lunedì 22 marzo 2010

Il card. Bagnasco: ci uniamo al Papa nell’esprimere rammarico e vicinanza alle vittime di abusi di preti. Nella Lettera nè incertezza o minimizzazioni

Nei passaggi iniziali della prolusione al consiglio permanente della Conferenza Episcopale italiana, il card. Bagnasco ha dedicato ampio spazio alla Lettera pastorale ai Cattolici d’Irlanda scritta dal Papa, dopo l’esplodere dello scandalo della pedofilia, notando come questi fatti rappresentino un “crimine odioso, ma anche peccato scandalosamente grave che tradisce il patto di fiducia iscritto nel rapporto educativo”. “Senza dubbio la pedofilia è sempre qualcosa di aberrante – ha proseguito - e, se commessa da una persona consacrata, acquista una gravità morale ancora maggiore. Per questo, insieme al profondo dolore e ad un insopprimibile senso di vergogna, noi vescovi ci uniamo al Pastore universale nell’esprimere tutto il nostro rammarico e la nostra vicinanza a chi ha subìto il tradimento di un’infanzia violata”. Il cardinale nota quindi che “Benedetto XVI non lascia margini all’incertezza o alle minimizzazioni” e prosegue citando passi della Lettera del Papa: “nonostante l’indegnità, ‘i peccati, i fallimenti di alcuni membri della Chiesa, particolarmente di coloro che furono scelti in modo speciale per guidare e servire i giovani’”, rimane la verità che “‘è nella Chiesa che voi troverete Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre’”. I vescovi italiani hanno ''preso atto prontamente'' delle ''direttive chiare e incalzanti già da anni impartite dalla Santa Sede'', che ''confermano'' la ''determinazione di fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati i fatti'' e hanno conseguentemente ''intensificato lo sforzo educativo dei candidati al sacerdozio, il rigore del discernimento, la vigilanza per prevenire situazioni e fatti non compatibili con la scelta di Dio, una formazione permanente del nostro clero adeguata alle sfide''. ''Siamo riconoscenti - prosegue il porporato - alla Congregazione per la Dottrina della Fede per l'indirizzo e il sostegno nell'inderogabile compito di fare giustizia nella verità, consapevoli che anche un solo caso in questo ambito è sempre troppo, specie - ripeto - se chi lo compie è un sacerdote''. ''Nel momento stesso in cui sente su di sè l'umiliazione, la Chiesa impara dal Papa a non avere paura della verità, anche quando è dolorosa e odiosa, a non tacerla o coprirla. Questo, però, non significa subire - qualora ci fossero - strategie di discredito generalizzato''.

SIR, Asca

Il card. Bagnasco: più si tenta inutilmente di sfiorare la limpida e amabile persona del Papa, più il popolo di Dio a lui guarda commosso e fiero

“Vi supplico in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”: questo versetto della seconda Lettera di San Paolo ai Corinti fa da pensiero unificante della prolusione che il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), presidente della CEI, ha presentato oggi ai partecipanti al Consiglio permanente dei vescovi, che proseguirà fino a giovedì 25 marzo a Roma. Tutto il testo è segnato dalla “consapevolezza di una conversione necessaria e irrevocabile”, in riferimento a molteplici fattori ed eventi che segnano la vita della Chiesa come quella della società nel suo complesso. Il cardinale fa riferimento anzitutto agli attacchi a quel “mistagogo formidabile del nostro tempo che è Benedetto XVI”, notando come “quanto più, da qualche parte, si tenta inutilmente di sfiorare la sua limpida e amabile persona, tanto più il popolo di Dio a lui guarda commosso e fiero”. Circa il ruolo e il comportamento di vescovi e preti, aggiunge, “non ci sono incarichi o ruoli da interpretare come ‘un privilegio personale’, o da trasformare in occasioni per ‘una brillante carriera’, quando c’è solo ‘un servizio da rendere con dedizione e umiltà’”. Il presidente cita, a questo proposito, recenti parole del Papa: “Le cose nella società civile e, non di rado, nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità”.

Pasqua 2010. Le Celebrazioni della Settimana Santa presiedute dal Papa. Le offerte del Giovedì Santo per ricostruire il Seminario di Port-au-Prince

E’ stato reso noto oggi il calendario delle Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa presiedute dal Papa. Il 28 marzo, Domenica delle Palme e della Passione del Signore e XXV Giornata Mondiale della Gioventù, Benedetto XVI benedirà le palme e gli ulivi e al termine della processione, celebrerà la Messa in Piazza San Pietro. Il primo aprile, Giovedì Santo, alle 9.30, nella Basilica Vaticana, la Messa Crismale, e nel pomeriggio, in apertura del Triduo Pasquale, il Pontefice presiederà alle 17.30, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la Santa Messa nella Cena del Signore e farà la lavanda dei piedi a dodici sacerdoti. Durante il rito i presenti saranno invitati a compiere un atto di carità per la ricostruzione del Seminario di Port-au-Prince in Haiti. Il 2 aprile, Venerdì Santo, si svolgerà alle 17.00 nella Basilica Vaticana la Celebrazione della Passione del Signore con l’adorazione della Croce, e in serata alle 21.15 la tradizionale Via Crucis al Colosseo, al termine della quale il Papa si rivolgerà ai fedeli ed impartirà la benedizione. Sabato 3 aprile, alle 21.00, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Veglia Pasquale, e il giorno dopo, domenica 4 aprile, la Messa del Giorno di Pasqua sul Sagrato della Basilica di San Pietro. Dalla Loggia centrale della Basilica impartirà quindi la Benedizione "Urbi et Orbi".

Radio Vaticana

L'Azione Cattolica: la Lettera del Papa occasione per riflettere su una vicenda che richiede chiarezza e prudenza, rigore e sollecitudine pastorale

Un’occasione “per riflettere su una vicenda che richiede chiarezza e prudenza, rigore e sollecitudine pastorale”. Così Franco Miano, presidente dell’Azione Cattolica Italiana, definisce la Lettera pastorale del Papa ai cattolici d’Irlanda. “Da un lato – osserva Miano in una nota - ci sono le vittime che hanno diritto ad avere giustizia; dall’altro ci sono delle persone colpevoli di orrendi crimini che vanno punite ma anche aiutate a riaffermare la fede in Cristo e la fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento alla luce del Vangelo. È su questa strada che si pone la lettera di Papa Benedetto”. “Una Chiesa che vuole essere sempre più madre e maestra non può permettere che ci siano ferite così profonde, colpe così gravi: soprattutto perché è l’immagine stessa della Chiesa che viene ferita, colpita”, si legge nella nota dell’Ac: “Siamo dunque vicini alle vittime – spiega Miano - ma nello stesso tempo chiediamo ai giovani, a quanti sono stati traditi da sacerdoti e educatori di non dimenticare che ‘nella chiesa che voi troverete Gesù Cristo’”, come scrive il Papa. L’Ac rivolge, infine, una “parola” ai “tanti ingiustamente coinvolti” negli abusi, molti dei quali “non hanno retto alle accuse infamanti e hanno preferito compiere un gesto estremo togliendosi la vita o il loro cuore ha ceduto di fronte alla pesantezza delle colpe non commesse”.

SIR