mercoledì 28 aprile 2010

Il sostegno di rabbini e leader ebrei della Fondazione Pay the Way a Benedetto XVI e alla Chiesa per gli attacchi mediatici in questo difficile tempo

Un gruppo di rabbini e leader ebrei guidato da Gary L. Krupp (foto), fondatore e presidente della fondazione Pave the Way, ha manifestato "sostegno al Papa e alla Chiesa Cattolica in questi tempi difficili, criticando in particolare gli attacchi mediatici di cui sono stati oggetto": lo rende noto L'Osservatore Romano, che riferisce dell'incontro avvenuto questa mattina a margine dell'Udienza generale in Piazza San Pietro.

Apcom

Lombardi: al Papa la decisione sui Legionari di Cristo dopo lo studio dei risultati della visita apostolica. Evitare polemica e chiusura coi media

Rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha fornito alcune precisazioni riguardo all'incontro a cui sono stati invitati, il prossimo venerdì 30 aprile, i cinque vescovi incaricati della Visita apostolica alla congregazione dei Legionari di Cristo: "Si tratta - afferma padre Lombardi in una nota pubblicata da Radio Vaticana - di una riunione in cui i visitatori faranno una prima presentazione dei loro rapporti e proposte, e da cui quindi non sono da attendersi decisioni particolari circa la stessa Congregazione. Queste saranno prese in un secondo tempo dal Santo Padre, dopo attento studio e riflessione sulle risultanze della Visita. Al termine della riunione - precisa Lombardi - verrà emesso un breve comunicato sui lavori svolti". "Sarebbe un grave errore affermare che i media sono cattivi". Padre Lombardi contesta l'idea di un'ostilità generalizzata che i giornali avrebbero nei confronti della Chiesa Cattolica a causa dello scandalo pedofilia. "Ci possono essere giornali e giornalisti negativamente orientati nei nostri confronti, e con loro posso anche avere polemiche, ma non è giusto far rifluire su tutti le difficoltà che abbiamo con alcuni", ha spiegato il gesuita incontrando, nella Sala stampa della Santa Sede, un gruppo di partecipanti ad un corso di aggiornamento sull'informazione organizzato dalla Pontificia università della Santa Croce. "Bisogna evitare un atteggiamento di polemica e chiusura e stabilire un rapporto aperto e sereno con i giornali, evitando generalizzazioni", ha detto Lombardi."Non è vero che vogliamo la cultura del silenzio e del nascondere", ha detto Lombardi. Una recente intervista sulla pedofilia concessa ad Avvenire da mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, e diffusa dalla Sala stampa vaticana, è stata citata da padre Lombardi come "un passo avanti significativo" nella comunicazione pubblica della Santa Sede su queste tematiche. "E' il segno della buona direzione verso cui andiamo passo dopo passo", ha detto.

Apcom

Padre Lombardi: tempi brevi per l'Esortazione Apostolica post-sinodale sulla Parola di Dio. Prossimamente anche il secondo volume del Papa su Gesù

Verrà pubblicata in tempi brevi l'Esortazione Apostolica post-sinodale del Papa, nata dalle proposizioni del Sinodo dei vescovi sulle Sacre scritture che si è svolto nell'ottobre 2008 in Vaticano. Lo ha reso noto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Il gesuita, che stamane ha incontrato nella sala stampa della Santa Sede i partecipanti ad un corso di aggiornamento sull'informazione organizzato dalla Pontificia università della Santa Croce, ha poi ricordato che prossimamente uscirà il secondo volume che il Papa ha scritto su Gesù.

Apcom

Il card. Levada: le norme sulla pedofilia nella Chiesa un esempio per altri gruppi. Non mi soprenderebbe un atto di pentimento del Papa sugli abusi

A conclusione dell'Anno Sacerdotale, nel mese di giugno, non è da escludere che Papa Benedetto XVI possa compiere, a nome della Chiesa Cattolica, un atto di pentimento per la vicenda degli abusi sessuali commessi da suoi rappresentanti. Ad affermarlo è stato il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Levada, in una interviata all'emittente americana Public Broadcasting Service. ''Il Papa è Papa e io sono capo di questa congregazione.- ha affermato il porporato statunitense rispondendo ad una domanda su un possibile atto di pentimento - Io gli dico tutto quello che faccio, ma lui non mi dice tuo quello che intende fare. Per cui - ha concluso - bisognerà attendere e vedere se lo farà, ma se ciò avvenisse non ne sarei sorpreso''. Benedetto XVI è “la persona giusta per guidare la Chiesa in questo momento” e la strada intrapresa dai vescovi degli Stati Uniti nel 2002 per contrastare la piaga degli abusi sessuali sui minori da parte di esponenti del clero può essere presa ad esempio dalla Chiesa di tutto il mondo. Un’intervista a tutto campo in cui vengono affrontati i principali nodi dello scandalo degli abusi sessuali che ha sconvolto la Chiesa in questi mesi: dal modo in cui è stato affrontato dai media, alle passate responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche, fino alle gravi accuse rivolte in queste settimane Benedetto XVI. La crisi aperta dai casi emersi nelle Chiese europee, sottolinea il card. Levada, non può essere in alcun modo minimizzata ed è tanto più grave in quanto si tratta di crimini commessi da sacerdoti chiamati ad essere dei buoni pastori. Questo non toglie, precisa il Prefetto della Congregazione presieduta fino al 2005 dall’allora card. Ratzinger, che vi sia stata una certa “faziosità” da parte di alcuni media, soprattutto americani, condizionati dalle informazioni fornite dagli avvocati che vorrebbero portare anche il Papa davanti a un tribunale. Questi media, rileva il porporato, hanno presentato un “quadro poco equilibrato, senza contestualizzare i fatti”, ma soprattutto hanno dato “poca attenzione a quanto ha fatto la Chiesa negli Stati Uniti” contro gli abusi sessuali, “che può essere un modello” anche per altre istituzioni nel Paese. Secondo Levada, occorre analizzare le cause di fondo di questa piaga “che sono i cambiamenti della società, cambiamenti che riguardano in particolare come viene vissuto il celibato in tempi di rivoluzione sessuale”. Quanto alle passate responsabilità dei vescovi accusati dall’opinione pubblica e dalle associazioni delle vittime di avere avuto più a cuore la difesa della reputazione della Chiesa che la protezione dei bambini, il card. Levada ammette che all’emergere dei primi casi è stata sottovalutata la gravità e l’entità del fenomeno. Egli respinge peraltro le accuse rivolte all’operato del Santo Padre quando era arcivescovo di Monaco-Frisinga e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. "Si parla di casi risalenti a 20-30 anni fa – spiega - quando la Congregazione non era competente in materia. Il Papa – ha quindi precisato – è perfettamente al corrente di quello che pensa l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo, come dimostrano, tra l’altro, i suoi incontri con le vittime".

Asca, Radio Vaticana

Il Papa: dalla nuova traduzione in inglese del Messale Romano, introdotto con sensibilità, rinnovamento e approfondimento della devozione eucaristica

Il Papa ha pranzato oggi, nella Casina Pio IV, con i membri del Comitato “Vox Clara”, che riunisce i consulenti che aiutano la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per le traduzioni in inglese dei testi liturgici. Benedetto XVI ha rivolto loro un caloroso ringraziamento per la traduzione in inglese del Messale Romano che sarà presto pronta per la pubblicazione. “Un’impresa davvero collegiale”, ha sottolineato, non solo perché nel Comitato sono rappresentati i cinque Continenti ma anche perché il lavoro è stato svolto in continuo contatto con le Conferenze Episcopali di tutti i Paesi anglofoni. Adesso, ha aggiunto il Pontefice, si presenta “il nuovo compito...di preparare il clero e i fedeli alla ricezione della nuova traduzione. Molti faranno fatica ad adattarsi a testi non familiari dopo quasi 40 anni di uso continuo della precedente traduzione. Il cambiamento – ha proseguito – dovrà essere introdotto con la dovuta sensibilità” mentre “saranno necessarie opportune catechesi per presentarlo” in modo da evitare “qualsiasi rischio di confusione o smarrimento”. Il Papa ha espresso infine l’auspicio che la nuova traduzione del Messale Romano possa servire “ad un rinnovamento e approfondimento della devozione eucaristica in tutto il mondo anglofono”. La nuova traduzione, più fedele all'originale latino, sostituirà a partire dall'Avvento 2011, quella usata dai vari Paesi di lingua inglese dal Concilio Vaticano II ad oggi.

Radio Vaticana

Il Papa: l'esempio di Leonardo Murialdo e Giuseppe Cottolengo illuminino il ministero dei sacerdoti che si spendono per Dio e per il loro gregge

"Non è possibile esercitare la carità senza vivere in Cristo e nella Chiesa”. Con queste parole il Papa ha concluso la catechesi dell’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, dedicata a “due santi sacerdoti esemplari nella loro donazione a Dio e nella testimonianza di carità, vissuta nella Chiesa e per la Chiesa, verso i fratelli più bisognosi”, San Leonardo Murialdo e San Giuseppe Benedetto Cottolengo, entrambi vissuti a Torino. “La loro intercessione e il loro esempio – l’auspicio espresso da Benedetto XVI – continuino ad illuminare il ministero di tanti sacerdoti che si spendono con generosità per Dio e per il gregge loro affidato, e aiutino ciascuno a donarsi con gioia e generosità a Dio e al prossimo”. I due sacerdoti, ha ricordato il Papa, “hanno vissuto il loro ministero nel dono totale della vita ai più poveri, ai più bisognosi, agli ultimi, trovando sempre la radice profonda, la fonte inesauribile della loro azione nel rapporto con Dio”. Sacerdote e catechista “conosciuto e apprezzato” anche da don Bosco, che lo convinse ad accettare la direzione del nuovo Oratorio di san Luigi a Porta Nuova, Leonardo Murialdo “venne in contatto anche con i gravi problemi dei ceti più poveri, ne visitò le case, maturando una profonda sensibilità sociale, educativa ed apostolica che lo portò poi a dedicarsi autonomamente a molteplici iniziative in favore della gioventù”. Sottolineando la “grandezza della missione del sacerdote”, che deve “continuare l’opera della redenzione, la grande opera di Gesù Cristo, l’opera del Salvatore del mondo”, cioè quella di “salvare le anime”, San Leonardo “ricordava sempre a se stesso e ai confratelli la responsabilità di una vita coerente con il sacramento ricevuto”. “Amore di Dio e amore a Dio”: fu questa, secondo il Papa, “la forza del suo cammino di santità, la legge del suo sacerdozio, il significato più profondo del suo apostolato tra i giovani poveri e la fonte della sua preghiera”. Abbandonandosi “con fiducia” alla Provvidenza, il Murialdo “ha unito il silenzio contemplativo con l’ardore instancabile dell’azione, la fedeltà ai doveri di ogni giorno con la genialità delle iniziative, la forza nelle difficoltà con la serenità dello spirito”: è questa, per il Pontefice, “la sua strada di santità per vivere il comandamento dell’amore, verso Dio e verso il prossimo”. “Catechesi, scuola, attività ricreative” sono i “fondamenti del suo metodo educativo” in oratorio: nel 1873 fondò la Congregazione di San Giuseppe, “il cui fine apostolico fu, fin dall’inizio, la formazione della gioventù, specialmente quella più povera e abbandonata”. L’ambiente torinese del tempo fu segnato, inoltre, “dall’intenso fiorire di opere e di attività caritative” promosse dal Murialdo fino alla sua morte, il 30 marzo 1900. “Domenica prossima, nella mia Visita pastorale a Torino, avrò modo di venerare le spoglie di questo Santo e di incontrare gli ospiti della Piccola Casa”, ha ricordato il Papa parlando della figura di Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della “Piccola Casa della Divina Provvidenza”. “Buon sacerdote, ricercato da molti penitenti” e, nella Torino di quel tempo, “predicatore di esercizi spirituali e conferenze presso gli studenti universitari, dove riscuoteva sempre un notevole successo”, a 32 anni san Giuseppe ebbe “un incontro inaspettato e decisivo”, che “gli fece capire quale sarebbe stato il suo futuro destino nell’esercizio del ministero”. Il 2 settembre 1827, ha ricordato Benedetto XVI, “proveniente da Milano giunse a Torino la diligenza, affollata come non mai, dove si trovava stipata un’intera famiglia francese in cui la moglie, con cinque bambini, era in stato di gravidanza avanzata e con la febbre alta”. Dopo aver vagato per vari ospedali, quella famiglia trovò alloggio in un dormitorio pubblico, ma “la situazione per la donna andò aggravandosi e alcuni si misero alla ricerca di un prete”. “Per un misterioso disegno incrociarono il Cottolengo, e fu proprio lui, con il cuore pesante e oppresso, ad accompagnare alla morte questa giovane madre, fra lo strazio dell’intera famiglia”. “Da quel momento il Cottolengo fu trasformato”, ha fatto notare il Papa: “Tutte le sue capacità, specialmente la sua abilità economica e organizzativa, furono utilizzate per dare vita ad iniziative a sostegno dei più bisognosi”, attraverso il coinvolgimento “nella sua impresa” di decine e decine di collaboratori e volontari. “Spostandosi verso la periferia di Torino per espandere la sua opera – ha proseguito il Santo Padre – creò una sorta di villaggio, nel quale ad ogni edificio che riuscì a costruire assegnò un nome significativo: casa della fede, casa della speranza, casa della carità”. In questo modo, “mise in atto lo stile delle ‘famiglie’, costituendo delle vere e proprie comunità di persone, volontari e volontarie, uomini e donne, religiosi e laici, uniti per affrontare e superare insieme le difficoltà che si presentavano”. “Ognuno in quella Piccola Casa della Divina Provvidenza aveva un compito preciso”, ha fatto notare Benedetto XVI: “Chi lavorava, chi pregava, chi serviva, chi istruiva, chi amministrava. Sani e ammalati condividevano tutti lo stesso peso del quotidiano. Anche la vita religiosa si specificò nel tempo, secondo i bisogni e le esigenze particolari”. “Il manovale della Divina Provvidenza”: così San Giuseppe Cottolengo amava definirsi. “La sua vita, come scrisse un giornale del tempo, era stata tutta un’intensa giornata d’amore”, ha concluso il Papa.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Un anno fa la visita del Papa alle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto: andate avanti con ciò che non muore e non viene distrutto, l'amore

Ad un anno dalla visita di Benedetto XVI nel territorio abruzzese colpito dal terremoto mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare di L’Aquila, ha celebrato ieri una Santa Messa ad Onna per ricordare un momento toccante e significativo per l’intera comunità aquilana. La visita del Santo Padre il 28 aprile 2009 era iniziata proprio dalla tendopoli di Onna: “Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza”. Queste le parole del Santo Padre, che rivolgendosi a chi in quella terribile notte aveva perso i propri cari aveva incitato ad avere il coraggio di andare avanti “facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere: l’amore”. Dopo Onna, il Pontefice si era recato nella Basilica di Collemaggio per venerare le spoglie di Papa Celestino V donando il suo Pallio. “Assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello Studente – disse Benedetto XVI nel discorso tenuto nell’ultima tappa del suo viaggio, alla Guardia di Finanza di Coppito –, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto”. Dopo aver salutato i sindaci e i parroci dei paesi terremotati, il Papa ha incontrato i fedeli della diocesi: “Vi abbraccio tutti con affetto, nel nome di Cristo. La mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa”. Rivolto poi alle autorità presenti, Benedetto XVI ha ribadito la necessità di “fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L'Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”. La visita si concluse con l’omaggio di una rosa d’oro da parte del Papa alla Madonna di Roio.

Messaggio del Papa al Congresso europeo sulle migrazioni: arrivi a tutti il Vangelo, riconosciuti i diritti e una vita degna in tutti gli aspetti

Dare ai migranti la “ferma speranza di vedere riconosciuti i loro diritti” e favorire la loro possibilità di vivere “una vita degna in tutti gli aspetti”. A chiederlo è Papa Benedetto XVI in un messaggio trasmesso dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ai partecipanti all’ottavo Congresso europeo sulle migrazioni che su iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa si è aperto ieri pomeriggio a Malaga, in Spagna. E’ stato mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, a portare il messaggio del Papa ai circa 50 partecipanti all’incontro, tra direttori nazionali per la pastorale dei migranti e operatori pastorali, provenienti da tutta Europa. Benedetto XVI, si legge nel messaggio, li “incoraggia a proseguire nei loro sforzi affinché sia posta una adeguata attenzione pastorale a tutti coloro che soffrono le conseguenze di aver abbandonato la loro patria o si sentono senza una terra di riferimento”. “Allo stesso tempo, li esorta a coordinare iniziative e programmi perché possa arrivare a tutti la luce del Vangelo e, con essa, una ferma speranza di veder riconosciuti i loro diritti e favorite le loro possibilità di una vita degna in tutti gli aspetti”.

SIR