sabato 12 marzo 2011

Mons. Fisichella: la Chiesa, lasciandosi rigenerare dallo Spirito, si presenti al mondo con uno slancio missionario per la nuova evangelizzazione

Per poter realizzare bene il compito che Papa Benedetto XVI ha affidato al nuovo Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha istituito il 21 settembre 2010, questi venerdì e sabato sono state organizzate due giornate di studio sugli orizzonti storici, epistemologici e pastorali della nuova evangelizzazione. In un articolo pubblicato su L'Osservatore Romano, il presidente del nuovo dicastero, mons. Rino Fisichella, sottolinea l'importanza di questo incontro e si chiede che cosa voglia dire effettivamente “nuova evangelizzazione”. “Uno sguardo veloce ai Lineamenta che sono stati presentati in questi giorni, infatti, mostra con tutta evidenza almeno venti 'definizioni' diverse di nuova evangelizzazione”, ha riconosciuto il presule. “Se questo serve per il dibattito nelle comunità ecclesiali in modo da giungere a verificare le diverse esperienze in corso, può essere positivo”, ha commentato, indicando tuttavia che se l'estensione è troppo vasta non crede possa aiutare a “focalizzare al meglio il lavoro del dicastero e, per alcuni versi, della stessa Chiesa quando vuole impegnarsi a sviluppare la sua missione con maggior spirito missionario”. Per mons. Fisichella, bisogna “superare un'ambiguità che si è venuta a creare nel corso dei mesi passati quando, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, si è voluto identificare tout court la nuova evangelizzazione con esperienze quali il 'cortile dei gentili'”. “Sono due ambiti distinti e diversi”, ha avvertito, “non solo per le competenze differenti dei dicasteri, ma per le finalità e i destinatari che si prefiggono”. Il Papa, infatti, indica per il nuovo dicastero “il compito di una missione da svolgere presso i credenti che si sono allontanati dalla fede o sono indifferenti”. “Nuova evangelizzazione, quindi, non è come tale 'prima evangelizzazione' e neppure 'rievangelizzazione'”. Come affermava Giovanni Paolo II nell'Esortazione Apostolica "Christifideles laici", essa è piuttosto la capacità di “rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi Paesi e in queste Nazioni”. Lo sguardo del Papa, ha osservato mons. Fisichella, è quindi rivolto a quei Paesi “che conosciamo come l'Occidente, o il primo e secondo mondo dove il progresso economico, scientifico e tecnologico hanno messo in crisi il senso stesso di Dio e del suo valore per l'esistenza personale, vittima di quel processo di secolarismo che spinge a vivere nel mondo etsi deus non daretur”. “Anche se permane in molte Chiese un profondo senso religioso che si esprime in una vita di fede e di tradizioni religiose”, ha riconosciuto, “queste non sono accompagnate da un altrettanto profondo sostegno dell'intelligenza in grado di comunicare la ricchezza dell'esperienza e del patrimonio della fede, verificando spesso allergia per queste forme e passaggio alle sette dove l'emotività e il fondamentalismo hanno la meglio”. In questo contesto, diventa ancor più necessario “focalizzare al massimo lo sforzo per l'individuazione più precisa dell'espressione” “nuova evangelizzazione”, “per renderla maggiormente efficace e coerente”. “Chi è il soggetto della nuova evangelizzazione?”, si è chiesto mons. Fisichella. “Quali contenuti peculiari possiede la nuova evangelizzazione? Quali metodologie appronta la nuova evangelizzazione? Chi è il destinatario della nuova evangelizzazione? Come rapportarci alle diverse culture e tradizioni ecclesiali in cui si compie la nuova evangelizzazione?”. “Sono ben consapevole che gli interrogativi non possono trovare risposta immediata con l'esaustività che vorremmo – ha ammesso –. Questo, comunque, è l'inizio di un cammino, non la fine”. Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è stato istituito da Papa Benedetto XVI con il Motu Proprio "Ubicumque et semper" per “offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione”. Già Papa Giovanni Paolo II aveva chiesto una “nuova evangelizzazione”, per la prima volta il 13 giugno 1979 a Nowa Huta (Polonia), e il suo successore ha ribadito questa esigenza con il suo Motu Proprio. La questione sarà fondamentale anche nel prossimo futuro, visto che il Sinodo convocato per l'ottobre 2012 avrà come tema proprio “Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam”. Il dibattito dei Padri sinodali, le Propositiones che saranno formulate e l'Esortazione Apostolica del Santo Padre saranno inevitabilmente la tabella di marcia per il lavoro del nuovo Pontificio Consiglio, ha concluso mons. Fisichella.

Zenit

Quaresima 2011. Gli Esercizi spirituali per il Papa e la Curia romana, un percorso iniziato nel 1925 con Pio XI. Il card. Ratzinger li guidò nel 1983

L’istituzione degli esercizi spirituali in Vaticano per il Papa e i suoi più stretti collaboratori risale al 1925 con Pio XI, che poi nel 1929, con l’Enciclica "Mens nostra", stabilisce si svolgano puntualmente ogni anno. Si tratta di un appuntamento inizialmente fissato nel periodo dell’Avvento ma che, dal 1964, viene spostato nella prima settimana di Quaresima. I predicatori chiamati a guidarli con Pio XI sono soprattutto gesuiti, ma anche oblati di Rho, cappuccini e redentoristi. Pio XII sceglie di nominare solo padri gesuiti con l’eccezione del 1941. Giovanni XXIII sceglie un gesuita, il vescovo Angrisani, il parroco romano Scavizzi e il predicatore apostolico padre Ilarino. Paolo VI inaugura le sue scelte, nel 1964, con il redentorista tedesco Häring, rompendo così la consuetudine che aveva visto finora nell’elenco solo ecclesiastici italiani. Il primo cardinale chiamato a predicare gli esercizi è stato Karol Wojtyla nel 1976, due anni prima di diventare Giovanni Paolo II. Non pochi hanno ricevuto la porpora dopo aver predicato (ricordando solo i viventi: Martini, Cottier, Tonini, Medina Estevez, Schoenborn, Comastri). Benedetto XVI nei primi anni di pontificato ha scelto cardinali, per così dire, a "fine carriera" come Cè, Biffi, Vanhoye e Arinze. Lo scorso anno, in occasione dell’Anno Sacerdotale, è stato nominato un prete, il salesiano don Enrico dal Covolo, che nel frattempo è diventato vescovo dopo essere nominato rettore della Pontificia Università Lateranense. Quest’anno è toccato al carmelitano scalzo Francois-Marie Lethel. Una curiosità riguardante l’attuale Pontefice. In una intervista concessa al mensile 30giorni da cardinale ha rivelato che alcuni anni prima della sua nomina ad arcivescovo di Monaco del 1977, "forse nel 1975", Paolo VI lo "aveva invitato a predicare gli Esercizi spirituali in Vaticano". "Ma – aggiunge l'allora card. Ratzinger – non mi sentivo sufficientemente sicuro né del mio italiano né del mio francese per preparare e osare una tale avventura e così avevo detto di no". Ma fu un "no" provvisorio. Nel 1983 dopo essere stato chiamato a Roma da Giovanni Paolo II il card. Ratzinger viene chiamato a predicare gli esercizi. E accetta.

Gianni Cardinale, Avvenire

Il Papa: unità e pluralità sono a diversi livelli, tra cui quello ecclesiologico, valori che si arricchiscono mutuamente tenuti nel giusto equilibrio

Questa mattina nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (A.N.C.I.). L'udienza, una "tradizione consolidata nel tempo", mette in luce "il particolare legame che esiste tra il Papa, Vescovo di Roma e Primate d'Italia, e la Nazione italiana, la quale ha proprio nella variegata molteplicità di città e paesi una delle sue caratteristiche", ha detto Benedetto XVI nel suo discorso. "La prima idea che viene alla mente incontrando i Rappresentanti dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani, è quella dell'origine dei comuni, espressioni di una comunità che si incontra, dialoga, fa festa e progetta insieme, una comunità di credenti che celebra la Liturgia della domenica, e poi si ritrova nelle piazze delle antiche città o, nelle campagne, davanti alla chiesetta del villaggio", ha proseguito Papa Ratzinger che, dopo aver citato Carducci, ha affermato: "E' sempre vivo anche oggi il bisogno di dimorare in una comunità fraterna dove, ad esempio, parrocchia e comune siano ad un tempo artefici di un modus vivendi giusto e solidale, pur in mezzo a tutte le tensioni e sofferenze della vita moderna. La molteplicità dei soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione con l'unità della Nazione, che è richiamata dal 150° anniversario che si sta celebrando. Unità e pluralità sono, a diversi livelli, compreso quello ecclesiologico, due valori che si arricchiscono mutuamente, se vengono tenuti nel giusto e reciproco equilibrio". Papa Ratzinger ha indicato due principi che ''consentono questa armonica compresenza tra unità e pluralità'': ''Quelli di sussidiarietà e di solidarietà, tipici dell'insegnamento sociale della Chiesa''. Si tratta di principi, ha aggiunto, che ''vanno applicati anche a livello comunale, in un duplice senso: nel rapporto con le istanze pubbliche statali, regionali e provinciali, così come in quello che le autorità comunali hanno con i corpi sociali e le formazioni intermedie presenti nel territorio''. ''Queste - ha proseguito - ultime svolgono attività di rilevante utilità sociale, essendo fautrici di umanizzazione e di socializzazione, particolarmente dedite alle fasce emarginate e bisognose. Tra esse rientrano numerose realtà ecclesiali, quali le parrocchie, gli oratori, le case religiose, gli istituti cattolici di educazione e di assistenza. Auspico che tale preziosa attività trovi sempre un adeguato apprezzamento e sostegno, anche in termini finanziari''. Il Papa ha poi elogiato il ruolo della "formazioni intermedie presenti nel territorio". "Svolgono - ha detto - attività di rilevante utilità sociale, essendo fautrici di umanizzazione e di socializzazione, particolarmente dedite alle fasce emarginate e bisognose. Tra esse rientrano numerose realtà ecclesiali, quali le parrocchie, gli oratori, le case religiose, gli istituti cattolici di educazione e di assistenza. Auspico - ha aggiunto il Papa - che tale preziosa attività trovi sempre un adeguato apprezzamento e sostegno, anche in termini finanziari". Il Papa ha quindi ribadito che ''la Chiesa non domanda privilegi, ma di poter svolgere liberamente la sua missione, come richiede un effettivo rispetto della libertà religiosa. Essa consente in Italia la collaborazione che esiste fra la comunità civile e quella ecclesiale. Purtroppo, in altri Paesi le minoranze cristiane sono spesso vittime di discriminazioni e di persecuzioni". “Desidero esprimere il mio apprezzamento per la mozione del 3 febbraio 2011, approvata all’unanimità dal vostro Consiglio Nazionale, con l’invito a sensibilizzare i Comuni aderenti all’Associazione nei confronti di tali fenomeni e riaffermando, allo stesso tempo, ‘il carattere innegabile della libertà religiosa quale fondamento della libera e pacifica convivenza tra i popoli’”. Il tema della cittadinanza si colloca oggi ''nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra l'altro, per i grandi flussi migratori'' di fronte ai quali ''bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinchè non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana''. ''Questa esigenza - ha aggiunto - è avvertita in modo particolare da voi che, come amministratori locali, siete più vicini alla vita quotidiana della gente. Da voi - ha concluso il Pontefice rivolgendosi ai sindaci - si richiede sempre una speciale dedizione nel servizio pubblico che rendete ai cittadini, per essere promotori di collaborazione, di solidarietà e di umanità''.

TMNews, Asca