mercoledì 28 ottobre 2009

Mons. Eterović: tutta la Chiesa coinvolta nel Sinodo per l'Africa. A novembre l'approvazione dei Lineamenta dell'Assemblea per il Medio Oriente

“Anche se l’assise sinodale ha riguardato principalmente l’Africa, tutta la Chiesa ne è stata coinvolta a vari livelli”. Lo afferma mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ripercorrendo, in un’intervista all'agenzia SIR, le tre settimane di lavori del secondo Sinodo per l’Africa. Ora “tutto il continente africano – dichiara mons. Eterović – è chiamato a rialzarsi dalla sua prostrazione e unire gli sforzi di tutti gli uomini di buona volontà nella costruzione di un futuro migliore, privo delle grandi schiavitù della violenza, della povertà e della malattia”. “Ritornando nelle proprie diocesi – prosegue – i Padri Sinodali trasmetteranno alle Chiese particolari lo spirito dell’assise sinodale, come pure i temi principali”. Essi si ritrovano nel “messaggio al Popolo di Dio”, “testo che riguarda l’attuale situazione della Chiesa e della società africana”. Nei prossimi mesi, precisa il segretario del Sinodo, compito degli “agenti pastorali nel continente africano” sarà conoscerlo e “presentarlo alle rispettive comunità perché diventi operativo a tutti i livelli. A tale finalità, anche le Proposizioni potranno essere assai utili. Esse sono primariamente indirizzate al Santo Padre affinché, con l’aiuto del Consiglio speciale per l’Africa, elabori un documento, raccogliendo tutta la ricchezza dei lavori sinodali, e lo indirizzi alla Chiesa cattolica in Africa”. Mentre si cominciano, fin dal “messaggio” finale, a vedere i frutti del Sinodo per l’Africa, il prossimo, nel 2010, sarà dedicato al Medio Oriente. “Il Consiglio speciale per l’Africa – spiega mons. Eterović – ha avuto una prima riunione a margine della seconda Assemblea speciale. I membri hanno concordato il calendario dei lavori che saranno ripresi nei prossimi mesi. Per l’Assemblea speciale per il Medio Oriente si seguirà la prassi abituale. Nel mese di novembre si riunirà il Consiglio speciale per il Medio Oriente per approvare il testo dei Lineamenta. Seguirà, dunque, la riflessione su tale documento nelle Chiese particolari. Dalle risposte che esse invieranno alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi nascerà l’Instrumentum laboris, documento di lavoro dell’assise sinodale”. “Alla Segreteria generale – conclude – non mancherà il lavoro nei prossimi mesi, lavoro che è al servizio della comunione episcopale sotto la guida di Benedetto XVI, presidente del Sinodo, che da vicino ne segue l’attività”.

SIR

Gian Maria Vian: sugli anglicani nella Chiesa da Küng contro Benedetto XVI critiche aspre e infondate con toni che rasentano la comicità

L'Osservatore Romano scende in campo per difendere Papa Benedetto XVI dalle accuse del teologo Hans Küng, che in un articolo pubblicato su vari quotidiani mondiali critica la decisione di accogliere nella Chiesa Cattolica i tradizionalisti anglicani. ''Ancora una volta una decisione di Benedetto XVI torna a essere dipinta con tinte forti, precostituite e soprattutto lontanissime dalla realtà'', scrive il direttore Gian Maria Vian in un editoriale di prima pagina intitolato 'Lontano dalla realtà'. ''A farlo è purtroppo, di nuovo, Hans Küng, il teologo svizzero suo antico collega e amico, che lo stesso Papa nel 2005, solo cinque mesi dopo la sua elezione, volle incontrare, in amicizia, per discutere delle comuni basi etiche delle religioni e del rapporto tra ragione e fede''. ''E questo - sottolinea Vian - benchè nel 1979, agli inizi del pontificato di Giovanni Paolo II, Küng fosse stato sanzionato per alcune sue posizioni dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (allora guidata dal cardinale croato Franjo Šeper) che, al termine d'un procedimento iniziato negli ultimi anni di Paolo VI, dichiarò di non poterlo considerare un teologo cattolico''. ''Da allora - prosegue il direttore del quotidiano pontificio - più volte, Küng, infallibilmente ripreso da influenti media, è tornato a criticare, con asprezza e senza fondamento, Benedetto XVI''. ''Come fa adesso - rilanciato con clamore in Inghilterra da The Guardian e in Italia da La Repubblica, che certo non resteranno le uniche testate nel mondo a pubblicare il suo articolo - a proposito dell'annuncio, davvero storico, da parte della Santa Sede della prossima costituzione di strutture canoniche che permetteranno l'entrata nella comunione con la Chiesa Cattolica di molti anglicani. Un gesto che è volto a ricostituire l'unità voluta da Cristo e riconosce il lungo e faticoso cammino ecumenico compiuto in questo senso, ma che viene distorto e rappresentato enfaticamente come se si trattasse di un'astuta operazione di potere da leggersi in chiave politica, naturalmente di estrema destra''. ''Non vale proprio la pena - prosegue Vian - sottolineare le falsità e le inesattezze di questo ultimo scritto di Küng, i cui toni ancora una volta non fanno onore alla sua storia personale e in alcuni tratti rasentano la comicità, ignorando volutamente i fatti e arrivando persino a dileggiare il primate anglicano, che ha firmato una dichiarazione congiunta con l'arcivescovo di Westminster. Purtroppo però l'articolo del teologo svizzero circolerà molto e contribuirà a una rappresentazione tanto fosca quanto infondata della Chiesa cattolica e di Benedetto XVI. Per riassumere l'attuale situazione a cui sarebbe giunta con l'attuale Papa la Chiesa Cattolica Küng scrive che si tratta di una tragedia. Non occorre scomodare termini tanto iperbolici per definire il suo articolo - conclude L'Osservatore Romano - anche se resta molta amarezza di fronte a questo ennesimo gratuito attacco alla Chiesa di Roma e al suo indiscutibile impegno ecumenico''.

Asca

Il cordoglio del Papa per la morte di Camillo Cibin: esempio di testimonianza cristiana, fedele servitore della Santa Sede e vigile custode dei Papi

Si sono svolti ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro, all’Altare della Cattedra, i funerali di Camillo Cibin (nella foto con Benedetto XVI), ispettore generale della Gendarmeria Vaticana dal 1971 al 2006, spentosi domenica scorsa all’età di 83 anni. Ha presieduto la Messa il card. Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Durante il rito è stato letto un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - in cui il Papa esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Cibin “per tanti anni fedele servitore della Santa Sede e discreto quanto vigile custode della persona dei Papi”. Benedetto XVI ne ricorda la “probità di vita, l’esemplare testimonianza cristiana come pure la generosa e scrupolosa opera prestata in Vaticano”.

Radio Vaticana

Mostra in Vaticano sul primo missionario in Cina Matteo Ricci a 400 anni dalla morte. Mons. Giuliodori: procede il processo di beatificazione

Riprende il processo di beatificazione di Matteo Ricci (foto), gesuita maceratese, primo missionario in Cina (1552-1610). E' quanto emerso nel corso della conferenza stampa di presentazione di una mostra a lui dedicata in Vaticano, con un occhio ai rapporti odierni - e non sempre facili - tra la Santa Sede e il governo cinese. "Possa procedere in modo spedito e positivo anche il riconoscimento del suo cammino di santità", ha detto il vescovo di Macerata Claudio Giuliodori. Era stato il suo predecessore ad introdurre la causa di beatificazione di Ricci, che, nella sua fase diocesana, si concluse nel 1985. Gli atti poi sono stati trasmessi alla Congregazione per le Cause dei Santi, che ora dovrebbe riprendere il lavoro. "Questo ci incoraggia ad andare avanti", ha detto mons. Giuliodori. "Dopo essere andato in Cina passò lì il resto della sua vita con grandi opere religiose e culturali", ha detto da parte sua il portavoce vaticano, Federico Lombardi, "una testimonianza spirituale straordinaria". Lombardi ha espresso l'auspicio che anche il primo convertito al cristianesimo, Xu Guangqui, possa ascendere all'onore degli altari. La mostra presentata oggi in Vaticano si aprirà nel Braccio di Carlo Magno, lungo il colonnato berniniano di Piazza San Pietro. E' stata organizzata dal Comitato per le Celebrazioni del IV Centenario di padre Matteo Ricci in collaborazione con i Musei Vaticani, la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù e la Pontificia Università Gregoriana. "La figura di padre Matteo Ricci, restata per tre secoli un po' nell'ombra a causa delle note vicende dei cosiddetti riti cinesi, a lui per altro sostanzialmente estranee perché successive - ha detto mons. Giuliadori in conferenza stampa - possa trovare il riconoscimento e l'apprezzamento che merita per il suo genio missionario, per la sua statura spirituale e morale, per la sua apertura e lungimiranza culturale. Alla luce di una tale testimonianza - ha aggiunto - possa crescere l'amicizia con il popolo cinese e possano rafforzarsi i vincoli di comunione con i cattolici di questo grande Paese come auspicato dal Santo Padre nella lettera a loro indirizzata nel maggio del 2007 dove viene citato ripetutamente Matteo Ricci ricordando il suo stile e il suo metodo". In quella data Benedetto XVI ha inviato una lettera a tutti i cattolici cinesi, minoranza spesso oggetto di restrizioni e persecuzioni dal governo comunista di Pechino. E' dal 1951 che tra Santa Sede e Cina sono stati interrotti i rapporti diplomatici. Solo ultimamente sono ripresi dei contatti informali in un quadro di disgelo. Hanno presentato la mostra, oltre a mons. Giuliodori e padre Lombardi, il direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci, il presidente della Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa Giovanni Morello e il presidente del Comitato promotore per le Celebrazioni del IV Centenario della morte di Padre Matteo Ricci Adriano Ciaffi.

Apcom

Il Papa: nutrire la nostra esistenza della Parola di Dio. Tra fede e ragione esiste una naturale amicizia, fondata nell’ordine stesso della creazione

Un invito a “nutrire la nostra esistenza della Parola di Dio”, ad esempio “mediante un ascolto più attento delle letture e del Vangelo specialmente nella Messa domenicale”. A rivolgerlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla “fioritura” della teologia latina nel secolo XII, e in particolare ai “due differenti modelli di teologia” nati da quel “vasto rinnovamento spirituale”: la teologia monastica, nata dei monasteri, e la teologia scolastica, nata all’interno delle “Scholae”, alcune delle quali “ben presto avrebbero dato vita alle università, che costituiscono una delle tipiche invenzioni del Medioevo cristiano”. Secondo Benedetto XVI, “è importante riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione della Bibbia, perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino quotidiano sulla terra”. Il Sinodo dei vescovi del 2008, sulla “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, ha ricordato il Papa, “ha richiamato l’importanza dell’approccio spirituale alle Sacre Scritture”: di qui l’importanza di “far tesoro della teologia monastica, un’ininterrotta esegesi biblica”, partendo dalla consapevolezza – ha aggiunto il Santo Padre a braccio – che “la lettura puramente teorica non basta per entrare nelle Sacre Scritture, si deve leggere la Bibbia nello spirito nella quale è stata creata”. Nei monasteri del XII secolo, ha spiegato il Papa, “si praticava specialmente la teologia biblica”. I monaci, cioè, “erano tutti devoti ascoltatori e lettori delle Sacre Scritture, e una delle principali loro occupazioni consisteva nella lectio divina, cioè nella lettura pregata della Bibbia. Per loro la semplice lettura del Testo sacro non bastava per percepirne il senso profondo, l’unità interiore e il messaggio trascendente. Occorreva praticare una lettura spirituale”. Alla scuola dei Padri, la Bibbia veniva “interpretata allegoricamente, per scoprire in ogni pagina, dell’Antico come del Nuovo Testamento, quanto dice di Cristo e della sua opera di salvezza”. Alla “preparazione letteraria” la teologia monastica univa, dunque, quella spirituale, partendo dalla convinzione che “il desiderio di conoscere e di amare Dio, che ci viene incontro attraverso la sua Parola da accogliere, meditare e praticare, conduce a cercare di approfondire i testi biblici in tutte le dimensioni”. C’è poi “un’altra attitudine” della teologia monastica: “un intimo atteggiamento orante, che deve precedere, accompagnare e completare lo studio della Sacra Scrittura”. “Poiché la teologia monastica – ha spiegato Benedetto XVI - è ascolto della Parola di Dio, non si può non purificare il cuore per accoglierla”. Così la teologia “diventa meditazione, preghiera, canto di lode e spinge a una sincera conversione”. “La fede è aperta allo sforzo di comprensione da parte della ragione; la ragione, a sua volta, riconosce che la fede non la mortifica, anzi la sospinge verso orizzonti più ampi ed elevati”. E’ questa, per il Papa, la “perenne lezione” della teologia scolastica. “Facendo eco all’invito della Prima Lettera di Pietro – le parole di Benedetto XVI - la teologia scolastica ci stimola ad essere sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi. Ci ricorda che tra fede e ragione esiste una naturale amicizia, fondata nell’ordine stesso della creazione”. “La fede e la ragione sono come le due ali, con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità”, ha detto il Papa citando l’incipit della “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo II. “Fede e ragione, in reciproco dialogo – ha spiegato - vibrano di gioia quando sono entrambe animate dalla ricerca dell’intima unione con Dio. Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità”. “Formare dei professionisti della cultura, in un’epoca in cui il sapere era sempre più apprezzato”: questo, ha ricordato il Papa, l’obiettivo della teologia scolastica, nel cui “metodo” era ”centrale” la “questio”. Nelle “questiones” nate dal dibattito fra maestri e studenti – ha aggiunto il Papa a braccio – “si voleva trovare una sintesi tra autorità e ragione, per arrivare ad una comprensione più profonda della Parola di Dio”. “La teologia – ha proseguito il Pontefice sempre fuori testo – aggiunge la dimensione della ragione alla Parola di Dio, e così crea una fede più profonda, più personale, quindi più concreta per ala vita dell’uomo”. I rappresentanti della teologia scolastica “erano uomini colti, appassionati della ricerca, desiderosi di mostrare la ragionevolezza e la fondatezza dei misteri di Dio e dell’uomo, creduti con la fede ma compresi pure dalla ragione”. Il “metodo scolastico”, in sintesi, “mirava a presentare l’unità e l’armonia della rivelazione cristiana” concedendo “fiducia alla ragione umana”. “La grammatica e la filologia – ha concluso Benedetto XVI - sono al servizio del sapere teologico, ma lo è ancora di più la logica, cioè quella disciplina che studia il funzionamento del ragionamento umano, in modo che appaia evidente la verità di una proposizione”, attraverso “un reciproco movimento di chiarificazione” tra il credere e il comprendere.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha partecipato questa mattina all'Udienza generale in Piazza San Pietro accompagnando i due turisti olandesi aggrediti da una coppia di pastori romeni alla periferia della capitale nell'agosto del 2008. Il Pontefice ha conversato brevemente con la coppia e con il sindaco.

SIR, Asca

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il portavoce italiano dell'Opus Dei: evitare confusione sul possibile status dei lefebvriani, la Prelatura personale non è come l'Ordinariato militare

Il portavoce italiano dell'Opus Dei, Pippo Corigliano, mette in dubbio la notizia che i lefebvriani possano essere inquadrati nella Chiesa Cattolica in una struttura giuridica analoga alla Prelatura personale dei seguaci di Josemaria Escrivà de Balaguer. "A titolo personale - scrive Corigliano in una nota - vorrei chiarire un punto su cui c'è un po' di confusione. Leggo da varie parti che la prelatura personale dell'Opus Dei può servire da precedente o da modello per i Lefebvriani. Anche per il caso degli anglicani cattolici (non so esattamente come si chiameranno) si è parlato della prelatura personale come modello. In questi casi il modello già esistente è l'ordinariato militare. Cioé una diocesi a tutti gli effetti che provvede alla cura pastorale dei propri fedeli che vi aderiscono a titolo personale, come i militari in questo caso. Questa è una diocesi personale, non una prelatura personale. La diocesi territoriale, come quella di Bari o Napoli, invece conta i suoi fedeli in base al territorio". "Le prelature personali - prosegue Corigliano - sono state pensate dal Concilio come strutture che si creano per peculiari attività pastorali. Nel caso dell'Opus Dei questo scopo pastorale è l'aiuto spirituale per santificare il lavoro ordinario e la vita quotidiana. Esse sono compatibili con le diocesi territoriali e collaborano con esse. Ad esempio se marito e moglie sono dell'Opus Dei si sono sposati dal loro parroco che battezzerà i loro bambini. Vanno a Messa in parrocchia e così via...Mentre i militari hanno un loro vescovo e un loro clero che provvede a tutte le loro necessità pastorali. Probabilmente dico cose già note ma ultimamente circolano inesattezze in crescendo".

Apcom