martedì 15 dicembre 2009

Il card. Martino: dal Papa lettura realistica ma mai catastrofica della crisi ecologica. Indica un percorso di equilibrio tra Dio, l'uomo e il creato

Papa Benedetto XVI offre “una lettura realistica e assai problematica, eppure mai catastrofica della realtà e dell’attuale crisi ecologica”. A sottolineare il “profondo equilibrio” con cui il Santo Padre affronta la questione ecologica nel suo messaggio per la 43° Giornata mondiale della Pace, è stato questa mattina il card. Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, presentando ai giornalisti il messaggio del Papa. “Il Santo Padre – ha osservato il cardinale - sottolinea gli effetti negativi della condotta umana, ma senza mai perdere la speranza nell’intelligenza e nella dignità dell’uomo”. “In maniera illuminante, Benedetto XVI osserva che la questione ecologica non va affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte” ma in vista di “un’autentica solidarietà a dimensione mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune”. Il Santo Padre rigetta pertanto “i due estremi dell’ego-centrismo, che consentirebbe all’uomo di tiranneggiare sul creato, e dell’eco-centrismo, che priverebbe l’uomo della sua trascendente e superiore dignità. Quello indicato dal Santo Padre è un percorso di profondo equilibrio, interiore ed esteriore, tra il Creatore, l’umanità e il creato”.“Ci auguriamo che, al vertice di Copenaghen sul clima, Paesi ricchi e Paesi emergenti invece di scontrarsi si incontrino. Con una maggiore generosità da parte dei Paesi ricchi, perché aiutino gli altri ad esserepiù ecologici”. Il card. Martino - alla sua ultima conferenza stampa come presidente del dicastero, prima di andare in pensione -, ha ribadito alcune urgenze ricordate anche nel messaggio papale, come quella dei “profughi ambientali” costretti ad emigrare per la siccità e la mancanza dell’acqua nel nord del Brasile. “L’acqua è un bene irrinunciabile – ha sottolineato -. Come Santa Sede, durante una conferenza in Turchia, proponemmo che l’acqua fosse considerata un diritto umano, ma questa proposta non fu accolta. Il diritto all’acqua è incluso nel diritto alla vita, perché senza acqua non possiamo sopravvivere. Visto che deve essere a disposizione di tutti, bisogna vedere in che modo si privatizza”. Il card. Martino ha ricordato che il Papa, come aveva fatto nel suo discorso recente alla Fao, “invita a cambiare stili divita e combattere sprechi e opulenza”. “Ogni anno – ha citato il card. Martino – nei Paesi ricchi viene sprecato il 30%degli alimenti, il 40-50% negli Usa. A Natale ben il 40% in tutti i Paesi sviluppati. Solo in Italia rimangano invenduti e inutilizzati, ogni anno, 240.000 tonnellate di alimenti, pari ad oltre 1 miliardo di euro. Questa somma basterebbe per dare 3 pasti al giorno a 600.000 persone. Allora è importante l’educazione, a cominciare dalla famiglia”. Ad una domanda sulla posizione della Santa Sede rispetto all’energia nucleare per usi civili ha risposto: “E’ una risorsa meravigliosa e a buon mercato. Certo, c’è il problema di dove costruire le centrali e dei rifiuti; sono questioni complesse ma non impossibili da risolvere”. Parere favorevole anche per l’energia solare ed eolica: “Qualunque altro mezzo per produrre energia pulita – ha sottolineato – è benvenuto”. Tornando al vertice sul clima in corso in questi giorni a Copenaghen il neo-segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace mons. Mario Toso ha poi invocato “un’autorità mondiale super partes che, con il coinvolgimento della società civile, possa far valere le decisioni prese durante i vertici e controllare se i fondi messi a disposizione vengono usati bene e non deviati verso altri scopi”.

SIR

Motu Proprio 'Omnium in mentem' con il quale vengono mutate alcune norme del Codice di diritto canonico su diaconato e sacramento del matrimonio

“Alcune modifiche da apportare al Codice di diritto canonico, che da tempo erano sottoposte allo studio dei dicasteri della Curia romana e delle Conferenze Episcopali”: così mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, presenta il Motu Proprio “Omnium in mentem” ("All’attenzione di tutti"), firmato da Papa Benedetto XVI lo scorso 26 ottobre e reso noto questa mattina dalla Sala stampa della Santa Sede. Due le novità contenute nei cinque articoli del Motu Proprio: una precisazione sul diaconato per “adeguare il testo dei canoni che definiscono la funzione ministeriale dei diaconi al relativo testo del Catechismo della Chiesa Cattolica”, e la soppressione in tre canoni concernenti il matrimonio di “un inciso che l’esperienza ha rilevato inidoneo”. La prima variazione riguarda il testo dei canoni 1008 e 1009 del Codice di Diritto Canonico che si riferiscono ai sacri ministri: “per evitare di estendere al grado del diaconato la facoltà di ‘agere in persona Christi Capitis’, che è riservata soltanto ai vescovi ed ai presbiteri”, spiega mons. Coccopalmerio, “il Motu Proprio modifica il testo del can. 1008” che “si limiterà ad affermare, in maniera più generica, che chi riceve l’Ordine Sacro è destinato a servire il popolo di Dio per un nuovo e peculiare titolo”. La distinzione fra i tre gradi del sacramento dell’Ordine “viene adesso ripresa nel can. 1009 con l’aggiunta di un terzo paragrafo – prosegue mons. Coccopalmerio - nel quale viene precisato che il ministro costituito nell’ordine dell’episcopato o del presbiterato riceve la missione e la facoltà di agire in persona di Cristo Capo, mentre i diaconi ricevono l’abilitazione a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità”. L’altra modifica introdotta dal Motu proprio riguarda la soppressione della clausola “actus formalis defectionis ab Ecclesia Catholica” (atto formale di abbandono della Chiesa Cattolica) nei canoni 1086 § 1, 1117 e 1124 del Codice di diritto canonico, “che dopo un lungo studio è stata ritenuta non necessaria e inidonea”. Si tratta di un inciso, spiega ancora il canonista, “con il quale si intendeva stabilire una eccezione alla regola generale del can. 11 Cic circa l’obbligatorietà delle leggi ecclesiastiche, col proposito di facilitare l'esercizio dello ‘ius connubii’ a quei fedeli che, a causa del loro allontanamento dalla Chiesa, difficilmente avrebbero osservato la legge canonica che esige una forma per la validità del loro matrimonio”. Tuttavia “le difficoltà di interpretazione e di applicazione di detta clausola” sono emerse in diversi ambiti”. La questione, sottolinea mons. Coccopalmerio, era stata sollevata fin dal 1997; diverse le consultazioni susseguitesi negli anni al riguardo tra i dicasteri della Curia romana e le Conferenze Episcopali. “La rilevanza concreta della modifica dei canoni 1086 § 1, 1117 e 1124 del Codice riguarda, dunque, l’ambito matrimoniale. Dall’entrata in vigore del CIC nel 1983 al momento dell’entrata in vigore di questo Motu proprio – chiarisce - , i cattolici che avessero fatto un atto formale di abbandono della Chiesa cattolica non erano tenuti alla forma canonica di celebrazione per la validità del matrimonio, né vigeva per loro l’impedimento di sposare non battezzati, né li riguardava la proibizione di sposare cristiani non cattolici”. Il menzionato inciso “inserito in questi tre canoni rappresentava una eccezione di diritto ecclesiastico, ad un’altra più generale norma di diritto ecclesiastico, secondo la quale tutti i battezzati nella Chiesa Cattolica o in essa accolti sono tenuti all’osservanza delle leggi ecclesiastiche. Dall’entrata in vigore del nuovo Motu Proprio, quindi, il citato can. 11 del Codice di Diritto Canonico riacquista vigore pieno per quanto riguarda il contenuto dei canoni ora modificati, anche nei casi in cui sia avvenuto un abbandono formale”, conclude mons. Coccopalmerio.

Il Papa: rafforzare alleanza tra l'uomo e il creato e rivedere modello di sviluppo economico. Appello per l'uso di energie di minor impatto ambientale

''L'umanità ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale; ha bisogno di riscoprire quei valori che costituiscono il solido fondamento su cui costruire un futuro migliore per tutti''. E' quanto afferma Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per Giornata mondiale della Pace, che verrà celebrata il 1° gennaio 2010, sul tema ''Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato'', presentato questa mattina nella Sala Stampa vaticana. Il Pontefice ricorda l'importanza di un modo di vivere ''improntato alla sobrietà e alla solidarietà, con nuove regole e forme di impegno, puntando con fiducia e coraggio sulle esperienze positive compiute e rigettando con decisione quelle negative''. ''L'uomo - aggiunge - ha il dovere di esercitare un governo responsabile della creazione, custodendola e coltivandola''. Purtroppo, osserva ancora il Papa, ''si deve constatare che una moltitudine di persone, in diversi Paesi e regioni del pianeta, sperimenta crescenti difficolta' a causa della negligenza o del rifiuto, da parte di tanti, di esercitare un governo responsabile sull'ambiente''. In questo modo ''l'attuale ritmo di sfruttamento mette seriamente in pericolo la disponibilità di alcune risorse naturali non solo per la generazione presente, ma soprattutto per quelle future''. Ecco che ''il degrado ambientale - denuncia il Papa - è spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici, che si trasformano, purtroppo, in una seria minaccia per il creato''. E' dunque ''necessario che l'attività economica rispetti maggiormente l'ambiente''. Un invito alla comunità internazionale a ''promuovere la ricerca e l'applicazione di energie di minore impatto ambientale'', sfruttando ad esempio ''la grande potenzialità dell'energia solare'' e dando attenzione alla ''questione oramai planetaria dell'acqua ed al sistema idrogeologico globale'', la cui ''stabilità rischia di essere fortemente minacciata dai cambiamenti climatici''. Il Pontefice invita ad esplorare ''appropriate strategie di sviluppo rurale incentrate sui piccoli coltivatori e sulle loro famiglie'' ad ''approntare idonee politiche per la gestione delle foreste, per lo smaltimento dei rifiuti, per la valorizzazione delle sinergie esistenti tra il contrasto ai cambiamenti climatici e la lotta alla povertà''. Invoca ''politiche nazionali ambiziose'', uscendo ''dalla logica del mero consumo'' per ''forme di produzione agricola e industriale rispettose dell'ordine della creazione e soddisfacenti per i bisogni primari di tutti''. Benedetto XVI chiede alla comunità internazionale ''un mondo privo di armi nucleari'' ed a ciascuno una revisione dei ''comportamenti'' degli ''stili di vita e i modelli di consumo'': ''Tutti siamo responsabili della protezione e della cura del creato''. Conclude con un ''no'' ad ''un nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura'' la ''salvezza per l'uomo''. ''Compete alla comunità internazionale e ai governi nazionali dare i giusti segnali per contrastare in modo efficace quelle modalità d'utilizzo dell'ambiente che risultino ad esso dannose''. ''Per proteggere l'ambiente, per tutelare le risorse e il clima - suggerisce il Pontefice - occorre, da una parte, agire nel rispetto di norme ben definite anche dal punto di vista giuridico ed economico, e, dall'altra, tenere conto della solidarietà dovuta a quanti abitano le regioni più povere della terra e alle future generazioni''. E' quindi urgente ''una leale solidarietà inter-generazionale'', ''una rinnovata solidarietà intra-generazionale, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e quelli altamente industrializzati'' e ''una solidarietà che si proietti nello spazio e nel tempo''. ''E' infatti importante riconoscere - sottolinea -, fra le cause dell'attuale crisi ecologica, la responsabilità storica dei Paesi industrializzati''. I Paesi meno sviluppati ed emergenti, precisa, ''non sono tuttavia esonerati dalla propria responsabilità'' perchè ''il dovere di adottare gradualmente misure e politiche ambientali efficaci appartiene a tutti''. Servono quindi ''calcoli meno interessati nell'assistenza, nel trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie più pulite''. Serve una ''revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo'' per ''correggerne le disfunzioni e le distorsioni'' e, allo stesso tempo, l'adozione di un modello ''fondato sulla centralità dell'essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza''. Il Pontefice prende in esame le ''crescenti manifestazioni di una crisi che sarebbe irresponsabile non prendere in seria considerazione''. ''Come rimanere indifferenti - si chiede - di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l'inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l'aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali? Come trascurare il crescente fenomeno dei cosiddetti 'profughi ambientali'...? Come non reagire di fronte ai conflitti già in atto e a quelli potenziali legati all'accesso alle risorse naturali?''. ''La salvaguardia del creato e la realizzazione della pace sono realtà tra loro intimamente connesse''. ''Se, infatti, a causa della crudeltà dell'uomo sull'uomo - scrive Benedetto XVI -, numerose sono le minacce che incombono sulla pace e sull'autentico sviluppo umano integrale - guerre, conflitti internazionali e regionali, atti terroristici e violazioni dei diritti umani -, non meno preoccupanti sono le minacce originate dalla noncuranza - se non addirittura dall'abuso - nei confronti della terra e dei beni naturali che Dio ha elargito. Per tale motivo è indispensabile che l'umanità rinnovi e rafforzi 'quell'alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell'amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino'''. Il Papa ricorda ''i doveri derivanti dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale, considerato come un dono di Dio a tutti, il cui uso comporta una comune responsabilità verso l'umanita' intera, in special modo verso i poveri e le generazioni future''.

Messaggio di Benedetto XVI ai giovani di Taizé: ho fiducia in voi per andare ad incontrare uomini e donne che hanno perduto il senso di Dio

Il Papa e i leader delle Chiese cristiane d’Europa hanno fiducia nei giovani e si aspettano da loro una testimonianza di “speranza” nel mondo. Sono messaggi di incoraggiamento quelli inviati da Papa Benedetto XVI, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ai 30 mila giovani che da tutta Europa si apprestano a vivere anche quest’anno il 32° incontro di giovani animato dalla comunità di Taizé e in programma dal 29 dicembre al 2 gennaio a Poznan, in Polonia. “Il Papa – si legge nel messaggio di Benedetto XVI - ha fiducia in voi per andare ad incontrare uomini e donne che hanno perduto il senso di Dio, che lo cercano a tastoni, talvolta senza neppure saperlo. Essi hanno bisogno di incontrare dei veri testimoni affinché risplenda per loro il volto di Cristo. Che Dio ispiri in voi i gesti e le parole che renderanno accessibile ad altri, dopo il vostro ritorno nei vostri paesi, la speranza che vi permette di vivere e lo slancio che il suo Spirito vuole dare ad ogni vita umana”.

SIR

Natale 2009. Tutte le dirette televisive

Questo è il calendario completo delle dirette televisive del Tempo di Natale 2009-2010. Tv2000 (SKY canale 801) e Telepace (SKY canale 802) trasmetteranno tutti gli atti e gli eventi, grazie al Centro Televisivo Vaticano. Rai Uno trasmetterà le Celebrazioni principali e gli Angelus.

Giovedì 24 dicembre
ore 22.00 SANTA MESSA DELLA NOTTE DI NATALE
Diretta su Rai Uno dalle 21.55

Venerdì 25 dicembre

ore 12.00 BENEDIZIONE URBI ET ORBI
Diretta su Rai Uno dalle 11.50

Sabato 26 dicembre

ore 12.00 RECITA DELL'ANGELUS

Domenica 27 dicembre

ore 12.00 RECITA DELL'ANGELUS
Diretta anche su Rai Uno

Mercoledì 30 dicembre

ore 10.30 UDIENZA GENERALE

Giovedì 31 dicembre

ore 18.00 PRIMI VESPRI IN RINGRAZIAMENTO PER L’ANNO TRASCORSO

Venerdì 1° gennaio 2010
ore 10.00 SANTA MESSA NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
Diretta su Rai Uno dalle 9.55

ore 12.00 RECITA DELL'ANGELUS

Diretta anche su Rai Uno

Domenica 3 gennaio

ore 12.00 RECITA DELL'ANGELUS
Diretta anche su Rai Uno

Mercoledì 6 gennaio
ore 10.00 SANTA MESSA

ore 12.00 RECITA DELL'ANGELUS

Diretta anche su Rai Uno

Domenica 10 gennaio
ore 10.00 SANTA MESSA E BATTESIMO DEI BAMBINI

ore 12.00 RECITA DELL'ANGELUS

Diretta anche su Rai Uno