mercoledì 30 giugno 2010

Il Papa scrive a Bertone per i 50 anni di sacerdozio: grazie per il grande impegno e perizia nei progetti pastorali della Chiesa in tempi difficili

Stima e gratitudine per il “grande impegno e perizia” impiegati come suo più “vicino collaboratore” sono stati espressi, “mentre attraversiamo tempi difficili”, da Benedetto XVI al card. Tarcisio Bertone (foto), Segretario di Stato vaticano, in una lettera pubblicata sulla prima pagina de L'Osservatore Romano in occasione del cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, che ricorre domani 1° luglio. “Dal momento che vi è tra Noi una reciproca ed assidua familiarità, che deriva dal fatto di trovarCi quasi quotidianamente insieme, è degno e giusto rivolgere di persona le espressioni augurali del Nostro animo a Te che compi il cinquantesimo anno di ordinazione presbiterale”, scrive Benedetto XVI a Bertone. “Tuttavia oltre questo compito, a Noi molto gradito, attraverso questa Nostra lettera Ti vogliamo comunicare il Nostro pensiero, affinché la Nostra considerazione nei Tuoi confronti risulti più manifesta. Mentre attraversiamo tempi difficili – sottolinea il Papa – riteniamo che Tu rivolga la mente a cose più liete del passato, quando per l’imposizione delle mani del venerato fratello Albino Mensa, fosti promosso all’ordine sacro, circondato da familiari e confratelli”. Dopo aver ricordato la nomina episcopale di Bertone prima a Vercelli e poi a Genova, Papa Ratzinger fa riferimento alla loro prima collaborazione: “Per volere dello stesso Pontefice in seguito iniziasTi poi a svolgere l’incarico di Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, stabilendo con Noi una felice familiarità nel comune lavoro”, scrive. “Richiamando alla memoria tempi più recenti – prosegue il Papa nella missiva firmata il 1° giugno – Ti abbiamo voluto vicino collaboratore, scegliendoTi quale Segretario di Stato, con cui condividere decisioni e compiti. Senza dubbio Ti stai prodigando con grande impegno e perizia ad essere partecipe dei Nostri progetti pastorali riguardo alla Chiesa universale, e delle Nostre iniziative rivolte al mondo intero, perché la famiglia di Dio si rafforzi ed il mondo diventi più armonioso”.

Apcom

Vian: per il Papa la missione della nuova evangelizzazione non è nuova nei contenuti ma nello 'slancio interiore', come per l'indizione del Concilio

La decisione di Papa Benedetto XVI di creare un dicastero per la promozione di nuova evangelizzazione segue la stessa ''logica'' che portò Giovanni XXIII a convocare il Concilio Vaticano II per portare ad un ''aggiornamento'', ''i cui esiti sono componente integrante dell'unità della tradizione cattolica, indivisibile e viva''. Lo scrive, in un editoriale in prima pagina su L'Osservatore Romano, il direttore Gian Maria Vian, a commento dell'annuncio del nuovo Pontificio Consiglio fatto lunedì dal Pontefice. ''Sin dagli anni in cui era giovane teologo - scrive Vian -, l'attuale Papa ha davanti agli occhi l'immagine dei deserti spirituali di un mondo che negli ultimi secoli - 'con dinamiche complesse', ha voluto ancora una volta specificare - si è sempre più secolarizzato. Per questo alla nuova evangelizzazione Benedetto XVI ha dedicato un organismo specifico, sottolineando che questa missione nel buio provocato dall'eclissi di Dio non è ovviamente nuova nei contenuti ma nello 'slancio interiore'. Secondo la logica cioè che indusse Giovanni XXIII a convocare l''aggiornamento' del Concilio Vaticano II, i cui esiti sono componente integrante dell'unità della tradizione cattolica, indivisibile e viva''. ''Nell'ottica larga del Papa - aggiunge il direttore del quotidiano pontificio - questa missione esige l'unità ecumenica - e per questo sono da salutare con gioia i continui progressi soprattutto con le Chiese sorelle orientali e ortodosse, ma non solo - e quella interna alla comunità cattolica. Questa, pur danneggiata e inquinata dal peccato e dalle divisioni, non deve mai sottostare a logiche umane (secondo le quali, infatti, la Chiesa stessa viene letta attraverso schemi che non rispecchiano la sua realtà più autentica)''. ''Nonostante le difficoltà e i tempi difficili - conclude -, la Chiesa è giovane e aperta al futuro. Sicura nelle mani di Dio che le dà la vera libertà''.

Il Papa riceve mons. Leonard per fare il punto sulla situazione in Belgio. Una vittima: mi sento ingannato dalla giustizia, non volevo sapesse

Il Papa ha ricevuto questa mattina, al termine dell'Udienza generale, il presidente dei vescovi belgi e arcivescovo di Bruxelles mons. Andrè-Joseph Leonard (nella foto con Benedetto XVI). Il presule ha ricevuto ieri il 'pallio' dalle mani di Papa Ratzinger. Padre Lombardi ha affermato che nell’udienza di Benedetto XVI a mons. Léonard “è stato fatto il punto sulla situazione nel Paese” dopo i recenti fatti giudiziari legati allo scandalo abusi sessuali. Continuano intanto le ripercussioni in Bel­gio della quadruplice perquisizione che la magistratura ha inflitto alla Chiesa nel giorno della festa della Natività di San Giovanni Battista, giovedì scorso, con la scusa formale di dover indagare su casi di abusi commessi da religiosi. Diversi quotidiani fiamminghi hanno riportato ieri il caso di un uomo di 63 anni, Jan Hertogen, vittima dell’abuso ses­suale di un prete, che ha lanciato un ap­pello a tutte le vittime che si sentono in­gannate dalla giustizia, a segnalarsi come persone danneggiate, parti lese in causa. La vittima ha raccontato la sua storia alla commissione Adriaenssens alcuni mesi fa, quando è scoppiato lo scandalo dell’ormai vescovo emerito di Brugge, Roger J. Van­gheluwe, le cui dimissioni sono state ac­colte lo scorso 23 aprile dopo avere am­messo di avere abusato di un minore. L’uo­mo non voleva che la giustizia fosse mes­sa al corrente. Dopo il sequestro dei dos­sier della commissione Adriaenssens ha in­vece deciso di segnalarsi alla procura di Bruxelles come parte lesa, come persona che ha subito un danno. Altri particolari sul raid di perquisizioni so­no stati forniti ieri da un reportage pubbli­cato in prima pagina dell’International He­rald Tribune. Secondo il quotidiano ad in­nescare le perquisizioni della polizia belga sarebbero state le rivelazioni dell’ex presi­dente della Commissione dei vescovi sul trattamento degli abusi sessuali nella Chie­sa, la magistrata in pensione Godelieve Halsberghe. Da segnalare infine che la rubrica delle lettere de Il Foglio di ieri ha o­spitato una breve riflessione del presiden­te 'laico' dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, il quale ha definito "profanazione" l’esu­mazione "delle reliquie dei due cardinali" alla cattedrale di Malines e si è chiesto se questo gesto possa provocare "una serie di straordinari miracoli" a favore proprio di chi lo ha "ispirato, deciso e realizzato".

Asca, SIR, Avvenire

Lettera di commiato da Basilea di mons. Koch: dal Papa nessuna retromarcia ma una nuova 'reformatio' per restituire alla Chiesa la sua forma autentica

Sarà resa nota con ogni probabilità domani la nomina del vescovo di Basilea Kurt Koch a presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani. Subentra al card. Walter Kasper che da un paio d’anni ha superato l’età prevista per rimettere il suo mandato al Papa. Un altro esponente della Chiesa Cattolica svizzera accede a un’importante carica vaticana al servizio della chiesa universale. Il Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani è un organismo della Santa Sede la cui funzione è di promuovere nella Chiesa cattolica un autentico spirito ecumenico e sviluppare il dialogo e la collaborazione con le altre chiese cristiane. Il vescovo 60enne riceverà la porpora cardinalizia, automatica per la carica, dalle mani di Papa Benedetto XVI nel corso del prossimo Concistoro, probabilmente a novembre. La Svizzera avrà così il proprio quarto cardinale. Nato il 15 marzo 1950 a Emmenbrüke (Lucerna), Kurt Koch è stato ordinato prete nel 1982 per poi essere eletto vescovo della diocesi di Basilea nel 1995, assumendo la carica episcopale l'anno successivo. Il presule svizzero ha scritto una lettera di commiato ai fedeli della sua diocesi di Basilea, di cui sarà amministratore apostolico sino alla nomina del nuovo vescovo. Il Papa "ha sottolineato che per lui era importante che questo compito fosse nuovamente assunto da qualcuno che abbia esperienza diretta, e non solo letteraria, delle Chiese e delle comunità ecclesiali che provengono dalla Riforma. Il Papa ha così nuovamente mostrato che non gli interessa solo l'ecumene con gli ortodossi, ma anche con i protestanti, e soprattutto che l'ecumenismo gli sta molto a cuore". In questo senso, mons. Koch ricorda che nel suo nuovo ruolo sarà anche responsabile dei rapporti con l'ebraismo. "L'accusa che Papa Benedetto voglia tornare indietro rispetto al Concilio Vaticano II è oggi diffusa nel pubblico, per ignoranza o - afferma Koch - per la consapevole intenzione di alcuni teologi che dovrebbero saperlo ma dicono ad alta voce il contrario. Queste accuse sono un grave equivoco. Papa Benedetto XVI non vuole assolutamente andare 'indietro', vuole invece portare la nostra Chiesa in profondità". Papa Ratzinger, per il nuovo responsabile del rapporto con gli ebrei e gli altri cristiani, "spinge anche oggi per una nuova 'reformatio' della Chiesa dal di dentro, e cioè per restituirle la sua forma autentica, come già nel Concilio Vaticano I si è realizzato". Nella lettera ai fedeli, Koch, 70 anni, chiede anche scusa per le proprie mancanze. "Sono consapevole dei miei limiti e debolezze e nel corso dei lunghi anni ne sono diventato ancora più consapevole. A tutti coloro che - pur senza volere o sapere - ho deluso o ferito in qualche modo, chiedo sinceramente perdono".

RSI.ch, Apcom

Il Papa: importante avere una guida spirituale che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi. L'Anno Sacerdotale ha portato e porterà frutti preziosi

L’Anno Sacerdotale appena terminato è stato “un tempo di grazia che ha portato e porterà frutti preziosi” e un’occasione “per ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno seguito questa vocazione”. A loro e a tutti i cattolici, questa mattina, nella catechesi dell'Udienza generale Benedetto XVI ha proposto l’esempio di una figura esemplare di sacerdote, San Giuseppe Cafasso, definito un richiamo “ai sacerdoti per l’impegno da dedicare tempo al sacramento della riconciliazione e alla direzione spirituale e a tutti per l’attenzione che dobbiamo avere verso i più bisognosi”. E’, ha detto il Papa alle 25mila persone presenti in Piazza San Pietro, “una figura che spicca tra i santi sociali piemontesi” e del quale si celebra il 150° anniversario della morte. Giuseppe Cafasso nasce nel 1811 a Castelnuovo d’Asti, lo stesso paese di San Giovanni Bosco, “nel Piemonte ottocentesco caratterizzato da tanti problemi sociali, ma anche da tanti santi che si dedicavano a risolverli”. A 22 anni viene ordinato sacerdote ed entra in quello che resterà il luogo della sua vita: il Convitto ecclesiastico di San Francesco d’Assisi a Torino. Il Convitto “era anche una vera scuola di formazione sacerdotale” e “il tipo di prete era quello del vero pastore, con unna ricca vita interiore e un profonfo zelo nella vita pastorale”. “Nel convitto si imparava a essere preti” e Cafasso cercò di realizzarlo in modo che i sacerdoti diventasero a loro volta formatori di religiosi e laici, “preoccupati del bene spirituale della persona”. San Giuseppe Cafasso “mise a frutto le sue doti di direttore spirituale” mostrando “tre virtu: calma, accortezza e prudenza”. “Dedicava alla confessione molte ore della giornata”. Al suo confessionale accorrevano vescovi, laici insigni e gente comune. “Il suo insegnamento non era mai astratto, basato solo sui libri in uso nel suo tempo, ma sull’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano”. “Il suo segreto era semplice, essere un vero uomo di Dio. Amava in modo totale il Signore”, “viveva una sincera carità verso tutti”, “conosceva la teologia morale, ma anche le situazioni della gente”. Tra coloro che furono formati da lui emerge San Giovanni Bosco, che lo ebbe direttore spirituale per ben 25 anni. “Tutte le scelte fondamentali della vita di San Giovanni Bosco ebbero come consigliere e guida Cafasso, che non cercò mai di formare in San Giovanni Bosco un discepolo a sua immagine e somiglianza, ma secondo le proprie personali attitudini e la propria peculiare vocazione, segno della saggezza del maestro e dell’intelligenza del discepolo”. “Questo – ha commentato il Papa - è un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione delle giovani generazioni e un richiamo su quanto è importante avere una guida spirituale che aiuti a capire quanto Dio vuole da noi”. Altro elemento caratterizzante l’opera di Giuseppe Cafasso è “l’attenzione agli umili e in particolare ai carcerati che nella Torino dell’ottocento vivevano in luoghi disumani e disumanizzanti”. “Fu il buon pastore comprensivo e caritatevole”. “I detenuti ne erano conquistati, la sua presenza rasserenava, toccva i cuori induriti”. “I condnnati a morte furono oggetto di particolari cure umane e spirituali”. Ne accompagnò 57 “con profondo amore e con rispetto fino alla fine della loro esistenza terrena”. “La sua semplice presenza faceva del bene, rasserenava, toccava i cuori induriti dalle vicende della vita e soprattutto illuminava e scuoteva le coscienze indifferenti”. Per questa sua opera, nel 1948 “Pio XII lo proclamò patrono delle carceri italane e nel 1950 lo propose come modello ai sacerdoti impegnati nella confessione e nella direzione spirituale”. Nei saluti finali, il Santo Padre, ha rivolto indirizzi particolari nelle varie lingue agli arcivescovi metropoliti, presenti in piazza san Pietro, che ieri hanno ricevuto il Sacro Pallio, durante la Messa celebrata dal Papa nella Basilica Vaticana, nella Solennità dei santi Pietro e Paolo.

AsiaNews, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Ufficializzate le nomine-chiave del Papa: Ouellet prefetto dei vescovi, Fisichella presidente della nuova evangelizzazione, Migliore nunzio in Polonia

Il card. Marc Ouellet, finora arcivescovo di Québec, al posto del card. Giovanni Battista Re come Prefetto della Congregazione per i vescovi e di Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, mons. Salvatore Fisichella a Presidente dell’annunciato Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e mons. Celestino Migliore, finora Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, nunzio apostolico in Polonia. Sono alcune delle nomine annunciate questa mattina dalla Sala Stampa della Santa Sede. In particolare, si legge nel bollettino vaticano, che “Benedetto XVI ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti d’età, dal card. Giovanni Battista Re agli incarichi di Prefetto della Congregazione per i Vescovi e di Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi il card. Marc Ouellet, finora Arcivescovo di Québec”. Circa la nomina di mons. Salvatore Fisichella, a presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha dichiarato ai giornalisti che “non è imminente la pubblicazione del documento sul nuovo Consiglio”. Al posto di mons. Fisichella, finora rettore della Pontificia Università Lateranense, il Papa ha chiamato don Enrico dal Covolo, docente di Letteratura cristiana antica greca presso la Pontificia Università Salesiana e Membro Ordinario della Pontificia Accademia di Teologia. “Importante” poi, secondo padre Lombardi, la nomina a Nunzio Apostolico in Polonia di mons. Celestino Migliore, finora Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU. Completano il quadro delle nomine quella di mons. Ignacio Carrasco de Paula a presidente della Pontificia Accademia per la Vita, del sacerdote John Richard Cihak a Cerimoniere Pontificio, del nuovo vescovo della diocesi di Spokane (Usa) e di due nuovi ausiliari dell’arcidiocesi di Boston.

SIR

Padre Lombardi: gli errori di valutazione nelle operazioni finanziarie di Propaganda Fide un dato generale, nessun riferimento a gestioni particolari

Il riferimento agli "errori di valutazione" contenuto nella nota pubblicata lunedì dal Vaticano su Propaganda Fide "va considerato come un dato generale, senza riferimento a nessuna gestione in particolare": lo precisa il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), che ribadisce "stima e solidarietà" al card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli ed ex prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. "Il riferimento alle operazioni finanziarie per le quali - affermava la nota - possono essersi verificati anche 'errori di valutazioni'", precisa Lombardi interpellato da alcuni giornalisti in ordine alla nota pubblicata lunedì, "va considerato come un dato generale, senza riferimento a nessuna gestione in particolare. Nei confronti dell'arcivescovo di Napoli, cardinale Sepe, alla guida della Congregazione dal 2001 al 2006, si ribadisce 'stima e solidarietà', nella certezza che il suo corretto operato possa condurre a un completo e rapido chiarimento della vicenda giudiziaria".

Apcom

martedì 29 giugno 2010

Il Vaticano: siamo accerchiati ma più che mai necessario togliere le mele marce. Il Papa teme che l'eco dello scandalo pedofilia copra il 'repulisti'

"Accerchiamento". L’allarme filtra dalla Segreteria di Stato e diventa parola d’ordine in Curia di fronte alla bufera-pedofilia in Belgio e soprattutto alla prospettiva da incubo che d’ora in poi negli Usa venga permesso alle vittime di abusi sessuali del clero di chiamare in causa direttamente il Vaticano. Nei Sacri Palazzi ci si interroga su chi dall’interno stia passando ai mass media e ai magistrati anti-abusi i documenti sulle violenze sessuali dei sacerdoti. E mentre su entrambe le sponde dell’Oceano la Chiesa è sempre più nel mirino per i preti pedofili, il "repulisti" interno non si ferma, anzi "adesso è più che mai necessario arrivare fino in fondo e togliere le mele marce", assicurano nell’"inner circle" del Pontefice. Poi, "a lavoro finito, il caos delle polemiche lascerà spazio alla verità che distingue il bene dal male, il colpevole dall’innocente". Il Papa teme "la notte in cui tutte le vacche sono nere". La preoccupazione è che l’opera di pulizia nella Chiesa sia sovrastata dall’onda anomala del fango, dalla "caccia alle streghe". Adesso la Corte Suprema americana pone alla Santa Sede la questione più delicata perché "a questo punto diventa impossibile fermare i procedimenti", ammettono alla terza loggia del Palazzo Apostolico. Lo scenario più temuto si sta realizzando, cioè la prospettiva che i sacerdoti vengano assimilati a "impiegati" del Vaticano e che quindi il "datore di lavoro" sia ogni volta chiamato in causa per chiarire se abbia coperto o no le violenze sui minori. E per risponderne, anche nei risarcimenti economici. Oltretevere allarmano più di tutto il libero accesso ai documenti curiali e la possibilità per i tribunali di sentire come testimoni i vertici della piramide pontificia. Insomma rischia di naufragare l’"exit strategy", comunicativa e legale, che finora ha sempre puntato a "differenziare" le responsabilità "in loco" delle diocesi da quelle della Santa Sede. A essere minacciata è la tesi difensiva secondo la quale "ogni vescovo è Papa in casa sua" e che dunque "la Chiesa non è una multinazionale". Secondo il portavoce papale padre Federico Lombardi, in particolare, "il governo di Roma è un servizio all’unità della Chiesa, che offre indicazioni". Perciò, nella bufera-pedofilia, "non si possono imputare a Roma responsabilità concrete delle autorità locali". La maggioranza dei casi emersi "sono avvenuti trent’anni fa, mentre oggi la situazione è sensibilmente migliorata, in parte perché i criteri di selezione e formazione dei candidati al sacerdozio sono migliorati", precisa Lombardi. Il Papa "sta portando trasparenza" ed è "il paladino di come affrontare queste questioni, fin da quando era alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, periodo nel quale, nel 2001, avviò una nuova legislazione". La "tolleranza zero" di Joseph Ratzinger non si riduce a un anatema religioso. I vescovi dovranno denunciare le nefandezze del "clero infedele" ai magistrati. I preti pedofili andranno sempre portati davanti ai giudici. Nulla legittimerà l’omertà davanti alla "vergogna". L’ex Sant’Uffizio sta ultimando le linee-guida che obbligheranno tutti gli episcopati nazionali ad applicare la linea introdotta proprio da Joseph Ratzinger dopo decenni di sottovalutazioni e insabbiamenti, come per il fondatore dei Legionari Maciel. L’arcivescovo gesuita Ladaria sta per presentare al Papa il pacchetto di provvedimenti anti-abusi che prevede maggiore selezione nell’accesso ai seminari con test e valutazioni psicologiche, rimozione immediata dall’incarico dei preti sospettati, cancellazione della prescrizione per i reati contro i minori, denuncia automatica alla magistratura. Nel frattempo però le gerarchie ecclesiastiche si sentono accerchiate e, come dimostra la disputa tra i cardinali Schoenborn e Sodano, rispondono attribuendosi reciprocamente le responsabilità.

Giacomo Galeazzi, La Stampa

L’avvocato americano della Santa Sede: l'annuncio della Corte Suprema non è una dichiarazione sul merito del caso del prete pedofilo

L’avvocato della Santa Sede negli Stati Uniti, Jeffrey Lena, ha rilasciato un comunicato alla stampa dopo l’annuncio che la Corte Suprema non si esprimerà sull’appello della Santa Sede. Il Vaticano aveva chiesto alla corte federale di fermare una causa in Oregon nella quale si accusa la Santa Sede di aver trasferito un sacerdote, nonostante le accuse di abusi sessuali. La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti “di non esprimersi sull’istanza” della Santa Sede “non è una dichiarazione sul merito del caso”. E’ quanto sottolinea in una nota l’avvocato Jeffrey Lena aggiungendo che “significativamente” gli Stati Uniti concordano che la Santa Sede è “nel giusto sul merito”. L’effetto della decisione della Corte Suprema, spiega Lena, “è di far sì che la causa ritorni alla Corte distrettuale in Oregon, dove saranno ascoltate le rimanenti difese aggiuntive”. La parte lesa, ricorda l’avvocato americano, “si basa attualmente su una teoria giurisdizionale” secondo la quale “il sacerdote che ha commesso gli abusi era un ‘impiegato’ della Santa Sede”. Ovviamente, spiega il legale della Santa Sede negli Usa, “evidenzieremo alla Corte distrettuale che il prete in questione non è un impiegato della Santa Sede e che perciò la Corte distrettuale non ha giurisdizione sul caso”. “A nostro modo di vedere – prosegue il comunicato – non ci sono indizi di impiego”. La Santa Sede, infatti, “non paga lo stipendio” del sacerdote, “né esercita un controllo quotidiano” su di lui. Non c’è “alcun altro fattore – prosegue Lena – che indichi la presenza di un rapporto di lavoro”. Il prete, conclude la nota, fa parte dell’Ordine dei Frati Servi di Maria e “la sua esistenza era sconosciuta alla Santa Sede fino a dopo gli eventi in questione”.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: l'esempio di Pietro e Paolo accenda il desiderio di compiere la volontà di Dio, affinchè la Chiesa sia sempre fedele al suo Signore

''L'esempio degli apostoli Pietro e Paolo illumini le menti e accenda nei cuori dei credenti il santo desiderio di compiere la volontà di Dio, affinchè la Chiesa pellegrina sulla terra sia sempre più fedele al suo Signore''. Lo ha chiesto Papa Benedetto XVI prima di recitare la preghiera dell'Angelus nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. ''I due Santi Patroni di Roma, pur avendo ricevuto da Dio carismi diversi e missioni diverse da compiere, sono entrambi fondamenta della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica'', ha detto il Pontefice dalla finestra del suo appartamento. ''Per questo - ha aggiunto -, durante la Santa Messa di questa mattina nella Basilica Vaticana, ho consegnato a trentotto arcivescovi metropoliti il pallio, che simboleggia sia la comunione con il vescovo di Roma, sia la missione di pascere con amore l'unico gregge di Cristo''.

Il Papa: da Dio garanzia di libertà alla Chiesa dai lacci materiali che impediscono la missione e dai mali spirituali che intaccano la credibilità

La Chiesa festeggia oggi “le sue sante radici celebrando gli Apostoli Pietro e Paolo”. Nella Solennità dei Santi patroni della città di Roma, Benedetto XVI ha presieduto questa mattina la Santa Messa nella Basilica Vaticana. Durante la celebrazione,il Pontefice ha imposto il Sacro Pallio, simbolo "della comunione con il vescovo di Roma”, a 38 nuovi arcivescovi metropoliti. Il tema della libertà della Chiesa è stato al centro dell’omelia. “Il ministero petrino – ha affermato Benedetto XVI – è garanzia di libertà nel senso di piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale”. La libertà della Chiesa, garantita da Cristo a Pietro, si manifesta nella duplice dimensione storica e spirituale: “Dio - ha affermato il Papa - è vicino ai suoi fedeli servitori e li libera da ogni male, e libera la Chiesa da potenze negative”. “La promessa di Gesù – ‘le potenze degli inferi non prevarranno’ sulla Chiesa – comprende sì le esperienze storiche di persecuzione subite da Pietro e Paolo e dagli altri testimoni del Vangelo, ma va oltre, volendo assicurare la propria protezione soprattutto contro le minacce di ordine spirituale”. L’azione liberatrice di Dio, ha spiegato il Santo Padre, accompagna le vite di San Pietro e San Paolo. L’angelo del Signore “scioglie Pietro dalle catene e lo conduce fuori dal carcere di Gerusalemme, dove lo aveva fatto rinchiudere, sotto stretta sorveglianza, il re Erode”. Il Signore è stato sempre vicino anche a Paolo che “ha liberato da tanti pericoli” introducendolo poi “nel suo Regno eterno”. Come scrive Paolo nella Lettera agli Efesini, essere testimoni del Vangelo significa anche prendere parte ad una battaglia nel nome della libertà e della Verità.
“La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”. Nella storia della Chiesa, che abbraccia due millenni, “non sono mai mancate per i cristiani le prove”. In alcuni periodi e luoghi queste prove hanno assunto “il carattere di vere e proprie persecuzioni”. “Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto”. Riferendosi all’epistolario paolino, il Pontefice ha sottolineato alcuni gravi pericoli. La prima Lettera ai Corinzi “risponde ad alcuni problemi di divisioni, di incoerenze, di infedeltà al Vangelo, che minacciano seriamente la Chiesa”. La seconda Lettera a Timoteo parla dei pericoli degli “ultimi tempi”, identificandoli come “atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana”: “Egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro...La conclusione dell’Apostolo è rassicurante: gli uomini che operano il male – scrive – ‘non andranno molto lontano, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti’. Vi è dunque una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne e coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità”. Il tema della libertà della Chiesa ha anche una specifica attinenza con il rito dell’imposizione del Pallio. Sul piano storico, l’unione con la Sede Apostolica, ha– sottolineato il Papa, assicura alle Chiese particolari “la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa”. Il fatto che, ogni anno, i nuovi metropoliti vengano a Roma a ricevere il Pallio va compreso “nel suo significato proprio, come gesto di comunione”.
Il tema della libertà della Chiesa offre, in quest’ottica, un’importante chiave di lettura: “Questo appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo. Il Pallio dunque diventa, in questo senso, un pegno di libertà, analogamente al ‘giogo’ di Gesù, che egli invita a prendere, ciascuno sulle proprie spalle”. La promessa di Cristo, ovvero che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa, ha anche una “significativa valenza ecumenica”: “Queste parole possono avere anche una significativa valenza ecumenica dal momento che uno degli effetti tipici dell’azione del Maligno è proprio la divisione all’interno della comunità ecclesiale. Le divisioni, infatti, sono sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione”. Ma la parola di Cristo è chiara: “Non prevalebunt, non prevarranno”. “L’unità della Chiesa è radicata nella sua unione con Cristo, e la causa della piena unità dei cristiani – sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione - è pure sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa”. “Con questi sentimenti di fiduciosa speranza – ha concluso il Papa - sono lieto di salutare la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che, secondo la bella consuetudine delle visite reciproche, partecipa alle celebrazioni dei Santi Patroni di Roma. Insieme rendiamo grazie a Dio per i progressi nelle relazioni ecumeniche tra cattolici ed ortodossi, e rinnoviamo l’impegno di corrispondere generosamente alla grazia di Dio, che ci conduce alla piena comunione”.

Radio Vaticana


59° ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE SACERDOTALE DI BENEDETTO XVI. 'VA BENE COSI', SEI SULLA STRADA GIUSTA'

“Eravamo più di quaranta candidati; quando venimmo chiamati, rispondemmo Adsum, “sono qui”. Era una splendida giornata d’estate, che resta indimenticabile, come il momento più importante della mia vita. Non si deve essere superstiziosi, ma nel momento in cui l’anziano arcivescovo impose le mani su di me, un uccellino - forse un’allodola - si levò dall’altare maggiore della cattedrale e intonò un piccolo canto gioioso; per me fu come se una voce dall’alto mi dicesse: va bene così, sei sulla strada giusta”.
(Joseph Ratzinger, La mia vita)

lunedì 28 giugno 2010

Il Papa: un Pontificio Consiglio per una rinnovata evangelizzazione nei Paesi che vivono una progressiva secolarizzazione e l'eclissi del senso di Dio

Benedetto XVI ha presieduto questa sera nella Basilica di San Paolo fuori le Mura la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Era presente la Delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, inviata da Bartolomeo I e composta da Gennadios, Metropolita di Sassima, Bartholomaios, vescovo di Arianzós, assistente del Metropolita di Germania e il diacono Theodoros Meimaris, della Sede patriarcale del Fanar. Al suo arrivo, il Pontefice è stato accolto da mons. Francesco Monterisi, arciprete della Basilica e dall’Abate di San Paolo, dom Edmund Power. Prima dell’inizio della celebrazione dei Vespri Benedetto XVI ha venerato il sepolcro dell’Apostolo Paolo.
“Se la festa dei Santi patroni di Roma evoca la duplice tensione tipica di questa Chiesa, all’unità e all’universalità, il contesto in cui ci troviamo stasera ci chiama a privilegiare la seconda, lasciandoci, per così dire, ‘trascinare’ da San Paolo e dalla sua straordinaria vocazione”, ha detto il Papa nell'omelia. Ricordando Paolo VI e la sua Esortazione Apostolica “Evangelii nuntiandi”, il Pontefice ha voluto sottolineare “tutta la particolare sensibilità missionaria di Paolo VI e, attraverso la sua voce, il grande anelito conciliare all’evangelizzazione del mondo contemporaneo”. Un pensiero, poi, a Giovanni Paolo II, che “ha rappresentato ‘al vivo’ la natura missionaria della Chiesa, con i viaggi apostolici e con l’insistenza del suo magistero sull’urgenza di una ‘nuova evangelizzazione’”: “nuova” nello “slancio interiore”, nella “ricerca di modalità” che “siano adeguate ai tempi e alle situazioni” e perché “necessaria anche in Paesi che hanno già ricevuto l’annuncio del Vangelo”.
Il Papa polacco ha dato un “impulso straordinario alla missione della Chiesa”, secondo Benedetto XVI, “soprattutto per il genuino spirito missionario che lo animava e che ci ha lasciato in eredità all’alba del terzo millennio”. “Raccogliendo questa eredità – ha continuato il Papa -, ho potuto affermare, all’inizio del mio ministero petrino, che la Chiesa è giovane, aperta al futuro. E lo ripeto oggi: la Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per la forza del Vangelo, in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore del mondo”. “Le sfide dell’epoca attuale – ha ammesso - sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali. Sembra a volte a noi Pastori della Chiesa di rivivere l’esperienza degli apostoli, quando migliaia di persone bisognose seguivano Gesù, ed Egli domandava: che cosa possiamo fare per tutta questa gente? Essi allora sperimentavano la loro impotenza”. Ma, ha aggiunto, “proprio Gesù aveva loro dimostrato che con la fede in Dio nulla è impossibile, e che pochi pani e pesci, benedetti e condivisi, potevano sfamare tutti. Ma non c’era – e non c’è – solo la fame di cibo materiale”. Oggi “c’è una fame più profonda, che solo Dio può saziare”. In realtà, “anche l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità, di libertà profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente”. “Vi sono regioni del mondo – ha ricordato il Papa - che ancora attendono una prima evangelizzazione; altre che l’hanno ricevuta, ma necessitano di un lavoro più approfondito; altre ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione cristiana, ma dove negli ultimi secoli – con dinamiche complesse – il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa”.
In questa prospettiva, ha annunciato Benedetto XVI, “ho deciso di creare un nuovo organismo, nella forma di ‘Pontificio Consiglio’, con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di ‘eclissi del senso di Dio’, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. “La sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa universale, e ci chiede anche di proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani”. “Un eloquente segno di speranza in tal senso – ha evidenziato il Pontefice - è la consuetudine delle visite reciproche tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli in occasione delle feste dei rispettivi Santi Patroni”. Per questo, ha aggiunto il Papa, “accogliamo oggi con rinnovata gioia e riconoscenza la delegazione inviata dal Patriarca Bartolomeo I, al quale indirizziamo il saluto più cordiale”. “L’intercessione dei Santi Pietro e Paolo ottenga alla Chiesa intera fede ardente e coraggio apostolico, per annunciare al mondo la verità di cui tutti abbiamo bisogno, la verità che è Dio, origine e fine dell’universo e della storia, Padre misericordioso e fedele, speranza di vita eterna”, ha concluso il Santo Padre.

SIR


Bertone: sorprendente la capacità comunicativa del Papa di rivolgersi ai lettori, anche sui temi filosoficamente e teologicamente più impegnativi

Papa Benedetto XVI ha una ''sorprendente'' ''capacità comunicativa'', ''anche sui temi filosoficamente e teologicamente più impegnativi''. Lo scrive il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, nella prefazione per l'edizione in lingua italiana del primo volume dell'"Opera omnia" di Joseph Ratzinger, edita dalla Libreria Editrice Vaticana,riportato dal L'Osservatore Romano. I documenti e gli scritti che compongono la collana, spiega il primo collaboratore del Pontefice, ''si inseriscono in maniera mirabile nel flusso straordinario di un profondo pensiero filosofico e teologico, che Joseph Ratzinger ha avuto occasione di esprimere con sorprendente originalità e coerente continuità fin dai primi anni di un''attività accademica' di prim'ordine, e poi in un costruttivo 'ministero della parola' da lui esercitato nell'attività pastorale di sacerdote e di vescovo a servizio del popolo di Dio''. ''Sorprendente - per il card. Bertone - è la capacita' comunicativa con cui egli sa rivolgersi ai lettori, anche sui temi filosoficamente e teologicamente più impegnativi'' a cui si affianca una 'creatività' lessicale corrispondente a una 'creatività' concettuale con cui Egli sa rivolgersi non solo alla 'fede' del credente, per confermarla e irrobustirla, ma anche alla 'ragione' che è appannaggio di ogni uomo''.

Asca

Con la pubblicazione di 'Teologia della liturgia' inaugurata l'edizione in lingua italiana dell''Opera omnia' di Joseph Ratzinger, in tutto 16 volumi

"Teologia della liturgia. La fondazione sacramentale dell'esistenza cristiana" è il volume che inaugura la pubblicazione della traduzione italiana, a cura di Ingrid Stampa, dell'"Opera omnia" di Joseph Ratzinger curata da Edmondo Caruana e Pierluca Azzaro. "Quando, dopo qualche esitazione, ho deciso di accettare il progetto di un'edizione di tutte le mie opere - scriveva Benedetto XVI il 29 giugno 2008 - avevo ben chiaro che doveva valere l'ordine di priorità seguito dal Concilio e che quindi all'inizio doveva esserci il volume con i miei scritti sulla liturgia. La liturgia della Chiesa è stata per me fin dall'infanzia la realtà centrale della mia vita e, alla scuola teologica di maestri come Schmaus, Söhngen, Pascher e Guardini, è diventata anche il centro del mio impegno teologico". Il volume che lo stesso Benedetto XVI ha voluto aprisse l'edizione dei suoi scritti è catalogato come undicesimo titolo dell'"Opera omnia". Come viene dettagliatamente spiegato in un'ampia nota in appendice il volume è articolato in cinque parti. Nella prima, dedicata allo "Spirito della liturgia", viene completamente riportato il libro "Der Geist der Liturgie. Eine Einführung" che apparve nel 2000 presso la casa editrice Herder. La seconda parte ("Typos-Myserios-Sacramentum") unisce due conferenze sul tema dei sacramenti. "Il fondamento sacramentale dell'esistenza cristiana" è un riassunto, curato dallo stesso Joseph Ratzinger, di una lezione del 1965, mentre "Sul concetto di Sacramento" riprende una lezione tenuta nel 1978 a Eichstätt. La celebrazione eucaristica è il tema portante della terza parte che raccoglie molti contributi: prediche, saggi scientifici, recensioni, conferenze e articoli. "Teologia della musica sacra" è il titolo della quarta parte che comprende cinque saggi e un contributo a una discussione sul tema della professione del musicista di Chiesa. L'ultima parte, "Ulteriori prospettive", raccoglie soprattutto contributi nati nel corso della discussione del libro "Der Geist der Liturgie". La conclusione del volume è costituita dall'omelia "Risveglia la tua potenza e vieni", tenuta dal card. Ratzinger il 4 dicembre 2003 nel duomo di Treviri. Lo scopo dell'"Opera omnia" di Joseph Ratzinger è presentare nel modo più completo possibile la sua opera già stampata, integrata con testi ancora inediti o non ancora stampati in lingua tedesca e italiana. Le monografie di Joseph Ratzinger vengono incluse immutate e integrate volta per volta con ulteriori testi di tema affine: ai testi espressamente scientifici vengono aggiunti articoli per enciclopedie, recensioni e meditazioni. I volumi di saggi che raccolgono i contributi su uno stesso tema vengono sciolti e i singoli scritti inseriti nel nuovo ordine sistematico. L'"Opera omnia" si apre, per quanto riguarda la numerazione dei volumi che non segue l'effettivo momento della pubblicazione, con i due scritti scientifici legati alla qualificazione accademica: la tesi di dottorato sull'ecclesiologia di Agostino e lo scritto per l'abilitazione alla libera docenza sulla teologia della storia e sulla comprensione della rivelazione in Bonaventura. Vengono aggiunti di volta in volta ulteriori studi e testi riguardanti sia Agostino che Bonaventura. Il terzo volume riprende come punto di partenza la prolusione pronunciata all'università di Bonn nel 1959, sul tema "Il Dio della fede e il Dio dei filosofi", e associa a essa tutti gli altri testi sullo stesso ambito tematico di fides et ratio. Vi rientrano, per esempio, anche tutte le riflessioni sulle fondamenta storico-spirituali dell'Europa. Il quarto volume si apre con l'"Introduzione al cristianesimo" (1968) e aggiunge ulteriori testi sulla confessione della fede, il battesimo, la conversione, la sequela di Cristo e la realizzazione dell'esistenza cristiana. I volumi che vanno dal quinto al dodicesimo sono orientati nel senso più ampio secondo il canone tematico della teologia sistematica: il quinto volume raccoglie i testi classificabili come trattati sulla dottrina della creazione, sull'antropologia e sulla dottrina della grazia, il sesto, partendo dal libro "Gesù di Nazaret" (2007), mette insieme gli studi di cristologia, mentre i volumi settimo e ottavo rappresentano, con l'ecclesiologia, un altro punto centrale del lavoro di Papa Ratzinger. Il settimo mette insieme innanzitutto i vari testi sulla teologia del Concilio, mentre l'ottavo propone i lavori ecclesiologici in senso più stretto e inserisce soprattutto anche gli scritti sull'ecumenismo. Al punto d'incrocio tra teologia fondamentale e dogmatica si trova il nono volume, che raccoglie le opere prodotte nell'intero arco di tempo della sua attività nel campo della gnoseologia e dell'ermeneutica. Il decimo volume prende come punto di partenza "L'Escatologia" (1977), l'unico libro di testo dogmatico-teologico pubblicato da Joseph Ratzinger, e unisce a esso tutti gli altri studi e testi nell'ambito tematico di speranza, morte, risurrezione, vita eterna. Dopo la "Teologia della liturgia" nell'undicesimo volume, il dodicesimo raccoglie appositamente testi sul ministero ecclesiastico, mentre il tredicesimo raccoglie numerose interviste. Il quattordicesimo volume presenta una scelta ampia quanto possibile della vasta opera omiletica, nella quale si terrà conto anche di meditazioni e discorsi meno conosciuti e finora inediti. Il quindicesimo volume unisce, partendo dall'autobiografia apparsa nel 1997/98, "Aus meinem Leben", ulteriori testi biografici e contributi di carattere personale, mentre il volume conclusivo offrirà una bibliografia completa delle opere di Joseph Ratzinger in lingua tedesca, come anche un ampio indice sistematico generale.

L'Osservatore Romano

Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Domani la Messa nella quale Benedetto XVI imporrà il pallio ai 38 nuovi arcivescovi metropoliti, 4 italiani

Domani mattina, alle 9.30, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Santa Messa nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città di Roma. Concelebreranno 38 arcivescovi metropoliti, ai quali Benedetto XVI imporrà il pallio, simbolo della potestà vescovile esercitata in comunione con la Chiesa di Roma. Si tratta di una stola costituita da una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera. Il pallio, dirà il Papa durante l’imposizione, “sia per voi simbolo di unità e segno di comunione con la Sede Apostolica; sia vincolo di carità e stimolo di fortezza, affinché nel giorno della venuta e della rivelazione del grande Dio e del principe dei pastori Gesù Cristo, possiate ottenere, con il gregge a voi affidato, la veste dell’immortalità e della gloria”. Quattro gli arcivescovi italiani che lo riceveranno domani: mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, mons. Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Luigi Moretti, arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno.

SIR


Libretto della Celebrazione: 1, 2, 3

Il Papa nel Regno Unito. La beatificazione di John Newman a Cofton Park, periferia di Birmingham. Benedetto ripercorrererà l'itinerario del cardinale

John Henry Newman (foto) sarà beatificato dal Papa, nel corso del suo viaggio apostolico nel Regno Unito, domenica 19 settembre a Cofton Park a Rednal, alla periferia di Birmingham, dove il cardinale anglicano, poi diventato cattolico, era sepolto, anziché all’aeroporto di Coventry come era stato annunciato. Secondo i padri dell’Oratorio di Birmingham, fondato dallo stesso Newman, che danno l’annuncio, la località scelta ha un “fortissimo significato” perché Newman e i suoi compagni venivano sulle colline della zona circostante, che si trova nel nord ovest di Inghilterra, le Lickey Hills, per riposarsi. “Rednal svolge ancora oggi la stessa funzione”, si legge nel comunicato dei padri dell’Oratorio, “dal momento che accoglie parrocchiani e alunni delle scuole dell’oratorio e anche pellegrini che vanno alla tomba di Newman”. Per questo i padri sperano che “Papa Benedetto e le migliaia di persone che parteciperanno alla Messa di beatificazione troveranno a Rednal la stessa pace e la stessa esperienza di rinnovamento che loro e il fondatore hanno goduto”. Il Santo Padre visiterà anche l’Oratorio. L’itinerario percorso dal Papa attraverso Birmingham, da Rednal a Oscott, darà la possibilità al Pontefice di avere un quadro completo della vita di Newman che da Oxford, città nella quale aveva studiato e fondato il suo movimento, andava a trovare il vescovo Wiseman a Oscott avviando un contatto con la città di Birmingham che sarebbe durato fino alla sua morte nel 1890.

SIR

Il Papa incontra il card. Schönborn. Chiarito il senso delle recenti dichiarazioni sulla disciplina ecclesiastica e sul card. Sodano, in sua presenza

L'udienza concessa questa mattina da Papa Benedetto XVI all'arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schönborn (foto), si è trasformata in un vero e proprio vertice a cui hanno partecipato il segretario di Stato vaticano in carica, card. Tarcisio Bertone e il suo predecessore card. Angelo Sodano. Nell’udienza, il card. Schönborn ha riferito al Papa della “presente situazione della Chiesa in Austria” e in particolare “ha voluto chiarire il senso esatto di sue recenti dichiarazioni circa alcuni aspetti dell’attuale disciplina ecclesiastica, come pure taluni giudizi sull’atteggiamento tenuto dalla Segreteria di Stato, e in particolare dall’allora segretario di stato” Angelo Sodano nei riguardi del card. Hans Hermann Groër, arcivescovo di Vienna dal 1986 al 1995, implicato in vicende di abusi sessuali. Lo rende noto un comunicato della sala stampa della Santa Sede, diffuso al termine dell’incontro. Dalla nota si apprende che l’udienza è stata chiesta specificamente da Schönborn per i suddetti motivi. Si riferisce quindi che dopo l’udienza privata, “sono stati invitati all’incontro i cardinali Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio” pubblicamente criticato dall’arcivescovo di Vienna, “e Tarcisio Bertone, Segretario di Stato”. In questa circostanza “sono stati chiariti e risolti alcuni equivoci molto diffusi e in parte derivati da alcune espressioni del cardinale Christoph Schönborn, il quale esprime il suo dispiacere per le interpretazioni date”. In particolare, continua la nota del Vaticano, “si ricorda che nella Chiesa, quando si tratta di accuse contro un cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa; le altre istanze possono avere una funzione di consulenza, sempre con il dovuto rispetto per le persone; la parola ‘chiacchiericcio’ è stata interpretata erroneamente come una mancanza di rispetto per le vittime degli abusi sessuali, per le quali il cardinale Angelo Sodano nutre gli stessi sentimenti di compassione e di condanna del male, come espressi in diversi interventi del Santo Padre. Tale parola, pronunciata nell’indirizzo pasquale al Papa Benedetto XVI, era presa letteralmente dall’Omelia pontificia della Domenica delle Palme ed era riferita al ‘coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti’”. Infine, conclude la nota, “il Santo Padre, ricordando con grande affetto la sua visita pastorale in Austria, invia tramite il cardinale Christoph Schönborn, il suo saluto ed incoraggiamento alla Chiesa che è in Austria ed ai suoi Pastori, affidando alla Celeste protezione di Maria, tanto venerata in Mariazell, il cammino di una rinnovata comunione ecclesiale”.

La Santa Sede: le risorse finanziarie, le opere e i compiti di Propaganda Fide. Necessità di una gestione professionale con gli standard più avanzati

Una nota per chiarire i compiti di 'Propaganda Fide', la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (foto) “a tutela della sua buona fama” davanti alle notizie che da tempo si continuano a diffondere sul suo conto. L’ha diffusa oggi la Sala Stampa della Santa Sede che ricorda che “la Congregazione è l’organo che ha il compito di dirigere e coordinare in tutto il mondo l’opera dell’evangelizzazione e la cooperazione missionaria. Il primo e fondamentale scopo è dunque quello di guidare e sostenere le giovani Chiese, situate in territori di recente o scarsa evangelizzazione, territori che per lunga tradizione sono soggetti alla competenza del Dicastero per tutti gli aspetti della vita ecclesiale”. Il dicastero, inoltre, “coordina la presenza e l’azione dei missionari nel mondo, sottopone al Santo Padre i candidati all’Episcopato, ha la responsabilità per la formazione del clero locale, dei catechisti, degli operatori pastorali”. Nella nota la Sala Stampa richiama tutta “la vasta opera” della Congregazione, dalla Pontificia Università Urbaniana fino ai progetti in favore della “costruzione di nuove chiese, istituzioni pastorali, opere di alfabetizzazione, strutture ospedaliere e sanitarie, in particolare a favore dell’infanzia, nonché educative, spesso in regioni che sono tra le più povere della terra”, opera che “richiede una quantità non indifferente di risorse finanziarie”. La Congregazione, si legge nel documento, “ricava le sue risorse dalla colletta della Giornata Missionaria Mondiale” e “dai redditi del proprio patrimonio finanziario ed immobiliare” che “si è formato nel corso dei decenni grazie a donazioni di benefattori di ogni ceto, che hanno inteso lasciare parte dei loro beni per la causa della Evangelizzazione”. “La valorizzazione di tale patrimonio – continua la nota - è un compito impegnativo e complesso, che si deve avvalere della consulenza di persone esperte sotto diversi profili professionali e che, come tutte le operazioni finanziarie, può essere esposto anche ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale. Cionondimeno, a testimonianza dello sforzo per una corretta gestione amministrativa e della crescente generosità dei cattolici, tale patrimonio ha continuato ad incrementarsi. Al tempo stesso, nel corso degli ultimi anni, si è progressivamente fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorarne la redditività e, a tale fine, sono state istituite strutture e procedure tese a garantirne una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati”. Per tutto ciò la Congregazione rappresenta un’istituzione “vitale per la Santa Sede e per l’intera Chiesa Cattolica”, che “ha meritato e merita il sostegno di tutti i cattolici e di quanti hanno a cuore il bene dell’uomo e il suo sviluppo integrale”.

SIR

Il portavoce dei vescovi belgi: gratitudine a Benedetto XVI per il messaggio di vicinanza. Pronti a collaborare, ora bisogna riportare la serenità

La “gratitudine” dei vescovi belgi per le parole di “vicinanza” espresse dal Papa. A parlare è Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza Episcopale belga, secondo il quale il messaggio inviato ieri a mons. André Joseph Léonard mette “le cose nella giusta prospettiva”. “Credo che il Santo Padre – riferisce all'agenzia SIR De Beukelaer - dicendo che pur non essendo d’accordo sulle modalità, la giustizia debba continuare a fare il suo lavoro, abbia dato un buon contributo”. Il portavoce tiene quindi a specificare che “il Papa si rivolge ai vescovi. Non è quindi il messaggio del Papa in quanto capo di uno Stato ma è il messaggio del Papa in quanto successore di Pietro e si rivolge ai suoi fratelli e sorelle e vescovi del Belgio”. Ciò è quindi un segno che “il Santo Padre pensa a noi, che non ci abbandona. Ha quindi avuto premura di mostrare la sua vicinanza, come farebbe un padre di una famiglia”. Nel messaggio, “il Papa dice tutta una serie di cose. Parla ovviamente di modalità sorprendenti e deplorevoli, anche perché sono stati perquisiti tutti i dossier della commissione che comunque stava facendo un ottimo lavoro e alla quale si erano rivolte delle persone in tutta fiducia. Ma, come anche i nostri vescovi hanno sempre detto, si ritiene che se questo può fare avanzare il lavoro della giustizia, si è pronti a collaborare. E’ una linea che questo messaggio riprende. Ora bisogna riportare la serenità”.

SIR

Il Papa: significativi progressi nel dialogo tra cattolici e ortodossi. Proseguire sul primato petrino e sul ruolo dei cristiani in Medio Oriente

I rapporti tra cattolici e ortodossi sono “caratterizzati da sentimenti di reciproca fiducia, stima e fraternità”, il che costituisce una base perchè il dialogo raggiunga “progressi significativi”, come testimoniato dai tanti incontri che si sono tenuti quest’anno tra esponenti della Chiesa Cattolica e della Chiesa Ortodossa. L’incontro con la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, anche quest’anno a Roma in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, ha dato questa mattina occasione a Benedetto XVI per riaffermare l’importanza che la Chiesa Cattolica attribuisce al lavoro della commissione mista per il dialogo e la fiducia che egli stesso ripone nei frutti che da tale impegno possono venire. Rivolgendosi alla delegazione del Patriarcato, il Papa ha evidenziato come le due Chiese celebrino lo stesso giorno i due apostoli, il che “testimonia il tempo nel quale le due comunità vivevano in piena comunione l’una con l’altra”. “La vostra presenza qui - ha aggiunto – porta grande contentezza nei cuori di tutti noi”. Il Papa ha menzionato come segno incoraggiante di questa fase la lettera patriarcale e sinodale di Bartolomeo I del febbraio scorso in cui il Patriarca ecumenico ha messo l’accento sull’importanza del dialogo. Benedetto XVI, riferendosi poi al ruolo di Gennadios di co-segretario della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo insieme, il Papa ha sottolineato come essa sia a “un punto cruciale, avendo cominciato lo scorso ottobre a Paphos, a discutere del ‘Ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa durante il primo millennio’”. “Con tutti i nostri cuori, preghiamo”, ha detto poi, perché “i componenti della Commissione proseguano su questa via durante la prossima sessione plenaria, a Vienna”. Il Papa ha poi toccato il tema dei cristiani in Medio Oriente, dicendosi certo che “il tema della cooperazine ecumenica fra i cristiani di quella regione avrà grande attenzione” nel Sinodo per il Medio Oriente che la Chiesa Cattolica terrà nel prossimo ottobre. La questione, peraltro, “è evidenziata nell’Instrumentum laboris che ho consegnato ai vescovi cattolici del Medio Oriente nel corso della mia recente visita a Cipro, dove sono stato ricevuto cone grande fraterno calore” dal vescovo ortodosso Chrysostomos II. “Le difficoltà che i cristiani del Medio Oriente stanno sperimentando - ha concluso - sono largamente comuni a tutti: vivere come una minoranza, desiderare ardentemente un’autentica libertà religiosa e la pace. Serve il dialogo con le comunità islamica ed ebrea”.

AsiaNews, Radio Vaticana


Il Papa a Palermo. I momenti della visita: Messa al Foro Italico, incontro con il clero in Cattedrale e abbraccio con i giovani in Piazza Politeama

Trapelano le prime notizie sul programma della visita del Papa a Palermo di domenica 3 ottobre. Alle ore 10.00 il Santo Padre concelebrerà la Santa Messa nel grande prato verde che si affaccia sul mare del Foro Italico Umberto I. Alle 17.00 è fissato l'incontro con il clero, i membri della vita consacrata e i seminaristi in Cattedrale. Un'ora dopo, alle 18.00, l'atteso abbraccio con i giovani in Piazza Politeama (foto), nel centro della città. I giovani e le famiglie, infatti, saranno il cuore della missione palermitana di Benedetto XVI. Ma particolare ascolto sarà dato anche ai sacerdoti e ai religiosi che si raduneranno attorno al Pastore della Chiesa cattolica. I vescovi di Sicilia, con una loro lettera, il 23 maggio del 2009 avevano rivolto l'invito al Santo Padre di venire in Sicilia. "Una terra - spiegavano - dalle profonde radici cristiane nella quale numerosi uomini e donne, lungo i secoli, accogliendo l'annuncio del Vangelo, hanno testimoniato Cristo con la santità della vita, spesso anche con il martirio. Di questa terra si vuole far conoscere al Successore di Pietro non solo la storia, ma anche l'attuale impegno comune delle diciotto diocesi per la costruzione del Regno di Dio e per un servizio concreto a favore dell'uomo, radicato nel tessuto vitale dell'intero territorio dell'Isola".

La Repubblica.it

Si dimette tutta la commissione della Chiesa belga per gli abusi: non esiste più la fiducia indispensabile con la giustizia per proseguire il lavoro

Si dimettono il Presidente e i membri della “Commissione per il trattamento delle denunce di abuso sessuale”. La conferma della notizia, già circolata nei media, è stata data ora da un comunicato ufficiale diffuso dalla Conferenza Episcopale del Belgio su richiesta della stessa Commissione. “In primo luogo – si legge nella nota - la Commissione si trova nella impossibilità materiale di lavorare in quanto tutti i dossier e i documenti di lavoro sono stati sequestrati giovedì 24 giugno. Inoltre, e cosa più importante, la Commissione ritiene che la base per il suo funzionamento non esiste più, e cioè la fiducia indispensabile fra la giustizia e la Commissione, necessarie per salvaguardare la fiducia tra le vittime e la Commissione”. I membri della Commissione sottolineano anche di “aver sempre cercato di preservare tutti i diritti delle vittime anche attraverso l'accordo con la giustizia, pubblicato” sul sito web della Commissione. Ed aggiungono: “475 cittadini non avrebbero mai affidato i loro dati senza fiducia a questa Commissione”. Nella nota si fa sapere che i presidente e i membri della Commissione daranno ufficialmente le loro dimissioni giovedì 1 luglio a mons. Guy Harpigny, vescovo di Tournai e nonché vescovo referente per la Commissione. “Spetta ora ai vescovi prendersi cura per le vittime e assicurare il proseguo delle loro denunce”. Nella nota diffusa oggi “i membri della Commissione ringraziano tutti coloro che hanno contattato la Commissione nelle ultime otto settimane” e “chiedono alla giustizia che sia garantita la massima riservatezza”. E concludono: “Ci auguriamo che in seguito alle dimissioni, siano intraprese misure costruttive e che sia data la priorità alle richieste delle vittime e cioè il riconoscimento e la discrezione per le vittime, nonché le sanzioni appropriate nei confronti dei presunti colpevoli dei reati”. Sarebbe “un grande peccato” se la Commissione “Abusi sessuali” non continuasse il suo lavoro di inchiesta: a parlare è Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza Episcopale belga in un’intervista rilasciata all'agenzia SIR. Sulle prospettiva futura della Commissione, il portavoce della Conferenza Episcopale belga non si esprime. “È troppo presto per dirlo. In ogni caso, se si deciderà che la Commissione dovrà fermare il suo lavoro, sarebbe un grande danno, perché sta facendo un lavoro notevole e lo sta facendo soprattutto a fianco delle vittime”.

SIR

domenica 27 giugno 2010

'Messainlatino.it': la progressista Chiesa belga riceve la sua giusta ricompensa da quel 'mondo moderno' che hanno indecorosamente corteggiato

In questa storia abietta non ci sono i buoni e i cattivi. Sono tutti cattivi o, nel migliore dei casi, men che mediocri. Negli alti ranghi si salva solo mons. Léonard, già vescovo di Namur e da poco arcivescovo di Malines-Bruxelles e nuovo primate, la cui figura giganteggia su tutti gli altri, anche se in buona parte per effetto della bassezza degli altri. Sapete ormai tutti che la magistratura belga (la stessa che, ai tempi dell’efferato caso Dutroux, il pedofilo assassino seriale, condusse le indagini in modo da coprire gli ambienti politici colpiti dallo scandalo) ha montato una sceneggiata che è peggio che grottesca: una ‘retata’ di tutta la Conferenza Episcopale belga riunita in arcivescovado a Malines, tenendo i presuli sequestrati dal mattino alla sera e requisendo loro computer e perfino telefonini; perquisizione domiciliare a casa dell’emerito Danneels; e soprattutto, e la cosa ha davvero dell’incredibile, profanazione delle tombe di due cardinali per cercare chissà quali documenti seppelliti con loro (fatti gravissimi che, si dica per inciso, in altri tempi avrebbero comportato la "sospensione" dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Governo del Belgio, col ritiro del Nunzio e la convocazione dell'Ambasciatore belga). E poi i belgi si lamentano di far la figura dei gonzi nelle barzellette: non è venuto in mente ai solerti sbirri e ai loro mandanti togati che per fare sparire documenti ci sarebbero mezzi molto più semplici ed efficaci che infilarli nelle tombe (il fuoco, ad esempio, o semplici trituratori di carta). E infatti, come ovvio, nelle tombe han trovato solo ossa, tra cui quelle del grande protagonista del Concilio, il progressistissimo card. Suenens. Ma, del resto, tutto è stato studiato per assestare il massimo danno di immagine ad una Chiesa, che di immagine da salvare ne ha già poca: dal nome dell’operazione di polizia, “Operazione Chiesa”, alla contestazione del reato di associazione per delinquere. La Chiesa, cioè, viene del tutto ufficialmente accusata di essere un’associazione “di malfattori” finalizzata allo stupro di minorenni. Il mondo secolare sferra il suo attacco alla giugulare di una Chiesa che pur da quarant’anni non fa che cantare le lodi di quel mondo, cercando di vellicarlo e adularlo a tutti i costi, e in particolare a costo della Fede. E’ noto infatti che l’episcopato belga dal Concilio in poi gareggia con l’Olanda a chi si fa interprete più audace dello Spirito del Concilio (nel Belgio fiammingo, la percentuale di preti contrari al celibato è l’80%, e il 56% è per l’ordinazione femminile; senza contare il sostegno alle cause gay e divorziste; per contro la pratica religiosa del fu cattolico Belgio ha conosciuto un crollo spettacolare, peggiore perfino della Francia). E ora i vescovi belgi, servi infedeli e rinnegati di Nostro Signore, ricevono la loro giusta ricompensa da quello stesso 'mondo moderno' che hanno indecorosamente corteggiato. Siamo ingenerosi ed eccessivi? Giudicate voi, da alcuni fatti che non sono che la punta dell’iceberg.
Nelle settimane scorse, si è dovuto dimettere il vescovo di Bruges Roger Vangheluwe che era alla guida di quella diocesi dal 1984. Ventisei anni di rovina. Ecco che cosa lo stesso ha confessato: “Quando ero ancora un semplice sacerdote e per un certo tempo all'inizio del mio episcopato ho abusato sessualmente di un giovane dell'ambiente a me vicino”. Attenzione quindi: questo qui non è accusato, come moltissimi suoi colleghi, di avere scriteriatamente trasferito parroci pedofili, o di averli coperti: questo qui lo stupro sodomita su minorenni lo praticava in proprio. E, tra l’altro, sul nipote: anche una pennellata di incesto non guasta in tanto squallore.
Nell’ospedale Saint Andrien di Tielt il cappellano, per vent’anni, ha abusato sessualmente di donne con problemi psichici, o addirittura in coma. Quasi un necrofilo, insomma. Un altro prete, Norbert Bethune, ne riferì anni dopo… al vescovo di Bruges. Che non essendo senza peccato, come si è visto, naturalmente non tirò nessuna pietra al colpevole.- Il sacerdote Rik Devillé, le cui accuse alla magistratura sono all’origine di questa tempesta, racconta di aver raccolto numerosissime testimonianze e denunce, che ha comunicato all’arcivescovo Danneels senza risultato. Egli riferisce che su 300 casi, solo 15 sono stati debitamente approfonditi e tutti si sono conclusi con semplici spostamenti dei colpevoli.
E’ a Liegi che fu istituita nel Medio Evo la processione del Corpus Domini, poi estesa a tutta la cristianità. Dal Concilio in poi, essa è stata ovviamente abolita: tutte le processioni, specie nel Nordeuropa, sono considerate come tipicamente preconciliari, superstiziose, pagane, ostacolo all’abbraccio ecumenico coi nostri fratelli separati (protestanti). Quest’anno però un comitato spontaneo ha voluto riesumare quell’antica tradizione, proprio a Liegi. Ecco come ha reagito il vescovo della città, mons. Jousten, che naturalmente ha rifiutato di partecipare alla processione (attenzione, quelle che seguono sono le sue parole alla lettera, per incredibile che ciò appaia): “Io mi domando semplicemente se hanno riflettuto a sufficienza al significato che potrebbe avere una tale processione. Una processione esprime forse la nostra fede? Oppure si vuole manifestare piuttosto davanti agli altri quale è la nostra fede? Allora, per me, il significato di una processione è in primo luogo una professione di fede dei cristiani, tra cristiani...La domanda che mi pongo è, precisamente, quale può essere l’impatto di una tale processione sulla popolazione, che vede sfilare dei cristiani”. Queste affermazioni per noi sono ancora più gravi delle negligenze nel prevenire comportamenti sessualmente devianti: sono la prova che un vescovo ha perso la fede, o quanto meno ogni senso della finalità della sua carica.
E sempre sotto questo profilo: che dire del fatto che, a Charleroi, la parrocchia di Saint-Lambert diventa una moschea tutti i venerdì, per consentire ai musulmani di pregare Allah, mentre i simboli cristiani vengono coperti con lenzuola? Senza, naturalmente, che nessuno trovi nulla a ridire?
E per concludere: negli anni Novanta il card. Danneels ha fatto adottare un abominevole testo di catechismo dal titolo Roeach, scritto dal prof. Jef Bulckens dell’Università Cattolica(!) di Lovanio e dal prof. Frans Lefevre del Seminario(!) di Bruges. Ecco come questo ‘catechismo’ spiega la sessualità dei bambini (che già... cosa c'entra col catechismo?): ad esempio con la fotografia di una bambina nuda i cui fumetti dicono: “Stimolarmi la patatina mi fa sentire bene”; “Mi piace togliermi le mutande con gli amici”; “Voglio restare nella camera quando mamma e papà fanno sesso”. Un altro disegno mostra un bambino e una bambina nudi che ‘giocano al dottore’ e il maschietto che dice: “Guarda, il mio pisello è grosso”. Altro disegno mostra tre tipi diversi di genitori. Sono riprovati quelli con atteggiamenti puritani; quelli con la dicitura: “Corretto” sono naturalmente coloro che così reagiscono: “Sì, sentire e stimolare quelle parti è un bel divertimento”. Quello era il Catechismo Cattolico della Chiesa belga, ancora dieci anni fa. Niente di meno che una tentata corruzione di minorenni, un’apologia di pedofilia: anziché trasmetter la Fede, serviva a far capire ai ragazzini che “certe cose” sono belle e raccomandabili, anche alla più tenera età.Chi osa dunque lamentarsi se la Procura tratta questi vescovi da delinquenti, visto che lo sono? E dato che la Chiesa non sembra trovare in se stessa forze sufficienti per reagire, ben vengano persecuzioni anche molto più gravi di queste. Saranno forse un aiuto esogeno per l'opera di pulizia intrapresa dal Santo Padre Benedetto XVI. Ma contro di lui la parte corrotta del clero è coalizzata e lo costringe a continue marce indietro: ad esempio, per restare al Belgio, è di pochi giorni fa la nomina a Bruges dell'arciprogressista ex vescovo ausiliare di Danneels, De Kesel. Eppure sarebbe urgentissimo ripulire gl’immondi letamai di Augia: a partire dal piano dottrinale, prima ancora che morale, perché una consimile degradazione è figlia legittima di quella sedicente ‘nuova ecclesiologia’, che l’applicazione di fatto del Concilio Vaticano II ha coerentemente generato.

Messainlatino.it

Lombardi: la fede forte del Successore di Pietro, la lettura degli eventi guidata dallo Spirito, punto di riferimento più sicuro per chi segue Gesù

Così come duemila anni fa, Roma torna ad essere un segno di comunione per cattolici e cristiani di altre confessioni, afferma il portavoce vaticano. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha commentato il significato della “più 'romana' fra le feste” nell'editoriale dell'ultimo numero di “Octava Dies”, il settimanale del Centro Televisivo Vaticano, da lui diretto. “Effettivamente – ha detto padre Lombardi –, Roma è quello che è per la Chiesa universale proprio perché è il luogo del martirio e delle tombe dei due grandi apostoli”. “In questa festa vengono a Roma i nuovi arcivescovi, nominati nel corso dell’anno, per ricevere dalle mani del Papa il 'pallio', che porteranno sulle spalle nelle celebrazioni liturgiche, come segno della loro unione con lui nella guida delle loro Chiese e nella cura per la comunione della Chiesa universale”. “I palli vengono conservati nella nicchia più vicina alla tomba di Pietro, sotto l’altare centrale della Basilica, a picco sotto il vertice della grande cupola, che indica appunto il cuore della comunione della Chiesa”. “In questa festa – ha aggiunto – viene a Roma anche una delegazione del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, per manifestare la fraternità fra le Chiese ortodosse e quella cattolica, nella speranza di una comunione più piena”. “Verso Roma guarda dunque da duemila anni chi prega, spera e lavora per l’unità della comunità dei credenti in Cristo – ha continuato il gesuita –. A Roma viene pellegrino per ritrovare le testimonianze di questa storia travagliata di passione per l’unità. Lo sguardo degli apostoli, qui venerati e presenti dai tempi più antichi - come testimoniano anche i recentissime ritrovamenti delle catacombe di Santa Tecla -, ci accompagna nel cammino”. “La fede forte del Successore di Pietro, la sua lettura degli eventi guidata dallo Spirito, rimane il punto di riferimento più sicuro per chi vuole seguire Gesù Cristo, insieme agli altri credenti, nella concreta vicenda della nostra storia”, ha concluso poi.

Zenit

Benedetto XVI: sorprendenti e deplorevoli le modalità di perquisizione in Belgio ma la giustizia sugli abusi del clero faccia il suo corso

L’auspicio che anche in Belgio "la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime" degli abusi sessuali compiuti da religiosi è stato formulato dal Papa in un messaggio a mons. Andrè Leonard, arcivescovo di Bruxelles. Nel testo Benedetto XVI esorta a "un riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare" con la giustizia, "nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati". Il Papa definisce però "sorprendenti e deplorevoli modalità con cui sono state condotte le perquisizioni nella Cattedrale di Malines e nella Sede dove era riunito l’Episcopato belga in una sessione plenaria che, tra l’altro, avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati all’abuso di minori da parte di membri del clero". "Più volte - ricorda però Papa Ratzinger - io stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia". "Nell’assicurare che accompagno quotidianamente con la preghiera il cammino di codesta Chiesa, ben volentieri - conclude il Pontefice - invio la mia affettuosa Benedizione Apostolica".

La Stampa.it