mercoledì 2 maggio 2012

Programma della 'BBC' sul ruolo del card. Brady nell'inchiesta su un prete pedofilo: volutamente travisato, anch'io tradito da chi non lo ha fermato

E' polemica in Irlanda tra il primate della Chiesa Cattolica, il card. Sean Brady, e la BBC, che ha ritirato fuori l'accusa, già sollevata contro il porporato nel 2010, di aver insabbiato, nel passato, le accuse ad un prete pedofilo, aggiungendo alcuni dettagli sulle sue responsabilità. Nel pieno dello scandalo sugli abusi sessuali del clero avvenuti nei decenni passati, nel 2010, emerse che il card. Brady, ora arcivescovo di Armagh, aveva preso parte, quando era semplice sacerdote, all'interrogatorio di una vittima di un prete pedofilo seriale, padre Brendan Smyth. Interrogatorio che, intimando il silenzio alla vittima, si era concluso con un insabbiamento delle accuse. Ora il programma 'This World' della BBC, in onda ieri col titolo "La vergogna della Chiesa Cattolica", ha reso noti gli appunti presi in quell'occasione da Brady, rivelando che l'attuale primate della Chiesa irlandese venne a conoscenza dei nomi e degli indirizzi di altre vittime dello stesso prete pedofilo, senza prendere alcuna misura per proteggerli. Dal porporato è arrivata una ferma replica al programma televisivo della BBC “This World”. Dopo aver ribadito in un comunicato punto per punto il reale ruolo svolto in quella occasione, il card. Brady conclude: “E‘ mio parere che il programma ‘This World' ha deciso di esagerare e travisare volutamente il mio ruolo in questi eventi”. Il programma televisivo ha detto che nessuna risposta alle loro domande era stata fornita dall’arcivescovo prima che la puntata fosse completata. In realtà, sottolinea il cardinale, sei settimane prima della trasmissione (ed esattamente il 15 marzo scorso) l’arcivescovo ha richiamato l‘attenzione dei produttori su una serie di fatti importanti relativi all‘indagine del 1975 che il programma non è riuscito a segnalare. Nel costruire quindi come sono andati esattamente i fatti, il cardinale conclude: “Come altri, mi sento tradito da chi aveva l‘autorità nella Chiesa per fermare Brendan Smythe non ha agito sulla base delle prove che ho dato loro. Tuttavia, ho anche accettato che facevo parte di una inutile cultura di deferenza e di silenzio nella società e nella Chiesa, che fortunatamente è ormai un ricordo del passato. Sono profondamente dispiaciuto che persone che avevano l‘autorità e la responsabilità per affrontare in modo adeguato il caso di Brendan Smyth, non lo hanno fatto con conseguenze tragiche e dolorose per quei bambini che poi ha così crudelmente abusato”. Il cardinale definisce “inadeguate” anche le risposte date alle vittime. Ed aggiunge: “E‘ importante riconoscere che oggi sia la Chiesa che lo Stato hanno procedure adeguate e robuste in atto per rispondere alle accuse di abusi contro i bambini. Appoggio pienamente queste nuove procedure che includono l‘obbligo di segnalare tempestivamente queste accuse alle autorità civili. Ho lavorato con gli altri nella Chiesa per mettere in atto queste nuove procedure e non vedo l‘ora di continuare quel lavoro fondamentale negli anni a venire”.

Vatican Insider, SIR

Card. Sarah: maggiore chiarezza sul ruolo della Santa Sede, punto di riferimento per la struttura e l'attività di Caritas Internationalis

"La revisione degli Statuti e del Regolamento Interno si è resa necessaria per meglio aderire al Chirografo 'Durante l'Ultima Cena' firmato da Papa Giovanni Paolo II il 16 settembre 2004, conferendo in tal modo una personalità pubblica, giuridica e canonica a Caritas Internationalis". Lo afferma il presidente del Pontificio Consiglio 'Cor Unum', card. Robert Sarah (nella foto con Benedetto XVI). "Questo nuovo status giuridico - spiega il porporato guineano ai microfoni della Radio Vaticana - doveva essere incorporato in tutti i suoi aspetti negli Statuti della Confederazione". Inoltre, "alcuni nodi di carattere dottrinale ed amministrativo, oltre alla comunicazione con la Santa Sede, hanno evidenziato la necessità di una maggiore chiarezza riguardo al ruolo e alle competenze della Santa Sede stessa, che costituisce il punto di riferimento per la struttura e le attività di Caritas Internationalis, in tal modo le relazioni reciproche potranno essere migliorate, e affinchè vi sia una collaborazione effettiva ed efficace". In sostanza è stato chiarito il ruolo del dicastero 'Cor Unum', "esplicitandone le competenze sia circa gli aspetti interni delle attività istituzionali di Caritas Internationalis, che sull'approvazione di testi a contenuto dottrinale o morale; al contempo, questi nuovi Statuti aiuteranno ad esplicare in modo efficace la missione ecclesiale di Caritas Internationalis e la comunione di fede e carità negli interventi umanitari". Dunque, la Santa Sede ha inteso "esprimere il suo apprezzamento per le attività svolte da Caritas Internationalis" indicandola, conclude Sarah, come "un'organizzazione largamente riconosciuta e apprezzata a livello internazionale".

Agi

Nuovi Statuti e Regolamento interno per la Caritas Internationalis: intervista con il cardinale Sarah

Nota esplicativa del decreto su Caritas Internationalis: mette in piena luce l’identità distintiva, che è la sua forza e ciò che rende opera efficace

Il decreto generale pubblicato oggi, a firma del Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Sato di Sua Santità, relativo al rinnovato quadro giuridico di Caritas Internationalis, accompagnato da un "articolo esplicativo" firmato da mons. Osvaldo Neves de Almeida, ufficiale della seconda sezione della segreteria di Stato (Rapporti con gli Stati) è stato approvato dal Papa "in forma specifica" il 27 aprile 2012 ed entra in vigore con la pubblicazione odierna su L'Osservatore Romano. "L'esperienza maturata nei quasi otto anni di applicazione del chirografo 'Durante l'Ultima Cena' ha permesso di comprendere con maggiore precisione come promuovere un aggiornamento giuridico che non solo rispetti, ma esprima ancora meglio la natura dell'organizzazione e chiarisca la distribuzione delle competenze dei dicasteri e degli organismi interessati ad essa". Il decreto definisce, in particolare, i ruoli del pontificio consiglio Cor unum, della prima e seconda sezione della segreteria di Stato, nonché la normativa sul lavoro dei dipendenti Caritas. Con il decreto "si rafforza anzitutto il ruolo del Pontifico Consiglio Cor Unum, che segue l'attività istituzionale di Caritas Internationalis ed è responsabile dell'approvazione dei suoi testi di contenuto dottrinale o morale", si legge sulla nota esplicativa. Il Pontificio Consiglio Cor unum è "il dicastero competente nei confronti di Caritas internationalis per l'intero ambito della sua attività istituzionale". Inoltre, "qualunque testo di contenuto o orientamento dottrinale o morale, emanato da Caritas Internationalis, deve sempre essere sottoposto alla preventiva approvazione del Pontificio Consiglio Cor Unum". Il dicastero vaticano inoltre "nomina un assistente ecclesiastico" che "partecipa di diritto alle riunioni degli organi di governo" e "favorisce lo spirito di comunione tra i membri dell'organizzazione e con la Santa Sede". Inoltre, "approva gli accordi con Organizzazioni e Enti non governativi" e vigila "sulla puntuale e trasparente amministrazione patrimoniale e finanziaria di Caritas Internationalis". Quanto alle nomine, il Pontificio Consiglio guidato dal cardinale africano Robert Sarah, di intesa con la segreteria di Stato, "sottoporrà al Sommo Pontefice, per l'approvazione preventiva, la lista dei candidati per le funzioni di Presidente, Segretario Generale e Tesoriere di Caritas Internationalis. La suddetta lista verrà resa nota solo in seguito all'approvazione". Al Papa spetta, inoltre, la nomina di "almeno tre membri nel Consiglio Esecutivo". Il decreto odierno è il frutto del lavoro compiuto "tra il gennaio e il maggio dell'anno scorso" da un gruppo di lavoro di rappresentanti di Caritas Internationalis e della Santa Sede. "Il progetto degli Statuti è stato poi approvato dall'Assemblea Generale e consegnato alla Santa Sede nell'autunno 2011", spiega la nota. In conclusione mons. Neves de Almeida ribadisce come, a giudizio della Santa Sede, la nuova normativa complementare del Chirografo “Durante l’Ultima Cena”: “mette in piena luce l’identità distintiva di Caritas Internationalis, che è nel contempo la sua forza e ciò che può rendere la sua opera particolarmente efficace”.

TMNews, Radio Vaticana

ARTICOLO ESPLICATIVO DEL DECRETO (DI MONS. OSVALDO NEVES DE ALMEIDA)

Decreto Generale del card. Bertone sul rinnovato quadro giuridico di Caritas Internationalis. Promulgati i nuovi Statuti e il Regolamento Interno

Sono 61 anni che Caritas Internationalis, con le sue 162 organizzazioni caritative, disseminate in oltre 200 Paesi e territori, fornisce aiuti alle vittime delle emergenze umanitarie, di conflitti, di disastri naturali, riuscendo allo stesso tempo a costruire ponti di dialogo in zone devastate dai conflitti politici e sociali. Oggi, a otto anni dal Chirografo “Durante l’Ultima Cena” firmato da Giovanni Paolo II, che conferiva personalità pubblica, giuridica e canonica a Caritas Internationalis, sono stati promulgati i nuovi Statuti e Regolamento Interno, frutto di una lunga collaborazione e riflessione tra Segreteria di Stato, Pontificio Consiglio Cor Unum e Caritas Internationalis, oltre ad altri organismi interessati. Gli Statuti e il Regolamento Interno sono accompagnati da un Decreto Generale, a firma del segretario di Stato card.Tarcisio Bertone, che delinea, sin dai suoi primi articoli, le competenze dei dicasteri di riferimento di Caritas Internationalis, stabilendo in primis il rafforzamento del ruolo di Cor Unum, il Pontificio Consiglio che segue l’attività istituzionale di Caritas Internationalis. Il decreto è composto di 8 articoli con relativi paragrafi e di un allegato con il testo delle “Promesse” richieste ai dirigenti ed impiegati di Caritas internationalis, quali “condizioni necessarie per la continuità del rapporto di lavoro”. Tra le disposizioni del decreto: “Qualunque testo di contenuto o orientamento dottrinale o morale, emanato da Caritas internationalis, deve sempre essere sottoposto alla preventiva approvazione del Pontificio Consiglio Cor Unum”; Cor Unum “partecipa, tramite propri rappresentanti o delegati, con diritto di parola, alle riunioni degli organi di Caritas internationalis” e “alle riunioni regionali dei suoi membri e a quelle di coordinamento di attività”; Cor Unum “nomina un assistente ecclesiastico” che “promuove l’identità cattolica di Caritas”. Al Pontificio Consiglio spetta l’approvazione della “stipula di contratti, per servizi di revisione e certificazione dei bilanci, di gestione della contabilità, di consulenza lavorativa e di gestione della retribuzione del personale, dei contributi previdenziali” e “di gestione finanziaria e patrimoniale”. Solo in caso “di grave emergenza umanitaria - si legge nell’articolo 3 del decreto -, le autorità di Caritas internationalis sono autorizzate a prendere accordi operativi immediati sul posto con le Autorità governative, con le Organizzazioni ed Enti Intergovernativi e le Organizzazioni non governative”. Il decreto stabilisce inoltre che “prima di iniziare il loro mandato, il Presidente, il Segretario Generale e il Tesoriere, pronunceranno davanti al Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum” le cosiddette “Promesse”, mentre “gli impiegati le pronunceranno davanti al Segretario Generale”. I dipendenti prometteranno, tra l’altro, di “conservare sempre la comunione con la Chiesa Cattolica, sia nelle parole sia nel modo di agire”; di conservare “integro”, trasmettere e illustrare “fedelmente il deposito della fede, respingendo qualsiasi dottrina ad esso contraria”; di “non chiedere né‘ accettare offerte come compenso, neppure se presentate sotto forma di donazione” e di osservare “con cristiana obbedienza ciò che i Sacri Pastori dichiarano come autentici dottori e maestri della fede o stabiliscono come guide della Chiesa”. Il decreto sarà pubblicato su L’Osservatore Romano e negli Acta Apostolicae Sedis.

Radio Vaticana, SIR

RINNOVATO QUADRO GIURIDICO DI CARITAS INTERNATIONALIS

Benedetto XVI: a un anno dalla Beatificazione di Papa Wojtyla, rafforzati dalla sua celeste intercessione siate fedeli a Dio, alla Croce e al Vangelo

“Mi rallegro per la vostra così numerosa presenza a Roma in occasione del primo anniversario della Beatificazione di Giovanni Paolo II”. Con queste parole, al termine dell’Udienza generale, il Papa ha salutato i circa 7mila fedeli polacchi presenti in Piazza San Pietro, tra i 40mila partecipanti al consueto appuntamento del mercoledì. “La testimonianza della sua vita, l’insegnamento e l’amore per la patria rimangano la vostra particolare eredità”, ha proseguito Benedetto XVI: “Rafforzati dalla sua celeste intercessione - ha concluso - siate fedeli a Dio, alla Croce e al Santo Vangelo”.

SIR

Il Papa: dal rapporto con Dio e dal vedere il suo agire, dalla comunione con Gesù la forza per affrontare i persecutori e giungere fino al dono di se

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando la riflessione sulla preghiera negli Atti degli Apostoli, ha incentrato la sua meditazione sulla “testimonianza" e la "preghiera del primo martire della Chiesa, Santo Stefano, uno dei sette scelti per il servizio della carità verso i bisognosi. Nel momento del suo martirio, narrato dagli Atti degli Apostoli, si manifesta, ancora una volta, il fecondo rapporto tra la Parola di Dio e la preghiera”. Il Papa ricorda che “Stefano viene condotto in tribunale, davanti al Sinedrio, dove viene accusato di avere dichiarato che 'Gesù...distruggerà questo luogo, [il tempio], e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato'. Durante la sua vita pubblica, Gesù aveva effettivamente preannunciato la distruzione del tempio di Gerusalemme: 'Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere'". Tuttavia, ha detto il Pontefice citando l'evangelista Giovanni, "egli parlava del tempio del suo corpo. Quando, poi, fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”. “Il discorso di Stefano davanti al tribunale, il più lungo degli Atti degli Apostoli – ha proseguito - si sviluppa proprio su questa profezia di Gesù, il quale è il nuovo tempio, inaugura il nuovo culto, e sostituisce, con l’offerta che fa di se stesso sulla croce, i sacrifici antichi. Stefano vuole dimostrare come sia infondata l’accusa che gli viene rivolta di sovvertire la legge di Mosè e illustra la sua visione della storia della salvezza, dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Egli rilegge così tutta la narrazione biblica, itinerario contenuto nella Sacra Scrittura, per mostrare che esso conduce al 'luogo' della presenza definitiva di Dio, che è Gesù Cristo, in particolare la sua Passione, Morte e Risurrezione. In questa prospettiva Stefano legge anche il suo essere discepolo di Gesù, seguendolo fino al martirio”. Il Papa ha osservato quindi che la meditazione sulla Sacra Scrittura permette così a Stefano di comprendere il suo presente. “In questo egli è guidato dalla luce dello Spirito Santo, dal suo rapporto intimo con il Signore tanto che i membri del Sinedrio videro il suo volto 'come quello di un angelo'. Tale segno di assistenza divina, richiama il volto raggiante di Mosè disceso dal Monte Sinai dopo aver incontrato Dio”. “Nel suo discorso – ha continuato Benedetto XVI - Stefano parte dalla chiamata di Abramo, pellegrino verso la terra indicata da Dio e che ebbe in possesso solo a livello di promessa; passa poi a Giuseppe, venduto dai fratelli, ma assistito e liberato da Dio, per giungere a Mosè, che diventa strumento di Dio per liberare il suo popolo, ma incontra anche e più volte il rifiuto della sua stessa gente. In questi eventi narrati dalla Sacra Scrittura, della quale Stefano mostra di essere in religioso ascolto, emerge sempre Dio, che non si stanca di andare incontro all’uomo nonostante trovi spesso un’ostinata opposizione”. In tutto ciò, ha spiegato, "egli vede la prefigurazione della vicenda di Gesù stesso, il Figlio di Dio fattosi carne, che – come gli antichi Padri – incontra ostacoli, rifiuto, morte". "Nella sua meditazione sull’agire di Dio nella storia della salvezza, evidenziando la perenne tentazione di rifiutare Dio e la sua azione, egli afferma che Gesù è il Giusto annunciato dai profeti; in Lui Dio stesso si è reso presente in modo unico e definitivo: Gesù è il 'luogo' del vero culto”. Stefano, dunque, non nega l’importanza del tempio, ha rilevato il Papa, “ma sottolinea che 'Dio non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo'. Il nuovo tempio in cui Dio abita è il suo Figlio, che ha assunto la carne umana, è l’umanità di Cristo, il Risorto che raccoglie i popoli e li unisce nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue". "Il corpo di Gesù, che Egli ha assunto per offrire se stesso come vittima sacrificale per espiare i peccati, è il nuovo tempio di Dio, il luogo della presenza del Dio vivente; in Lui Dio e uomo, Dio e il mondo sono in contatto: Gesù prende su di sé tutto il peccato dell’umanità per portarlo nell’amore di Dio e per 'bruciarlo' in questo amore. Accostarsi alla Croce, entrare in comunione con Cristo, vuol dire entrare in questa trasformazione”. “La vita e il discorso di Stefano – ha affermato il Papa - improvvisamente si interrompono con la lapidazione, ma proprio il suo martirio è il compimento della sua vita e del suo messaggio: egli diventa una cosa sola con Cristo. Così la sua meditazione sull’agire di Dio nella storia, sulla Parola divina che in Gesù ha trovato il pieno compimento, diventa una partecipazione alla stessa preghiera della Croce. Prima di morire, infatti esclama: 'Signore Gesù, accogli il mio spirito'", "e ricalcando l’ultima espressione di Gesù sul Calvario: 'Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito'; e, infine, come Gesù, grida a gran voce davanti a coloro che lo stavano lapidando: 'Signore, non imputare loro questo peccato'". "Se da un lato la preghiera di Stefano riprende quella di Gesù, diverso è il destinatario, perché l’invocazione è rivolta allo stesso Signore, cioè a Gesù che egli contempla glorificato alla destra del Padre”. Il Papa ha concluso la sua catechesi con due annotazioni. “La testimonianza di santo Stefano ci offre alcune indicazioni per la nostra preghiera e la nostra vita. Ci possiamo chiedere: da dove questo primo martire cristiano ha tratto la forza per affrontare i suoi persecutori e giungere fino al dono di se stesso?”. La risposta è semplice: “dal suo rapporto con Dio”, nonché “dalla meditazione sulla storia della salvezza, dal vedere l’agire di Dio, che in Gesù Cristo è giunto al vertice”. Quindi “anche la nostra preghiera dev’essere nutrita dall’ascolto della Parola di Dio”. C’è poi un secondo elemento: “Santo Stefano vede preannunciata, nella storia del rapporto di amore tra Dio e l’uomo, la figura e la missione di Gesù. Egli - il Figlio di Dio – è il tempio “non fatto da mano d’uomo” in cui la presenza di Dio Padre si è fatta così vicina da entrare nella nostra carne umana per portarci a Dio, per aprirci le porte del Cielo. La nostra preghiera, allora, deve essere contemplazione di Gesù alla destra di Dio, di Gesù come Signore della nostra, della mia, esistenza quotidiana. In Lui, sotto la guida dello Spirito Santo, possiamo anche noi rivolgerci a Dio – ha terminato il Papa - con la fiducia e l’abbandono dei figli che si rivolgono ad un Padre che li ama in modo infinito”.

Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Benedetto XVI dona 250mila dollari per sostenere il lavoro dell’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham. Newton: grande aiuto e incoraggiamento

Papa Benedetto XVI ha donato 250mila dollari per sostenere il lavoro dell’Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham. L’Ordinariato fu stabilito dallo stesso Papa con la Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus", per accogliere i fedeli provenienti dall‘anglicanesimo e residenti nel territorio corrispondente alla giurisdizione della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles. A dare la notizia del sostegno del Santo Padre è l’ordinario Keith Newton (nella foto con Benedetto XVI). “Il dono - si legge in un comunicato stampa - contribuirà a stabilire l‘Ordinariato come una parte vibrante della Chiesa Cattolica in Inghilterra e Galles”. In risposta al dono del Papa, mons. Newton ha detto: "Sono molto grato al Santo Padre per la sua generosità e il sostegno. Questo dono è un grande aiuto ed un incoraggiamento, mentre continuiamo a crescere e sviluppare la nostra distintiva vita ecclesiale, cercando allo stesso tempo di contribuire alla più ampia opera di evangelizzazione in Inghilterra e Galles". L‘Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham è stato istituito nel gennaio 2011 per consentire agli anglicani di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, pur conservando elementi essenziali della loro tradizione. Esso comprende attualmente circa 1.200 fedeli laici e 60 sacerdoti in tutto il Regno Unito. Il Nunzio Apostolico, l‘arcivescovo Antonio Mennini, è stato determinante nell’assicurare l‘assistenza del Santo Padre. “Il dono del Santo Padre di 250.000 dollari - commenta mons. Mennini - è un chiaro segno del suo impegno personale al lavoro per l‘unità dei Cristiani e del posto speciale che l‘Ordinariato ha nel suo cuore". Nel comunicato si ricorda che l’Ordinariato ha accolto oltre 250 nuovi iscritti questa Pasqua e si annuncia che il 26 maggio il vescovo Alan Hopes ordinerà diaconi per l‘Ordinariato nella Cattedrale di Westminster e due ragazzi saranno ordinati al sacerdozio a Londra all‘inizio di questo mese.

SIR