venerdì 23 marzo 2012

Il Papa in volo verso il Messico. Fedeli in festa attendono il passaggio di Benedetto ammassati lungo il percorso che compirà dall'aeroporto a Leon

I fedeli cominciano già ad ammassarsi da mezzogiorno lungo il percorso di 34 chilometri che il Papa deve effettuare a fine pomeriggio tra l'aeroporto di Guanajuato e la città di Leon, nel centro del Messico. "Il Papa arriva oggi, sorridete!", "Arriva la speranza!", hanno gridato numerosi giovani, fra i quali una maggioranza di adolescenti, arrivati a prendere posto lungo via Adolfo Mateos. Questa strada è sul tragitto che deve percorrere Benedetto XVI a bordo della "papamobile" fino al collegio Miraflores di Leon, dove deve trascorrere le prossime tre notti prima di proseguire il suo viaggio a Cuba lunedì. In città, vicino alla cattedrale di Leon, numerosi fedeli sono in attesa del passaggio del Papa in preda all'entusiasmo. Intorno a loro, già pronti i venditori di portachiavi, magliette e rosari che ritraggono Benedetto XVI, in questo stato di Guanajuato che appare fra i più religiosi e tradizionalisti del Paese.

TMNews

In volo incontro del Papa con i giornalisti: la violenza distruttiva del narcotraffico, il ruolo della Chiesa nel continente, i diritti umani a Cuba

Giovanni Paolo II ha aperto il cammino. Lungo una strada che per i popoli del Messico e di Cuba significa speranza, libertà, pace. Ma ora bisogna seguirla e far sì che siano in molti a fare altrettanto, alla luce della fede. È con questo spirito che Benedetto XVI affronta il suo nuovo viaggio internazionale. Guarda al Messico e a Cuba, ma il suo pensiero è rivolto a tutto il grande continente latinoamericano. Lo ha spiegato il Papa stesso ai giornalisti che lo seguono in questo viaggio. L’obiettivo del viaggio resta quello di portare Cristo e il suo amore al centro della storia, per riportare l’uomo al centro della vita. Si è svolto come sempre in un clima di grande cordialità l’incontro con i 72 rappresentanti della stampa internazionale all’inizio del viaggio. Durante il volo verso la città messicana di León, il Papa ha raggiunto i giornalisti alle 11.00 in punto, accompagnato dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.Le domande al Pontefice hanno riguardato anche la difficile situazione del Messico tormentato dalla violenza distruttiva del narcotraffico, il ruolo della Chiesa nel continente tra contrasti sociali e dibattiti sull’eredità della "teologia della liberazione", la questione dei diritti umani a Cuba con i riflessi della perdurante precarietà degli equilibri internazionali in riferimento all’isola caraibica, le numerose sfide che si presentano all’orizzonte della Chiesa latinoamericana, impegnata nella missione continentale iniziata subito dopo la conferenza di Aparecida. Il primo pensiero, dunque, è stato per Papa Wojtyła, sulle cui tracce Benedetto XVI ha detto di voler camminare. Nel segno della continuità. I tempi sono diversi e anche le situazioni risultano differenti dal punto di vista sociale e politico. Però non cambia il messaggio che Benedetto XVI porta con sé. E poi in Messico desiderava tornare da Papa. Conosce il Paese per esserci stato, ma anche per le tante persone che, lo ha ricordato, ogni mercoledì si fanno sentire durante l’Udienza generale. In qualche modo ha voluto ricambiare questo affetto andandoli a trovare nella loro terra. L’attenzione si è poi concentrata sulla drammatica questione della violenza in Messico. Argomento non nuovo per il Papa, che ne ha parlato in diverse occasioni con rappresentanti diplomatici, capi di governi, vescovi. L’ultima occasione è stata la celebrazione della Messa del 12 dicembre 2011 nella Basilica di San Pietro per il bicentenario dell’indipendenza dei popoli latinoamericani. Non è cambiato, dunque, il senso della condanna di ogni forma di violenza espressa questa mattina nei confronti del ruolo distruttivo del narcotraffico. La droga, ha detto il Pontefice, distrugge l’uomo, distrugge soprattutto i giovani. Il ruolo della Chiesa in questo contesto è di smascherare il male ovunque esso si annidi. È perciò necessario continuare ad annunciare Dio per farlo conoscere al mondo. Se non ha questa conoscenza, infatti, l’uomo si costruisce i suoi paradisi artificiali e non scopre la via della salvezza. Più articolata la riflessione sul ruolo di supporto della Chiesa nel perpetuarsi di quello strano fenomeno per cui ancora oggi, a duecento anni dalla conquistata indipendenza e nonostante l’innegabile balzo in avanti di molte economie continentali, continua ad aumentare il divario tra ricchi e poveri. Alla Chiesa è stato mosso il rilievo di non essersi troppo impegnata in questo settore. Ed è stata evocata una nuova "teologia della liberazione", senza quegli eccessi che l’avevano segnata agli inizi. La Chiesa, ha risposto il Papa, deve naturalmente interrogarsi su quello che fa, per valutare come lo fa e se è sufficiente. Bisogna però ricordare che essa non è un partito politico, ma una realtà morale che educa la persona umana. È anche vero che la politica implica in qualche modo la morale. E dunque la Chiesa finisce per entrare in contatto con la politica. Ma la sua missione resta sempre quella di educare le coscienze. In questo campo, ha rilevato il Pontefice, si nota tra i cattolici una sorta di dicotomia, nel senso che c’è una profonda differenza tra il loro modo di comportarsi individuale e il loro modo di esprimersi e di vivere in pubblico. Quasi che la loro fede sia qualcosa da vivere solo nella sfera privata e da rinnegare nella sfera pubblica. In tal senso, la missione della Chiesa è aiutare gli uomini a superare questo comportamento schizofrenico. Soprattutto c’è bisogno di educare a costruire una morale pubblica. Certo, ha sottolineato il Papa, per i credenti è più facile, perché si tratta di esprimere la forza insita nella fede. Quanto all’eventualità di una "teologia della liberazione purificata", il Pontefice ha ribadito che la questione è semplicemente di educare alla morale. Riguardo all’attualità dell’esortazione con cui Giovanni Paolo II salutò i cubani sul finire del suo viaggio nel 1998, "Che Cuba si apra al mondo, che il mondo si apra a Cuba", e sulle voci degli oppositori al regime che si sono fatte sentire alla vigilia del viaggio, Benedetto XVI ha, forse, anticipato alcune delle cose che dirà direttamente ai cubani, sia per quanto riguarda la loro situazione interna, sia per quanto riguarda l’atteggiamento della comunità internazionale. Anche in questo caso il Papa ha ribadito la sua volontà di continuare sul cammino tracciato da Papa Wojtyła: "Questa visita del Papa ha inaugurato una strada di collaborazione e di dialogo
costruttivo; una strada che è lunga e che esige pazienza, ma va avanti. Oggi è evidente che l’ideologia marxista com’era concepita, non risponde più alla realtà: così non si può più rispondere e costruire un società; devono essere trovati nuovi modelli, con pazienza e in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo, per evitare traumi e per aiutare il cammino verso una società fraterna e giusta come la desideriamo per tutto il mondo e vogliamo collaborare in questo senso. È ovvio che la Chiesa stia sempre dalla parte della libertà: libertà della coscienza, libertà della religione".
Infine uno sguardo allargato all’America latina e alla missione continentale della Chiesa. Al Papa è stato chiesto di leggerla alla luce dei due prossimi grandi appuntamenti ecclesiali: il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e la celebrazione dell’Anno della fede in un contesto segnato da sfide profonde quali il secolarismo incipiente e le minacce delle sètte. La nuova evangelizzazione, ha ricordato il Papa, è iniziata con il concilio Vaticano II. Giovanni XXIII intuì infatti la necessità di portare Cristo nel mondo ai tanti che non lo conoscevano. Giovanni Paolo II ne ha fatto una ragione del suo Pontificato. Noi oggi, ha notato Benedetto XVI, ci troviamo in un contesto di razionalizzazione estrema e molti non conoscono Dio o rifiutano di conoscerlo. Nostro compito è annunciare quel Dio che risponde alle domande della nostra ragione. L’incontro con i giornalisti si è concluso con l’inusuale cerimonia di consegna di alcuni doni che i colleghi della stampa messicana hanno voluto fare al Papa. Tra i più singolari, un ipod con musiche messicane e musica classica. "Santità - gli è stato detto al momento della consegna - conoscendo il suo amore e la sua perizia per la tecnologia, per Twitter e per tanto altro, abbiamo pensato di aggiungere anche questo alle sue conoscenze".

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (III) - il testo integrale dell'intervista al Papa

A 32 anni dall'assassinio il processo di Beatificazione di Oscar Arnulfo Romero appare incagliato in un binario morto, nonostante le parole del Papa

Benedetto XVI vola in America Latina, in Messico e a Cuba. E domani, cade il 32° anniversario dell’assassinio di Oscar Arnulfo Romero (foto), l’arcivescovo latinoamericano ucciso mentre celebrava Messa in una piccola cappella d’ospedale di San Salvador. Colui che molti devoti chiamano da tempo "San Romero de America". Per coincidenza, l’ultima volta che Papa Ratzinger parlò dell’indimenticato pastore salvadoregno fu proprio sul volo che le portava in Brasile nel maggio del 2007, in occasione del suo primo viaggio apostolico in un Paese latinoamericano. Quella volta, nel tradizionale incontro ad alta quota con i giornalisti, un inviato francese gli chiese lumi sul processo di Beatificazione di Romero, che ha visto concludere la sua fase diocesana già nel 1996. Il Papa rispose con una piccola apologia del vescovo ucciso, descrivendolo come "un grande testimone della fede" e ricordandone la morte "veramente incredibile" avvenuta davanti all’altare. Non fece riferimento alla categoria del martirio, ma disse a chiare lettere che la persona di Romero "è degna di Beatificazione". Incredibilmente, quelle parole pronunciate dal Papa davanti alle telecamere e a decine di registratori accesi vennero fatte sparire nelle versioni ufficiali dell’intervista pubblicate sui media vaticani. A cinque anni da quel sorprendente ritocco testuale, si può dire che di fatto la fase romana del processo di Beatificazione si trova ancora su un binario morto. Ad agire in qualità di postulatore davanti alla Congregazione per le Cause dei Santi è il vescovo di Terni Vincenzo Paglia. E presso il dicastero vaticano l’incarico di relatore della causa è stato affidato al domenicano francese Daniel Ols, che ha seguito anche quella del Beato Giovanni Paolo II. Ma i teologi e gli storici della Congregazione non hanno mai iniziato a por mano al materiale raccolto durante la fase diocesana. La causa di Romero non prende il largo per diversi motivi. Nel caso specifico, un ruolo lo ha giocato il coordinamento richiesto nelle cause di Beatificazione tra Congregazione per le Cause dei Santi e Congregazione per la Dottrina della Fede. Dopo il duemila, l’ex Sant’Uffizio ha iniziato ad esaminare le omelie, il diario e gli scritti pubblici di Romero per attestarne la piena conformità alla dottrina cattolica. In quegli anni, a assumere un ruolo preponderante nella gestione del dossier-Romero, e a spingere perché la causa non andasse avanti, fu in particolare il cardinale colombiano Alfonso Lòpez Trujillo, a quel tempo influente consultore dell’ex Sant’Uffizio, scomparso nel 2008. In quel frangente, alla Congregazione per le Cause dei Santi arrivarono disposizioni orientate in senso dilatorio. E da allora, allo stesso dicastero vaticano non è stata fatta arrivare nessuna contro-indicazione in grado di sbloccare lo stand by e far partire sul serio il processo seguendo i passaggi e le procedure ordinari. E questo nonostante le parole del Papa sulla figura di Romero "degna di Beatificazione". E nonostante anche le ricerche condotte sui testi dell’arcivescovo assassinato non abbiano evidenziato errori di dottrina. Secondo alcuni settori, ancora oggi, portare Romero agli onori degli altari equivarrebbe a beatificare la Teologia della liberazione o addirittura i movimenti popolari d’ispirazione marxista e le guerriglie rivoluzionarie degli anni Settanta. Convinzioni confutate da tempo anche dagli studi dello storico Roberto Morozzo della Rocca, dai quali Romero emerge come un prete devoto e tormentato, che si oppose alla dittatura salvadoregna solo per amore del suo popolo straziato dagli squadroni della morte. In ogni caso, se e quando il processo riprenderà il largo, prevarrebbe addirittura l’orientamento di studiare il pastore assassinato sull’altare come confessore/testimone della fede, e non come martire. Negli ultimi anni il dicastero vaticano per le cause dei Santi ha ribadito con forza che si può parlare di martirio solo quando si viene uccisi dal persecutore 'in odium fidei'. E nel caso di Romero tale motivazione non sarebbe considerata accertabile: sembra prevalere l’idea che ad armare gli assassini, mandanti e esecutori, sia stato soprattutto l’odio contro un personaggio pubblico identificato come nemico politico. A questo riguardo, sorprende il confronto tra la vicenda Romero e quello di Jerzy Popieluszko, il sacerdote 37enne trucidato nel 1984 da un commando dei servizi di sicurezza della Polonia comunista. Oscar Arnulfo, nel Salvador dilaniato dalla guerra civile degli anni Settanta, non appare implicato in forme di militanza diretta come quella che legava Popieluszko al movimento sindacale di Solidarnosc. Nell’eliminazione fisica del prete polacco le motivazioni politiche dei carnefici sono incontrovertibili. Eppure Popieluszko è stato riconosciuto martire 'in odium fidei', e questo ha accelerato l’iter processuale (per la Beatificazione dei martiri non è richiesto l’accertamento canonico di un miracolo realizzato per loro intercessione). Non hanno fatto problema neanche alcuni elementi controversi relativi alle circostanze della morte, come quelli documentati nel prezioso volume di Giovanni Barberini "L’ostpolitik della Santa Sede" (Il Mulino, 2007), dove l’autore ricorda che durante un perquisizione nell’appartamento del sacerdote assassinato fu rivenuto anche materiale esplosivo, "probabilmente collocato dalla stessa polizia politica". Ancora nel 2008 l’allora cardinale primate di Polonia Jòzef Glemp ripeteva che "nonostante i processi, la storia di padre Popieluszko non è del tutto chiara: alcuni particolari sono oscuri". Il prete polacco è stato proclamato Beato a Varsavia, il 6 giugno 2010. La sua causa di Beatificazione era iniziata in Polonia nel febbraio del 1997 ed era arrivata Oltretevere per la sua fase romana nel maggio 2001. Dal 1990 e fino al 2007 è stato segretario del dicastero vaticano per le cause dei Santi il polacco Edward Novak, molto vicino all’Appartamento pontificio di allora.

Gianni Valente, Vatican Insider

Il Papa in volo verso il Messico. Guanajuato, terra con una lunga storia di lotta e di fede, accoglie Benedetto XVI. In regalo anche un sombrero

Ultimi preparativi in Messico per l'arrivo di Benedetto XVI. La prima tappa del viaggio di sei giorni in America Latina è León, capitale dello Stato di Guanajuato, dove il Papa arriverà nella tarda serata italiana di oggi, dopo un volo di 14 ore da Fiumicino. L'unico appuntamento della prima giornata è la cerimonia di benvenuto, alle 23.30 italiane, all'aeroporto internazionale di Guanajuato, cui interverrà il presidente Felipe Calderón. Intanto sono pronti i regali per Papa Ratzinger: sculture in legno, disegni e lettere dei bambini, scarpe rosse e anche un sombrero. Benedetto XVI nel suo soggiorno messicano, fino al 26 marzo, sosterà nello Stato di Guanajuato. In tal modo sarà il primo Pontefice a toccare una regione, quella del Messico centrale, che fu protagonista del movimento per l'indipendenza. Si tratta inoltre di una realtà impregnata di misticismo, perchè in quel territorio è stata scritta buona parte della storia del cattolicesimo del Paese. Il centro spirituale della nazione e di tutto il continente latinoamericano, è la Vergine di Guadalupe, storico santuario mariano vicino a Città del Messico. Tuttavia sia la capitale che il santuario sono stati esclusi dal viaggio perchè si trovano ad un'altitudine, circa 2300 metri, sconsigliata per la salute del Pontefice. Senza contare il forte inquinamento e l'aria più rarefatta, da considerare i problemi che possono essere causati alla pressione. Quindi con grande dispiacere dei messicani, la 'Virgen', non è stata compresa nell'itinerario papale. Situato nel centro del Paese, Guanajuato è noto come ''lo Stato piu' cattolico del Messico''. Nel suo ordinamento giuridico sono presenti alcuni dei principi basilari della Chiesa cattolica, come il divieto di abortire e la protezione della vita fin dal concepimento. In una nota inviata all'agenzia Fides, mons. Victor Rene Rodriguez Gomez, vescovo ausiliare di Texcoco e segretario generale della Conferenza Episcopale, ha affermato che il viaggio del Papa ha anche un "significato simbolico", a livello patriottico e cattolico, perché nella memoria collettiva dei messicani la lotta per l'indipendenza dalla Spagna, nel 1810, nacque lì, a Guanajuato, quando il sacerdote Miguel Hidalgo convocò il popolo perchè prendesse le armi, portando con sé una bandiera raffigurante la Vergine di Guadalupe. Una delle principali motivazioni del viaggio del Pontefice è proprio la celebrazione del Bicentenario dell'indipendenza di diversi paesi dell’America Latina. Mons. Victor Rene Rodriguez Gomez ricorda inoltre che nella storia del Messico, tra il 1926 e il 1929 ebbe luogo la cosiddetta “Guerra Cristera”, quando i cattolici presero le armi per combattere il governo federale che aveva imposto restrizioni alla Chiesa, vietando la celebrazione delle Messe in pubblico e ai sacerdoti di indossare l’abito talare fuori dalle chiese. Gli scontri principali si verificarono nella zona del centro del paese (conosciuta allora come "El Bajio"), alla quale appartiene Guanajuato. Nel corso di quegli anni e di quelli seguenti, sono morte migliaia di persone, compreso un certo numero di cattolici che parteciparono a quella guerra sanguinosa e che sono stati considerati martiri. Papa Giovanni Paolo II nel 2000 canonizzò 25 di loro. "Guanajuato ha dunque un significato simbolico – conclude mons. Victor Rene Rodriguez Gomez -. Il Papa non andrà alla Basilica di Guadalupe, che è il principale tempio rappresentativo dell'identità cattolica messicana, ma nella zona di Guanajuato abbiamo il monumento di Cristo Rey, sulla collina del Cubilete, che esprime l’identità del popolo messicano nella sua storia riguardo alla testimonianza di fede di coloro che hanno lottato per la libertà religiosa nei loro tempi".

La Repubblica.it, Adnkoronos, Fides

Messico, anche un sombrero per Benedetto XVI

Benedetto XVI: in Messico e Cuba per portare un messaggio di speranza. Napolitano: viaggio un alto richiamo per sfide civili e sociali

“Nel momento in cui lascio Roma per recarmi in Messico e Cuba per sostenere la missione della Chiesa locale e portare un messaggio di speranza, mi è caro rivolgere a Lei, Signor Presidente, il mio deferente saluto, che accompagno con fervidi auspici per il benessere spirituale, civile e sociale del popolo italiano, cui invio volentieri la benedizione apostolica”: è il testo del telegramma che Benedetto XVI ha fatto pervenire stamane, partendo per il viaggio apostolico in Messico e a Cuba, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E il capo dello Stato, dal canto suo, ha inviato al Pontefice il seguente messaggio: "Santità, desidero farle pervenire il più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Messico e a Cuba. Grande è l'attenzione con cui l'intera comunità internazionale guarda a questa sua nuova missione, così come intense sono l'attesa e la speranza dello popolazioni che si accinge a incontrare e che, sono certo, la accoglieranno con particolare calore". "Sono convinto - conclude - che la sua attesa visita trasmetterà profondi sentimenti di vicinanza e di comunione alle popolazioni di questi Paesi e dell'intero continente latinoamericano. Essa costituirà un alto richiamo morale ad affrontare in spirito di rinnovata solidarietà e unità le importanti sfide civili e sociali che attendono tali Nazioni. Mi è gradita l'occasione per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione".

SIR, Vatican Insider

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (I)

Messaggio del presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI in occasione del viaggio apostolico in Messico e a Cuba

Il Papa è partito per il Messico, inizia il 23° viaggio internazionale. Il premier Monti lo saluta all'aeroporto di Roma. Buon viaggio, Santo Padre!

E’ cominciato questa mattina il 23° Viaggio Apostolico internazionale di Papa Benedetto XVI. Il Boeing 777 dell' Alitalia, con a bordo il Pontefice, è decollato alle 9.50 dall'aeroporto di Fiumicino alla volta del Messico. L'arrivo allo scalo internazionale di Guanajuato è previsto alle 16.30 ora locale, le 23.30 in Italia. Giunto alle 9.20 con un elicottero dell'Aeronautica Militare, il Pontefice è stato accolto dal presidente del Consiglio Mario Monti: una lunga stretta di mano ed uno scambio di saluti ha suggellato l'incontro. Quindi, Monti ha accompagnato dall'elicottero il Papa fino alla scaletta del Boeing 777 dell'Alitalia, battezzato Sestriere, continuando a conversare cordialmente. Qui a salutare Benedetto XVI c'erano tra gli altri, con numerosi prelati del Vaticano, il presidente di Alitalia, Roberto Colaninno, con l'amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Lorenzo Lo Presti. Erano presenti anche il presidente dell'Enac, Vito Riggio, il direttore dell'aeroporto, Vitaliano Turrà, il sindaco di Fiumicino, Mario Canapini e il vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina, Gino Reali. Un elegante bastone da passeggio scuro, portato con disinvoltura, è stato utilizzato dal Papa per percorrere a piedi la breve distanza che lo separava dalla scaletta dell'aereo. Arrivato sotto il velivolo, Benedetto XVI ha poi lasciato il bastone ed è salito da solo sulla scaletta aiutandosi con il corrimano. Nel salire le scalette dell'aereo, a metà percorso, il Papa si è girato e ha rivolto un saluto con la mano a tutti i presenti.

Vatican Insider, Ansa

Il Papa parte per il Messico

Il Papa in Messico e a Cuba. La storia e i luoghi della prima tappa del viaggio di Benedetto XVI

(5) La Casa del Conde Rul (Visita di cortesia al Presidente del Messico) e Piazza La Paz (incontro con i bambini)

(4) Aeroporto Internazionale di Guanaguato e Casa "Miraflores"

(3) L'arcidiocesi di León e la devozione alla Madonna della Luce

(2) Guanajuato (Stato e Città), Silao de la Victoria e León de Los Aldama

(1) Breve storia di un Paese fortemente cattolico con un passato anticlericale molto aggressivo

Il Papa in Messico e a Cuba. Il seguito papale, i giornalisti, i fotografi e gli operatori: le 107 persone che accompagnano nel volo Benedetto XVI

Messico e Cuba, due Paesi in cui Benedetto XVI giungerà come “Pellegrino della fede, della speranza e della carità”. Tanti i motivi del viaggio apostolico, dal bicentenario dell’indipendenza dei popoli latino-americani al quattrocentesimo anniversario dal ritrovamento della Vergine della carità del Cobre, patrona di Cuba. Ma soprattutto, per Papa Benedetto, sarà il ventitreesimo viaggio apostolico, a cinque anni dall’avvio della “grande missione continentale per la nuova evangelizzazione” varata nel maggio 2007 ad Aparecida, durante il viaggio apostolico in Brasile. Partirà questa mattina alle 9.30 il B777 “Sestriere” dell’Alitalia, volo papale con il consueto codice AZ 4000. A bordo, oltre il Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre 107 persone. Cinque i cardinali che faranno parte del seguito papale; inoltre due vescovi, sette sacerdoti e diciotto laici. Guiderà i trentadue del seguito il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Gli altri cardinali saranno: Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, António Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", Javier Lozano Baragán, presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Faranno parte del seguito anche i vescovi Giovanni A. Becciu, sostituto alla Segreteria Di Stato, Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati. I sacerdoti saranno mons. Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, mons. Alfred Xuereb della Segreteria particolare di Sua Santità e mons. Fernando Chica Arellano, Officiale della Segreteria di Stato. Fanno parte del seguito anche i coadiutori liturgici, mons. Konrad Krajewski e mons. Diego Ravelli. A curare i rapporti con i media, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, del CTV e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem.Tra i laici che faranno parte del seguito, il dott. Alberto Gasbarri, responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini, e il prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del Papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, della Direzione dei servizi sanitari S.C.V. e l’assistente di camera del Papa, Paolo Gabriele. La sicurezza personale del Santo Padre sarà garantita dai cinque della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Ten. Col. Christoph Graf e dal Magg. Williamo Kloter della Guardia Svizzera pontificia. Per i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo de L’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio Vaticana. L’assistente dall’Alitalia per i trasferimenti aerei sarà Stefania Izzo. 73 i giornalisti accreditati che viaggeranno con Benedetto XVI, di cui 15 per testate italiane e cinque per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, Alessandro Di Bussolo e Simone Coali per il CTV, Mario Ponzi e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano e Philippa Hitchen per la Radio Vaticana. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate mondiali. Sei sono photoreporter: Alberto Pizzoli per AFP Photo, Ettore Ferrari per Ansa Foto, Gregorio Borgia per AP Photo, Antonino Gentile per Reuters Photo, Alessia Giuliani per Catholic Press Photo, Grzegorg Galazka per Michalineum e Paul Haring per Catholic News Service. Per le testate televisive saranno presenti 27 giornalisti, di cui 14 corrispondenti, 12 cameramen e un producer. Tra i corrispondenti Valentina Alazraki Crastich di Televisa, Renaud Bernard di France 2, Greg Burke di Fox News, Philippine De Saint-Pierre di Kto, Javier Martinez Brocal Ogayar di Rome Reports, Phoebe Natanson di Abc News, Guido Todeschini per Telepace, Fabio Zavattaro di Rai Tg1, Javier Alatorre Soria di Tv Azteca, Maria Collins di Univision, Pedro Ferriz De Con di Grupo Imagen, Joaquín Lopez Doriga Velandia di Televisa, Celso Mora Tagle di Telemundo, Pablo Reinah Martinez di Uno Tv. Tra i cameramen gli inviati di EU Pool TV (Stefano Belardini), AP-Reuters Pool TV (Antonio Denti), Rome Reports (Francesco Fedeli), Telepace (Michael Kamau), Televisa, KTO, France 2, ZDF, Univision Network, Grupo Imagen, Telemundo, Uno TV. Unica producer sarà Eleanor Biles dell’AP-Reuters Pool TV. I redattori di giornali, agenzie, periodici e radio saranno 34. Per i quotidiani italiani saranno presenti Marco Ansaldo (La Repubblica), Giacomo Galeazzi (La Stampa), Salvatore Mazza (Avvenire) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera). Per i quotidiani stranieri: Rachel Donadio (The New York Times), Juan Gonzalez Boo (ABC), Jean-Marie Guénois (Le Figaro), Maria Jimenez Caliz (Milenio Diario), Stéfanie Le Bars (Le Monde), Dario Menor Torres (La Razon), Felipe Monroy Gonzalez (Cepcom), Frédéric Mounier (La Croix). Per i periodici saranno del volo papale Albert Link di Bild e Tanja May di Bunte. Per le agenzie di stampa italiane ci sarà Fausto Gasparroni dell’Ansa. Tra le altre agenzie presenti gli inviati della Gecox, AM, ItarTass, EFE, CIC, Enfoque, AFP, I.Media, DPA, Kyodo News Agency, Reuters, Zenit, Catholic News Service e AP. I corrispondenti per le radio saranno cinque: Raffaele Luise (Rai Gr – Informazione religiosa), Paloma Gomez Borrero (CadenaCope), Anais Fuega (Radio France), Stefan Troendle (ARD/BR-RD) e Aura Vistas Miguel (Radio Renascença). Dopo un volo di quattordici ore, 10267 km percorsi, il volo papale atterrerà alle 16.30 (ora locale) all’aeroporto internazionale di Leon/Guanajuato (in località Silao), dopo aver attraversato Italia, Francia, Regno Unito, Irlanda, Danimarca/Groenlandia, Canada, Stati Uniti d’America e Messico. Da questo momento e per tutto il Viaggio Apostolico in Messico appartengono al seguito papale i vescovi José G. Martín Rábago, arcivescovo di León, Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla, presidente della Conferencia del Episcopado Mexicano e presidente del Consejo Episcopal Latinoamericano (CELAM); i cardinali Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Ciudad de México, Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara e Juan Sandoval Iñiguez, arcivescovo emerito di Guadalajara. Inoltre il vescovo Christophe Pierre, arcivescovo titolare di Gunela e Nunzio Apostolico in Messico oltre ai monsignori Consiglieri della Nunziatura Apostolica Giovanni Gaspari e Tomasz Grysa. Lunedì 26 marzo, alle 9.30 locali, partenza per il trasferimento dal Messico a Cuba, con lo stesso velivolo Alitalia. Dopo tre ore e trenta di volo arrivo alle 14.00 (ora locale) all’aeroporto internazionale “Antonio Maceo” di Santiago de Cuba. Da questo momento apparterranno al seguito il card. Jaime Ortega Alamino, arcivescovo di La Habana e i vescovi Dionisio Guillermo García Ibáñez, arcivescovo di Santiago de Cuba e presidente della Conferencia de Obispos Católicos de Cuba e Bruno Musarò, arcivescovo titolare di Abari, Nunzio Apostolico a Cuba, oltre a mons. Fabrice Rivet, Segretario della Nunziatura Apostolica. Nella tratta tra il Messico e Cuba viaggeranno con il Santo Padre anche Orlando Márquez, Responsabile Comunicazione dell'Episcopato cubano, il reverendo Julio A. Fernandez Triana, Assistente di Vik van Brantegem e dieci Funzionari del Protocollo e della Sicurezza cubani. Mercoledì 28 marzo, infine, alle 17.00 locali, partenza del volo papale per l’Aeroporto di Ciampino (Roma), dopo aver sorvolato Cuba, Francia e Italia. L’arrivo è previsto per giovedì 29 marzo alle 10.15 (ora di Roma), dopo un volo di dieci ore e quindici minuti.

Salvatore Scolozzi, Korazym.org

Cantalamessa: grazie allo Spirito Santo riportare alla luce e rendere sempre più splendente l'immagine di Dio che il peccato continuamente ricopre

Si è soffermato sulla divinità dello Spirito Santo questa mattina padre Raniero Cantalamessa, che nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, in Vaticano, ha tenuto la terza predica di Quaresima. Proseguendo le sue catechesi sugli insegnamenti dei Padri della Chiesa Orientale, il predicatore della Casa Pontificia ha parlato di San Basilio, mettendone in luce, in particolare, la descrizione dell’azione dello Spirito Santo nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa. “È per la volontà del Padre che gli spiriti creati sussistono; è per la forza operativa del Figlio che sono condotti all’essere ed è per la presenza dello Spirito che giungono alla perfezione”: spiega così l’opera della Trinità, Basilio, vescovo e dottore della Chiesa vissuto nel IV secolo, che nel noto trattato sullo Spirito Santo descrive l’azione della Terza Persona divina, evidenziandone l’uguaglianza con il Padre e il Figlio. Questa azione dello Spirito, ha detto Cantalamessa, consiste nel far passare “l’universo, la Chiesa e ogni persona...dal disordine all’ordine, dalla confusione all’armonia, dalla deformità alla bellezza, dalla vetustà alla novità”: “Non è che Dio Padre avesse creato qualcosa di caotico che aveva bisogno di essere corretto dallo Spirito Santo. Spiega proprio San Basilio che fu il disegno del Padre di creare il mondo per mezzo del Figlio e di portarlo alla perfezione mediante lo Spirito Santo”. E illustrando poi la presenza dello Spirito nell’opera della redenzione, così come delineata da Basilio, il predicatore della Casa Pontificia ha aggiunto: “Lo Spirito Santo è all’opera già nell’annuncio dei profeti e nella preparazione della venuta del Salvatore; è per sua opera che si realizza l’incarnazione nel seno di Maria, perché è per opera dello Spirito Santo che Maria concepì; è lui il crisma con il quale Gesù fu unto nel battesimo. Con il dito di Dio, con lo Spirito Santo, Gesù scaccia i demoni. In conclusione, dice Basilio, lo Spirito Santo fu ‘il compagno inseparabile’ di Gesù in tutta la sua vita”. E lo Spirito Santo, ha scritto Basilio, è pure presente nella Chiesa e “nella vita personale del cristiano”, purificandone l’anima dal peccato, illuminandola e portandola all’intimità con Dio. Si tratta, ha concluso padre Cantalamessa, di “riportare alla luce e rendere sempre più splendente l’immagine di Dio che il peccato tende continuamente a ricoprire”. E’ tutto questo è possibile grazie allo Spirito Santo.

Radio Vaticana

San Basilio e la fede nello Spirito Santo - il testo integrale della predica di padre Cantalamessa