lunedì 11 giugno 2012

Il Papa: con il Battesimo siamo uniti a Dio in una nuova esistenza, apparteniamo e siamo immersi in Lui. No alla menzogna presentata come verità

Questa sera il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nella Basilica di San Giovanni in Laterano dove ha inaugurato il Convegno ecclesiale che conclude l’anno pastorale della diocesi di Roma e che ha per tema "Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando (Mt 28, 19-20). Riscopriamo la bellezza del Battesimo". Tre giorni di incontri, conferenze e scambi: è una nuova tappa della verifica pastorale incentrata quest'anno principalmente sul valore del Battesimo e ispirata alle parole rivolte ieri dal Papa ai presenti, dopo la preghiera iniziale. Perchè il Battesimo è necessario per essere discepoli di Cristo, si è chiesto Benedetto XVI. Quale la profondità di questo Sacramento? Una prima risposta è già nelle parole scelte da Gesù per la formula battesimale: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Essere battezzati ci immerge, ha spiegato Benedetto XVI, parlando a braccio, nella divinità trinitaria; diventiamo inseriti nel nome di Dio, che diventa il nostro nome e noi i suoi testimoni. Battezzare, dunque, vuol dire innanzitutto essere uniti a Dio in una nuova unica esistenza. Ne consegue che "Dio non è più lontano, ma è una presenza viva di cui dobbiamo tener conto, che siamo fatti cristiani da Dio, che ci realizza in una nuova dimensione e infine che essendo immersi con il Battesimo in Dio siamo in comunione con i fratelli". “Essere battezzati non è mai un atto solitario, per 'me', ma è sempre necessariamente un essere unito con tutti gli altri, un essere in unità e solidarietà con tutto il Corpo di Cristo”. Ma anche il rito sacramentale - prosegue Benedetto XVI - ci aiuta a capire cosa è il Battesimo. In esso due elementi la parola e l’acqua, quest’ultima simbolo religioso importante della vita nuova, ma anche della morte attraverso cui si arriva alla Risurrezione, alla una nuova vita. E poi acqua come materia perché anche di questa, di materia e di corpo, è fatta la nostra fede. Poi la parola del rito battesimale, ovvero rinunce, promesse, invocazioni, attraverso di esse il Battesimo si rivela e si trasforma in cammino di vita: “In queste si realizza una decisione, in queste parole è presente tutto il nostro cammino battesimale, sia pre-battesimale sia post-battesimale. Quindi, con queste parole e anche con i simboli il Battesimo si estende in tutta la nostra vita”. “Rinunce, promesse e invocazioni” compongono la liturgia battesimale. “Non sono solo parole, ma cammino di vita. In esse - ha puntualizzato Papa Ratzinger - si realizza una decisione, è presente tutto il nostro cammino battesimale”. “Il sacramento del battesimo non è un atto di un’ora, ma un cammino di tutta la nostra vita”, “siamo sempre in cammino battesimale e catecumenale”. Benedetto XVI ha quindi riflettuto sulla “dottrina delle due vie”, che si esprime con il triplice rinunzio e il triplice credo. Un tempo “le seduzioni del male” venivano chiamate “la pompa del diavolo”. Erano “soprattutto i grandi spettacoli cruenti, dove la crudeltà diventa divertimento”. Ma oltre a questi s’intendeva “un tipo di cultura nel quale non conta la verità ma l’apparenza, l’effetto, la sensazione, e sotto il pretesto della verità in realtà si distruggono uomini”. “Conosciamo anche oggi - ha puntualizzato il Papa - un tipo di cultura dove non conta la verità, anche se apparentemente si vuole far apparire tutta la verità. Contano solo la sensazione e lo spirito di calunnia e distruzione. Una cultura che non cerca il bene, in cui il moralismo è una maschera in realtà per confondere, per creare distruzione e confusione”. “Contro questa cultura dove la menzogna si presenta sotto la veste della verità e della diffamazione, contro questa cultura che cerca solo il benessere materiale e nega Dio diciamo no”. Rinunciare al peccato per vivere nella libertà dei figli di Dio è ammettere, ha proseguito il Papa, che il peccato non è indifferente a Dio, non è una parola ridicola, e la libertà non è, come oggi si intende, emanciparsi dalla fede e, quindi, in fin dei conti, emanciparsi da Dio. Dio ci ama, si è fatto vulnerabile fino alla morte per noi e ferirlo con il peccato, questo è vivere contro noi stessi e contro la nostra libertà. E finalmente, ha proseguito il Pontefice, rinunciare a satana: questo significa dire un "sì" a Dio e un "no" al potere del maligno, che si vuole fare Dio in questo mondo. Anche la confessione di fede accompagna il rito battesimale. Non si tratta semplicemente di una formula, ha sottolineato il Papa, tocca il nostro vivere: è un dialogo, è un'azione di Dio con noi, è un cammino. Solo se accettiamo Cristo come via incominciamo, ha detto Benedetto XVI, realmente ad essere nella via di Cristo e possiamo anche capire la verità di Cristo. Benedetto XVI ha presentato il simbolo dell’acqua mostrandone i due significati. “Da una parte fa pensare al mare, soprattutto al mar Rosso”, e qui si presenta come morte “per arrivare a una nuova vita”. Il battesimo “è morte a una certa esistenza e rinascita a una nuova vita”. Contrapposta alla morte è la vita, e l’acqua richiama la fonte, “origine di tutta la vita”. L'ultima breve riflessione, lasciata dal Pontefice ai presenti, è sul Battesimo dei bambini. "La vita stessa - ha detto il Papa - ci viene data senza che possiamo scegliere o no di nascere, per questo in realtà la domanda vera e se è giusto donare la vita in questo mondo senza avere il consenso di chi deve nascere. Ed è possibile e giusto solo se possiamo dare la garanzia che questa vita e' buona, protetta da Dio è un vero dono, l'anticipazione della vita futura". Così, dare il battesimo ai bambini "non è contro la libertà ma è necessario per dare un senso al dono della vita: è un bene necessario che possiamo dare senza scrupoli". Benedetto XVI come spesso in queste occasioni ha parlato senza testo scritto e ha svolto una vera lectio basata sulla Scrittura e sul rito del sacramento del battesimo. Dopo il suo intervento e la preghiera del Veni Sancte Spirito e il rinnovo delle promesse battesimali Il convegno è proseguito con la conferenza di mons. Crispino Valenzano dedicato al battesimo nella storia della Chiesa.

Radio Vaticana, SIR, Korazym.org

APERTURA DEL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA NELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO - il testo integrale della lectio divina del Papa

Vallini: Roma ama il Papa e lo difende come un dono preziosissimo datoci da Cristo. Anno della fede occasione per ripensare l'iniziazione cristiana

“Roma ama il Papa e lo difende come un dono preziosissimo datoci da Cristo Signore”. Con queste parole il card. Agostino Vallini (foto), ha accolto questa sera Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, apertosi nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il cardinale vicario ha presentato al Papa l’argomento del convegno “Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando" sul quale la diocesi intende “riflettere e giungere a concrete determinazioni operative per la vita delle nostre parrocchie”. “Riscopriamo la bellezza del battesimo” ha aggiunto il card. Vallini ricordando che “il mandato del Signore risorto di evangelizzare il mondo e di introdurre i credenti nella vita divina ci impegna a ripensare il modo di generare alla fede nel contesto culturale e sociale odierno”. Un richiamo quindi all’Anno della fede, voluto da Benedetto XVI, da vivere come occasione per ripensare l’iniziazione cristiana “nei contenuti e nei metodi”. Infine il cardinale vicario ha annunciato che la scelta della diocesi è quella di “di affrontare la prima tappa quella del battesimo dei bambini e sapendo bene che ciò significa guardare alla pastorale delle giovani famiglie”.

SIR

Il saluto del card. Vallini al Papa in apertura del Convegno diocesano

Lombardi: epocale e positivo il coraggio e la volontà con i quali il Papa e la Santa Sede hanno intrapreso il cammino verso la trasparenza finanziaria

E' "molto positivo" che il Vaticano abbia "intrapreso un cammino" per entrare nella 'white list' del Consiglio d'Europa sui paesi impermeabili al riciclaggio di denaro sporco, "sottoponendosi ad un esame serio con persone di grande competenza in un campo così delicato". Lo ha precisato il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi che, nel corso di un briefing con i giornalisti, non ha voluto fare previsioni sulla riunione di Moneyval, l'organismo del consiglio d'Europa responsabile per la trasparenza finanziaria,- che si svolgerà dal due al sei luglio a Strasburgo per decidere se ammettere o meno il Vaticano nella 'white list'. "E' molto positivo il coraggio e la volontà con i quali il Papa e la Santa Sede hanno intrapreso questo cammino, esponendosi alla valutazione esterna. Che la cosa non sia così semplice lo tovo normale, il Vaticano non è uno Stato assimilabile ad ogni altro Stato ma è una realtà 'sui generis'. E' epocale che si riesca, se ci si riesce, a inserire le istituzioni della Chiesa in un mondo di operatività anche laico nato in base a criteri differenti. Sarebbe un grande risultato. Quanto tempo ci si mette e con quali sforzi e fatiche lo vedremo passo passo". Il portavoce vaticano non ha peraltro dato valutazioni sulla possibilità che prima della riunione di Moneyvall si sblocchi la nomina del successore di Ettore Gotti Tedeschi a capo dello Ior. "Credo comunque che non sia di per sé necessario perché gli elementi per la valutazione sono già stati acquisiti. Penso non debba influire".

TMNews

Il Vaticano, il caso Gotti e la trasparenza

Koch: il Papa sottolinea che il percorso di unità dei cristiani esige fedeltà alla parola di verità, liberandoci da conformità allo spirito del tempo

Il card. Kurt Koch, presidente del Consiglio Pontificio per la promozione dell’unità cristiana, è ospite in questi giorni a Londra dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Willams (nella foto con Benedetto XVI). Una visita segnata da momenti importanti di dialogo ecumenico, come il discorso pronunciato dal cardinale ieri mattina alla cattedrale di Canterbury, gli incontri con l’arcivescovo Williams e i diversi rappresentanti della Comunione anglicana, l’occasione di conoscere più da vicino ”Alpha course”, un programma di evangelizzazione anglicano di grande successo che è stato adottato anche dalla Chiesa Cattolica. Subito dopo aver partecipato a Dublino al Simposio teologico del Congresso eucaristico internazionale, il card. Koch è partito venerdì per Londra e ripartirà per Roma domani sera. E’ accompagnato da mons. Mark Langham, membro del Consiglio Pontificio con responsabilità per i rapporti con gli anglicani. La visita del card. Koch è dovuta al suo desiderio di conoscere più in profondità la Comunione anglicana. Ieri, per esempio, nella chiesa anglicana di Holy Trinity a Brompton, Londra, ha incontrato il curato Nicky Gumbel, ideatore del programma “Alpha” che gli ha parlato del successo di questo programma di evangelizzazione in tutto il mondo e anche nella Chiesa cattolica tanto che i responsabili del corso “Alpha” hanno dato il loro contributo al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che si terrà a Roma in ottobre. “La nostra divisione indebolisce e addirittura minaccia la nostra testimonianza”, ha detto il porporato rivolgendosi ieri mattina ai fedeli anglicani riuniti per la solenne celebrazione Eucaristica che si è svolta nella cattedrale di Canterbury. Pendendo la parola per una riflessione, il cardinale ha ricordato che proprio nella cattedrale di Canterbury , nel 1982, Giovanni Paolo II e l’arcivescovo Robert Runcie hanno pregato l’uno accanto all’altro” dando così “un esempio ed una testimonianza che continua ad ispirare tutti coloro che lavorano per l’unità dei cristiani”. Il card. Koch ha quindi parlato della “urgenza” e dell’“obbligo di lavorare per l‘Unità dei cristiani”. Ed ha aggiunto: “L‘unità che cerchiamo, si trova solo in Gesù Cristo, pertanto i nostri sforzi ecumenici non si compiono solo a livello umano, ma devono far ambire a partecipare più pienamente e più perfettamente in Cristo. Quando abbiamo l‘unità con Lui, avremo l‘unità con l‘altro”. “Questo compito - ha proseguito il card. Koch - non sarà facile e richiederà la rinuncia e il sacrificio anche di cose che ci stanno a cuore. Papa Benedetto XVI, due anni fa, ha sottolineato che il percorso di unità esige fedeltà alla parola di verità, che richiede che ci liberiamo dalla conformità allo spirito del tempo. Tale testimonianza può sembrare un sacrificio, anche una forma di martirio, ma come mostrano gli stessi martiri, tale rinuncia ci apre alla volontà liberatrice e creatrice di Dio”. La riflessione si è conclusa con l’esortazione a non “avere paura di mettere da parte tutto ciò che nuoce alla predicazione del Vangelo vero".

SIR

Lombardi: passi uno dopo l'altro con totale serietà perchè sia chiaro che l'idea di Paolo Gabriele 'capro espiatorio' non corrisponde a realtà

I legali dell'ex-maggiordomo di Papa Benedetto XVI, Paolo Gabriele, hanno fatto domanda di scarcerazione per il loro assistito, arrestato nell'inchiesta vaticana sulle fughe di documenti. Lo ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un briefing con i giornalisti, aggiungendo che il giudice istruttore vaticano, Piero Antonio Bonnet, si è ''riservato di decidere'' ma ''al momento'' Gabriele ''rimane in custodia cautelare''. L'ex-assistente di camera del Papa ''ha visto e continua a vedere sia gli avvocati che i familiari e un sacerdote se lo desidera''. Gabriele non è un ''capro espiatorio'', ha detto il gesuita, smentendo anche che siano indagati al momento due cardinali e quattro o cinque laici, tra cui un giornalista, come scritto da alcuni ordini di stampa. L'apparente ''lentezza'' delle indagini testimonia, secondo il direttore della Sala Stampa vaticana, che le indagini procedono con ''scrupolo". ''Si vogliono fare i passi uno dopo l'altro con totale serietà, in modo che sia assolutamente chiaro che l'idea di un 'capro espiatorio' non sia assolutamente corrispondente a realtà. Abbiamo trovato un elemento concreto e ora si vogliono capire le eventuali responsabilità al di là della persona coinvolta''. ''La ripresa degli interrogatori - ha spiegato ancora il portavoce - non è imminente. Oggi è nei prossimi giorni non ci sono interrogatori. Continuano le indagini, le riflessioni, lo studio del materiale e la ricerca di possibili elementi utili per avere un quadro più definito e concreto in cui ulteriori interrogatori si collochino con maggior frutto''. ''Il mito che il Vaticano non intende collaborare con la giustizia italiana non rispondendo alle rogatorie va sfatato'', ha detto citando eventi recentemente alla ribalta delle cronache come quelli legati allo Ior, al rapimento di Emanuela Orlandi, e all'inchiesta sugli ammanchi di denaro negli enti della diocesi di Trapani. Lombardi ha anche ribadito che gli inquirenti vaticani non ha ancora inviato rogatorie all'Italia per il caso Vatileaks.

Asca

Il Papa: nell’occasionalità degli incontri la gente riconosce un uomo di Dio, anche un piccolo seme in un terreno accogliente può produrre frutti

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al XV Seminario internazionale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e dei membri delle Cappellanie Aeroportuali, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha per tema “Nuova evangelizzazione nel mondo dell‘aviazione civile”. Nel suo discorso, indicando l’urgenza di rendere presente la missione della Chiesa “di portare Dio all’uomo e guidare l’uomo all’incontro con Dio”, il Papa ha ricordato che "gli aeroporti sono luoghi che rispecchiano sempre di più la realtà globalizzata del nostro tempo. In essi si incontrano persone differenti per nazionalità, cultura, religione, stato sociale ed età, ma si incontrano anche situazioni umane variegate e non facili, che richiedono sempre maggiore attenzione; penso, ad esempio, a coloro che vivono un'attesa piena di angoscia nel tentativo di transitare senza i documenti necessari, in qualità di migranti o di richiedenti asilo; penso ai disagi causati dalle misure per contrastare gli atti terroristici''. ''Anche nelle comunità aeroportuali - ha aggiunto - si rispecchia poi la crisi di fede che tocca molte persone: i contenuti della dottrina cristiana e i valori che essa insegna non sono più considerati punti di riferimento, pure in Paesi che hanno una lunga tradizione di vita ecclesiale''. In questo contesto, i membri delle cappellanie dell’aviazione civile sono chiamati ad annunciare il Vangelo con l’esempio e la testimonianza ben consapevoli che "pur nell’occasionalità degli incontri, la gente sa riconoscere un uomo di Dio e che spesso anche un piccolo seme in un terreno accogliente può germogliare e produrre frutti abbondanti”. Nelle aerostazioni, ha aggiunto Benedetto XVI, "avete la possibilità di venire a contatto ogni giorno con tante persone, uomini e donne, che lavorano in un ambiente in cui sia la mobilità continua, sia la tecnologia costantemente in progresso, rischiano di oscurare la centralità che deve avere l’essere umano; spesso l’attenzione maggiore viene riservata all’efficienza e alla produttività, a scapito dell’amore del prossimo e della solidarietà, che devono, invece, caratterizzare sempre i rapporti umani. Anche in questo - ha sottolineato il Pontefice - la vostra presenza è importante e preziosa. Tutti possano sperimentare, attraverso la vostra vita cristiana e sacerdotale, l’amore che viene da Dio. Da qui l’importanza delle cappelle aeroportuali, come luoghi di silenzio e di ristoro spirituale”. Il modello di questo servizio pastorale nelle cappellanie, ha osservato il Pontefice, è la Vergine Santa, venerata con il titolo di Madonna di Loreto, patrona di tutti i viaggiatori in aereo in ossequio alla tradizione “che attribuisce agli angeli il trasporto da Nazaret a Loreto della Casa di Maria”. C’è anche un altro “volo” di cui quella Santa Casa è testimone, quello dell’arcangelo Gabriele che porta il lieto annuncio a Maria. Così, "l’Eterno è entrato nel tempo, Dio si è fatto uomo":“Mentre eravamo ancora peccatori Dio ha mandato il suo Figlio, Gesù Cristo, per redimerci con la sua morte e risurrezione. Egli non è rimasto nell’alto dei cieli, ma si è immerso nelle gioie e nelle angosce degli uomini del suo tempo e di tutti i tempi, condividendo la loro sorte e ridonando loro la speranza”. Questa è la missione della Chiesa: annunciare Gesù Cristo unico Salvatore e rinnovare quest’opera di evangelizzazione in un mondo in cui “l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli”. "L’incontro quotidiano con il Signore Gesù nella Celebrazione eucaristica e nella preghiera personale, vi dia l’entusiasmo e la forza di essere annunciatori della novità evangelica, che trasforma i cuori e fa nuove tutte le cose" ha concluso il Papa.

Radio Vaticana, Asca, SIR

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL XV SEMINARIO MONDIALE DEI CAPPELLANI CATTOLICI DELL’AVIAZIONE CIVILE E DEI MEMBRI DELLE CAPPELLANIE AEROPORTUALI - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: nella misura in cui sarete fedeli sarete anche degni di fede. Fedeltà nella Chiesa non una lealtà 'cieca' ma illuminata dalla fede in Cristo

Questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i superiori e gli alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica. “Sono lieto di accogliervi anche quest’anno, nel momento in cui si concludono i corsi di studi e, per alcuni di voi, si avvicina il giorno della partenza per il servizio delle Rappresentanze Pontificie” ha esordito nel suo discorso. “Il Papa conta anche su di voi, per essere assistito nello svolgimento del suo universale ministero. Vi invito a non avere timore, preparandovi con diligenza e impegno alla missione che vi attende”. ''La fedeltà di Dio - ha detto il Pontefice - è la chiave e la sorgente della nostra fedeltà. Oggi vorrei richiamare la vostra attenzione proprio su questa virtù, che bene esprime il legame tutto particolare che si stabilisce tra il Papa e i suoi diretti collaboratori, tanto nella Curia romana come nelle Rappresentanze Pontificie: un legame che per molti si radica nel carattere sacerdotale del quale sono investititi, e si specifica poi nella peculiare missione affidata a ciascuno a servizio del Successore di Pietro''. Il Papa non ha poi mancato di sottolineare come la fedeltà sia non solo una virtù, ma “anzitutto un attributo divino”: "Dio si fa conoscere come colui che è fedele per sempre all’alleanza che ha stretto con il suo popolo, nonostante l’infedeltà di questo", "garantisce di condurre a termine il suo disegno di amore, e per questo Egli è anche degno di fede e veritiero". “Applicata all’uomo - ha sottolineato - la virtù della fedeltà è profondamente legata al dono soprannaturale della fede, divenendo espressione di quella solidità propria di chi ha fondato in Dio tutta la vita. Nella fede troviamo infatti l’unica garanzia della nostra stabilità, e solo a partire da essa possiamo a nostra volta essere veramente fedeli: anzitutto a Dio, quindi alla sua famiglia, la Chiesa che è madre e maestra, e in essa alla nostra vocazione, alla storia in cui il Signore ci ha inseriti”. Dal Papa è arrivato dunque l’incoraggiamento a “vivere il legame personale con il Vicario di Cristo come parte” della propria “spiritualità”. Si tratta, ha osservato, di “un elemento proprio di ogni cattolico, ancor più di ogni sacerdote”. Tuttavia, ha proseguito, per quanti operano presso la Santa Sede “esso assume un carattere particolare, dal momento che essi pongono al servizio del Successore di Pietro buona parte delle proprie energie, del proprio tempo e del proprio ministero quotidiano”: “Si tratta di una grave responsabilità, ma anche di un dono speciale, che con il passare del tempo va sviluppando un legame affettivo con il Papa, di interiore confidenza, un naturale idem sentire, che è ben espresso proprio dalla parola ‘fedeltà’”. Benedetto XVI ha poi invitato i futuri diplomatici vaticani ad “alimentare un rapporto di profonda stima e benevolenza, direi di vera amicizia, verso le Chiese e le comunità alle quali sarete inviati. Anche rispetto ad esse avete un dovere di fedeltà, - ha sottolineato - che si concretizza nell’assidua dedizione al lavoro quotidiano, nella presenza in mezzo ad esse nei momenti lieti e tristi, talora persino drammatici della loro storia, nell’acquisizione di una conoscenza approfondita della loro cultura, del cammino ecclesiale, nel saper apprezzare quanto la grazia divina è andata operando in ogni popolo e nazione”. “In questo modo incoraggerete e stimolerete anche le Chiese particolari a crescere nella fedeltà al Romano Pontefice, e a trovare nel principio di comunione con la Chiesa universale un sicuro orientamento per il proprio pellegrinaggio nella storia. E, non da ultimo, - ha proseguito - aiuterete lo stesso Successore di Pietro ad essere fedele alla missione ricevuta da Cristo, consentendogli di conoscere più da vicino il gregge a lui affidato e di raggiungerlo più efficacemente con la sua parola, la sua vicinanza, il suo affetto”. ''Penso in questo momento - ha detto il Pontefice al termine del suo discorso - con gratitudine all'aiuto che ricevo quotidianamente dai molti collaboratori della Curia romana e delle Rappresentanze Pontificie, come anche al sostegno che mi viene dalla preghiera di innumerevoli fratelli e sorelle di tutto il mondo''. “Cari amici, nella misura in cui sarete fedeli, sarete anche degni di fede. Sappiamo del resto che la fedeltà che si vive nella Chiesa e nella Santa Sede non è una lealtà ‘cieca’, poiché essa è illuminata dalla fede in Colui che ha detto: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa’”.

SIR, Asca, Radio Vaticana

UDIENZA ALLA COMUNITÀ DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA - il testo integrale del discorso del Papa

Nell'umiltà quotidiana: aperto a Dublino il Congresso Eucaristico internazionale. L'omelia di Ouellet, la partecipazione di alcune vittime di abusi

“È stata una bella celebrazione”, grazie alla partecipazione, alla “gioia” dei presenti e al silenzio, ma è anche stata “l’immagine di cos’è un Congresso Eucaristico internazionale, una Chiesa locale che invita altre Chiese del mondo a celebrare l’Eucaristia, che è il cuore della nostra fede”. Così mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Consiglio per i Congressi Eucaristici, che l'agenzia SIR ha incontrato al termine della cerimonia di apertura del 50° Congresso Eucaristico internazionale, sul tema “La Comunione con Cristo e tra di noi”, che ha preso il via ieri a Dublino e che si concluderà il 17 giugno. Sono 12.500 le persone presenti all’Arena della Royal Dublin Society, la grande struttura in cui si svolgeranno i vari eventi, provenienti dagli oltre 120 Paesi che si sono iscritti al Congresso. Hanno sfilato con le loro bandiere e le vesti colorate delle loro terre; con altrettanto entusiasmo hanno sfilato le parrocchie e i gruppi delle quattro province ecclesiastiche dell’Irlanda: Armagh, Cashel, Dublino e Tuam. Molto forte l’aspetto musicale, con canti in latino o in altre lingue che hanno favorito la partecipazione e che sono stati proposti da quattro cori e da tre tenori irlandesi. Mons. Marini ha notato che uno degli elementi più positivi di questo Congresso è che viene “fatto nell’umiltà, se così possiamo dire; è vicino alla quotidianità della vita della Chiesa, nel senso che non ci sono quelle grandi manifestazioni che erano tipiche dei Congressi del secolo passato e di fine Ottocento. È un Congresso ecclesiale, non trionfalistico”, che ha assunto il carattere di “un’assemblea” dove ci sono molti “laici che con il Concilio hanno imparato a partecipare alla Messa, a fare una distinzione tra le cose essenziali e le cose superflue. La loro è una partecipazione di fede”. Altro elemento positivo, “che viene dal Concilio Vaticano II – ha sottolineato mons. Marini – è il tema del Congresso ‘La comunione con Cristo e tra di noi’: è la cosa essenziale su cui costruire la Chiesa del futuro”. Durante l’omelia il legato pontificio, il card. Marc Ouellet, che presiedeva la Messa, ha sottolineato che la celebrazione del Congresso in Irlanda è un “segno della Provvidenza di Dio”, perché il Paese “è conosciuto per la sua naturale bellezza, per la sua ospitalità e ricca cultura, ma soprattutto per sua lunga storia di fedeltà alla fede cattolica”, che attraverso l’opera dei suoi missionari “ha aiutato a portare il Vangelo fino alle rive più lontane”. Il cardinale ha ricordato che “ora la Chiesa irlandese sta soffrendo e affrontando nuove e serie sfide alla fede” ma consapevoli di questo “ci rivolgiamo insieme a Nostro Signore, che rinnovi, guarisca e rafforzi la fede del suo popolo. Dalla mia esperienza personale, durante l’ultimo Congresso Eucaristico di Quebec City, so che un evento come questo porta molte grazie alla Chiesa locale e a tutti i partecipanti, compresi quelli che lo sostengono con la preghiera, il volontariato e la solidarietà”. Intervenendo alla cerimonia, mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e presidente del Congresso, ha rivolto un pensiero ai giovani irlandesi, perché durante l’evento “vengano condotti a conoscere la felicità e la realizzazione, la gioia e la speranza, la chiamata per l'amore e l'impegno che viene da un incontro con Gesù Cristo”. L’arcivescovo ha aggiunto che “la Chiesa in Irlanda è sulla strada del rinnovamento”, anche se “non dipende da noi ridisegnarla, ma è un dono che riceviamo dal Signore attraverso la guida dello Spirito Santo e l'esempio di Maria e dei Santi”. Nella conferenza stampa di ieri mattina, a proposito del tema degli abusi, ha rivelato che alcune delle vittime partecipano individualmente al Congresso, “ma non ci sarà una rappresentanza ufficiale anche per rispetto della loro privacy”. Comunque sia, durante la cerimonia di apertura è stata scoperta e collocata all’ingresso della Rds la “Healing stone”, letteralmente “pietra di guarigione”, per tener viva la memoria delle vittime degli abusi sessuali. Nella pietra, che è in granito, è incisa una preghiera composta da una persona che ha subito abusi. A tal proposito, padre Kevin Doran, segretario generale dell’evento, ha spiegato che, “quando si usa l’espressione ‘scavata nella pietra’, si parla di qualcosa che è qui per restare e non di un pensiero che passa. La pietra rappresenta la ferma determinazione a lavorare per la guarigione e il rinnovamento”.

SIR

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