nel Paese in occasione del viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI. "Sabato, 15 settembre, è festa nazionale e in occasione della visita ufficiale del Papa; resteranno chiuse tutte le amministrazioni pubbliche, le istituzioni e le municipalità, così come le scuole e le università pubbliche e private", ha annunciato il primo ministro libanese Najib Mikati. Mikati ha quindi spiegato che la decisione è stata presa per permettere a vari segmenti della popolazione libanese di dare il benvenuto al Pontefice. Sono centinaia di migliaia le persone attese ad Harissa, in Kesrouan, per accogliere al Papa al suo arrivo venerdì.

Vatican Insider

Benedetto XVI cerca un nuovo aiutante di camera, ruolo divenuto ancora più delicato dopo il furto di documenti. Le tre persone in lizza

Il Papa cerca un nuovo maggiordomo. Dopo l'arresto, il 23 maggio scorso, di Paolo Gabriele, in autunno a processo per furto aggravato dopo aver sottratto documenti riservati direttamente dalla scrivania di Benedetto XVI, il ruolo di aiutante di camera, vera e propria ombra del Papa dall'alba al tramonto, è divenuto ancor più delicato e il Vaticano è alla ricerca di una persona di massima fiducia a cui poter affidare l'incarico che conduce fin dentro l'appartamento del Pontefice. Attualmente, per rimpiazzare Paolo Gabriele, sono in ballo almeno tre nomi. Lo storico maggiordomo di Giovanni Paolo II, Angelo Gugel, il già "sperimentato" Sandro Mariotti, detto 'Sandrone', e una new entry, Andrea Monzo, usciere al Pontificio Consiglio "Cor Unum" che Joseph Ratzinger conosce fin dai tempi in cui era cardinale. E verso il quale lo stesso Papa quest'estate avrebbe espresso il desiderio di affidargli il delicato incarico. Intanto, dopo l'arresto di Gabriele che, pur ai domiciliari, continua a ricevere lo stipendio, per tutta l'estate, nella residenza estiva di Castel Gandolfo, Oapa Ratzinger ha avuto al suo fianco a servirlo, lo storico e instancabile maggiordomo di Giovanni Paolo II, Angelo Gugel. Non una novità in sè. Già nel corso delle estati precedenti, infatti, Gugel era solito sostituire Gabriele che poteva così trascorrere dei periodi di ferie con la famiglia. La totale dedizione di Gugel al Vaticano, che ha avuto inizio col Pontificato di Giovanni Paolo I di cui anche è stato maggiordomo, e la grande fiducia che lo stesso Benedetto XVI ripone personalmente in lui, alla luce delle ultime vicende legate ai ''corvi'' e ai furti di documenti, avevano fatto pensare più d'uno che l'ex aiutante di camera di Papa Wojtyla potesse venire richiamato in servizio stabilmente. Un'ipotesi in realtà da scartare, data soprattutto l'età di Gugel, troppo avanzata per un incarico così impegnativo. Una buona prova al posto di Gabriele, l'ha data anche Sandro Mariotti, detto 'Sandrone', proveniente dalla Floreria vaticana e già aiutante di camera "in seconda" di Benedetto XVI. Ad appena una settimana dall'arresto di Gabriele, il primo giugno, 'Sandrone' ha fatto la sua prima uscita pubblica a fianco del Papa in occasione della visita del Pontefice a Milano per l'Incontro Mondiale delle Famiglie, attirando subito su di sè l'attenzione dei media. Immediatamente dalla Sala Stampa vaticana era stato espresso apprezzamento per il suo operato ma si era anche precisato che Mariotti ricopriva il ruolo di Gabriele in maniera provvisoria e nulla di definitivo era stato ancora deciso. Tra l'altro, lo stesso Mariotti avrebbe delle riserve dovute al fatto che la famiglia vive stabilmente a Castel Gandolfo, luogo dal quale non si vorrebbe allontanare soprattutto per la continuità scolastica dei figli. Tra i possibili candidati c'è però anche un nuovo nome. Si tratta di Andrea Monzo, usciere al dicastero "Cor Unum", "vecchia conoscenza" personale del Papa dal momento che il padre ha lavorato a sua volta, per molti anni, come usciere all'ex Sant'Uffizio, di cui il card. Ratzinger era prefetto. La famiglia Monzo starebbe talmente a cuore al Papa che non di rado padre e figlio vengono invitati a pranzo alla tavola del Pontefice. E papà Monzo qualche volta accompagna Benedetto XVI nelle sue passeggiate nei giardini. Data la lunga conoscenza e l'affetto personale del Papa verso Andrea, a Benedetto XVI, riportano i bene informati, non dispiacerebbe avere proprio Monzo junior al suo fianco nel prestigioso incarico all'Appartamento pontificio.

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