lunedì 23 aprile 2012

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. L'impegno e il pensiero di Joseph Ratzinger, teologo e Pontefice, nel volume de 'Il Sole 24 Ore'

Per l'85° compleanno di Benedetto XVI e all'inizio dell'ottavo anno del suo Pontificato, Il Sole 24 Ore e L'Osservatore Romano hanno realizzato un libro che sarà in regalo domani, giorno in cui ricorre l'inizio solenne del Pontificato, con Il Sole 24 Ore. "Joseph Ratzinger teologo e Pontefice" riunisce saggi e cronologia della vita del Papa, sia prima sia dopo l'ascesa al soglio di Pietro. I testi offrono una conoscenza della figura e delle opere di un intellettuale che ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità, in un dialogo continuo tra fede e ragione. "Joseph Ratzinger. Teologo e Pontefice" prende le mosse da un dialogo su laicità e religione condotto tra Armando Massarenti, responsabile del supplemento culturale Il Sole 24 Ore Domenica, e Giuliano Ferrara, per proseguire con una proposta di lettura delle opere di Ratzinger realizzata da Lucetta Scaraffia. "Un teologo che parla a tutti" è il titolo del saggio di Lucetta Scaraffia, che precede la sintesi cronologica degli eventi di Joseph Ratzinger e di Benedetto XVI, curata da Giovanni Maria Vian. Il libro sarà disponibile anche in versione digitale, arricchito da contenuti multimediali, all'indirizzo www.ilsole24ore.com/paparatzinger. Un codice che viene riportato all'interno del volume cartaceo consente di accedere alla versione elettronica, con video e fotogallery sulla vita del Papa e alcuni momenti particolarmente significativi del suo Pontificato. Il libro sarà edito il 26 aprile in Spagna da La Razon, come inserto e sul sito del quotidiano di Madrid. Nella prefazione, il direttore de L'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, scrive che ''furono in molti'' a essere sorpresi dall'elezione di un uomo che aveva ''l'etichetta di tenace conservatore'' ne che ''da tempo desideroso di ritirarsi nella natia Baviera per tornare a tempo pieno agli studi, nulla ha fatto per essere eletto''. Una ''svolta non cercata'', quella che ha portato sul Soglio di Pietro ''un intellettuale che ha dedicato e dedica la sua vita alla ricerca inesausta e inesauribile della verità, in un dialogo continuo tra fede e ragione, con un linguaggio che vuole parlare a tutti''. Il libro, spiega Vian, nasce dall'idea di riunire ''alcuni testi poco noti: un dialogo, lieve ma non superficiale, su laicità e religione tra un topolino (Armando Massarenti) e un elefantino (Giuliano Ferrara), una proposta di lettura delle opere di Ratzinger - non specialistica nè sistematica, ma intelligente e comprensiva - da parte di una storica (Lucetta Scaraffia), e infine una sintesi cronologica della vita del teologo divenuto Pontefice''.

Il Sole 24 Ore.it, Asca

Buon compleanno, Joseph!

Sette anni da Papa Benedetto

Earth Day. Benedetto XVI è il Papa che più di ogni altro ha fatto riferimento all’ambiente-creato e alla necessità della sua salvaguardia

“Il Tirolo l’hanno fatto gli angeli!”. Aveva detto proprio così Papa Benedetto XVI esprimendo tutto l’orgoglio e la riconoscenza nei confronti della sua gente nel corso dell’udienza privata del novembre scorso con alcuni abitanti di Naz-Sciavez/Natz-Schabs, da cui prende inizio la val Pusteria/Pustertal. Neppure tremila abitanti (oltre il 93% di lingua tedesca), terra di origine di Maria Tauber-Peintner, nonna di Joseph Ratzinger, nata nel maso Toell, nella piccola frazione di Rasa, a soli 5 km da Bressanone-Brixen, e dove aveva fatto visita in numerose occasioni, da quella prima volta in bicicletta nel 1940, insieme ai suoi fratelli. Ricevendo la cittadinanza onoraria dal sindaco Peter Gasser aveva continuato: “Ho potuto sempre percepire la vicinanza di Dio che si esprime nella bellezza di queste terre, una bellezza che non è solo intrinseca, perché frutto della creazione , ma che è tale perché gli uomini hanno risposto al Creatore e da questa collaborazione – tra il Creatore, i suoi angeli e gli uomini - è nata una terra bellissima, una terra di cui sono orgoglioso di farne parte in un certo qual modo”. La natura, la creazione e la vita degli uomini si raccordino in un’unica sinfonia, perché ogni generazione continui ad operare per mantenere questa terra bella com’è, bella anche dal di dentro, nel cuore delle persone, così che possa aiutare ogni uomo a vivere degnamente”. Ieri, 22 aprile, proclamato dall’Onu "Earth Day" (giorno della terra), quelle parole ci ricordano come Benedetto XVI sia il Papa che più di ogni altro ha fatto riferimento all’ambiente/creato e alla necessità della sua salvaguardia, tanto che il quotidiano Washington Post è uscito con una serie di citazioni-chiave che dovrebbero allontanare ogni dubbio sulla sua volontà di far passare quella che più volte è stata definita “un’ecologia dell’uomo”. Il richiamo al creato e all’umanità fa eco a quelle parole, pronunciate nella sua lingua madre, al Bundestag, di fronte ai parlamentari tedeschi nel corso dell’ultimo viaggio in Germania. “Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni ‘70, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all'aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare, perché vi si intravede troppa irrazionalità". Parole forti e scomode, ben presto dimenticate, eppure quelle parole rimandano a tanti discorsi precedenti, e prima fra tutte l’Enciclica "Caritas in veritate". Perché l’emergere del movimento ecologista è stato per il papa quell’"invocazione di aria fresca" che non si poteva non ascoltare e che avrebbe dato una svolta anche alla dottrina sociale della Chiesa. “Come rimanere indifferenti di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali? - ammoniva Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata per la Pace 2010, 'Se vuoi coltivare la Pace, custodisci il creato', al n. 4 - come trascurare il crescente fenomeno dei cosiddetti : persone che, a causa del degrado dell’ambiente in cui vivono, lo devono lasciare – spesso insieme ai loro beni – per affrontare i pericoli e le incognite di uno spostamento forzato?”. Tema che era stato poi ripreso nel Messaggio dei vescovi italiani, “In una terra ospitale educhiamo all’accoglienza”, per il 1° settembre 2011, giornata tradizionalmente dedicata dalla CEI al Creato. Nella "Caritas in veritate", il capitolo quarto “Sviluppo dei popoli, diritti, doveri, ambiente”, dopo aver ricordato il problema dell’energia in termini di responsabilità globale, il discorso si allarga alla concezione di un creato come casa comune dove ciascuno viene accolto, fratello tra fratelli. La natura è talmente integrata nelle dinamiche sociali e culturali da non costituire quasi più una variabile indipendente. Incentivando lo sviluppo economico e culturale delle popolazioni, si tutela anche la natura, senza dimenticare quante risorse naturali sono devastate dalle guerre e che l’accaparramento delle risorse, specialmente dell’acqua, può provocare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte. “Il tema dello sviluppo coincide con quello dell'inclusione relazionale di tutte le persone e di tutti i popoli nell'unica comunità della famiglia umana, che si costruisce nella solidarietà sulla base dei fondamentali valori della giustizia e della pace” (n.54). Il Papa avverte il rischio, ecco il titolo di “ecologia dell’uomo”, “che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano (n.9). Le cause non sarebbero tanto di ordine materiale, ma nella “volontà dell’uomo che disattende i doveri della solidarietà” oppure nella “scarsità di risorse sociali” (n.27). “La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli” (n.19). “L'incetta delle risorse naturali, che in molti casi si trovano proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento e frequenti conflitti tra le Nazioni e al loro interno … la comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, con la partecipazione anche dei Paesi poveri, in modo da pianificare insieme il futuro “(n.49) e “interpretarne adeguatamente le attese” (n.72). La questione ambientale, secondo Benedetto XVI, è questione antropologica, e di conseguenza teologica. Il 6 agosto 2008, in occasione delle ferie a Bressanone/Brixen: “Ritengo che il legame inscindibile tra creazione e redenzione debba ricevere nuovo rilievo. Negli ultimi decenni la dottrina della creazione era quasi scomparsa in teologia...Ora ci accorgiamo dei danni che ne derivano. Il Redentore è il Creatore e se noi non annunciamo Dio in questa sua totale grandezza – di Creatore e di Redentore – togliamo valore anche alla redenzione. Egli è il Dio dell’insieme e non solo di una parte. Se riconosceremo questo, ne conseguirà ovviamente che la redenzione, l’essere cristiani, o semplicemente la fede cristiana significano sempre e comunque anche responsabilità nei riguardi della creazione. Venti, trenta anni fa si accusavano i cristiani – non so se questa accusa sia ancora sostenuta – di essere i veri responsabili della distruzione della creazione, perché la parola contenuta nella Genesi – 'Soggiogate la terra' – avrebbe portato a quella arroganza nei riguardi del creato di cui noi oggi sperimentiamo le conseguenze. Penso che dobbiamo nuovamente imparare a capire questa accusa in tutta la sua falsità: fino a quando la terra è stata considerata creazione di Dio, il compito di "soggiogarla" non è mai stato inteso come un ordine di renderla schiava, ma piuttosto come compito di essere custodi della creazione e di svilupparne i doni...Se osserviamo quello che è nato intorno ai monasteri, come in quei luoghi siano nati e continuino a nascere piccoli paradisi, oasi della creazione, si rende evidente che tutto ciò non sono soltanto parole, ma dove la Parola del Creatore è stata compresa nella maniera corretta, dove c’è stata vita con il Creatore e Redentore, lì ci si è impegnati a salvare la creazione e non a distruggerla”. Non si può negare che il mondo laico e poi quello ortodosso e le diverse chiese evangelico-luterane (1989, assemblea ecumenica di Basilea), abbiano preso consapevolezza, ben prima di noi cattolici, che questo rapporto con la natura si fosse deteriorato nei secoli, ma Benedetto XVI, sulla scia del suo predecessore, ma aggiungendo una serie motivazioni teologiche, invoca un cambio di mentalità che non ha precedenti nella storia. “Non si tratta soltanto di trovare tecniche che prevengano i danni, anche se è importante trovare energie alternative ed altro. Tutto questo non sarà sufficiente se noi stessi non troveremo un nuovo stile di vita, una disciplina fatta anche di rinunce, una disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il creato appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne; una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli altri e del nostro stesso futuro”, diceva nell’agosto 2008. “Dobbiamo avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla” ("Caritas in veritate", n.50). "La crisi ecologica offre un'opportunità storica per sviluppare un piano d'azione comune volta a orientare il modello di sviluppo globale verso un maggiore rispetto per il creato e di uno sviluppo umano integrale ispirato ai valori propri della carità nella verità" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010). “Il Papa non è mai stato timido nei confronti dell’ambiente” è un po’ la sintesi dei commenti di questi giorni: potremmo dar loro torto? Per l’occasione la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato "Benedetto XVI 'Per un’ecologia dell’uomo. Antologia di testi'", a cura di Maria Milvia Morciano con prefazione di Jean-Louis Brugès, euro 21,00.

Maria Teresa Pontara Pederiva, Vatican Insider

Dieci anni fa in Vaticano la riunione a porte chiuse dei vescovi statunitensi e il vertice della Curia per affrontare lo scandalo degli abusi sessuali

Il 24 aprile del 2002 verso le undici di sera la Stampa della Santa Sede era insolitamente aperta ed affollatissima. Si svolgeva la conferenza più attesa degli ultimi anni. Con il portavoce Joaquín Navarro-Valls, c’erano il card. Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo di Washington, il card. James Francis Stafford, arcivescovo emerito di Denver e presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il vescovo Wilton Daniel Gregory, Presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America. I vescovi degli Usa venivano da due giorni intensi di incontri con il Papa e la Curia sulla scandalo pedofilia. Il giorno prima, il 23 aprile del 2002, Giovanni Paolo II in Vaticano aveva aperto un incontro che non avrebbe certo mai immaginato di dover fare due anni dopo il Grande Giubileo. 12 cardinali degli Stati Unititi erano stati convocati per parlare dello scandalo degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni membri del clero. Si apriva così ufficialmente quella che è stata considerata la più grave crisi nella storia contemporanea della Chiesa Cattolica. Ma la forza di quella decisione, fortemente sostenuta dall’attuale Pontefice, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e forse il più informato sulla situazione, ha portato i suoi frutti. Intanto Giovanni Paolo II aprì l’incontro ricordando che “gli abusi sui giovani sono un grave sintomo di una crisi che colpisce non solo la Chiesa, ma anche la società nel suo insieme. È una crisi della moralità sessuale dalle radici profonde, crisi persino dei rapporti umani, e le sue vittime principali sono la famiglia e i giovani". E questo è certamente uno dei principi di fondo da cui partire per il risanamento all’interno della Chiesa e nella società. Perché certo il problema non è ecclesiale, ma sociale. Emergono questioni come: che cosa è successo all’uomo negli ultimi decenni che possa motivare una deriva sessuale che sembra totalmente impossibile da affrontare? Perché la sessualità è diventata sempre più da dono a mezzo di potere? All’inzio degli anni 2000 la questione negli Usa era esplosa con violenza per una compagna mediatica a Boston. Nel tempo si scoprì che non in tutti i casi riportati si poteva parlare di “abusi”, ma certo il problema era gravissimo, come insomma se la coscienza di alcuni frange del mondo ecclesiale fosse totalmente sopita. Giovanni Paolo II aveva affrontato il tema nella lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo: tutti “siamo personalmente scossi nel profondo dai peccati di alcuni nostri fratelli che hanno tradito la grazia ricevuta con l’Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del 'mysterium iniquitatis' che opera nel mondo. Sorgono così scandali gravi, con la conseguenza di gettare una pesante ombra di sospetto su tutti gli altri benemeriti sacerdoti, che svolgono il loro ministero con onestà e coerenza, e talora con eroica carità”. I vescovi statunitensi alla fine dell’incontro inviarono un messaggio ai loro fedeli. C’era una ammissione di responsabilità collettiva: “Siamo dispiaciuti che la vigilanze episcopale non sia stata in grado di preservare la Chiesa da questo scandalo”. Ecco una delle cause che poi si sono ritrovate in situazioni simili in altre nazioni: la vigilanza episcopale. Il comunicato finale dei lavori era un programma di lavoro con dei principi di base. Non solo si metteva in luce la gravità del crimine, la vicinanza alle vittime, l’importanza di prendere coscienza del problema nonostante i casi fossero pochi ma si era posta l’attenzione “sul fatto che quasi tutti i casi hanno visto coinvolti adolescenti, e pertanto non erano casi di vera pedofilia”. E si ricordava che “i Pastori della Chiesa devono chiaramente promuovere il corretto insegnamento morale della Chiesa e rimproverare pubblicamente le persone che diffondono dissenso e gruppi che propongono approcci ambigui nella cura pastorale”. Occasione di purificazione quindi e di ricordare “l'immenso bene spirituale, umano e sociale, che la maggioranza dei sacerdoti e religiosi negli Stati Uniti hanno compiuto e stanno tuttora compiendo”. Seguivano delle proposte operative, dalla visite apostoliche alla idea di “un procedimento speciale per i casi che non sono notori ma nei quali il vescovo diocesano considera il sacerdote un pericolo per la protezione di bambini e giovani, al fine di evitare grave scandalo in futuro e di salvaguardare il bene comune della Chiesa”. Lo scorso 13 aprile il rapporto annuale sull’attuazione e lo sviluppo del "Charter for the Protection of Children and Young People" parla di risultati che dimostrano il costante sforzo per assicurare protezione. I vescovi hanno rispettato le regole stabilite dalla Carta,con delle novità, come l’introduzione del reato di pornografia infantile e l’equiparazione dell’abuso su incapace a quello su minore. L’arcivescovo di New York e presidente dei vescovi Usa, Timothy Michael Dolan, ha detto: “Anche se la maggioranza delle denunce riguarda il passato, la Chiesa deve continuare a vigilare. Essa deve continuare a fare tutto quanto sia possibile affinché gli abusi non si ripetano. Tutti dobbiamo continuare a lavorare per una piena guarigione e riconciliazione con le vittime".

Angela Ambrogetti, Korazym.org

Dieci anni fa Giovanni Paolo II riuniva a porte chiuse i cardinali statunitensi e il vertice della Curia per affrontare lo scandalo degli abusi sessuali su minorenni da parte di membri del clero

Sabato e domenica la presa di possesso di titoli e diaconie dei cardinali Grech, Becker, Monteiro de Castro e Hon, creati lo scorso 18 febbraio

Il cardinale agostiniano Prosper Grech, ha preso possesso, nel pomeriggio di sabato 21 aprile, della diaconia di Santa Maria Goretti. Dopo il rituale bacio del crocifisso sulla soglia della chiesa romana nel quartiere Trieste, il porporato maltese, docente emerito di varie università romane e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha presieduto la concelebrazione eucaristica. Hanno concelebrato il parroco, don Santiago Alonso, con i vicari parrocchiali e sacerdoti agostiniani. Ha diretto il rito mons. Cihak, cerimoniere pontificio. Il cardinale gesuita Karl Becker ha invece preso possesso, nella mattina di ieri, della diaconia di San Giuliano Martire. Il porporato tedesco, docente emerito della Pontificia Università Gregoriana e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha presieduto la celebrazione eucaristica con l’arcivescovo gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, con altri officiali del dicastero e sacerdoti della comunita dei gesuiti, il parroco don Luigi Lani, i collaboratori parrocchiali e altri presbiteri del clero di Roma e del collegio scozzese. Erano presenti, tra gli altri, l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Schweppe, e alcune religiose in rappresentanza delle comunità femminili presenti sul territorio. Nella chiesa erano esposte le reliquie di San Giuliano martire, custodite nella cattedrale di Sora. Ha diretto il rito mons. Karcher, cerimoniere pontificio. Sempre ieri, il card. Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere maggiore, ha preso possesso della diaconia di San Domenico di Guzman, nella chiesa romana nel quartiere della Bufalotta. Hanno concelebrato, tra gli altri, il cardinale Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il parroco, monsignor Giulio Giuseppe Villa, officiali della Congregazione per i vescovi, dove Monteiro de Castro aveva svolto il suo servizio come segretario dal luglio 2009 al gennaio scorso, e della Penitenzieria Apostolica. Ha diretto il rito mons. Camaldo, cerimoniere pontificio. Anche il cardinale John Tong Hon, vescovo di Hong Kong, ha preso possesso nella mattina di ieri, del titolo Regina Apostolorum, nella basilica romana al quartiere ostiense. Hanno concelebrato una ventina di sacerdoti, tra i quali il parroco paolino don Mario Conti, con il superiore generale della Società San Paolo, don Silvio Sassi, e il provinciale per l’Italia, don Vincenzo Marras, e padre Sergio Ticozzi, da oltre quarant’anni missionario del Pime a Hong Kong. Erano presenti rappresentanti dei vari rami della famiglia paolina, tra i quali la superiora delle Pie Discepole del Divin Maestro, suor Regina Cesarato. Ha diretto il rito mons. Kwambamba Masi, cerimoniere pontificio.

L'Osservatore Romano

Assemblee plenarie delle Conferenze Episcopali di Inghilterra e Galles, Argentina, Camerun e Ecuador. Tra i temi, in tutte al centro l'Anno della fede

Inghilterra e Galles: matrimonio, vocazioni, abusi e Olimpiadi.
Comincia oggi (fino a giovedì), a Leeds, la prima plenaria di questo 2012, dei vescovi di Inghilterra e Galles che sarà aperta dal saluto del nuovo nunzio apostolico, mons. Antonio Mennini, nominato da Benedetto XVI lo scorso dicembre. In agenda temi sensibili come il matrimonio, l’Anno della fede, le vocazioni, le imminenti Olimpiadi e la questione abusi sessuali. Su questo punto parlerà anche Danny Sullivan, da marzo presidente della “National Catholic Safeguarding commission”, la commissione che decide le strategie della Chiesa per proteggere bambini e adulti vulnerabili. Particolarmente attuale appare il tema del matrimonio: la Conferenza episcopale farà il punto anche sulla campagna lanciata per far conoscere al governo il punto dei vista dei cattolici sul matrimonio. Una risposta al premier David Cameron che ha espresso l’intenzione di legalizzare i matrimoni tra omosessuali, lanciando un processo di consultazione tra i cittadini sull’argomento. I vescovi hanno lanciato una petizione preparata dalla “Coalizione per il matrimonio”, per rispondere alla consultazione del governo. A meno di 100 giorni dalle Olimpiadi i vescovi inglesi verificheranno il lavoro sino ad oggi svolto insieme ad altre denominazioni cristiani all’interno dell’organizzazione “More than gold”, per trasformare l’evento sportivo in una occasione di evangelizzazione. La Chiesa ha lanciato un programma attraverso il quale i familiari degli atleti più poveri verranno ospitati in famiglie cattoliche. Tra gli altri punti all’ordine del giorno dell’assemblea di Leeds anche una conferenza internazionale dedicata ad handicap, teologia e sport e il “National Vocations Framework”, il piano per diffondere la cultura delle vocazioni alle quali sarà dedicato un convegno a Birmingham (6-8 luglio).
Argentina: l’Anno della fede e la difesa della vita
Da oggi fino al 28 aprile, nella sede della casa d'esercizi spirituali "El Cenaculo", a Buenos Aires, si svolgerà la 103° Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Argentina, la prima del 2012. La nota inviata all'Agenzia Fides presenta i temi su cui i Vescovi dovranno lavorare: gli aspetti pastorali del documento "Porta Fidei" e l'Anno della Fede; scambio di proposte sul nuovo Codice Civile Argentino (temi che riguardano la cura e la difesa della vita); la situazione riguardo all'ambiente (bozza preparata dalla Commissione episcopale di Pastorale Sociale); il Congresso Catechistico Nazionale e il prossimo Congresso Missionario Nazionale. Partecipano a questa Assemblea circa un centinaio di Vescovi di tutte le diocesi dell’Argentina.Secondo la stampa locale, la Chiesa si sta preparando a esprimere la sua netta critica su alcuni aspetti della riforma del Codice Civile, come la manipolazione degli embrioni, il cosiddetto “utero in affitto”, la donazione post-mortem di gameti e il divorzio rapido. "Non possiamo non dire ciò che abbiamo da dire" ha affermato recentemente il Presidente della Conferenza Episcopale, Sua Ecc. Mons. José Maria Arancedo, confermando il pronunciamento riguardo al disegno di legge che è stato presentato il mese scorso dalla presidente Cristina Kirchner. La Chiesa, al riguardo, ha chiesto in diversi momenti "un dibattito ampio ed esaustivo" in materia, senza avere fretta.
Camerun: pace e giustizia in primo piano
“Non possiamo pretendere di lavorare per la riconciliazione, la giustizia e la pace se non conosciamo la Parola di Dio. Perché è questa parola che ci riconcilia con Dio, con noi stessi e gli uni verso gli altri”: è quanto ha detto il nunzio apostolico Piero Pioppo all’apertura della 37° Assemblea plenaria dei vescovi del Camerun. Riuniti da mercoledì al Centro Giovanni XXIII di Mvolyé, a Yaoundé, riferiscono alcuni portali web locali, i presuli hanno discusso in questi giorni di riconciliazione, giustizia e pace alla luce dell’Esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI, "Africae Munus". Il nunzio apostolico ha ricordato ai vescovi che ad interpellarli e a richiedere attenzione sono anche “il mondo del lavoro toccato dalla crisi economica e la disoccupazione, che fanno perdere la speranza agli uomini”, e ancora “la povertà, l’emarginazione, le violenze e la criminalità” e “l’insegnamento cattolico universitario che deve allargarsi senza disperdersi”. Mons. Joseph Atanga, presidente della Conferenza episcopale nazionale del Camerun ha detto che nel corso della plenaria si discuterà pure del nuovo codice elettorale per la cui elaborazione la Chiesa ha offerto dei contributi proponendo tra l’altro la semplificazione delle procedure, candidature indipendenti e il voto della diaspora. “La Chiesa è in parte soddisfatta di questo nuovo codice elettorale – ha affermato mons. Sebastian Mongo-Behon, segretario generale della conferenza episcopale – il popolo camerunense ha bisogno di riconciliarsi con se stesso. Dobbiamo metterci in discussione ed integrare la nozione di bene comune che deve essere a disposizione di tutti”. Quanto alla realtà attuale del Camerun, i presuli rilevano tra le altre problematiche che è il sistema giudiziario a soffrire di diversi mali, come i processi pendenti, i giudizi arbitrari e la corruzione.
Ecuador: Anno della fede e difesa del creato
La celebrazione dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI e la salvaguardia del Creato. Sono stati questi i due temi che hanno caratterizzato l’assemblea primaverile dei vescovi dell’Ecuador conclusasi il 20 aprile a Quito. Seguendo le indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’assemblea ha dedicato una giornata di studio al tema della fede, della testimonianza personale e della sua trasmissione alle nuove generazioni. In particolare, i presuli hanno riflettuto sulla Lettera Apostolica “Porta Fidei” con la quale Benedetto XVI ha indetto l’Anno della fede. Essi hanno quindi deciso di varare un programma pastorale perché la Chiesa in Ecuador possa vivere al meglio questo anno di grazia e in continuità con la Missione continentale lanciata dalla Conferenza di Aparecida nel 2007. Nel comunicato conclusivo, i vescovi affermano di essere consapevoli che, in un mondo in profonda trasformazione in cui Dio viene emarginato, è necessario un rinnovamento autentico dell’esperienza cristiana nella vita di ciascuno. In questo senso, per l’Episcopato ecuadoregno l’Anno della fede è un’occasione “per esprimere senza timori le nostre convinzioni, per mostrare la nostra fede ed essere in grado di trasformare la nostra vita partendo con il messaggio salvifico di Gesù”. Un impegno che interpella tutti: religiosi, sacerdoti, giovani, professionisti e genitori. "In comunione con il Santo Padre - si legge ancora nel comunicato dei vescovi - la Chiesa in Ecuador desidera rispondere, a partire dalla sua realtà, alle sfide che pone la società odierna affinché l'Anno della Fede sia per la nostra nazione un anno di grazia che permetta ad ogni credente di riscoprire il cammino della fede con la testimonianza cristiana e con la concretezza della Parola del Signore e, quindi, promuovendo azioni a favore della pace, della giustizia e della solidarietà in ogni ambito". Un altro importante tema affrontato dalla sessione è stato l’ambiente. All’argomento è dedicato il documento pastorale “Prendiamoci cura del nostro pianeta” in cui, partendo da una prospettiva cristiana, i vescovi propongono alcuni orientamenti, ad esempio, sul delicato e complesso tema dello sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere, oggetto di una vivace controversia nel Paese. Nel documento i presuli ricordano che la "grande sfida per i governi e per le imprese minerarie e petrolifere" consiste nel "condurre queste attività in modo che non abbiano un impatto negativo sulla vita umana e sulla natura". "Non si tratta – affermano – di dire un sì o un no acritico alle miniere e allo sfruttamento delle risorse petrolifere, ma di informarsi in modo ampio e dettagliato sui suoi costi e benefici per potere prendere decisioni intelligenti, tempestive e coraggiose, tenendo presente che la vita e la salute umana e l'equilibrio dell'ambiente sono più importanti di tutti i metalli". I vescovi ecuadoregni ribadiscono quindi l’impegno della Chiesa a sostenere le "sorelle e i fratelli che sono colpiti nella loro vita e nella loro dignità dai problemi sociali e dai pericoli delle attività petrolifere e minerarie" anche "attraverso la formazione di una coscienza ecologica".

SIR, Fides, Radio Vaticana

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Don Anselmi: ogni diocesi italiana possa rispondere all’appello del Papa ed essere presente a Rio de Janeiro

Tutte le diocesi italiane rappresentate a Rio de Janeiro: è il “sogno” di don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, che, da www.gmgrio2013.it, il sito italiano della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013, invita i giovani italiani a partecipare. “Il Brasile è lontano e il viaggio sarà costoso - afferma don Anselmi - la crisi economica che l’Italia sta vivendo renderà la partecipazione difficile”. Nonostante tutto, seguire Benedetto XVI nel pellegrinaggio missionario brasiliano, è “un sogno realizzabile” e “chissà - aggiunge - che diocesi più ricche non possano aiutare quelle più in difficoltà. La Divina Provvidenza non mancherà certo di fare la sua parte”. Dal sito don Anselmi invita i giovani italiani a prepararsi per essere in sintonia spirituale con i giovani brasiliani che stanno compiendo il oloro pellegrinaggio della Croce e dell’icona mariana nelle 287 diocesi del Paese. “Preghiera, azione missionaria e impegno sociale” queste le parole chiave della preparazione verso Rio. Come i giovani brasiliani saranno impegnati nella lotta contro la droga così anche i loro coetanei italiani, conclude don Anselmi, “potranno unirsi a questo sforzo per liberare l’Italia dalla droga, dall’alcool e da tutto ciò che schiavizza i giovani e li umilia”.

SIR

Il Papa: usare le numerose occasioni che il fenomeno del turismo offre per presentare Cristo come risposta suprema agli interrogativi dell'uomo

Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI al presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il card. Antonio Maria Vegliò, e al vescovo prelato di Cancún-Chetumal, mons. Pedro Pablo Elizondo Cárdenas, in occasione del VII Congresso mondiale di Pastorale del Turismo che si svolge a Cancún (Messico) da oggi al 27 aprile sul tema "Il turismo che fa la differenza". "Il turismo - affermato il Pontefice - è certamente un fenomeno caratteristico della nostra epoca, sia per le dimensioni significative che ha raggiunto come pure per le prospettive di crescita che si prevedono. Come tutta la realtà umana, anch'esso deve essere illuminato e trasformato dalla Parola di Dio". "Da questa convinzione, la Chiesa, con la sua sollecitudine pastorale, ed essendo consapevole dell'importante influsso che questo fenomeno ha sull'essere umano, lo accompagna fin dai suoi primi passi, sostiene e promuove le sue potenzialità, e, al medesimo tempo, segnala i suoi rischi e deviazioni e lavora per correggerli". Perchè "il turismo, assieme alle vacanze e al tempo libero - prosegue il Papa - appare come uno spazio privilegiato per il ristoro fisico e spirituale, agevola l'incontro di quanti appartengono a culture diverse, ed è occasione di avvicinamento alla natura, favorendo con tutto ciò l'ascolto e la contemplazione, la tolleranza e la pace, il dialogo e l'armonia in mezzo alla diversità". “La possibilità che i viaggi ci offrono di ammirare la bellezza dei Paesi, delle culture e della natura, ci può condurre a Dio, favorendo l’esperienza della fede”, ma Il turismo “non è esente da pericolo, né da elementi negativi”, anzi di “mali che bisogna affrontare urgentemente, perché colpiscono i diritti e la dignità di milioni di uomini e donne, specialmente dei poveri, dei minori e dei disabili”. "Il turismo sessuale è una delle forme più abiette di deviazione che devastano, dal punto di vista morale, psicologico e sanitario, la vita delle persone, di tante famiglie e, a volte, di intere comunità". Così come abbietta è "la tratta di esseri umani per motivi sessuali o per trapianti di organi, come lo sfruttamento di minori, il loro abbandono in mano a persone senza scrupoli, l'abuso, la tortura, avvengono tristemente in molti contesti turistici". "Tutto questo deve indurre coloro che si dedicano pastoralmente o per motivi di lavoro al mondo del turismo, come pure l'intera comunità internazionale, ad aumentare la vigilanza, a prevenire e contrastare queste aberrazioni". Tre le consegne di Benedetto XVI per la pastorale del turismo: promuovere una “cultura del turismo etico e responsabile, in modo che giunga ad essere rispettoso della dignità delle persone e dei popoli, accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico”; valorizzare la “via della bellezza”, in particolare curando l’accoglienza ed organizzando le visite turistiche “sempre nel rispetto del luogo sacro e della funzione liturgica per la quale sono nate molte di queste opere e che continua ad essere il loro fine principale”. In terzo luogo, raccomanda il Papa, la pastorale del turismo “deve accompagnare i cristiani nell’usufruire delle loro ferie e del tempo libero, in odo che siano di profitto per la loro crescita spirituale”. La nuova evangelizzazione, conclude Benedetto XVI, “ci chiede di avere presente e usare le numerose occasioni che il fenomeno del turismo ci offre per presentare Cristo come risposta suprema agli interrogativi dell’uomo di oggi”.

TMNews, SIR

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI AL VII CONGRESSO MONDIALE DI PASTORALE DEL TURISMO (CANCÚN, 23-27 APRILE 2012)

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Nel corso del mese di maggio la Croce e l'Icona di Maria in pellegrinaggio nelle diocesi del centro del Brasile

Prosegue senza interruzioni il pellegrinaggio della Croce e dell’icona di Maria nelle diocesi brasiliane, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro del 2013 (23-28 luglio). Nel corso del prossimo mese di maggio i due simboli della GMG raggiungeranno il Centro del Brasile. Il pellegrinaggio comincerà nello stato di Tocantins, passerà poi per il Distrito Federal, e raggiungerà lo stato di Goiás; percorrendo in tal modo i territori che costituiscono il dipartimento regionale Centro-Ovest della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. L’itinerario prevede il passaggio per 17 diocesi, tre delle quali sono arcidiocesi (Palmas, Brasília, Goiânia), e per la prelatura di Cristalândia, insediata proprio in Tocantins. Quest’ultima è una circoscrizione territoriale molto simile ad una diocesi, ma che riceve nome specifico per circostanze speciali, come la grande estensione territoriale, la bassa densità demografica o la meno definita organizzazione. Il dipartimento regionale del Centro-Ovest possiede anche un’altra peculiarità; infatti, non tutte le diocesi coincidono esattamente con i confini statali. Il pellegrinaggio nel Centro brasiliano avrà anche tre giorni di commemorazione, dedicati alla fiducia nei giovani, chiamati “Bote Fé”: nella città di Palmas il 6 maggio; a Brasilia il 12 maggio ed a Trindade il 26. A giugno la Croce e l’Icona saranno nel Mato Grosso.

SIR

Celebrato nella nunziatura di Tokyo il 60° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Giappone. La testimonianza del nunzio

La mattina del 20 aprile il giardino della Nunziatura apostolica a Tokyo è affollato da ambasciatori e personalità della cultura, convenuti per rispondere all'invito dell'arcivescovo Joseph Chennoth, Nunzio apostolico in Giappone: si celebrano i 7 anni del Pontificato di Benedetto XVI e i 60 anni delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Giappone (1952-2012). Tra gli ospiti di onore meritano particolare menzione Jun Yanagi e la scrittrice Sadako Ogata. Il primo per la carica che riveste di direttore della divisione Europa al ministero giapponese degli esteri: è lui che ha tenuto il discorso commemorativo dell'avvenimento come rappresentante degli invitati. La seconda è famosa in Giappone e all'estero per la sua attività nel settore della diplomazia e della letteratura e, ancor di più per la cristallina testimonianza di fede cattolica: per oltre 10 anni (1991-2000) ha ricoperto il ruolo di Alto Commissario Onu per i Rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees), funzione che ha svolto non rimanendo seduta nell'ufficio di Ginevra, ma visitando i gruppi di rifugiati là dove vivono, specialmente in Africa. L'arcivescovo Joseph Chennoth è diventato nunzio apostolico in Giappone più per vocazione che per nomina. L'11 marzo dell'anno scorso , quando un terremoto -tsunami di apolittica violenza ha distrutto vaste regioni del nord-est del Paese, Chennoth, allora di stanza in Tanzania, vedendo alla televisione le immagini del disastro è rimasto profondamente rattristato. "Il primo pensiero che mi è passato per la mente - ha detto - è stata una preghiera: Dio permettimi di andare in Giappone a consolare quella gente. Tre mesi dopo sembra che Dio abbia ascoltato la mia preghiera. Il Papa mi ha nominato nunzio in Giappone e, pochi giorni dopo il mio arrivo, mi sono recato nella città [disastrata] di Ishinomaki, assieme ai vescovi giapponesi e coreani, per pregare per le vittime e le loro famiglie". Ha poi diretto e sostenuto con vigore gli sforzi per la ricostruzione. Mons. Chennoth ritiene "un grande onore e privilegio di poter servire la Chiesa in questa grande nazione ricca di cultura e tradizioni, con un patrimonio di valori religiosi e morali, in mezzo a un grande popolo ospitale, rispettoso e generoso, impegnato nel lavoro ed efficiente". Riferendosi al 60° anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Giappone, il nunzio si augura che esse continuino "nel desiderio di promuovere i valori della giustizia, della pace e dell'armonia in Asia e altrove". Nel contesto della celebrazione commemorativa l'arcivescovo ha espresso riconoscimento e gratitudine a molte persone non note il cui impegno ha permesso alla Nunziatura di svolgere per decenni un utile lavoro. Tra esse ne ha indicate due: suor Cecilia Matsumoto, della Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro, che da oltre 10 anni svolge il lavoro di segreteria, e Domenico Enomoto, cattolico di origine vietnamita che da oltre vent'anni è impiegato come autista. L'una e l'altro hanno ricevuto una decorazione con medaglie pontificie.

Pino Cazzaniga, AsiaNews

Card. Hon: perseguire la riconciliazione in Cina in modo prudente e discreto. Maggior libertà religiosa farebbe crescere la reputazione internazionale

In Cina è atteso il cambio al vertice del partito comunista, nel congresso di autunno Xi Jinping sostituirà Hu Jintao come segretario generale: il cambio di leadership potrà migliorare le relazioni tra il governo e la Chiesa Cattolica? "Speriamo e preghiamo per questo. Spero ci sia dialogo perché nessun problema può essere risolto senza dialogare". Il card. John Tong Hon (nella footo con Benedetto XVI), vescovo di Hong Kong, dimostra meno dei suoi 72 anni, ha appena finito di celebrare la Messa e nella sagrestia del Santuario “Santa Maria Regina degli Apostoli” a Roma, sorride appena mentre spiega la cosa fondamentale: "Il dialogo sincero deve quantomeno mirare a trovare una soluzione in cui tutti siano vincitori". L’espressione è significativa, una soluzione “win win”: la riconciliazione, da perseguire "in modo prudente e discreto", conviene a tutti. Il cardinale cinese, dopo il Concistoro di febbraio, aveva preso contatti con esponenti del governo e spiegato subito la sua linea: "Se ai cattolici in Cina fosse data piena libertà religiosa, non solo essi potrebbero contribuire con più frutto al benessere della società, ma farebbero guadagnare alla loro patria una reputazione più alta nella comunità internazionale". Qualcosa si muove, nella secolare e altalenante storia dei rapporti tra la Santa Sede e il “Regno di mezzo” di padre Matteo Ricci. Ieri mattina il vescovo di Hong Kong ha “preso possesso” della parrocchia romana che gli è stata assegnata come nuovo cardinale. Davanti ai fedeli romani e qualche cinese, ha salutato i suoi nuovi parrocchiani in italiano, celebrato la messa in latino, pronunciato l’omelia in inglese. "Papa Benedetto XVI, nel crearmi cardinale, mi ha incoraggiato nel proseguire il ruolo affidato alla Chiesa di Hong Kong: essere un ponte tra la Chiesa in Cina e la Chiesa universale". Dopo una serie di ordinazioni episcopali illegittime, e cioè senza il permesso del Papa, quelle della cosiddetta “chiesa patriottica” controllata dal regime, il 19 aprile a Nanchong (Sichuan) si è tornati ad ordinare un vescovo, Giuseppe Chen Guangao, approvato dalla Santa Sede fin dal 2010. Da oggi si riunirà di nuovo in Vaticano la Commissione sulla Cina voluta da Benedetto XVI: per preparare, anche lì, l’Anno della fede indetto dal Pontefice in tutto il mondo. Del resto, nonostante tutto, la Cina è un realtà in crescita. Solo nel giorno di Pasqua, sono state battezzate 22.204 persone. Dai "3 milioni del 1949", spiega il card. Tong, i fedeli "sono diventati oggi 12 milioni". Certo i problemi restano, sillaba il porporato: "La Cina si è aperta al mondo e sta sviluppando una forte economia, con un progresso enorme e molto visibile. Ma la sua politica religiosa è ancor molto ristretta, sebbene in Cina ci sia una sola Chiesa Cattolica, essa deve affrontare non poche difficoltà, di cui le principali sono il controllo da parte del governo, la libertà limitata di azione e la disunione tra i suoi fedeli che hanno bisogno di riconciliazione". Il cardinale ricorda che ci sono i "vescovi illegittimi" nonché "una dozzina di preti e vescovi ancora in prigione", e cita una lettera che gli ha inviato un vescovo della Cina Continentale: "In ogni Paese socialista, il governo cerca un suo metodo di controllo: facendo uso di cattolici solo di nome, stabilisce un’organizzazione al di fuori delle strutture della Chiesa, per controllare la Chiesa stessa. L’Associazione patriottica cinese è un esempio di questo". Ecco il punto: "Il governo cinese spinge verso la creazione di una chiesa nazionale e tramite l’Associazione patriottica cerca di raggiungere questo obiettivo anche con metodi oppressivi". Una situazione che "sembra scoraggiante ma non è disperata: perché il Signore è presente e opera". Uomo di dialogo e insieme realista, il neocardinale Tong riassume la situazione della Chiesa in Cina con tre aggettivi: "Meravigliosa, difficile e possibile".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera.it

“Confido in un dialogo sincero con il governo cinese”