venerdì 4 marzo 2011

Il Papa: l'amore cristiano è un vincolo che libera, con cui ci leghiamo gli uni agli altri e con Dio. Chiama me, mi conosce, aspetta la mia risposta

Benedetto XVI ha visitato questo pomeriggio il Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della festa della Madonna della Fiducia, patrona dell'Istituto. L'ingresso del Pontefice nella Cappella del Seminario è stato salutato da scroscianti applausi e dalle grida "Viva il Papa!". Il Papa ha tenuto una 'lectio divina' sul testo della Lettera agli Efesini (4,3), incentrata sul tema dell''unità dello Spirito' e delle qualità spirituali necessarie al sacerdote nella sua missione.
"Sono molto felice - ha esordito Papa Ratzinger - di essere almeno una volta nell'anno con i miei seminaristi e che questo succede nel giorno della Madonna della Fiducia, la vostra protettrice che ci guida verso Gesù". “L’amore cristiano è un vincolo che libera”, lo testimoniava San Paolo “prigioniero” a motivo del Signore. “Un vincolo con il quale ci leghiamo sia gli uni agli altri, sia con Dio. “Non una catena che ferisce o dà crampi alle mani, ma le lascia libere". Conservare l’unità dello spirito, ha proseguito, comporta “improntare il proprio comportamento all’umiltà, dolcezza e magnanimità di Gesù Cristo nella Passione. “Bisogna avere mani e cuore legati da quel vincolo d’amore che Lui stesso ha accettato per noi facendosi nostro servo”.
“L’unità della Chiesa non è data da uno ‘stampo’ imposto dall’esterno, ma è il frutto di una concordia, di un comune impegno di comportarsi come Gesù, in forza del suo Spirito". C’è dunque un impegno che rinnova il dono del Battesimo, che "non produce automaticamente una vita coerente. Questa è frutto della volontà di collaborare con il dono e con la grazia ricevuta". “Un impegno che costa e comporta un prezzo da pagare di persona”. Ciascuno è chiamato personalmente e deve rispondere personalmente. E’ questa la vocazione che tutti abbiamo ricevuto: chiamata ad essere di Cristo e a vivere in Lui. Dio, ha proseguito il Papa, instaura con ognuno una relazione: “Ognuno è chiamato con il nome suo. Dio è così grande che ha tempo per ciascuno di noi, conosce me, conosce ognuno di noi con il nome, personalmente. È una chiamata personale per ognuno di noi...Dio, il Signore, ha chiamato me, chiama me, mi conosce, aspetta la mia risposta”. La chiamata è sì individuale, ma anche ecclesiale. Chiamata a vivere nel corpo della Chiesa, nella realtà concreta del seminario o della parrocchia. E anche quando questo corpo non ci piace, ha detto il Santo Padre, la Chiesa resta vincolo che unisce a Cristo: “Proprio così siamo in comunione con Cristo, accettando questa corporeità della sua Chiesa, dello Spirito che si incarna nel corpo”.
Dio ci chiama dunque ad inserirci in una comunità, ad essere membra del corpo: “Dobbiamo anche tenere presente che è molto bello essere in una compagnia, camminare in una grande compagnia di tutti i secoli, avere amici in cielo e in terra, sentire la bellezza di questo corpo, essere felici che il Signore ci ha chiamati in un corpo e ci ha dato amici in tutte le parti del mondo". Ma senza il soffio dello Spirito Santo la vocazione cristiana non si spiega, perde la sua linfa vitale. Ecco perché, ha aggiunto Benedetto XVI citando Santa Teresa di Gesù Bambino, la chiamata di ogni cristiano è un Mistero trinitario: il mistero dell’incontro con Gesù, mediante il quale Dio Padre ci chiama alla comunione con Sé e per questo ci vuole donare il suo Spirito. Rivolto ai seminaristi Benedetto XVI ha indicato gli Apostoli e la Vergine Maria come modello di risposta alla chiamata. Ai primi Cristo disse: “Venite e Vedrete”. Alla Vergine si presentò nell’Annunciazione e ottenne la risposta: “Eccomi”. “La vita cristiana comincia con una chiamata e rimane sempre una risposta fino alla fine”. “Essere sacerdoti implica umiltà – ha aggiunto – conformarsi a Cristo". “Imitare il Dio che scende fino a me, che è così grande che si fa mio amico, soffre per me, è morto per me. Questa è l’umiltà da imparare”. Al termine della celebrazione la cena con i membri della comunità del Seminario Romano.

Radio Vaticana


'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. Padre Gargano: finalmente riusciremo come cristiani a leggere il Vangelo a partire dall'elezione di Israele

“Si tratta di una bella notizia”. Così padre Innocenzo Gargano, priore del monastero di San Gregorio al Celio, grande esperto di ebraismo nonché ispiratore dei Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli, commenta in un’intervista all'agenzia SIR alcuni passaggi del libro “Gesù di Nazaret - Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione” di Papa Benedetto XVI, relativi al ruolo degli ebrei nella morte di Gesù. “Dal punto di vista della ricerca – osserva padre Gargano -, la problematicità è ormai un dato acquisito. Il fatto che però anche il Papa metta davanti al mondo la problematicità di questo processo è molto importante. Che poi il Papa condivida determinate soluzioni è altrettanto importante. Mi chiederei piuttosto se l’opinione pubblica sia stata davvero raggiunta da queste conclusioni degli addetti ai lavori. Questo purtroppo rimane un interrogativo aperto. E questo mi fa dire che è estremamente positivo che il Papa abbia assunto le tesi dei grandi ricercatori su questo problema e abbia aperto ad una interpretazione che si spera, diventi anche mentalità comune”. Padre Gargano si sofferma ovviamente sui passaggi del testo relativi all’identità storica degli accusatori di Gesù e alla famosa auto-invettiva “il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”. “Su questa auto-maledizione – commenta Gargano - purtroppo si è costruita tutta la persecuzione degli ebrei” per cui “aver rovesciato tutto, aver trasformato quell’affermazione da invettiva a profezia, è molto importante. Se passa questo messaggio e passa con l’autorevolezza di un Papa che si chiama Joseph Ratzinger e diventa opinione pubblica, finalmente riusciremo come cristiani a leggere il Vangelo a partire dalla elezione di Israele e non più dalla sua sostituzione”. Sui risvolti che il testo può avere nella comunità ebraica, Gargano risponde: “Il testo del Papa si rivolge soprattutto al mondo cristiano. E non dobbiamo dimenticare che se i cattolici dopo il Concilio Vaticano II, e il mondo protestante dal XIX al XX secolo, hanno fatto questo tipo di itinerario, non altrettanto lo hanno fatto le altre chiese cristiane. Non è così semplice: l’interpretazione di auto-maledizione si è talmente solidificata all’interno delle tradizioni cristiane che veramente per cambiare questo cuore di pietra in cuore di carne dei cristiani, ci vuole tempo e lavoro di scalpello”.

SIR

Padre Geissler: l'Ordinariato per ex anglicani molto importante per il Papa. Aver fede nell'unità, che si costruisce sui pilastri dell'amore e verità

Per Hermann, un sacerdote della Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che l'Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham, costituito di recente, è “molto importante” per Papa Benedetto XVI. Membri dell'Ordinariato, istituito per ex anglicani che desiderano entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica, hanno visitato Roma ultimamente e hanno incontrato personale della Congregazione per la Dottrina della Fede, incluso il prefetto, il card. William Levada. Padre Hermann Geissler, responsabile dell'ufficio dottrinale del dicastero, ha concesso un'intervista a The Portal, rivista indipendente dell'Ordinariato. “L'Ordinariato è molto importante per il Santo Padre”, ha dichiarato. “Nel campo dell'ecumenismo ciò rafforza l'avvicinamento della Chiesa Cattolica a due livelli”, ha sottolineato: “Promuove il dialogo sincero con la difesa cristiana della vita e la promozione della pace”. “L'obiettivo del movimento ecumenico è un'unione completa e visibile con un unico Cristo e con Pietro in un'unica Chiesa”, ha affermato padre Geissler. “Dobbiamo cooperare e crescere insieme”. Ha quindi aggiunto che il Papa si sente chiamato a promuovere l'unità nella Chiesa e nel mondo. “E' il capo dei pastori, non può fare altro”. “L'unità si costruisce su due pilastri, amore e verità”, ha indicato. Il sacerdote ha reso noto che tra i 50 e i 60 chierici e circa 1.000 laici stanno pensando di unirsi all'Ordinariato, e “ogni anima è preziosa”. Ha anche aggiunto che ci sono alcuni gruppi interessati a seguire un modello simile negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, e che il suo dicastero sta “osservando attentamente gli eventi” anche in Africa. “Non dobbiamo cedere di fronte alle difficoltà”, ha detto padre Geissler. “Dobbiamo essere generosi e grati”. “Il tema è l'unica questione di unità e missione. Quando Dio pianta un bell'albero, ne ha cura”. “Preghiamo per voi affinché l'Ordinariato proceda bene”, ha concluso il sacerdote. “Dobbiamo aver fede nell'unità”. “Faremo tutto il possibile per aiutarvi insieme ai vescovi di Inghilterra e Galles. Animatevi con le parole di Gesù Cristo, 'cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, ed il resto vi sarà dato in sovrappiù'. Ci sarà sofferenza, ma Dio vi guiderà”.

Zenit

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Supplemento speciale sulla visita di Benedetto XVI in 180mila copie con i settimanali delle 15 Chiese del Nordest

Si intitola “Il Papa abbraccia il Nordest” il supplemento speciale, dedicato alla visita di Benedetto XVI il 7 e l’8 maggio prossimi ad Aquileia e Venezia, in uscita in questi giorni in 180mila copie con i settimanali diocesani delle quindici Chiese del Nordest e che raggiungerà l’intera area: da Bolzano a Rovigo, da Trieste a Verona. Si tratta del primo numero comune e speciale dei settimanali diocesani. I contenuti sono comuni, frutto della sinergia delle redazioni giornalistiche, stampati in un fascicolo speciale abbinato a ciascun settimanale diocesano con tanto di singola testata. L’obiettivo è fornire a tutti informazioni e approfondimenti sull’evento in fase di preparazione. Un altro supplemento speciale sarà realizzato nei giorni immediatamente precedenti la visita del Papa. In apertura di questo numero un saluto del card. Angelo Scola, patriarca di Venezia e presidente della Conferenza Episcopale del Triveneto,- tradotto per l'occasione in alcune lingue parlate nelle diocesi originate dalla Chiesa di Aquileia: accanto all'italiano, infatti, il testo viene proposto in tedesco, ladino, friulano, sloveno e croato. Il patriarca preannuncia l’“incontro vivo”, da preparare con gioia e trepidazione, con Benedetto XVI, e riferendosi alla tappa di Aquileia e al nutrito elenco di comunità cristiane nate da quella “Chiesa madre”, parla del sorgere di “un nuovo Nordest”. “Il dono della visita del Papa – afferma il card. Scola - ci richiama a recuperare con determinazione la nostra storia, per conoscerla ma soprattutto per rilanciarla nel presente e nel futuro. Intorno all’asse Aquileia-Venezia e al suo glorioso passato può nascere un nuovo Nordest, che sembra avere oggi un decisivo compito: favorire l’incontro tra l’Est/Ovest in continuo fermento e i Paesi inquieti del Sud che si affacciano al Mediterraneo. Un nuovo Nordest che, rinascendo dal basso, sappia porsi come un crocevia per la rigenerazione di popoli amanti di un giusto ordine mondiale”. Nel numero speciale è possibile trovare, tra l’altro, significato e programma della visita del Papa, con la presentazione del sito www.ilpapaanordest.it, un’indagine sulle specificità e sulle prospettive del Nordest, anche alla luce delle profonde trasformazioni geopolitiche che stanno interessando il Mediterraneo; un'inchiesta sulla fede nel Nordest; uno specifico capitolo su Aquileia, Chiesa madre del Nordest, e sul secondo Convegno ecclesiale che si terrà in questa località nel 2012, dopo il primo svoltosi nel 1990. Infine un richiamo alle precedenti visite di Benedetto XVI a Nordest: a Verona per il IV Convegno della Chiesa italiana nel 2006, e alle vacanze a Lorenzago nel 2007 e a Bressanone nel 2008.

SIR

Mons. Mennini presenta le credenziali come nuovo nunzio apostolico nel Regno Unito: la Regina ricorda con affetto e riconoscenza il viaggio del Papa

L'arcivescovo Antonio Mennini, nunzio apostolico in Gran Bretagna, ha presentato mercoledì 2 marzo le sue lettere credenziali alla Regina Elisabetta II (nella foto con Benedetto XVI) al Palazzo di Buckingham. In un comunicato stampa diffuso alla fine dell'incontro, il presule ha riferito dell'udienza speciale con la Regina. “In primo luogo, ho trasmesso i calorosi saluti del Santo Padre e le ho detto che Sua Santità ricorda spesso la sua visita nel Regno Unito e prova un'enorme gratitudine per l'accoglienza che ha ricevuto”, ha affermato il nunzio. “Ho detto alla Regina che lo scopo della mia missione è quello di rafforzare le buone relazioni già esistenti tra il Regno Unito e la Santa Sede e le relazioni fraterne con la Chiesa anglicana, per dare una testimonianza comune ai valori del Vangelo”. La Regina, ha riferito mons. Mennini, “ha detto di credere che tutti i cristiani dovrebbero lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo”, e “ha sottolineato che la visita del Santo Padre è stata un grande successo e ha permesso sia al Regno Unito che alla Santa Sede non solo di indicare le aree in cui c'è attualmente una collaborazione, ma anche di guardare a nuovi settori di cooperazione efficace per il benessere dell'intera famiglia umana”. “Ho detto alla Regina che sono molto contento che il Santo Padre mi abbia nominato nunzio apostolico in Gran Bretagna – una Nazione di cui apprezzo molto la cultura”, ha confessato l'arcivescovo Mennini. “Ho anche ricordato alcune parole del Santo Padre dal suo discorso alla Westminster Hall, quando ha sottolineato il ruolo che le istituzioni democratiche della Gran Bretagna giocano non solo nel Paese, ma in molti Stati di tutto il mondo”. Dal canto suo, la Regina si è informata dello stato di salute dell'arcivescovo Faustino Sainz Muñoz, nunzio nel Paese fino al dicembre scorso, “e gli ha inviato i suoi migliori auguri”. “Mi ha anche chiesto di dire al Santo Padre che ricorda spesso la sua visita con affetto e riconoscenza – ha confessato mons. Mennini –. Ha detto che la visita poteva costituire un progetto, non solo per le relazioni tra la Santa Sede e il Regno Unito, ma per molti Paesi”. Verso la fine dell'udienza, la Regina ha chiesto al nunzio di dirle qualcosa sulla propria vita. “Ho detto che venivo dall'Italia centrale, che sono entrato in seminario dopo qualche anno di università, che ho lavorato come sacerdote assistente a Roma e poi ho servito in Uganda, e quindi in Russia”, ha detto Mennini. “Mi ha anche chiesto se intendevo viaggiare per il Regno Unito, e io ho detto che non vedo l'ora di conoscere il Paese: la cultura, la Chiesa Cattolica in Gran Bretagna, altre comunità e Chiese”. “La Regina ha concluso dicendo che il mio lavoro sarà impegnativo, ma molto importante e di grande interesse”, ha aggiunto il presule. Il nuovo nunzio in Gran Bretagna è stato condotto in carrozza dalla residenza dell'arcivescovo, a Westminster, a Buckingham Palace.

Zenit

Udienza del Papa al presidente d'Islanda. Nel colloquio il contributo della comunità cattolica alla società con iniziative educative e sociali

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il presidente d’Islanda, Ólafur Ragnar Grímsson (foto), il quale, successivamente, si è incontrato con il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e con mons. Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce una nota della Sala stampa vaticana – ci si è soffermati sul buono stato dei rapporti che da un millennio legano l’Islanda con la Sede Apostolica e che sono emblematicamente rappresentati dalla figura di Gudridur Thorbjarnardottir, pioniera della fede cristiana nell’Isola; di essa il Capo dello Stato islandese ha voluto lasciare in dono al Santo Padre una scultura, in ricordo del pellegrinaggio che avrebbe compiuto a Roma, poco dopo l’anno 1000, incontrandosi con il Successore di Pietro”. Nell’udienza, informa ancora la Sala stampa, “è stata sottolineata la stima di cui gode la piccola comunità cattolica nel Paese, come anche il valido contributo che essa offre alla società islandese con le sue iniziative in campo educativo e sociale, in modo particolare nell’attuale congiuntura economica. Sono stati poi affrontati temi di comune interesse a livello nazionale ed internazionale, con particolare rilievo al ruolo dei valori tradizionali nella costruzione della Nazione e al contributo dell’Islanda nella promozione della pace”.

SIR


Sinodo dei vescovi 2012. Mons. Eterović: la Chiesa agente e frutto dell’evangelizzazione, convinta che l’attore principale è Dio che la guida

Nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione dei "Lineamenta" della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che avrà luogo in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema "Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Sono intervenuti alla presentazione mons. Nikola Eterović (nella foto con Benedetto XVI), segretario generale del Sinodo dei Vescovi e il sotto-segretario mons. Fortunato Frezza. “I cristiani sono chiamati anche oggi a dare ragione della speranza che è in loro”, ha sottolineato mons. terović, che ha messo l’accento su sfide e opportunità insite nella nuova evangelizzazione. Il presule ha innanzitutto ribadito che l’annuncio del Vangelo riguarda la natura stessa della Chiesa: "Tutta la Chiesa è missionaria per sua natura. Essa esiste per evangelizzare. Per svolgere tale compito in modo adeguato, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa. Essa si riconosce oltre che agente, frutto dell’evangelizzazione, convinta che l’attore principale è Dio che la guida nella storia per mezzo dello Spirito del Suo Figlio Unigenito Gesù Cristo”. La Chiesa, ha soggiunto, è dunque chiamata alla “rivitalizzazione del proprio mandato evangelizzatore” soprattutto di fronte ai cambiamenti del mondo contemporaneo. Ed ha ribadito come la Chiesa sia chiamata “ad allargare gli orizzonti” con rinnovato slancio: “La testimonianza cristiana deve essere privata e pubblica, abbracciare il pensiero e l’azione, la vita interna delle comunità cristiane e il loro slancio missionario, la loro azione educativa, l’attività caritativa, la loro presenza nella società contemporanea, per comunicarle il dono della speranza cristiana”. La nuova evangelizzazione, ha proseguito mons. Eterović, dovrebbe permettere ai fedeli di vincere le paure di fronte alle sfide attuali e di “porre la questione di Dio al centro della vita degli uomini di oggi, intercettando le loro attese e ansie”. Rispondendo quindi ai giornalisti, ha affermato che se ci sono tante persone che si allontanano da Dio, la Chiesa deve anche interrogarsi sulle proprie responsabilità: “La Chiesa che evangelizza dev’essere essa stessa evangelizzata; ciò vuol dire anche purificata, vivere questa gioia del Vangelo per essere più attrattiva verso gli altri. E’ un compito ingente, sempre attuale, che noi con le nostre forze non possiamo compiere: dobbiamo avere la grazia dello Spirito Santo che ci fortifichi e rafforzi”. Del resto, ha aggiunto, è necessario che i cristiani annuncino con gioia il Vangelo per essere davvero convincenti, soprattutto rispetto ai non credenti. Il segretario generale del Sinodo ha infine sottolineato quanto siano importanti i nuovi media per promuovere la nuova evangelizzazione. “Una delle grandi sfide della Chiesa, in particolare della nuova evangelizzazione, sono i mass media: tante possibilità, anche come invito alla Chiesa a servirsene di più e meglio per annunciare la gioia del Vangelo, la Buona Notizia".

Radio Vaticana

Sinodo dei vescovi 2012. 'Lineamenta': nuova evangelizzazione è osare sentieri nuovi di fronte alle mutate condizioni in cui la Chiesa vive il Vangelo

“La nuova evangelizzazione non è una reduplicazione della prima, non è una semplice ripetizione, ma è il coraggio di osare sentieri nuovi, di fronte alle mutate condizioni dentro le quali la Chiesa è chiamata a vivere oggi l’annuncio del Vangelo”: questa la definizione che ne dà il testo dei “Lineamenta” del Sinodo dei vescovi su “Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, presentato questa mattina in Vaticano. E’ stato lo stesso Papa Benedetto XVI ad annunciare, in occasione della solenne concelebrazione eucaristica di chiusura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, questo appuntamento fissato dal 7 al 28 ottobre 2012. In quell’occasione il Papa parlò di un momento di verifica del cammino percorso da parte di tutta la Chiesa, per riprendere con nuovo slancio l’urgente opera di evangelizzazione del mondo contemporaneo. Le linee-guida, redatte dalla Segreteria generale e dal Consiglio ordinario del Sinodo, sono scritte in lingua latina, italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola, portoghese e polacca. Suddivisi in tre capitoli, oltre all’introduzione e alla conclusione, i Lineamenta sono inviati ai Sinodi dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, alle Conferenze Episcopali, ai dicasteri della Curia romana e all’Unione dei Superiori generali. I Lineamenta contengono anche un questionario dettagliato al quale i partecipanti al prossimo Sinodo dovranno rispondere entro il 1° novembre. Le loro risposte saranno analizzate ed integrate nell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento sul quale la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo vescovi lavorerà in Vaticano. I “Lineamenta” parlano della nuova evangelizzazione come di “un’attitudine, uno stile audace”, quale “capacità da parte del cristianesimo di saper leggere e decifrare i nuovi scenari che in questi ultimi decenni sono venuti creandosi dentro la storia degli uomini”. Il testo dei “Lineamenta” si occupa poi, in maniera approfondita, dei diversi “scenari” con i quali ci si confronta nell’odierno momento storico. Il primo è quello “culturale”, caratterizzato da una “profonda secolarizzazione”, tipica soprattutto del mondo “occidentale”. Non c’è quasi più “la capacità di ascoltare e di comprendere la parola evangelica come un messaggio vivo e vivificante”, si è “sviluppata una mentalità in cui Dio è di fatto assente”, sono diffuse “gravi implicazioni antropologiche che mettono in discussione la stessa esperienza elementare umana, come la relazione uomo-donna, il senso della generazione e della morte”. Il secondo scenario è di tipo “sociale”, segnato soprattutto dal fenomeno migratorio e dalla “globalizzazione”. In questo caso, “la nuova evangelizzazione ..non è più un movimento nord-sud o ovest-est”. “Svincolarsi dai confini – si afferma nei “Lineamenta” - vuol dire avere le energie per porre la questione di Dio in tutti quei processi di incontro, mescolamento, ricostruzione dei tessuti sociali che sono in atto in ognuno dei nostri contesti locali”. Il terzo “scenario” è rappresentato dai “mezzi di comunicazione sociale che oggi offrono enormi possibilità e rappresentano una delle grandi sfide per la Chiesa”, è scritto nei “Lineamenta”. “Non c’è luogo al mondo che oggi non possa essere raggiunto”, ma al contempo la cultura che viene diffusa è spesso “egocentrica”, con esaltazione “della dimensione emotiva nella strutturazione delle relazioni e dei legami sociali”. L’esito è “una progressiva alienazione della dimensione etica e politica della vita” con il propagarsi della “cultura dell’effimero, dell’immediato, dell’apparenza”. Il quarto “scenario” è quello economico, dove sono perduranti gli “squilibri tra Nord e Sud del mondo”, “nell’accesso e nella distribuzione delle risorse, come anche nel danno al creato”. Quinto scenario è quello della ricerca scientifica e tecnologica, che “corrono il rischio di diventare i nuovi idoli del presente”, non solo per le applicazioni concrete dai molteplici risvolti etici, ma anche perché “finalizzano in modo terapeutico le pratiche religiose che gli uomini sono disposti a vivere, strutturandosi come religioni della prosperità e della gratificazione istantanea”. L’ultimo “scenario” è quello politico, nel quale, dopo la “fine della divisione del mondo occidentale in due blocchi”, con l’emergere del mondo asiatico ed islamico, si è ora profilata una “situazione inedita e totalmente sconosciuta, ricca di potenzialità, ma anche piena di rischi e di nuove tentazioni di dominio e di potere”. La pace, lo sviluppo, il dialogo, la tutela dei diritti dell’uomo, la salvaguardia del creato, quindi, sono tutti temi da illuminare con la luce del Vangelo. Cosa possono fare dunque i cristiani? Portare speranza e fare autocritica, dicono i Lineamenta, essere uniti nel trasmettere la Parola di Dio, accettando la sfida di confrontarsi anche con l’ateismo più aggressivo o la secolarizzazione estrema. Perché questo è il martirio dell’età contemporanea. Gli “strumenti” di tali operazioni sono i giovani, i movimenti ecclesiali, la vita consacrata, il dialogo interreligioso e l’incontro con le Chiese orientali che, alle persecuzioni e all’intolleranza, rispondono con tenacia e speranza, diventando così un punto di riferimento. Naturalmente, bisogna innanzitutto vivere il Vangelo per poi trasmetterlo, poiché non si può diffondere ciò che non si crede e non si vive. La liturgia, la catechesi ed il catecumenato diventano quindi modelli paradigmatici di tale missione. I Lineamenta non nascondono i punti critici del cristianesimo moderno: la scarsità dei presbiteri, la mancanza di condivisione, la solitudine dei catechisti, ma anche le infedeltà, gli scandali, le colpe delle comunità cristiane. Pagine che vanno denunciate con coraggio, si legge nel documento, praticando la penitenza e la purificazione per generare frutti adatti ai nostri tempi, ovvero famiglie aperte alla vita, comunità capaci di dialogo ecumenico ed interreligioso, iniziative di giustizia sociale e solidarietà, nuove vocazioni. Nell’ambito dell’iniziazione al cristianesimo, le linee-guida del prossimo Sinodo generale ribadiscono l’importanza di non delegare ai corsi di religione scolastici il compito proprio della Chiesa di generare i giovani alla fede, soprattutto oggi, in cui si riscontra “un’emergenza educativa”. Il relativismo, divenuto il nuovo “credo”, toglie valore alla verità, la bolla come “autoritaria”, riduce l’educazione alla trasmissione di mere abilità pratiche. Ma i cristiani non dimentichino che educare vuol dire formare integralmente l’uomo, trasmettergli valori-base dell’esistenza e del retto comportamento, lavorare ad una “ecologia della persona umana”. Tutto questo permette di vivere gli spazi culturali come “cortili dei gentili” in cui formare persone libere e adulte, capaci di portare la questione di Dio nella vita, nella famiglia nel lavoro. Naturalmente, ciò richiede famiglie, educatori ed evangelizzatori credibili in questo testimoni in prima persona del Vangelo, perché la nuova evangelizzazione non si pone come un peso in più da portare, ma come un “farmaco capace di ridare gioia a realtà prigioniere delle proprie paure”. I cristiani non possono tenere solo per sé le parole di vita eterna di Cristo, perché esse sono di tutti gli uomini. “Ogni uomo del nostro tempo, lo sappia o no - concludono i Lineamenta - ha bisogno di questo annuncio”.

SIR, Radio Vaticana