mercoledì 2 gennaio 2013

Si concludono dopo sei anni le Messe celebrate per gli omosessuali nel centrale quartiere londinese di Soho. Nichols: ma continua la loro cura pastorale. La chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione a Warwick Street sarà data all’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham

L’arcivescovo cattolico di Westminster, Vincent Nichols (nella foto con Benedetto XVI), ha annunciato oggi in un comunicato la chiusura dopo sei anni delle Messe celebrate per le persone omosessuali nel centrale quartiere londinese di Soho, e più esattamente nella chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione a Warwick Street. La chiesa, si legge nel lungo comunicato della diocesi di Westminster rilanciata dal Catholic Herald, sarà data all’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham, costituito da Benedetto XVI per accogliere nella Chiesa Cattolica i fedeli anglicani che ne hanno fatto richiesta. Le cosiddette “Soho Masses” nella chiesa di Warwick Street erano state stabilite dalla diocesi quasi sei anni fa per rispondere alle “difficoltà e all’isolamento” vissuto dalle persone omosessuali e dalle loro famiglie e amici. “In questi anni - scrive mons. Nichols nella nota - la situazione delle persone omosessuali è cambiata sia socialmente che a livello legislativo” e “a questo punto, dopo sei anni di cura pastorale, è arrivato il momento per dare inizio ad una nuova fase”. L’arcivescovo ricorda, a questo proposito, che scopo delle Messe di Soho era quello di aiutare le persone omosessuali ad “entrare più pienamente nella vita della Chiesa, in particolare nelle esistenti strutture parrocchiali”. E poi precisa che un conto è “la cura pastorale” che viene sempre e comunque offerta ai fedeli, un altro è la “celebrazione regolare della Messa” il cui carattere “universale” deve essere sempre e chiaramente espresso come “la più alta preghiera dell’intera Chiesa”. Ecco perché l’arcivescovo chiede che il team preposto a celebrare le Messe di Soho due domeniche al mese focalizzi ora i suoi sforzi per la “cura pastorale” alle persone omosessuali. Compito di cura però - si legge nella nota - che non dovrà includere “l’organizzazione di Messe regolari”. Il tutto sarà ora gestito dai padri gesuiti della parrocchia della Immacolata Concezione in Farm Street. L’arcivescovo di Westminster annuncio alla fine della nota che la Chiesa Cattolica di Warwick Street sarà data per la Quaresima di quest’anno all’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham. "Siamo molto grati a Mons. Vincent Nichols per questo gesto di buona volontà e il supporto per l‘Ordinariato”, dice mons. Keith Newton, l‘Ordinario dell‘Ordinariato Personale. Che aggiunge: “La chiesa è un bellissimo esempio di architettura ecclesiastica in una zona molto centrale di Londra. Saremo chiamati a dare una forte testimonianza cristiana a coloro che frequentano la zona circostante di Soho. E’ dunque un luogo adatto per testimoniare come le tradizioni liturgiche e spirituali della tradizione anglicana possano fiorire in completa unione con la Chiesa cattolica. Ciò dimostra la nostra fervida speranza per la realizzazione del fine ultimo di tutto il lavoro ecumenico, il ristabilimento della piena comunione ecclesiale".

SIR

Nel 2012 più di due milioni di fedeli hanno partecipato alle Udienze e alle celebrazioni del Papa in Vaticano e a Castel Gandolfo. Più di 20 milioni dall'inizio del Pontificato

La Prefettura della Casa Pontificia ha reso noti numeri indicativi della partecipazione dei fedeli alle udienze e alle celebrazioni con il Papa nell’anno appena concluso. Tenendo soprattutto conto, ove possibile, dei biglietti richiesti risulta che complessivamente nel 2012 sono stati 2.351.200 i fedeli che hanno partecipato agli incontri con il Pontefice. In particolare 447.000 alle 43 Udienze generali; 146.800 ad alcune udienze particolari; 501.000 alle diverse celebrazioni liturgiche presiedute da Benedetto XVI; e circa 1.256.000 agli Angelus in Piazza San Pietro e a Castel Gandolfo. Complessivamente dal 2005 a oggi sono stati 20.44.970 i pellegrini che hanno partecipato agli incontri con il Papa in Vaticano e nella sua residenza estiva.

L'Osservatore Romano
 
Secondo la Prefettura della Casa Pontificia sarebbero stati oltre due milioni i fedeli che hanno incontrato il Papa nel 2012. In realtà la cifra è molto più alta (Il blog degli amici di Papa Ratzinger)

Frère Alois: i giovani della Comunità di Taizé molto contenti dell'accoglienza ricevuta qui nella Chiesa di Roma, sono rimasti profondamente toccati dalla preghiera con il Santo Padre in Piazza San Pietro

Un momento di ''profonda unità'' con il Papa. Così hanno vissuto l'incontro con Benedetto XVI i 40 mila giovani ortodossi, cattolici e protestanti che in questi giorni hanno partecipato al 35° Incontro europeo organizzato dalla Comunità di Taizé. ''I giovani - ha detto a Radio Vaticana il priore della Comunità, frère Alois a conclusione dell'incontro a Roma - sono molto contenti dell'accoglienza ricevuta qui nella Chiesa di Roma e sono rimasti profondamente toccati dalla preghiera con il Santo Padre in Piazza San Pietro. E' stata veramente una preghiera; il Santo Padre ci ha aiutato a volgerci al Cristo. Così, il Vangelo ha toccato i cuori dei cristiani - non solo cattolici ma anche protestanti, ortodossi - che hanno vissuto questo come un momento di unità, nel quale abbiamo anticipato l'unità dei cristiani''. Le giornate nella Capitale, iniziate il 28 dicembre e concluse oggi, sono state scandite dalle preghiere comuni nelle sette grandi chiese della città, fra queste le basiliche maggiori: San Giovanni Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le mura, culminate sabato nell'incontro a Piazza di San Pietro con Benedetto XVI. ''Cari giovani amici, - ha detto il Papa durante l'incontro - Cristo non vi toglie dal mondo. Vi manda là dove la luce manca, perché la portiate ad altri. Sì, siete tutti chiamati ad essere delle piccole luci per quanti vi circondano. Con la vostra attenzione a una più equa ripartizione dei beni della terra, con l'impegno per la giustizia e per una nuova solidarietà umana, voi aiuterete quanti sono intorno a voi a comprendere meglio come il Vangelo ci conduca al tempo stesso verso Dio e verso gli altri. Così, con la vostra fede, contribuirete a far sorgere la fiducia sulla terra''.
 
Vatican Insider
 

Benedetto XVI: un cordiale augurio di serenità e di bene per il nuovo anno. Alla prima Udienza generale del 2013 la statua bombardata della Madonna di Nagasaki, in pellegrinaggio per la pace

“Un cordiale augurio di serenità e di bene per il nuovo anno”. È l’augurio che ha rivolto stamattina Benedetto XVI ai pellegrini di lingua italiana, come a quelli di altre lingue, presenti alla prima Udienza generale del 2013 in Aula Paolo VI. Un saluto alle Missionarie della Scuola dell’Unione di Santa Caterina da Siena partecipanti al Capitolo generale, con l’esortazione “a crescere nel loro generoso impegno di testimonianza evangelica”, ai fedeli di Trasacco, accompagnati dal loro pastore mons. Pietro Santoro, e “con speciale affetto e gioia” ai ministranti della diocesi di Tempio-Ampurias. “Cari amici, il vostro servizio all’altare è un compito importante, che vi permette di essere particolarmente vicini al Signore e di crescere in un’amicizia vera e profonda con Lui; comunicate anche ai vostri coetanei il dono di questa amicizia”, è stato l’invito. Salutando i giovani, il Papa ha augurato loro “di saper considerare ogni giorno del nuovo anno come un dono di Dio, da accogliere con riconoscenza e da vivere con rettitudine”, mentre ha invitato gli sposi novelli a porsi “alla scuola della Santa Famiglia di Nazareth, per imparare a realizzare un’autentica comunione di vita e d’amore”. Al termine dell’incontro è stata presentata al Papa la cosiddetta "statua bombardata della Madonna di Nagasaki", ritrovata tra le macerie della cattedrale distrutta dalla bomba atomica sganciata il 9 agosto 1945 sulla città giapponese. L’immagine, nei giorni scorsi, è stata portata in pellegrinaggio in Sardegna "per intercedere per la pace in tutto il mondo". Al Pontefice è stata presentata la storia della statua, donata secondo la tradizione nel 1930 da San Massimiliano Kolbe. "Le occhiaie della statua sono vuote e bruciacchiate, perché gli occhi di vetro si sono sciolti per l’altissima temperatura dell’esplosione atomica lasciando sulle guance le tracce della fusione come lacrime nere", spiegano i componenti della delegazione giapponese, guidata dal rettore della cattedrale Peter Sakae Kojima. "La nostra è una missione di pace permanente con la statua della Madonna di Nagasaki, siamo stati anche al Palazzo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per ricordare l’atrocità della guerra», dice Angela Yoko Edagawa, presidente dell’associazione ex alunni della Sophia university di Tokyo, tra i promotori dell’iniziativa.

SIR, L'Osservatore Romano

Il Papa: sempre, anche in mezzo alle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione nella nostra storia, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio! Con Lui la nostra esistenza cammina sempre su un terreno sicuro ed è aperta ad un futuro di ferma speranza

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa si è soffermato ancora sul tempo liturgico del Natale e sul mistero di Dio fatto uomo.
“Il Natale del Signore illumina ancora una volta con la sua luce le tenebre che spesso avvolgono il nostro mondo e il nostro cuore, portando speranza e gioia”. Ma “da dove viene questa luce?”. “Dalla grotta di Betlemme”, dove c’è la “Santa Famiglia”. Ma “come può quel piccolo e debole Bambino avere portato una novità così radicale nel mondo da cambiare il corso della storia?”. Qui, ha sottolineato il Papa, “riemerge la domanda sull’origine di Gesù”. Nei quattro Vangeli “emerge con chiarezza la risposta alla domanda ‘da dove’ viene Gesù: la sua vera origine è il Padre; Egli proviene totalmente da Lui, ma in un modo diverso da qualsiasi profeta o inviato da Dio che l’hanno preceduto”. Questa origine dal mistero di Dio “è contenuta già nei racconti dell’infanzia dei Vangeli di Matteo e di Luca, ma anche nel Credo, quando diciamo “per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria”. In questa espressione “troviamo che essa include quattro soggetti che agiscono”, in modo esplicito lo Spirito Santo e Maria, ma è sottointeso “il Figlio”, il quale “rinvia ad un’altra persona, quella del Padre. Il primo soggetto di questa frase è dunque il Padre che, con il Figlio e lo Spirito Santo, è l’unico Dio”. “Questa affermazione del Credo - ha aggiunto - non riguarda l’essere eterno di Dio, ma piuttosto ci parla di un’azione a cui prendono parte le tre Persone divine e che si realizza ‘ex Maria Virgine’. Senza di lei l’ingresso di Dio nella storia dell’umanità non sarebbe giunto al suo fine e non avrebbe avuto luogo quello che è centrale nella nostra Professione di fede: Dio è un Dio con noi. Così Maria appartiene in modo irrinunciabile alla nostra fede nel Dio che agisce, che entra nella storia”. A volte, “anche nel cammino e nella vita di fede possiamo avvertire la nostra povertà, la nostra inadeguatezza di fronte alla testimonianza da offrire al mondo. Ma Dio ha scelto proprio un’umile donna, in uno sconosciuto villaggio, in una delle provincie più lontane del grande impero romano”. Sempre, “anche in mezzo alle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione nella nostra storia, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio! Con Lui la nostra esistenza cammina sempre su un terreno sicuro ed è aperta ad un futuro di ferma speranza”. Ciò che accade in Maria, attraverso l’azione dello stesso Spirito divino, “è una nuova creazione: Dio, che ha chiamato l’essere dal nulla, con l’Incarnazione dà vita ad un nuovo inizio dell’umanità”. Questo “ci fa riflettere su come la fede porti anche in noi una novità così forte da produrre una seconda nascita”. Infatti, “all’inizio dell’essere cristiani c’è il Battesimo che ci fa rinascere come figli di Dio, ci fa partecipare alla relazione filiale che Gesù ha con il Padre”. Benedetto XVI ha fatto notare “come il Battesimo si riceve”, perché “nessuno è capace di rendersi figlio da sé: è un dono che viene conferito gratuitamente”. Così “solo se ci apriamo all’azione di Dio, come Maria, solo se affidiamo la nostra vita al Signore come ad un amico di cui ci fidiamo totalmente, tutto cambia, la nostra vita acquista un nuovo senso e un nuovo volto: quello di figli di un Padre che ci ama e mai ci abbandona”. Gesù, ha proseguito il Papa, “è il Figlio Unigenito del Padre, viene da Dio. Siamo di fronte al grande e sconvolgente mistero che celebriamo in questo tempo di Natale: il Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria”. È “questo un annuncio che risuona sempre nuovo e che porta in sé speranza e gioia al nostro cuore, perché ci dona ogni volta la certezza che, anche se spesso ci sentiamo deboli, poveri, incapaci davanti alle difficoltà e al male del mondo, la potenza di Dio agisce sempre e opera meraviglie proprio nella debolezza. La sua grazia è la nostra forza”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
 

L’alfabeto del 2012: un anno con Benedetto XVI. Qualcosa di profondo, come profondo è questo Papa. Un anno caratterizzato dalla Fede, dall'Amore, dalla Guarigione, dalla Parola

Molti lo chiamano l'anno di Vatileaks. Un po' come il 2010 è stato chiamato l'anno degli scandali di pedofilia da parte dei sacerdoti (e un destino analogo era stato riservato al 2002). Questo però significa ridurre un anno ad un episodio. Guardare un punto nero in un foglio completamente bianco. I punti neri ci sono, ed è inutile negarli. Ma un anno non si misura dalla quantità di cose negative. Per comprendere un anno, si devono riannodare i fili, allargare gli orizzonti, esplorare i temi affrontati. Perché un anno con Benedetto XVI è qualcosa di profondo, come profondo è questo Papa; è un anno in cui la fede si sposa con la ragione; e in cui succedono molte altre cose. Questo anno, in particolare, è stato l'anno in cui è iniziato l'Anno della fede. Ma è stato anche un anno caratterizzato dall'Amore, dalla Guarigione, dalla Parola. E anche di cose concrete, come il Concistoro e Vatileaks. Proviamo allora a riannodare i fili del 2012 di Benedetto XVI, seguendo le lettere dell'alfabeto.
A come Amore. “Amore e umiltà”. Sono queste le chiavi per leggere e comprendere l'ultimo libro di Benedetto XVI sui Vangeli dell’Infanzia di Gesù. Ma è tutto il Pontificato di Benedetto XVI ad essere caratterizzato da una continua catechesi sull’amore. L’amore di Dio per i suoi figli, l’amore dei figli per Dio, l’amore dei genitori per i figli… Lo ha ribadito nell’Angelus del 30 dicembre, con una catechesi tutta tarata sulla famiglia; lo ha detto nell’Angelus del giorno di Santo Stefano, chiedendo a tutti di lasciarsi “guidare” dall’amore di Dio. Ma è un tema che è ritornato sempre anche quando Benedetto XVI ha parlato di dialogo e di ecumenismo. In un messaggio inviato al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, il Papa ha sottolineato: “La nostra sfida comune è fare arrivare l’amore di Dio all’umanità distratta”.
B come Bibbia. Nell’Udienza generale di inizio avvento , Benedetto XVI ha invitato ancora una volta a riprendere in mano la Bibbia in questo anno della Fede. Il ritorno alle Scritture ha sempre rappresentato il centro della pastorale di Benedetto XVI. Il quale fa iniziare ogni catechesi, ogni omelia, ogni Angelus partendo proprio dalla citazione delle Scritture, e da cosa possono significare per l’uomo oggi. E come accostarsi alle Sacre Scritture il Papa lo ha spiegato in un messaggio alla Plenaria della Pontificia Commissione Biblica: “L'ispirazione come azione di Dio fa sì che nelle parole umane si esprima la Parola di Dio. Di conseguenza, il tema dell'ispirazione e' decisivo per l'adeguato accostamento alle Sacre Scritture”.
C come Concistoro. Il 2012 è stato l’anno dei due Concistori. Il primo, quasi di tabella, ha dato la berretta rossa a quanti spettava in virtù del loro incarico in Curia. Ma ha anche dato un segnale. E cioè che il diritto, per Benedetto XVI, è fondamentale. E che la Chiesa dovrebbe tornare a guardare al diritto canonico, in fondo l’unico codice realmente universale nel mondo globalizzato. Il secondo Concistoro ha completato il primo. Il modo in cui è stato annunciato, durante il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione, e il profilo dei sei nuovi cardinali, nessun italiano, nessun europeo, è stato un segnale di universalità della Chiesa Cattolica. Da leggere, forse, meno con gli occhi della politica e più con gli occhi dell’evangelizzazione. Che sono poi gli occhi di Benedetto XVI.
D come Diritti Umani. Il pensiero di Benedetto XVI ha segnato un cambiamento netto nel lavoro diplomatico della Santa Sede. Spesso è stato usato lo slogan “Più Vangelo, meno diplomazia”. Ma non è del tutto esatto. Benedetto XVI parte dalla Verità, e la Verità è scritta nel cuore dell’uomo. Da lì, scaturisce tutta l’attività diplomatica della Santa Sede. Il Papa ha parlato di diritti umani nel discorso di inizio 2012 agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, in un discorso ampio che andava a toccare anche temi come l’obiezione di coscienza, la difesa della libertà religiosa e la difesa delle minoranze religiose. E poi, tutta l’attività della Santa Sede si è tarata sulla difesa dell’ “universalità” dei diritti umani. Una attività, una battaglia diplomatica combattuta su temi caldi come il diritto all’aborto, entrato recentemente in maniera strisciante in una risoluzione ONU.
E come Ecumenismo. L’incontro più atteso è quello con il Patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill. Ma questo non è ancora avvenuto, nonostante Kirill in quest’anno si sia molto avvicinato alla Chiesa Cattolica, andando persino, evento storico, in visita in Polonia. Lo sforzo di Benedetto XVI per ricongiungere le Chiese sorelle è però andato avanti, incessante. Una lezione sull’ecumenismo è stato l’incontro che ha avuto con Rowan Williams, primate della Chiesa Anglicana (in uscita quest’anno, sostituito da Justin Welby), presso la chiesa di San Gregorio al Celio. E intanto si prepara un possibile incontro tra Cattolici e Luterani nel Settecentenario della Riforma. Ma l’obiettivo non è quello di una comunione delle diverse comunità ecclesiali. Il Papa vuole una comunione visibile, dei sacramenti.
F come Fede. Sin da quando Benedetto XVI ha cominciato il suo ministero petrino, ha sostenuto che il suo programma era quello di mettersi in ascolto di Dio. Un programma di fede, che in quest’anno è arrivato al suo culmine. L’Anno della fede, fortemente voluto da Benedetto XVI, rappresenta forse il climax del suo Pontificato. Ma è stato preparato, incessantemente, dal Papa, con il suo continuo riferirsi alla fede, e con il suo continuo insistere sulla gioia che ha questa fede. “Dio - ha detto il Papa nell’omelia della Messa della Notte di Natale - non può entrare nel mio cuore se io non gli apro la porta. Porta fidei! La porta della fede!” Aprire la porta della fede, per riportare l’uomo a Dio.
G come Guarigione. Dal viaggio in Portogallo nel 2010, Benedetto XVI ha voluto mettere la Chiesa in penitenza. Con l’Anno della fede, è il momento di guarire, di rimarginare le ferite. Le ferite di un Concilio tradito e mai compreso, le ferite di una Chiesa che si è allontanata da se stessa. E non è un caso che il Papa di guarigione abbia parlato proprio nella messa che concludeva il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione. Ma soprattutto, ne ha parlato in una catechesi del mercoledì tutta incentrata sul desiderio di Dio nel cuore dell’uomo. “Se ciò che sperimento – aveva detto il Papa - non è una semplice illusione, se davvero voglio il bene dell’altro come via anche al mio bene, allora devo essere disposto a de-centrarmi, a mettermi al suo servizio, fino alla rinuncia a me stesso.”E’ il senso base “della risposta alla questione sul senso dell’esperienza dell’amore passa quindi attraverso la purificazione e la guarigione del volere, richiesta dal bene stesso che si vuole all’altro. Ci si deve esercitare, allenare, anche correggere, perché quel bene possa veramente essere voluto.”
I come Istituzione. "Gli Apostoli non hanno varato la Chiesa con la forma di una Costituente che doveva fare la Costituzione". Benedetto XVI lo ha ricordato ai vescovi nella prima sessione del Sinodo della Nuova Evangelizzazione. E ha sottolineato che "solo con iniziativa di Dio poteva nascere la Chiesa, e anche oggi l'inizio deve venire da Dio". Quante volte Benedetto XVI ha dovuto difendere l’istituzione della Chiesa? Lui, che la fa risalire direttamente a Dio, vuole che la Chiesa si fondi sulla verità. Ma quanti sono gli attacchi a questa verità? Nell’ultimo anno, l’istituzione Chiesa è stata attaccata dall’esterno, in vari modi. Il primo obiettivo è stato sempre quello di mettere sotto attacco la sovranità della Santa Sede, il suo poter essere libera di esprimere la verità nel mondo, il “pezzo di terra che le permette di compiere la sua missione” come diceva Pio XI. Una battaglia che si è consumata con le accuse di corruzione, con gli attacchi sulla trasparenza finanziaria, con le delegittimazioni delle sue posizioni. Benedetto XVI ha risposto sempre volando alto. La Chiesa è “la memoria” del mondo, ha detto nel suo discorso di auguri alla Curia.
L come Legalismo. “Diritto e giustizia sono sempre collegati”. Lo ha detto ai canonisti Benedetto XVI in un discorso di inizio 2012 alla Rota Romana. E di legalismo ha parlato anche nel suo libro sui Vangeli dell'Infanzia. Non poteva saperlo, ma questo sarebbe poi stato il leit motiv dell’intero anno. L’arresto di Paolo Gabriele, le indagini, i processi e le sentenze hanno reso visibile il modo in cui diritto e giustizia sono realmente collegati in Vaticano. La vera difesa di Paolo Gabriele in aula è stata, in fondo, l’arringa del promotore di Giustizia Picardi, che addirittura ha proposto una innovazione giuridica che faceva del Vaticano uno Stato ancora più moderno. D’altronde, il fatto che il pm nel sistema giuridico vaticano si chiami Promotore di Giustizia è emblematico e indicativo.
M come Martirio. Nell’anno appena trascorso, 105 mila cristiani sono stati uccisi. E tra loro molti erano martiri consapevoli. Il senso del martirio come testimonianza è stato ricordato da Benedetto XVI in particolare nell’incontro con il Venerabile Collegio Inglese di Roma, dedicato al martire Thomas Becket. In quell’occasione, il Papa ha detto: “Avete sentito molto parlare della nuova evangelizzazione, la proclamazione di Cristo in quelle parti del mondo dove il Vangelo è stato già predicato, ma dove in misura maggiore o minore i tizzoni ardenti della fede sono divenuti freddi ed ora hanno bisogno di essere rinverditi nuovamente fino a divenire fiamma...Il fuoco nella sacra Scrittura frequentemente serve ad indicare la presenza divina...Proprio come un piccolo fuoco può incendiare un'intera foresta, così la testimonianza fedele di pochi può liberare il potere purificante e trasformante dell'amore di Dio così che si diffonde come fuoco nella comunità di una nazione”.
N come Nuova Evangelizzazione. Nell’Angelus del giorno di Santo Stefano, Benedetto XVI ha indicato come modello della Nuova Evangelizzazione il primo martire cristiano, che si è “lasciato attrarre dall’amore di Dio”. È questo lasciarsi attrarre, questo lasciarsi guidare da Dio uno dei temi ricorrenti di Benedetto XVI. Perché l’uomo oggi non crede più? Perché non si pone più in ascolto della parola di Dio. E allora l’Anno della fede è anche l’anno in cui la Nuova Evangelizzazione viene celebrata con un Sinodo tutto dedicato al tema. Perché Cristo deve tornare anche nei Paesi che una volta avevano fede. E non bastano le nuove tecnologie per diffondere l’annuncio. Ci vuole la Parola.
O come Oblio. Oblio, ovvero dimenticanza. La missione di Benedetto XVI è di far ricordare di Dio al mondo che lo dimentica. Sempre più spesso, in quest’ultimo scorcio dell’anno, il Papa ha parlato di un mondo “distratto”. Lo ha fatto in un messaggio al patriarca Bartolomeo, lo ha fatto nella catechesi di inizio avvento. Ma è anche l’oblio della civiltà, che “conosce soltanto se stessa” e non conserva memoria dell’uomo. Per quello c’è la Chiesa.
P come Parola di Dio. La parola di Dio è il centro della predicazione di Benedetto XVI. Si parte sempre da lì, perché da lì scaturiscono tutti gli orientamenti del suo pontificato. La Parola presuppone un ascolto. E il Papa, omaggiando la Madonna di piazza di Spagna il giorno dell’Immacolata, il Papa ha voluto sottolineare che se l’Annunciazione “accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste, perché è un mistero che accade nel silenzio. Ciò che è veramente grande passa spesso inosservato e il quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città, ma che – con le debite proporzioni – si viveva già in città importanti come la Gerusalemme di allora”. L’attivismo che ci distrae da Dio in contrasto con il silenzio nel quale viveva Maria “raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio”.
Q come Quotidianità. Benedetto XVI è un Papa che ama la quotidianità. La sua umiltà, la sua semplicità, lo portano ad apprezzare le piccole gioie della vita. E’ una quotidianità che è stata messa a dura prova dal tradimento di Paolo Gabriele. Ma è una quotidianità che gli dà tranquillità, che gli permette di continuare a lavorare, a fare ciò che gli piace. Tutti i momenti liberi sono stati dedicati alla stesura dell’ultimo libro su Gesù di Nazaret. Ora, dopo che termineranno i momenti di quotidianità delle feste, si dedicherà forse a scrivere l’Enciclica sulla fede. Il suo ministero, in fondo, lo può vivere solo se non perde di vista le cose che ama. E tra queste, il riposo di Castel Gandolfo. Lì, non di rado ama riflettere passeggiando. O magari dar da mangiare a un pesce rosso.
R come Radici. Benedetto XVI guarda alle radici della fede, e anche alle radici dell’uomo. Nei suoi discorsi agli uomini della cultura (l’ultimo, in Libano) durante i suoi viaggi apostolici, i concetti che esprime riguardano prima di tutto la legge naturale, l’essenza dell’uomo. Da lì, vengono tutti i grandi temi: il dialogo tra le religioni, l’educazione, il dialogo tra le culture. Tornare alle radici non significa tornare indietro. Significa piuttosto andare a comprendere l’uomo nella sua verità di essere creato e in relazione con Dio. L’umanesimo integrale, al centro dell'agenda internazionale della Santa Sede, è in fondo un ritorno alle radici dell’uomo.
S come Sinodo. Come di consueto, Benedetto XVI ha partecipato a molti dei lavori del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione. Un Sinodo cui il Papa teneva particolarmente. Perché l’annuncio della fede non va fatto solo a quanti non hanno ancora conosciuto Cristo. Va fatto anche a quanti sono battezzati e hanno perso di vista la fede. Un tema che il Papa sente impellente, sin da quando, al primo incarico da viceparroco, passava ore in confessionale. Da quell’esperienza ricavò un saggio, “I nuovi pagani e la Chiesa”. Basterebbe rileggerlo per capire il senso della Nuova Evangelizzazione. E da lì al Sinodo, ovvero alla richiesta ai vescovi di dare risposte al tema, il passo è davvero breve.
T come Tradizione. Tradizione, per Benedetto XVI, significa guardare alle radici della Chiesa. Non significa un tornare indietro, ma semplicemente riconoscere che le verità di fede sono rimaste immutate. Il concetto di tradizione è forte nell’ermeneutica della continuità del Concilio Vaticano II di cui si celebra il cinquantenario, promossa dal Papa sin dall’inizio del suo pontificato. In nome di questa tradizione, Benedetto XVI ha liberalizzato l’antico rito ed ha avviato un dialogo anche con i tradizionalisti della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ma tradizione non è tradizionalismo. E così, il dialogo sembra essersi arenato. Alle aperture di un Papa ansioso di ricomporre uno scisma sono succedute le chiusure degli altri. Forse tutti dovrebbero aprire con il Papa la porta della Fede, per ricomporre le fratture. U come Universalità Cattolica, cioè universale. È questa la Chiesa come la dipinge Benedetto XVI. Che nel nome dell’universalità ha rilanciato il dialogo ecumenico, il dialogo interreligioso, il dialogo con il mondo della cultura, dialogo con quanti non hanno riferimenti religiosi. Che nel nome dell’universalità ha voluto un incontro di Assisi “diverso”, senza il rischio di sincretismi, mettendo in luce ciò che davvero di universale hanno le religioni di tutto il mondo: la spiritualità, la preghiera, il rapporto con il creatore. Ed il segno di questa universalità il Papa l’ha voluto dare alla conclusione del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione, spiegando il motivo per cui aveva convocato un secondo Concistoro del 2012. “Io ho voluto - ha detto il Papa - con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della Nuova Evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un Continente, ma Chiesa universale. Proprio questa era la mia intenzione, di esprimere questo contesto, questa universalità della Chiesa; è anche la bella espressione di questo Sinodo”. E l’universalità della Chiesa è stata anche il centro del dibattito sinodale. Un Sinodo che il Papa vede come “edificante, consolante ed incoraggiante” perchè in esso ha visto “lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore, anche in situazioni difficili”.
V come Vatileaks. Lo scandalo ha sicuramente colpito il Pontefice. Che però ne è uscito rafforzato, e con un colpo di spugna che ha riportato tutto sotto il suo controllo. Nonostante le guerre intestine di vecchi e nuovi membri della Curia, di alcune parti che vogliono come “comprarsi” l’istituzione Chiesa, Benedetto XVI è rimasto là. Si è tenuto stretto i suoi collaboratori diretti. Si è lacerato, domandandosi perché un giuramento sacro è stato tradito, e da una delle persone che gli erano più vicine. Ma ha terminato l’anno perdonando Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele. La grazia sottolinea come diritto e giustizia non solo vanno insieme, per Benedetto XVI, ma sono accompagnate da un’altra caratteristica, tipicamente cristiana: la misericordia.
Z come Zelo. Zelo significa “dedizione, solerzia, fervore”. E sono tutte le qualità che Benedetto XVI ha messo in tutti gli anni di Pontificato. Un Papa zelante nel raccontare la fede, nel diffonderla, nel cercare di spiegare la fede con argomenti di ragione. Lo ha fatto a Cuba, parlando di Dio con Fidel Castro. Lo fatto in Messico. Lo ha fatto in Libano. Lo ha fatto andando a Loreto, per celebrare i 50 anni dall'apertura del Concilio. Lo ha fatto ogni giorno di quest’anno, con i suoi discorsi e i suoi esempi. Un Papa zelante, perché pieno di amore della fede.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Una comunità di suore anglicane è stata accolta presso l‘Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham: costituiranno una nuova comunità, continueranno a vivere le tradizioni della loro comunità di orgine ma adotteranno ufficialmente la Regola di San Benedetto

Una comunità di suore anglicane si è ufficialmente insediata ieri, 1° gennaio, presso l‘Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham. In una Messa celebrata a Oxford, undici suore della Comunità anglicana della “Saint Mary the Virgin”, con sede a Wantage, nello Oxfordshire, sono state accolte in piena comunione nella Chiesa Cattolica. Le Suore, si legge in un comunicato diffuso oggi dall’Ordinariato, costituiranno ora una nuova comunità, continueranno a vivere le tradizioni della loro comunità di orgine ma adotteranno ufficialmente la Regola di San Benedetto. In quanto tale, l‘abito della comunità è stato riadattato al colore nero e le suore adotteranno il tradizionale soggolo (velo) dell‘ordine benedettino. Ad esse si unirà suor Carolyne Joseph, già membro della Society of St Margaret of Walsingham, entrata nell’Ordinariato nel 2011. In un primo momento le 11 religiose daranno vita a un’associazione pubblica di fedeli all’interno dell’Ordinariato e assumeranno il nome di Suore della Beata Vergine Maria come consentito ai sensi del Codice di Diritto Canonico e previsto anche dalla Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus”. Voluta nel 2009 da Benedetto XVI, la Costituzione apostolica permette di accogliere nella Chiesa Cattolica fedeli anglicani desiderosi di entrare in comunione visibile con Roma, mantenendo aspetti del patrimonio e delle tradizioni anglicane, in armonia con la fede e la pratica cattolica. Un portavoce per l‘Ordinariato Personale ha detto: "Siamo lieti di avere una comunità di suore al centro del nostro lavoro. Mentre continuiamo ad accogliere fedeli anglicani nella piena comunione con la Chiesa cattolica, stabilendo una particolare vita di testimonianza al Vangelo di Gesù Cristo, il sostegno orante di queste sorelle sarà preziosa. Non vediamo l‘ora, anche, di ricevere molto dal loro ricco patrimonio liturgico e musicale, che ha rappresentato un contributo positivo al più ampio rinnovamento della Liturgia che stiamo vivendo nella Chiesa cattolica". Ci sono altri religiosi anglicani che hanno aderito all’Ordinariato Personale: sono tre suore della “Society of Saint Margaret” di Walsingham e un membro della “Community of the Resurrection”, l’ex vescovo anglicano Robert Mercer. Dopo essersi consultati con la Chiesa di Inghilterra, è stato deciso che le suore della comunità di Wantage lasceranno il convento e trascorreranno un periodo di tempo con una comunità cattolica consolidata. In seguito, la nuova comunità cercherà di trovare una nuova sede. Nel gruppo delle 11 suore c’è anche una sorella, che è stato ordinata sacerdote nella Chiesa d‘Inghilterra ed ha deciso anche lei di entrare nella Chiesa cattolica. I membri della comunità anglicana di Wantage rimasti nella Chiesa d‘Inghilterra hanno espresso in una dichiarazione la loro ammirazione e rispetto per coloro che hanno preso questa decisione.

SIR

Le ultime due nomine del Papa del 2012 hanno riguardato entrambe la Corte d’appello dello Stato della Città del Vaticano: nominati giudici mons. Egidio Turnaturi e Riccardo Turrini Vita

Le ultime due nomine pontificie del 2012 sono arrivate proprio nell’ultimo giorno dell’anno. E hanno riguardato entrambe la Corte d’appello dello Stato della Città del Vaticano. Il 31 dicembre Papa Benedetto XVI ha nominato due nuovi giudici di tale corte. Il primo è mons. Egidio Turnaturi, membro emerito del Tribunale della Rota romana e della Commissione disciplinare dello Stato della Città del Vaticano. In quest’ultima veste, lo scorso inverno, era stata affidata a lui l’inchiesta interna per appurare la fondatezza delle accuse di cattiva gestione sollevate dall’allora segretario del governatorato Carlo Maria Viganò; accuse divenute di dominio pubblico grazie alla sottrazione di documenti da parte dell’allora maggiordomo del Papa Paolo Gabriele. Il secondo nuovo giudice è Riccardo Turrini Vita (nella foto con Benedetto XVI), 51 anni, magistrato, direttore generale del personale dell’amministrazione penitenziaria italiana, nella quale veste è stato ricevuto dal Papa lo scorso 22 novembre in occasione della Conferenza dei direttori delle amministrazioni penitenziarie del Consiglio d’Europa. Turrini Vita è anche cavaliere di grazia magistrale dell’Ordine di Malta, commendatore dell’Ordine pontificio di San Gregorio Magno e membro della presidenza di Una Voce Italia, associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana. In quanto membro di Una Voce, Turrini Vita è stato tra i promotori del pellegrinaggio internazionale compiuto a Roma lo scorso 3 novembre per il quinto anniversario del Motu Proprio “Summorum Pontificum” con il quale Benedetto XVI ha liberalizzato la celebrazione della Messa nel rito romano antico, pellegrinaggio culminato con una processione verso San Pietro e una Messa pontificale celebrata nella Basilica dal cardinale prefetto della Congregazione per il culto divino. Le principali nomine in curia degli ultimi mesi del 2012 sono state oggetto di un recente servizio di www.chiesa. Nel quale, tra l’altro, si davano i retroscena della promozione di mons. Pio Vito Pinto a presidente della corte d’appello dello Stato della Città del Vaticano, lo stesso tribunale di cui ora fanno parte Turnaturi e Turrini Vita. Una promozione ancor più di rilievo è stata, lo scorso 3 novembre, quella di mons. Guido Pozzo ad arcivescovo titolare di Bagnoregio e ad Elemosiniere apostolico, nella quale carica egli provvederà a distribuire a migliaia di famiglie bisognose i proventi annui, circa un milione di euro, delle pergamene con benedizione pontificia richieste dai fedeli. In precedenza, mons. Pozzo è stato segretario della “Ecclesia Dei”, la Commissione pontificia finalizzata a riportare nella piena comunione con la Chiesa Cattolica le comunità e le persone legate al vescovo scismatico Marcel Lefebvre. Di lui “Settimo Cielo” segnalò nel 2010 una importante conferenza che tracciava la via di una possibile intesa. La “Ecclesia Dei” è presieduta dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Gerhard Ludwig Müller. E dal 26 giugno 2012 ha come vicepresidente il domenicano Joseph Augustine Di Noia.

Sandro Magister, Settimo Cielo

'Habemus Papam!", negli Stati Uniti Benedetto XVI protagonista di un fumetto stile 'manga': la storia di un uomo straordinario che pensava di essere ordinario. L'episodio dell'incontro con il suo fan club

C’è un nuovo, insospettabile, protagonista dei fumetti stile “manga”. È Benedetto XVI, cui è stato dedicato "Habemus Papam! Pope Benedict XVI". Pubblicato negli Stati Uniti dalla casa editrice Manga Hero, scritto da Regina Doman e disegnato dall’artista Sean Lam, il fumetto si è guadagnato l’attenzione della stampa statunitense. In particolare, quella di ispirazione cattolica, che ha anche avviato di recente una polemica con la Marvel Comics, la celeberrima casa editrice statunitense, per il contenuto anti-cattolico di alcune delle ultime strisce di X-Men. Che il Papa sia protagonista di un fumetto, è già di per sé una notizia, anche se Benedetto XVI non è il primo Papa ad essere ritratto in un fumetto. La stessa Marvel aveva fatto nel 1983 un epico ritratto a fumetti della storia di Giovanni Paolo II, un albo che andava dagli anni della sua giovinezza alla sua elezione a Pontefice, fino all’attentato di Alì Agca. E però pochi erano gli indizi che facevano pensare che anche a Benedetto XVI sarebbe stato dedicata una biografia a fumetti. Se non altro per la reputazione di “Panzerkardinal” e di “Grande Inquisitore” che campeggia qua e là su influenti media statunitensi. "Habemus Papam! Pope Benedict XVI" è la storia di un uomo straordinario che pensava di essere ordinario. Descrive il giovane Ratzinger affrontare diverse sfide mentre cresce in Baviera: lui vuole solo imparare, ma i nazisti continuano a chiudere le scuole che frequenta. C’è la figura del capitano Ratzinger, il padre, un ufficiale di polizia in pensione, che cerca di tenersi fuori dal regime nazista. E poi, c’è la chiamata alle armi anche per il giovane Joseph. Che vuole studiare, occuparsi delle cose di Dio, diventare sacerdote. E che non comprende che il piano di Dio per lui va oltre i libri e l’accademia, persino oltre la Germania. Ma viene anche caratterizzata la figura della sorella Maria, di cui l’autrice Regina Doman ha dovuto ricostruire la personalità attraverso le (poche) fotografie che la ritraggono da adulta e le scarse note biografiche. “Chissà se sono andata vicino al vero”, ha dichiarato la Doman. La graphic novel (così si chiamano le lunghe storie a fumetti) è una versione più ampia del libro di Gabrielle Gniewek che fu pubblicato per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011 a Madrid e distribuito a 300mila persone. E sono incluse nel libro anche nove pagine di appendice, con varie curiosità riguardo il Papa, i veicoli che usa per muoversi, e le Guardie Svizzere. E c’è un episodio che forse più di tutti rappresenta l’umiltà di Benedetto XVI. Il Papa incontra il suo fan club, che gli regala una maglia e l’iscrizione a membro onorario del club. Ma lui gentilmente rifiuta. Perché, spiega, “non posso essere un fan di me stesso”.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org