martedì 30 giugno 2009

Visita apostolica alla congregazione dei Legionari di Cristo. I nomi e gli incarichi dell'ispezione che partirà il 15 luglio

Lo scorso marzo l’annuncio, il 15 luglio il via. I visitatori apostolici dei Legionari di Cristo interrogheranno le centinaia di sacerdoti e religiosi della congregazione fondata dal sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado, sotto choc a causa dell’acclarata cattiva condotta del loro stesso fondatore, già messo da parte nel 2006 per abusi sessuali, e ora, un anno dopo la morte, scoperto colpevole d’aver avuto in Spagna un’amante e una figlia. Come visitatori, le autorità vaticane hanno nominato cinque vescovi di cinque paesi diversi, ciascuno con l’incarico di ispezionare i Legionari di una particolare area del mondo: Ricardo Watti Urquidi, vescovo di Tepic nel Messico, incaricato per il Messico e il Centroamerica, dove i Legionari hanno 44 case con 250 sacerdoti e 115-120 religiosi e aspiranti sacerdoti; Charles J. Chaput, arcivescovo di Denver, incaricato per Stati Uniti e Canada, dove i Legionari hanno 24 case con 130 sacerdoti e 260 religiosi e aspiranti sacerdoti; Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, incaricato per Italia, Israele (Gerusalemme), Filippine e Corea del Sud, dove i Legionari hanno 16 case con 200 sacerdoti e 420 religiosi e aspiranti sacerdoti (in Italia rispettivamente 13, 168 e 418); Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Concepción in Cile, incaricato per Cile, Argentina, Colombia, Brasile e Venezuela, dove i Legionari hanno 20 case con 122 sacerdoti e 120 religiosi e aspiranti sacerdoti; Ricardo Blázquez Pérez, vescovo di Bilbao, incaricato per Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Irlanda, Olanda, Polonia, Austria e Ungheria, dove i Legionari hanno 20 case con 105 sacerdoti e 160 religiosi e aspiranti sacerdoti. L’investitura dei cinque visitatori è avvenuta la mattina di sabato 27 giugno in Vaticano, in una riunione con i cardinali Tarcisio Bertone, William J. Levada, Franc Rodé e Stanislaw Rylko. Ai cinque è stata data lettura delle conclusioni dell’indagine della Congregazione per la Dottrina della Fede che portò alla condanna di Maciel nel 2006. Per gli spostamenti avranno a disposizione un budget di 10 mila euro ciascuno. In autunno depositeranno in Vaticano un rapporto. Il visitatore italiano, mons. Versaldi, 66 anni, è legatissimo al card. Bertone. È vescovo di Alessandria dal 2007. In precedenza è stato vicario generale della diocesi di Vercelli, nominato a questo incarico nel 1994 dal conterraneo Bertone, che all’epoca era il suo vescovo. È ferrato in diritto canonico e ha insegnato questa materia alla Pontificia Università Gregoriana. Ha il titolo di avvocato rotale ed è membro del supremo tribunale della segnatura apostolica. Lo scorso 26 aprile, in occasione delle festività della Madonna della Salve, patrona della diocesi di Alessandria, il card. Bertone si è recato in visita da lui, celebrando la Messa in cattedrale.
Ricade sotto la competenza di mons. Versaldi l’ispezione, a Roma, della casa generalizia dei Legionari e quindi dei loro massimi dirigenti, quelli che sono stati più in simbiosi col fondatore. Intanto, oggi sono stati ordinati a Roma 38 nuovi diaconi dei Legionari, la metà messicani, gli altri di altri otto paesi.

Sandro Magister, Settimo Cielo

Presentati i restauri della Cappella Paolina dopo cinque anni di lavori. Sabato verrà inaugurata dal Papa

La Cappella Paolina (foto), luogo di culto privato del Papa, torna a splendere. Oggi infatti, è stata presentata alla stampa la Cappella michelangiolesca, a conclusione dei lavori di restauro iniziati nel 2002 sotto la direzione dello storico dell'arte Arnold Nesselrath. "Il costo del restauro - ha spiegato il card. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato vaticano - è stato più elevato del previsto, a motivo del protrarsi dei lavori, ma è stato completamente sostenuto da alcuni Patrons of the Arts in the Vatican Museums. Il costo complessivo è stato di 3.253.196 euro". "Sono molto lieto - ha aggiunto - che i lavori siano terminati in coincidenza quasi simbolica con la conclusione dell'Anno Paolino". La cappella privata del Papa - questa la funzione della Paolina - verrà inaugurata da Benedetto XVI sabato 4 luglio, con la celebrazione dei Vespri, insieme ai cardinali della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, ai superiori della Segreteria di Stato, della Curia Romana e ai Patrons che ne hanno sovvenzionato i lavori. "La Cappella Paolina, più ancora della Sistina - ha spiegato il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani - è il luogo identitario della Chiesa Cattolica. Infatti gli affreschi sulle pareti e nella volta - quelli di Michelangelo insieme agli altri di Lorenzo Sabatini e di Federico Zuccari - raccontano gli episodi salienti della vita dei santi Pietro e Paolo". Si può dire che la Cappella Paolina fu l'ultima fatica di Michelangelo. "E' una specie di testamento spirituale", ha aggiunto Paolucci. "Gli affreschi di Michelangelo sono arrivati a noi consumati e logorati in più punti, coperti da una scura camicia di sporco, di ravvivanti alterati, di incongrui ritocchi". Il restauro compiuto in questi anni ha portato alla luce le ultime pennellate di Michelangelo, nell'affresco raffigurante la crocifissione di Pietro. Così come alla luce sono venuti i chiodi della crocifissione. Altra novità: l'altare è stato riportato al suo assetto storicamente conosciuto, quello che aveva prima degli interventi degli Anni Settanta. L'operazione è stata compiuta secondo le indicazioni date dallo stesso Papa, che ha visitato il cantiere della Paolina il 25 febbraio scorso. Il prezioso altare marmoreo è stato così quasi addossato alla parete, rivolto verso i fedeli. La Cappella Paolina "non è destinata a visite museali, e sarà utilizzata solamente per la celebrazione della Messa mattutina", ha spiegato mons. Paolo De Nicolò, reggente della Casa Pontificia. "Anche se pensiamo che all'inizio ci sarà maggiore elasticità - ha aggiunto - e verranno concessi permessi per visite specifiche". "Tuttavia, non sarà mai uno spazio museale con il pagamento di un biglietto", ha ribadito Paolucci. "Il Papa ha chiaramente detto che la Cappella Paolina non è un luogo museale in più del Vaticano". Un'ultima curiosità. "Restaurando la Cappella Paolina - ha detto Paolucci - ci siamo interrogati sull'opportunità di rimuovere dall'affresco michelangiolesco della crocifissione di Pietro le due velature applicate sul sesso dell'Apostolo, una già nel '500 e l'altra negli anni '30, ma abbiamo deciso di lasciarle, perchè non si riporta indietro la ruota della storia". La Cappella si trova nei Palazzi Apostolici Vaticani e fu commissionata da Paolo III Farnese ad Antonio da Sangallo (1537-42); Michelangelo fu successivamente incaricato dell'esecuzione dei due affreschi raffiguranti la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro (1542-50). Il restauro ha avuto inizio nel 2002 e, diretto dallo storico dell'arte Arnold Nesselrath, è stato eseguito dallo staff dei Laboratori di Restauro Dipinti Vaticani per la direzione di Maurizio De Luca con il finanziamento dei Patrons of the Arts . Oltre al restauro pittorico, è stato eseguito il riordino della parte presbiterale ed è stato realizzato un nuovo impianto di illuminazione, che mette in risalto i dipinti presenti.

Apcom

Giovanni Maria Vian: Benedetto XVI ha ricordato che il rinnovarsi interiormente è l'unica via per cambiare il mondo senza conformarsi ad esso

“Per la festa dei santi patroni di Roma Benedetto XVI ha rivolto a tutti i cattolici parole che meritano ascolto anche oltre i confini visibili della Chiesa e che resteranno, meditando su ciò che è essenziale: la verità”. Lo afferma l’editoriale pubblicato oggi su L’Osservatore Romano, siglato dal direttore Gian Maria Vian. Il Papa, scrive Vian, ha ricordato come “con Cristo sia iniziato un nuovo modo di adorare Dio, un culto personale e profondamente vero perché si realizza con la vita. Con quel rinnovarsi interiormente che è l'unica via per cambiare il mondo senza conformarsi a esso. Per un nuovo modo di pensare e di essere, non da bambini ma da adulti”. “Sin dagli studi e dalle opere giovanili - osserva il direttore del quotidiano vaticano - Joseph Ratzinger, imbevuto della tradizione cristiana, si è prefisso il compito di spiegare ‘l'alfabeto della fede’ nel nostro tempo”, per “scendere nel profondo della verità testimoniata dagli apostoli e ripetere che - nonostante i conformismi del mondo e nonostante i nemici, ancora una volta chiamati evangelicamente ‘lupi’”, i “vescovi e i sacerdoti hanno soprattutto il compito di aprire i cuori e le anime a Dio. Perché soltanto così è possibile rendere presente Dio nel mondo e rinnovarlo”.

SIR

Anno Paolino. Le celebrazioni conclusive in Australia, a Bologna, in Bangladesh e nella diocesi di Oyo in Nigeria

Australia. Grazie al web e alle nuove tecnologie in tutta la nazione si è potuto seguire la riflessione di ampio respiro sulla missione e l’attualità dell’Apostolo Paolo, offerta oggi in occasione della conclusione dell’Anno Paolino, dalla Chiesa Cattolica australiana. La teleconferenza ha per titolo “Paolo, l’uomo, la missione e il messaggio per l’oggi” ed è organizzata dal Broken Bay Institute, con il concorso della Conferenza Episcopale australiana. L’iniziativa vede il coinvolgimento di oltre 120 siti dislocati non solo sull’intero territorio federale, ma anche in Nuova Zelanda, Perù e Malta. Ad aprire l’incontro è stato l’arcivescovo di Brisbane, mons. John Bathersby, che leggerà e mediterà alcuni versetti della Lettera ai Colossesi; le sei sessioni successive saranno introdotte dai biblisti padre Brendan Byrne, e suor Michele Connolly e dall’esperto di comunicazioni padre Richard Leonard. Le meditazioni porranno in rilievo la figura dell’Apostolo delle genti, la carità, il significato di grazia, spirito e speranza nella teologia paolina. Si parlerà inoltre dell’impatto degli scritti paolini sull’uomo di oggi e sulla comunicazione della Buona Novella alle società del nostro tempo, con un ultimo spazio di dibattito dedicato alle osservazioni e domande inviate per e-mail dai partecipanti “a distanza”.
Bologna. Nel concludere l’Anno Paolino nella Cattedrale di San Pietro, il card. Carlo Caffarra, arcivescovo della città, ha spiegato il significato della storia dei santi Pietro e Paolo e incoraggiato a pregare per i sacerdoti. Lo riferisce l'agenzia Zenit. Il porporato ha ricordato la storia di San Paolo, che era vissuto nelle tenebre fin quando non conobbe la fede e divenne “l’apostolo delle genti” nell’opera di conversione dei pagani. Ha poi precisato che prima dell’incontro con Gesù, Paolo non viveva da dissoluto. Al contrario, superava “nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito come era nel sostenere le tradizioni dei padri”. L’apostolo capì che la sua vita non era più sotto una legge sia pure religiosa, ma che la sua vita era semplicemente il rapporto con Gesù. Al punto tale che potrà scrivere ai cristiani della Galazia: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (2,20). Diversa la condizione di Pietro che veniva da un’esperienza terribile, perchè aveva tradito il Signore. Secondo il cardinale, “egli poteva pensare che tutto il progetto di Gesù su di lui era stato abbandonato: non meritava più fiducia”. Ma cosa chiede il Signore a Pietro? “Semplicemente se lo ama. Viene cioè interrogato sulla qualità del suo rapporto personale con Cristo. Non viene chiesto altro, perché questo è semplicemente tutto. Anzi più profondamente: Pietro ritrova pienamente se stesso nella certezza che Gesù sa, conosce il suo amore”. Per il cardinale Caffarra, alla luce di questa pagine si può comprendere “il ministero conferito a Pietro e nella sua persona ad ogni suo successore, fino a Benedetto XVI”. “È un servizio che nasce dall’amore per Cristo – ha sottolineato –, e quindi è un servizio di amore. Pietro ed ogni suo successore avrà solo la libertà dell’amore: andare solo là dove Cristo lo porta, fino a morire come è morto Cristo”. L’arcivescovo di Bologna ha concluso invitando alla riflessione sui due grandi apostoli per capire e vivere meglio la vita cristiana. In primo luogo, ha incoraggiato “a non dimenticare mai che la vita cristiana non è prima di tutto un comportamento, un modo di agire; non è prima di tutto una dottrina. È la vita vissuta con Gesù: è la sua Persona che sta al centro”. A proposito dell’Anno Sacerdotale, ha invece rivolto un appello ai fedeli: “Pregate, cari fedeli, perché l’intercessione e l’esempio dei santi apostoli ci rendano pastori delle vostre anime secondo il cuore di Cristo”.
Bangladesh. “Vi invito a meditare sul vostro rapporto con Cristo, che vi ha chiamato a partecipare alla sua vita, e a riflettere su come e quanto condividiate questa vita con gli altri”. Così mons. Joseph Marino, nunzio apostolico in Bangladesh, ha esortato un gruppo di missionari nel Paese asiatico in occasione di un seminario di formazione sulla figura di San Paolo. Al seminario hanno partecipato 75 religiosi, missionari del Pontificio Istituto per le Missioni Estero e dei Saveriani, suore dell’ordine di Nostra Signora delle missioni e di altre congregazioni. Al termine dell’Anno dedicato all’apostolo delle genti e con l’inizio dell’Anno Sacerdotale, la Chiesa del Bangladesh è tornata ancora una volta a riflettere sull’invito alla missione testimoniato da San Paolo. Nel Paese in cui oltre l’85% degli oltre 140milioni di abitanti si professa musulmano, i cristiani rappresentano una minoranza, circa il 3%. Per essi la missione non coincide solo con specifiche attività pastorali, piuttosto con la semplice vita quotidiana vissuta alla luce del Vangelo. Ai 75 religiosi che hanno partecipato al seminario, mons. Marino ha ricordato che “nel contesto del Bangladesh la condivisione non può sempre avvenire attraverso le parole, ma - cosa molto importante - attraverso la nostra testimonianza di amore gratuito verso gli altri”. Benedetto XVI, in occasione della visita ad limina dei vescovi del Paese, svoltasi a pochi giorni dall’inizio dell’Anno Paolino, aveva detto loro: “Come i primi cristiani siete una piccola comunità in una grande popolazione non cristiana. La vostra presenza è un segno del fatto che la predicazione del Vangelo, che è cominciata a Gerusalemme e in Giudea, continua a diffondersi fino agli estremi confini della terra secondo la destinazione universale che il Signore ha voluto per essa”.
Oyo (Nigeria). Con un ricco programma di celebrazioni ed eventi culturali, la diocesi di Oyo, in Nigeria, ha chiuso solennemente l’Anno Paolino. Durante questi ultimi dodici mesi, la diocesi di Oyo ha vissuto “un nuovo slancio nell’evangelizzazione - informa una nota –. Molte chiese sono state inaugurate e molti fedeli laici sono diventati più attenti alla realtà locale, così da essere più coinvolti nella missione evangelizzatrice”. Nel corso dell’Anno, inoltre, numerose parrocchie hanno organizzato seminari e dibattiti sulla vita e le opere di San Paolo, eventi che hanno visto la partecipazione attiva sia dei giovani che delle donne, in particolare della Catholic Women Organisation. A livello mediatico, infine, sono da segnalare alcune iniziative: la pubblicazione di numeri speciali del bollettino diocesano, “Akede Igbagbo”; la realizzazione di due cd audio sulla vita di San Paolo e l’Anno Paolino e l’edizione di un libro, intitolato “Nuova missione, nuova speranza”, scritto da un sacerdote locale, padre Thomas Kehinde Ajayi. Il volume raccoglie riflessioni e testimonianze sull’Apostolo delle Genti e le attività diocesane svolte dalle parrocchie nel corso del 2008.

SIR, Radio Vaticana

Anno Paolino. Il card. Montezemolo chiude la Porta Paolina nella Basilica ostiense: non terminano l'amore, la fede e la speranza generati

Un un’unica grande celebrazione in onore e nel nome di San Paolo: potrebbe definirsi così la serie di cerimonie liturgiche ed ecumeniche che ieri si sono svolte in molte città del mondo a conclusione dell’Anno Paolino. L’evento principale si è svolto nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, presieduto dall’arciprete, il card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo (nella foto con Benedetto ZVI). Celebrando i Secondi Vespri e la Messa vespertina della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, il porporato ha portato a compimento, su incarico di Benedetto XVI, la giornata conclusiva dell’Anno Paolino, da lui avviata 24 ore prima con la celebrazione dei Primi Vespri. Momento culminante è stata la chiusura della Porta Paolina. Il Santo Padre l’aveva aperta il 28 giugno dell’anno scorso - avendo accanto il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I - e l’ha riattraversata ancora ieri l’altro, ammirando le formelle in bronzo collocate pochi giorni prima. Da essa, sono passati centinaia di migliaia di pellegrini di tutto il mondo. Una chiusura tuttavia simbolica perché non essendo Porta Santa - e l’Anno Paolino non è stato un Anno Santo, ma "tematico" - questa mattina è stata di nuovo aperta e lo resterà per accogliere quanti in memoria della storica celebrazione del secondo millennio della nascita dell’Apostolo verranno a venerarne il Sepolcro. “Termina l’Anno Paolino”, ha detto nell’omelia il card. Montezemolo, “non terminano certo i benefici che ha generato, la ricchezza di fede, amore e speranza che ha suscitato o ravvivato in noi. E continuerà l’approfondimento delle ragioni fondamentali dell’Anno Paolino, indicate dal Santo Padre ed alimentate dal magistero delle sue catechesi: conoscere ancor di più e meglio San Paolo, tenere vivo l’impegno ecumenico, per la più sollecita ricomposizione dell’unità dei cristiani”. Come segno di questo fervore, ha aggiunto il cardinale, continuerà ad ardere nel Quadriportico della Basilica la Fiamma Paolina accesa dal Papa e contornata dalle fiammelle devozionali alimentate dai fedeli. E’ poi prevedibile una ulteriore crescita dei pellegrinaggi alla tomba di San Paolo, verso la quale si è accentrato l’interesse della cristianità, evidenziato dai mass media, in seguito all’annuncio di ieri l’altro del Santo Padre dei risultati dell’indagine scientifica compiuta all’interno del sarcofago: indagini che hanno confermato “l’unanime incontrastata tradizione” di custodire i resti mortali dell’Apostolo. A questa indagine ha accennato il porporato nell’omelia per passare ad illustrare la storia della Basilica e del suo altare eretto sopra il Sarcofago, riportato a visibilità nel 2006, e infine per soffermarsi sulle testimonianze della rivelazione di Gesù a Paolo, date da Anania a Damasco e da San Pietro nella sua seconda Lettera. Ha concluso poi con l’invocazione all’Apostolo e a Maria Madre di Dio, perché i benefici dell’Anno Paolino continuino in noi e nell’ecumene cristiano. Migliaia di fedeli hanno salutato con applausi il passaggio del cardinale per la navata centrale della Basilica mentre, accompagnato in processione dai monaci dell’Abbazia benedettina, si recava a chiudere la Porta Paolina e a nome del Papa li benediceva.

Radio Vaticana

Il Papa ai vescovi metropoliti: il Pallio vi ricorda di essere pastori secondo il cuore di Gesù. Rafforzate la comunione con il Successore di Pietro

Un’occasione per prolungare la gioia della comunione vissuta nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo: Benedetto XVI ha definito così l’udienza di stamani ai nuovi arcivescovi metropoliti ricevuti in Aula Paolo VI, assieme ai familiari e ai pellegrini delle proprie diocesi. Il Papa si è soffermato sul significato del Sacro Pallio, la stola imposta ai metropoliti, ieri nella Basilica Vaticana. Un simbolo di unità, ha detto il Papa, che lega i pastori delle Chiese particolari al Successore di Pietro. Provenienti da ogni continente, ha osservato Benedetto XVI, gli arcivescovi metropoliti mostrano “in modo significativo il volto della Chiesa Cattolica diffusa su tutta la terra”. Nel suo discorso in più lingue, rivolgendosi agli arcivescovi italiani, Benedetto XVI ha esortato i pastori a far fruttificare l’Anno Sacerdotale appena iniziato: “Siamo all’inizio dell’Anno Sacerdotale: sia pertanto vostra cura essere pastori esemplari, zelanti e ricchi di amore per il Signore e per le vostre comunità. Potrete così guidare e sostenere saldamente i sacerdoti, vostri primi collaboratori nel ministero pastorale, e cooperare in modo efficace alla diffusione del Regno di Dio nell’amata terra d’Italia”. E’ stata poi la volta dei saluti ai metropoliti e ai pellegrini di lingua francese. Il Papa ha ribadito che il Pallio è un segno di comunione non solo per i vescovi: “Che questo segno - ha affermato - sia anche per i sacerdoti e i fedeli delle vostre diocesi un appello a consolidare sempre più un’autentica comunione con i propri pastori e tra tutti i membri della Chiesa”. E parlando ai pellegrini anglofoni ha aggiunto: il Pallio ricorda ai vescovi la loro responsabilità di essere pastori secondo il cuore di Gesù. Le croci di seta nera del Pallio, ha proseguito in lingua spagnola, rammentano ai pastori che devono configurarsi ogni giorno di più a Gesù Cristo. “Seguendo le orme del Buon Pastore”, è stato il suo monito, i metropoliti siano sempre segno di unità in mezzo ai fedeli, consolidando i legami di comunione con il Successore di Pietro. Un pensiero speciale il Papa lo ha riservato a mons. Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo di Lviv dei Latini, ringraziandolo per il servizio reso alla Chiesa, come suo collaboratore, e, prima, di Giovanni Paolo II. L’odierna memoria dei Protomartiri di Roma, ha concluso, sia stimolo per ognuno dei nuovi arcivescovi metropoliti “a un amore sempre più intenso verso Gesù Cristo e la sua Chiesa”.

Radio Vaticana


Tragico incidente alla stazione di Viareggio. Il Papa: profonda partecipazione al dolore. Preghiera per le vittime e conforto per i parenti

Benedetto XVI ''esprime profonda partecipazione al dolore che colpisce l'intera città''. Sono le parole del telegramma di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con le quali Benedetto XVI si è rivolto oggi agli abitanti di Viareggio, la città toscana colpita poco prima della mezzanotte scorsa da un gravissimo incidente, costato la vita a 13 persone e il ferimento di altre 36, tra cui due bambini. Un treno merci che trasportava 14 cisterne piene di gas Gpl è deragliato nei pressi della stazione cittadina, per il cedimento di uno dei carrelli del convoglio. La violentissima esplosione seguita all’incidente ha investito i caseggiati circostanti, provocando il crollo di due palazzine e la morte di numerosi inquilini, molti dei quali vittime di ustioni. Subito è scattato il piano di soccorso per i sopravvissuti, costretti a sfollare a centinaia. Il Papa ha invocato il “conforto” della benedizione divina per i parenti delle vittime e preghiere di suffragio per i defunti. Il Papa ha invocato il ''conforto'' della benedizione divina per i parenti delle vittime e preghiere di suffragio per i defunti.

Il cordoglio del Papa per la sciagura aerea nelle Isole Comore: raccomando a Dio i defunti e prego per le persone duramente provate

Papa Benedetto XVI esprime le sue ''sincere condiglianze'' per le vittime del volo delle Yemenia Airways caduto questa notte con 153 persone a bordo. Lo fa con un telegramma inviato dal segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, al nunzio in Kuwait, mons. Mounged El-Hachem. ''Informato - così il testo del telegramma - della catastrofe in volo dell'aereo della Yemenia Airways che collegava Saana (Yemen) a Moroni (Comore), il Santo Padre esprime le sue sincere condoglianze alle famiglie in lutto. Egli raccomanda i defunti alla misericordia divina e prega Dio per tutte le persone duramente provate da questa tragedia''.

Asca

Il Papa a San Giovanni Rotondo. Padre Lombardi: la visita ha mostrato anche attraverso le testimonianze dei malati il senso del dolore

La visita di Benedetto XVI lo scorso 21 giugno a San Giovanni Rotondo, la cittadina in cui ha vissuto ed è morto San Pio da Pietrelcina, è servita a mostrare il senso del dolore, non solo attraverso le parole pronunciate dal Papa ma anche e soprattutto attraverso le testimonianze dei malati, ha affermato il portavoce vaticano. E' quanto ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nell'editoriale dell'ultimo numero di "Octava Dies", il rotocalco informativo del Centro Televisivo Vaticano. “I viaggi del Papa non sono importanti solo per quello che dice e fa il Papa, ma anche per i sentimenti e le parole che suscitano – ha detto – . La testimonianza di Anna, ammalata di cancro, davanti al Papa, alle porte della Casa Sollievo della Sofferenza è un momento da non dimenticare”. “Non mi sono chiesta 'Perché a me?' - aveva raccontato Anna al Santo Padre -, ma mi sono detta invece: 'Perché non a me?', 'Dio quale progetto hai tu su di me?', e allora - come la Vergine e tanti altri uomini degni e santi -, non ho voluto ribellarmi, ma ho voluto dire: 'Eccomi, sono pronta'”. “Come vivere l’attesa della morte, vivendo la quotidianità che rimane, in modo da offrire qualcosa di buono al Signore? Non è mai troppo tardi per entrare a lavorare nella sua vigna, dedicare la propria vita al bene, anche solo con la benevolenza delle parole e delle piccole azioni”, ha detto il portavoce vaticano. Anna, ha sottolineato padre Lombardi, si rivolge anche a noi: “Non ci lasciate soli con i nostri pensieri, le nostre paure, e quando non avete nulla da dire non vi preoccupate, basta che ci prendiate per mano e noi sentiremo che ci siete”. E conclude: “E’ vero una diagnosi di cancro è terribile, fa paura, ma è più terribile non essere amico di Dio, allontanarsi dal suo amore”. “Allora capiamo che la sofferenza può diventare un grande tesoro; capiamo che ci interpella tutti, e capiamo cosa intendeva Padre Pio quando – come ha ricordato il Papa – diceva che 'ricoverati, medici, sacerdoti, dovevano diventare “riserve di amore”, che tanto più sarà abbondante in uno, tanto più si comunicherà agli altri'”. “Non solo a San Giovanni Rotondo, ma in tutto il mondo ogni sofferenza, davanti al volto sofferente di Cristo, dovrebbe poter diventare amore”, ha poi concluso il sacerdote gesuita.

Zenit