lunedì 17 maggio 2010

Il Papa riceve la presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali europee: confronto ricco e proficuo sulla situazione della Chiesa in Europa

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza privata la Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa composta dai cardinali Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e dal segretario generale, padre Duarte da Cunha. Secondo quanto riferisce la CCEE, “l’incontro si è svolto in un clima di grande cordialità. All’inizio dell’udienza il Santo Padre ha più volte ricordato il suo ultimo viaggio in Portogallo con sentimenti di commozione e di gioia. La discussione è poi proseguita incentrandosi sulla situazione della Chiesa Cattolica in Europa; sulla vitalità di alcune diocesi locali (specie di quelle in Paesi in cui i cattolici sono in minoranza); sui problemi a cui la Chiesa deve far fronte e sulle attività e sui ‘cantieri aperti’ dal CCEE per svolgere al meglio la sua missione di annuncio del Vangelo in Europa. Il confronto è stato ricco e proficuo”. Nel corso dell’udienza, fa sapere la CCEE, “si è anche ricordato come l’episcopato europeo ha sempre voluto esprimere la sua comunione con il successore di Pietro ed ha ringraziato il Papa per il suo magistero illuminato”. Al termine dell’incontro, il card. Erdő, ha consegnato al Papa una riproduzione dell’icona “Santi per l’Europa”, eseguita dal vice segretario generale del Ccee, don Ferenc Janka, sacerdote ungherese.

SIR

In vista dell'assemblea dei vescovi italiani il card. Bagnasco in udienza dal Papa: contento nel vedere ieri la gioia e la vicinanza della piazza

Papa Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza privata in Vaticano il presidente della Conferenza Episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco. Si tratta di un incontro in vista della prossima assemblea generale dei vescovi italiani che si svolgerà a Roma dal 24 al 28 maggio, e all’indomani della manifestazione di solidarietà al Santo Padre in Piazza San Pietro. “Molto contento, molto sereno, proprio al vedere tanta manifestazione di gioia, di vicinanza, di preghiera da parte di una piazza e oltre, estremamente gremita”. Così il card. Bagnasco dopo la giornata di ieri in un’intervista rilasciata oggi a Radio Vaticana. Questa solidarietà al Papa, secondo il porporato, “rafforza la consapevolezza che la Chiesa è una Chiesa di popolo, una Chiesa per tutti e che in Italia in modo particolare c’è un grande affetto, un grande legame di affetto e di gratitudine per il Santo Padre. Abbiamo la benedizione e la grazia di avere la sede di Pietro proprio nella nostra Italia e questo rappresenta nel cuore della nostra gente una grande grazia e quindi un motivo di fede ulteriore e di gioia”. La preghiera di ieri è stata promossa dalla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali: “Sono molto grato e con me tutti i vescovi italiani, per il nostro laicato nelle aggregazioni, per questa iniziativa, per questa vivacità che auspichiamo continui”, ha sottolineato il card. Bagnasco. Dal canto suo il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, sempre ai microfoni di Radio Vaticana. Aveva parlato di “testimonianza limpida, chiara e coerente con il Vangelo”.

Asca, SIR

'Belfast Telegraph': il primate d'Irlanda non vuole dimettersi ma ha chiesto la nomina di un coadiutore che prenderà il suo posto in futuro

Il primate della Chiesa cattolica irlandese, card. Sean Brady, arcivescovo di Armagh, sarebbe intenzionato a non cedere alle insistenti richieste di dimissioni giunte dai cattolici e dal governi irlandesi per il suo coinvolgimento nella copertura degli abusi su minori di padre Brendan Smyth, ma avrebbe chiesto alla Santa Sede la nomina di un coadiutore, destinato a prendere il suo posto al momento della 'pensione', nel 2014. Lo scrive il Belfast Telegraph. Il coadiutore, nominato da Papa Benedetto XVI, avrebbe il diritto di succedere automaticamente al ritiro, affiancandolo nelle sue funzioni fino a quel momento.

Asca

Benedetto XVI incontra il presidente della Bolivia. Colloquio sulla tutela dell'ambiente e la collaborazione Stato-Chiesa nel Paese su alcuni temi

Il presidente boliviano Evo Morales (foto) è stato ricevuto questa mattina da Papa Benedetto XVI per un colloquio di 25 minuto dedicato, secondo quanto riferisce la Sala Stampa della Santa Sede, a un ''fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all'attuale congiuntura internazionale e regionale, e sulla necessità di sviluppare una maggiore sensibilità sociale per la tutela dell'ambiente''. Nell'incontro, aggiunge il comunicato vaticano, ci si è anche ''soffermati su alcuni aspetti della situazione del Paese sudamericano, in particolare sulla collaborazione tra la Chiesa e lo Stato in materia di educazione, sanità e politiche sociali a difesa dei diritti dei più deboli''. Morales, vestito come di consueto con una giacca in stile andino, senza cravatta, è stato accolto dal Papa in spagnolo, al quale ha donato delle statuine di legno colorato raffiguranti due ''campesinos'' e una sciarpa bianca di lana di alpaca. Un dono che il Pontefice ha ricambiato come da tradizione con le medaglie del pontificato.

Sull'agenda del Papa l'arduo caso dei Legionari di Cristo. I capi si autoassolvono prima di affondare. L'imminente nomina del delegato pontificio

Di ritorno dal Portogallo, Benedetto XVI si ritrova sull'agenda il caso arduo dei Legionari di Cristo. A breve il Papa dovrà dar corso alle tre decisioni annunciate nel comunicato della Santa Sede del 1 maggio: la nomina di un suo delegato con pieni poteri sulla Legione; la nomina di una commissione di studio sulle costituzioni della congregazione; la nomina di un visitatore apostolico per il suo movimento laicale, il Regnum Christi. Per quanto riguarda il delegato, l'unica candidatura presa in esame nel vertice vaticano del 30 aprile e 1 maggio, quella del card. Juan Sandoval Íñiguez, 77 anni, arcivescovo uscente di Guadalajara, non ha avuto seguito. Il cardinale ha detto di non essere stato interpellato e di non ritenersi la persona adatta, pur affermando di essere comunque a disposizione del Santo Padre, legato a lui dal giuramento di obbedienza. C'è però un passaggio interessante, nella nota pubblicata il 7 maggio a questo proposito sul sito della Conferenza Episcopale messicana: là dove il card. Sandoval auspica che il delegato sia uno dei cinque vescovi che hanno da poco ultimato la visita apostolica nella Legione. Tra questi, i candidati con più chance sembrano essere due: Ricardo Ezzati Andrello, vescovo di Concepción, 68 anni, cileno ma italiano di nascita, salesiano, e Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, 67 anni, esperto canonista. Entrambi godono la piena fiducia del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ed entrambi sono stelle emergenti dei rispettivi episcopati, il primo in predicato per l'arcidiocesi di Santiago del Cile, il secondo per quella di Torino: nomine che verrebbero rispettivamente accantonate qualora la scelta cadesse su uno di loro, per un'impresa che esige molto tempo e molte energie. Oltre alla nomina del delegato, le attese riguardano anche i poteri che gli verranno attribuiti e la sua futura agenda di lavoro. Anche su questo vi sono dei passaggi interessanti, in un'altra nota apparsa il 6 maggio sul sito della Conferenza Episcopale del Messico, il Paese in cui i Legionari di Cristo sono sorti e hanno il maggior seguito. In essa si criticano senza attenuanti i dirigenti attuali della Legione. Li si accusa di "fare pressioni sul Papa perché agisca a favore dei loro interessi". Si dà per certo, di conseguenza, che il delegato papale "rimuoverà in blocco l'attuale consiglio di governo dei Legionari e i direttori regionali". E si prevede che la Legione, per "rifondarsi" su un nuovo carisma e per troncare del tutto con il suo indegno fondatore Marcial Maciel, dovrà rinunciare anche al suo attuale nome, tornando magari a quello iniziale di Missionari del Sacro Cuore e della Vergine dei Dolori. Sia in Vaticano, quindi, visto il severissimo comunicato del 1° maggio, sia in una Conferenza Episcopale chiave come quella messicana, i giudizi sull'affidabilità degli attuali capi dei Legionari sono del tutto negativi. Eppure, questi stessi capi, e in particolare i loro due massimi esponenti, il direttore generale Álvaro Corcuera e il vicario generale Luís Garza Medina, entrambi messicani, continuano a proporsi come i più adatti a restare in sella anche durante la fase di transizione. All'esterno, i due e specialmente Garza l'hanno fatto con dichiarazioni e interviste, prima del comunicato vaticano del 1° maggio. Ma è soprattutto all'interno che essi fanno opera di convincimento. Con ripetuti colloqui, incontri, lettere fanno pressione per legare a sé quelle centinaia di sacerdoti e di religiosi della Legione che sono i più smarriti dopo le rivelazioni sulla vita indegna del fondatore. Più tarda l'arrivo del delegato papale e più Corcuera e Garza contano di consolidare il consenso interno attorno a loro, rendendo così più difficile se non impossibile – sperano – la loro rimozione. Un chiaro riflesso delle loro mire è nella circolare interna che i capi della Legione hanno trasmesso il 5 maggio ai loro subordinati, nei vari territori. Il testo integrale di questa circolare è stato reso pubblica il 6 maggio dal blog italiano Settimo cielo, collegato a www.chiesa. In essa, i capi attuali della Legione non solo minimizzano la forza d'urto del comunicato vaticano del 1° maggio ma anche respingono l'accusa di aver saputo da molti anni della doppia vita del fondatore Marcial Maciel e di averla coperta. Scrivono infatti nella circolare che quando il comunicato vaticano dice che "di tale vita era all’oscuro gran parte dei Legionari", ciò "significa che la maggioranza non sapeva nulla, inclusi coloro che attualmente sono al comando della Legione". Ma allora da chi era composto il "sistema di potere" che, come afferma il comunicato vaticano, costituiva attorno a Maciel un "meccanismo di difesa" della sua vita indegna, col "silenzio dei circostanti" e col "discredito e allontanamento di quanti dubitavano del suo retto comportamento"? Da chi era composto, se non dai dirigenti di oggi e di ieri? Inverosimilmente, dopo essersi così autoassolti, gli autori della circolare aggiungono che "rimane da esaminare se c'era colpevolezza da parte di coloro che il comunicato vaticano menziona". Come se, oltre che la doppia vita di Maciel, vi fosse stato alla testa della Legione anche un doppio governo, il secondo dei quali anch'esso occulto. Quanto all'agenda del delegato che il Papa nominerà, una ipotetica tabella di marcia l'ha prospettata l'intellettuale cattolico americano George Weigel in un ampio commento sul sito on line della rivista First Things. A detta di Weigel, un primo imperativo dovrà essere la cancellazione totale della "grande narrazione" che lega la storia della Legione alla figura del suo fondatore Maciel, di cui molti ora riconoscono le colpe ma continuano a vantare i meriti. Un esempio clamoroso di quanto questa "grande narrazione" abbia funzionato anche al di fuori della Legione è dato da un'omelia rivolta ai Legionari dal card. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per i religiosi, il 29 luglio 2007, quindi più di un anno dopo la condanna papale del loro fondatore: "Ciò che suscita ammirazione nella Legione di Cristo è frutto del genio di padre Maciel. Il Signore vi ha benedetto in questi ultimi anni con tante vocazioni, e vi continuerà a benedire se rimarrete fedeli al carisma lasciatovi da lui. Dove occorre cercare l’origine, la fonte di questa sapienza di padre Maciel? Nel suo amore per Cristo, nel suo amore per la Chiesa. Lì sta il segreto della sua vita e il segreto della sua opera. È questo che gli ha permesso di suscitare un’opera di dimensioni mondiali". Una volta cancellata questa "grande narrazione", i passi ipotizzati da Weigel sono i seguenti: rimuovere in blocco gli attuali dirigenti centrali e territoriali ed espellere quelli che si fossero macchiati di complicità con Maciel; sospendere l'accoglimento di nuove vocazioni; individuare il carisma ispiratore su cui rifondare da capo la Legione; convocare un capitolo generale che dissolva la Legione e ricostituisca una nuova congregazione religiosa, con un nuovo statuto, con un nome nuovo e con aderenti prudentemente vagliati. Realistica o no, quella ipotizzata da Weigel è in ogni caso un'agenda ancora di là da venire. Alla quale va aggiunto che Benedetto XVI incontrerà alcune delle vittime degli abusi di Maciel. L'ha confermato uno dei cinque visitatori, il vescovo messicano Ricardo Watti Urquidi, in un'intervista a Televisa.

Sandro Magister, www.chiesa