lunedì 23 aprile 2012

Celebrato nella nunziatura di Tokyo il 60° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Giappone. La testimonianza del nunzio

La mattina del 20 aprile il giardino della Nunziatura apostolica a Tokyo è affollato da ambasciatori e personalità della cultura, convenuti per rispondere all'invito dell'arcivescovo Joseph Chennoth, Nunzio apostolico in Giappone: si celebrano i 7 anni del Pontificato di Benedetto XVI e i 60 anni delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Giappone (1952-2012). Tra gli ospiti di onore meritano particolare menzione Jun Yanagi e la scrittrice Sadako Ogata. Il primo per la carica che riveste di direttore della divisione Europa al ministero giapponese degli esteri: è lui che ha tenuto il discorso commemorativo dell'avvenimento come rappresentante degli invitati. La seconda è famosa in Giappone e all'estero per la sua attività nel settore della diplomazia e della letteratura e, ancor di più per la cristallina testimonianza di fede cattolica: per oltre 10 anni (1991-2000) ha ricoperto il ruolo di Alto Commissario Onu per i Rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees), funzione che ha svolto non rimanendo seduta nell'ufficio di Ginevra, ma visitando i gruppi di rifugiati là dove vivono, specialmente in Africa. L'arcivescovo Joseph Chennoth è diventato nunzio apostolico in Giappone più per vocazione che per nomina. L'11 marzo dell'anno scorso , quando un terremoto -tsunami di apolittica violenza ha distrutto vaste regioni del nord-est del Paese, Chennoth, allora di stanza in Tanzania, vedendo alla televisione le immagini del disastro è rimasto profondamente rattristato. "Il primo pensiero che mi è passato per la mente - ha detto - è stata una preghiera: Dio permettimi di andare in Giappone a consolare quella gente. Tre mesi dopo sembra che Dio abbia ascoltato la mia preghiera. Il Papa mi ha nominato nunzio in Giappone e, pochi giorni dopo il mio arrivo, mi sono recato nella città [disastrata] di Ishinomaki, assieme ai vescovi giapponesi e coreani, per pregare per le vittime e le loro famiglie". Ha poi diretto e sostenuto con vigore gli sforzi per la ricostruzione. Mons. Chennoth ritiene "un grande onore e privilegio di poter servire la Chiesa in questa grande nazione ricca di cultura e tradizioni, con un patrimonio di valori religiosi e morali, in mezzo a un grande popolo ospitale, rispettoso e generoso, impegnato nel lavoro ed efficiente". Riferendosi al 60° anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Giappone, il nunzio si augura che esse continuino "nel desiderio di promuovere i valori della giustizia, della pace e dell'armonia in Asia e altrove". Nel contesto della celebrazione commemorativa l'arcivescovo ha espresso riconoscimento e gratitudine a molte persone non note il cui impegno ha permesso alla Nunziatura di svolgere per decenni un utile lavoro. Tra esse ne ha indicate due: suor Cecilia Matsumoto, della Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro, che da oltre 10 anni svolge il lavoro di segreteria, e Domenico Enomoto, cattolico di origine vietnamita che da oltre vent'anni è impiegato come autista. L'una e l'altro hanno ricevuto una decorazione con medaglie pontificie.

Pino Cazzaniga, AsiaNews