lunedì 17 maggio 2010

Sull'agenda del Papa l'arduo caso dei Legionari di Cristo. I capi si autoassolvono prima di affondare. L'imminente nomina del delegato pontificio

Di ritorno dal Portogallo, Benedetto XVI si ritrova sull'agenda il caso arduo dei Legionari di Cristo. A breve il Papa dovrà dar corso alle tre decisioni annunciate nel comunicato della Santa Sede del 1 maggio: la nomina di un suo delegato con pieni poteri sulla Legione; la nomina di una commissione di studio sulle costituzioni della congregazione; la nomina di un visitatore apostolico per il suo movimento laicale, il Regnum Christi. Per quanto riguarda il delegato, l'unica candidatura presa in esame nel vertice vaticano del 30 aprile e 1 maggio, quella del card. Juan Sandoval Íñiguez, 77 anni, arcivescovo uscente di Guadalajara, non ha avuto seguito. Il cardinale ha detto di non essere stato interpellato e di non ritenersi la persona adatta, pur affermando di essere comunque a disposizione del Santo Padre, legato a lui dal giuramento di obbedienza. C'è però un passaggio interessante, nella nota pubblicata il 7 maggio a questo proposito sul sito della Conferenza Episcopale messicana: là dove il card. Sandoval auspica che il delegato sia uno dei cinque vescovi che hanno da poco ultimato la visita apostolica nella Legione. Tra questi, i candidati con più chance sembrano essere due: Ricardo Ezzati Andrello, vescovo di Concepción, 68 anni, cileno ma italiano di nascita, salesiano, e Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, 67 anni, esperto canonista. Entrambi godono la piena fiducia del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ed entrambi sono stelle emergenti dei rispettivi episcopati, il primo in predicato per l'arcidiocesi di Santiago del Cile, il secondo per quella di Torino: nomine che verrebbero rispettivamente accantonate qualora la scelta cadesse su uno di loro, per un'impresa che esige molto tempo e molte energie. Oltre alla nomina del delegato, le attese riguardano anche i poteri che gli verranno attribuiti e la sua futura agenda di lavoro. Anche su questo vi sono dei passaggi interessanti, in un'altra nota apparsa il 6 maggio sul sito della Conferenza Episcopale del Messico, il Paese in cui i Legionari di Cristo sono sorti e hanno il maggior seguito. In essa si criticano senza attenuanti i dirigenti attuali della Legione. Li si accusa di "fare pressioni sul Papa perché agisca a favore dei loro interessi". Si dà per certo, di conseguenza, che il delegato papale "rimuoverà in blocco l'attuale consiglio di governo dei Legionari e i direttori regionali". E si prevede che la Legione, per "rifondarsi" su un nuovo carisma e per troncare del tutto con il suo indegno fondatore Marcial Maciel, dovrà rinunciare anche al suo attuale nome, tornando magari a quello iniziale di Missionari del Sacro Cuore e della Vergine dei Dolori. Sia in Vaticano, quindi, visto il severissimo comunicato del 1° maggio, sia in una Conferenza Episcopale chiave come quella messicana, i giudizi sull'affidabilità degli attuali capi dei Legionari sono del tutto negativi. Eppure, questi stessi capi, e in particolare i loro due massimi esponenti, il direttore generale Álvaro Corcuera e il vicario generale Luís Garza Medina, entrambi messicani, continuano a proporsi come i più adatti a restare in sella anche durante la fase di transizione. All'esterno, i due e specialmente Garza l'hanno fatto con dichiarazioni e interviste, prima del comunicato vaticano del 1° maggio. Ma è soprattutto all'interno che essi fanno opera di convincimento. Con ripetuti colloqui, incontri, lettere fanno pressione per legare a sé quelle centinaia di sacerdoti e di religiosi della Legione che sono i più smarriti dopo le rivelazioni sulla vita indegna del fondatore. Più tarda l'arrivo del delegato papale e più Corcuera e Garza contano di consolidare il consenso interno attorno a loro, rendendo così più difficile se non impossibile – sperano – la loro rimozione. Un chiaro riflesso delle loro mire è nella circolare interna che i capi della Legione hanno trasmesso il 5 maggio ai loro subordinati, nei vari territori. Il testo integrale di questa circolare è stato reso pubblica il 6 maggio dal blog italiano Settimo cielo, collegato a www.chiesa. In essa, i capi attuali della Legione non solo minimizzano la forza d'urto del comunicato vaticano del 1° maggio ma anche respingono l'accusa di aver saputo da molti anni della doppia vita del fondatore Marcial Maciel e di averla coperta. Scrivono infatti nella circolare che quando il comunicato vaticano dice che "di tale vita era all’oscuro gran parte dei Legionari", ciò "significa che la maggioranza non sapeva nulla, inclusi coloro che attualmente sono al comando della Legione". Ma allora da chi era composto il "sistema di potere" che, come afferma il comunicato vaticano, costituiva attorno a Maciel un "meccanismo di difesa" della sua vita indegna, col "silenzio dei circostanti" e col "discredito e allontanamento di quanti dubitavano del suo retto comportamento"? Da chi era composto, se non dai dirigenti di oggi e di ieri? Inverosimilmente, dopo essersi così autoassolti, gli autori della circolare aggiungono che "rimane da esaminare se c'era colpevolezza da parte di coloro che il comunicato vaticano menziona". Come se, oltre che la doppia vita di Maciel, vi fosse stato alla testa della Legione anche un doppio governo, il secondo dei quali anch'esso occulto. Quanto all'agenda del delegato che il Papa nominerà, una ipotetica tabella di marcia l'ha prospettata l'intellettuale cattolico americano George Weigel in un ampio commento sul sito on line della rivista First Things. A detta di Weigel, un primo imperativo dovrà essere la cancellazione totale della "grande narrazione" che lega la storia della Legione alla figura del suo fondatore Maciel, di cui molti ora riconoscono le colpe ma continuano a vantare i meriti. Un esempio clamoroso di quanto questa "grande narrazione" abbia funzionato anche al di fuori della Legione è dato da un'omelia rivolta ai Legionari dal card. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per i religiosi, il 29 luglio 2007, quindi più di un anno dopo la condanna papale del loro fondatore: "Ciò che suscita ammirazione nella Legione di Cristo è frutto del genio di padre Maciel. Il Signore vi ha benedetto in questi ultimi anni con tante vocazioni, e vi continuerà a benedire se rimarrete fedeli al carisma lasciatovi da lui. Dove occorre cercare l’origine, la fonte di questa sapienza di padre Maciel? Nel suo amore per Cristo, nel suo amore per la Chiesa. Lì sta il segreto della sua vita e il segreto della sua opera. È questo che gli ha permesso di suscitare un’opera di dimensioni mondiali". Una volta cancellata questa "grande narrazione", i passi ipotizzati da Weigel sono i seguenti: rimuovere in blocco gli attuali dirigenti centrali e territoriali ed espellere quelli che si fossero macchiati di complicità con Maciel; sospendere l'accoglimento di nuove vocazioni; individuare il carisma ispiratore su cui rifondare da capo la Legione; convocare un capitolo generale che dissolva la Legione e ricostituisca una nuova congregazione religiosa, con un nuovo statuto, con un nome nuovo e con aderenti prudentemente vagliati. Realistica o no, quella ipotizzata da Weigel è in ogni caso un'agenda ancora di là da venire. Alla quale va aggiunto che Benedetto XVI incontrerà alcune delle vittime degli abusi di Maciel. L'ha confermato uno dei cinque visitatori, il vescovo messicano Ricardo Watti Urquidi, in un'intervista a Televisa.

Sandro Magister, www.chiesa