lunedì 11 aprile 2011

Ieri pomeriggio la visita di Benedetto XVI al card. Giovanni Canestri, nell'imminenza del 70° anniversario di ordinazione sacerdotale

Ieri pomeriggio Benedetto XVI ha reso visita al card. Giovanni Canestri (foto), prossimo a celebrare il settantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale (12 aprile 1941). Lo rende noto L'Osservatore Romano. Nel mese di luglio il card. Canestri celebrerà anche il cinquantesimo di quella episcopale (30 luglio 1961). ''Con il Pontefice - si legge - erano il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone - anche lui, come Canestri, è stato arcivescovo di Genova - e il segretario particolare, mons. Georg Ganswein. Nella residenza del porporato c'erano tra gli altri l'arcivescovo Ennio Appignanesi e mons. Enrico Pomili, succeduti a Canestri come parroci di Santa Maria Consolatrice. Infatti nella chiesa romana di Casal Bertone - della quale tra l'altro il card. Joseph Ratzinger è stato titolare dal 1977 al 1993 - il cardinale, oggi novantaduenne, è stato giovane parroco dal 1951 al 1959". Quindi "gli è succeduto proprio mons. Appignanesi, rimasto alla guida pastorale della comunità parrocchiale sino al 1981, quando cioè è stato sostituito da mons. Pomili, rimasto poi parroco sino al 2007. Erano presenti all'incontro anche i monsignori Renzo Giuliano e Francesco Camaldo''.

Adnkronos

Il Papa: ormai di moda amnesie sulle radici cristiane dell’Europa, equivale a pretendere che un uomo possa vivere senza ossigeno e nutrimento

Questa mattina, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza Filip Vučak (foto), ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Cosa può dare la Croazia all’Europa di oggi? Nel momento in cui, a vent’anni dalla sua indipendenza, il Paese accelera il passo verso l’integrazione nell’Unione Europea, nel suo discorso il Papa ha incoraggiato i croati a non rinunciare alla loro cultura e alla propria vita religiosa: “Sarebbe illusorio – ha affermato – voler disconoscere la propria identità per abbracciarne un’altra nata in circostanze così differenti” rispetto a quelle che hanno dato origine alla Croazia. Benedetto XVI ha ricordato che Papa Leone X conferì alla Croazia il titolo onorifico di “scudum saldissimum et Antemurale Christianitatis" ovvero stessa storia, il Santo Padre ha invitato il Paese a tramandare alle giovani generazioni “il ricco patrimonio della storia croata e della cultura cristiana che l’ha irrorata in profondità e sulla quale il vostro popolo si è sempre appoggiato nei momenti di avversità”. Riguardo poi alla adesione della Croazia alla Unione Europea, il Papa ha detto: “La Santa Sede non può che felicitarsi se la famiglia europea si completa ricevendo Stati che storicamente ne fanno parte. Questa integrazione – ha aggiunto – dovrà farsi nel pieno rispetto delle specificità croate, della sua vita religiosa e della sua cultura”. Entrando nell’Unione Europea, ha proseguito, "il vostro Paese non aderirà solamente ad un sistema economico e giuridico con i suoi vantaggi e limiti". Al contempo, “potrà apportare un contributo proprio”. Il Papa ha invitato la Croazia a “non avere paura di rivendicare con determinazione il rispetto della propria storia e della sua identità religiosa e culturale”. E ha criticato quelle voci che “contestano con stupefacente regolarità la realtà delle radici religiose europee”: “E’ di moda ormai – ha constatato – avere amnesie e negare le evidenze storiche”. Ed ha aggiunto: “Affermare che l’Europa non ha delle radici cristiane equivale a pretendere che un uomo possa vivere senza ossigeno e nutrimento”. Ancora, ha esortato “a non avere vergogna di richiamare e sostenere la verità, rifiutando, se necessario, ciò che è contrario ad essa”. Il Papa si è detto certo che la Croazia saprà difendere la propria identità con convinzione e orgoglio, evitando i nuovi ostacoli che si presenteranno e che “sotto il pretesto di una libertà religiosa mal compresa, sono contrari al diritto naturale, alla famiglia e alla morale”. Il Papa ha espresso poi la sua soddisfazione per il ruolo della Croazia nel promuovere la pace nella regione e con riferimento particolare alla Bosnia-Erzegovina. La Croazia, ha rilevato, non manca di apportare “la sua specificità per facilitare il dialogo e la comprensione tra i popoli” di differenti tradizioni, ma che vivono insieme da secoli. Di qui, l’incoraggiamento a proseguire su questa strada per consolidare la pace nel rispetto di ciascuno. Quindi, ha rivolto il pensiero al suo viaggio apostolico in Croazia del prossimo giugno, il primo che compie da Pontefice anche se, ha confidato, da cardinale ha visitato più volte la terra croata. Benedetto XVI ha ricordato innanzitutto il tema del viaggio, “Insieme in Cristo”. “E’ questo insieme che desidero celebrare con il vostro popolo”, ha affermato il Papa. “Insieme – ha soggiunto – malgrado le innumerevoli differenze umane, insieme con queste stesse differenze”. E insieme a Cristo, “che da secoli accompagna il popolo croato con bontà e misericordia”. Il Pontefice si è compiaciuto poi con il parlamento croato per aver proclamato il 2011 “Anno Bošcović”, in onore dello scienziato e filosofo gesuita che ha dimostrato la possibilità di “far vivere in armonia la scienza e la fede, il servizio alla patria e l’impegno nella Chiesa”.

Radio Vaticana, SIR

All'ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede (11 aprile 2011) - il testo integrale del discorso del Papa

Plenaria della Commissione istituita dal Papa per le questioni della Chiesa in Cina. Al centro le sfide nell'incarnare il Vangelo nella società

Si riunisce da oggi al 13 aprile, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa Cattolica in Cina. La plenaria prende in esame la situazione pastorale delle circoscrizioni ecclesiastiche in Cina, con particolare riferimento alle sfide che la Chiesa incontra nell'incarnare il Vangelo nelle attuali condizioni sociali e culturali. Fanno parte della Commissione i superiori dei Dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell'Episcopato cinese e di congregazioni religiose. La prima riunione plenaria, svoltasi dal 10 al 12 marzo 2008, aveva avuto, come tema, la Lettera indirizzata dal Papa ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Nelle due riunioni successive (30 marzo-1° aprile 2009 e 22-24 marzo 2010) era stato preso in esame il tema della formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale dei seminaristi e delle persone consacrate, nonché quello della formazione permanente dei sacerdoti.

Dottrina della Fede ordina a mons. Vangheluwe, colpevole di abusi, di lasciare il Belgio e iniziare un periodo di cura spirituale e psicologica

L'ex-vescovo di Bruges, mons. Roger Vangheluwe, che ha confessato di aver abusato sessualmente di suo nipote quando questi era minore, ha lasciato il Belgio su ordine della Congregazione per la Dottrina della Fede. Lo rende noto la nunziatura vaticana a Bruxelles in un comunicato. "La Congregazione - si legge in un comunicato - ha deciso che, anche se gli abusi sessuali commessi su suo nipote sono prescritti secondo il Diritto canonico, mons. Vangheluwe deve lasciare il Belgio e iniziare un periodo di cura spirituale e psicologica''. Il vescovo, dopo le sue dimissioni, ha vissuto in vari luoghi, senza un indirizzo fisso e, informa il comunicato, ''ha già lasciato il Paese''. A Vangheluwe "non è stato dato alcun asilo diplomatico. Egli non si trova in nuziatura e ha già lasciato da giorni il Belgio": è quanto afferma il nunzio apostolico in Belgio, mons. Giacinto Berloco, in merito a notizie di stampa secondo cui il prelato avrebbe chiesto asilo diplomatico nell'ambasciata della Santa Sede a Bruxelles. "Questo è falso", sostiene mons. Berloco. "Ho tenuto i contatti con lui, inevitabilmente, e l'ho visto - specifica il nunzio - ma non è corretta ed è per certi versi ridicola la formula tecnica di una richiesta di asilo. Perché Vangheluwe non è un fuggitivo". "Non ho detto e non dirò dove si trova ora", sottolinea il nunzio vaticano. "È chiaro che in questi ultimi mesi" anche in funzione della decisione maturata dalla Congregazione per la dottrina della fede, "l'ho visto e ho avuto dei contatti con lui". In nunziatura? "Non sono tenuto a rispondere", dichiara il nunzio. Mons. Berloco conclude puntualizzando un aspetto che giudica "essenziale" per comprendere lo sviluppo degli avvenimenti: "Io, in qualità di nunzio, ho sempre saputo dove si trovasse e ho anche seguito la sua vicenda giudiziaria. Ma non sono mai stato un tramite tra lui e la giustizia. Del resto, la giustizia e la polizia erano sempre in contatto diretto con lui, erano informate dei suoi movimenti e sapevano autonomamente dove trovarlo".

Asca, Ats, Il Giornale