giovedì 26 febbraio 2009

'Zenit': l'appello del Papa alla conversione durante la Messa del Mercoledì delle Ceneri fa breccia tra i fedeli

di Carmen Elena Villa

L'appello alla conversione lanciato da Benedetto XVI questo mercoledì durante la Messa del Mercoledì delle Ceneri è penetrato tra le migliaia di fedeli riuniti nella Basilica di Santa Sabina per dare inizio al tempo di Quaresima.
Altre centinaia di pellegrini che non hanno potuto entrare nella Basilica sono rimaste all'esterno partecipando alla cerimonia, trasmessa mediante maxischermi. Nonostante il freddo, il pomeriggio era assolato.
Un'antica tradizione. Anno dopo anno, il Papa celebra a Santa Sabina, sul colle dell'Aventino, la Messa con cui si dà inizio alla Quaresima. Fin dal V secolo, quando è stata costruita la Basilica, i cristiani si riunivano 40 giorni prima della Settimana Santa nella chiesa di Sant'Anastasia e andavano a piedi fino a Santa Sabina, facendo penitenza a piedi scalzi, chiedendo misericordia e proponendosi di praticare il digiuno e l'astinenza.
“Così è nata la tradizione che il Papa celebri ogni anno il Mercoledì delle Ceneri in questa chiesa, con Papa Sisto V, nel 1587. Nel 1700 Papa Clemente VI ha interrotto questa tradizione, ripresa poi da Giovanni XXIII nel 1962”, ha spiegato a Zenit il sacerdote domenicano fr. Francesco Ricci, rettore di Santa Sabina.
Secondo padre Henry O'Shea OSB, segretario della Conferenza Benedettina, Giovanni XXIII decise che la processione iniziasse dalla chiesa di Sant'Anselmo, ubicata a pochi metri da Santa Sabina. “Ciò è dovuto alla devozione che aveva per questo santo e al fatto che stimava molto l'ordine benedettino”, ha riferito il sacerdote.
Da allora, è tradizione che la cerimonia si svolga all'Aventino, partendo sempre da Sant'Anselmo. La Messa a Santa Sabina presieduta dal Papa è stata interrotta solo nel 2005, a causa dello stato di salute di Giovanni Paolo II, morto un mese e mezzo dopo.
Pellegrini in tempo di Quaresima. Fedeli di questa chiesa che vengono anno dopo anno, così come pellegrini giunti da altri luoghi, si sono riuniti questo mercoledì per iniziare la Quaresima con l'Eucaristia presieduta da Benedetto XVI.
Tra i concelebranti c'erano 40 Vescovi nigeriani in visita a Roma per la conferenza sull'inculturazione del Vangelo in Africa in svolgimento presso l'Università Urbaniana.
La giovane Sandra Manzo, proveniente da Miami, è giunta per la prima volta a Roma per festeggiare qui il suo compleanno e ha espresso la sua gioia per aver partecipato a questa liturgia con il Papa: “E' un'opportunità unica che si verifica una sola volta nella vita. E' stato bello essere stata in una chiesa relativamente piccola e aver visto il Papa così da vicino”.
Sandra ha condiviso con Zenit anche ciò che significa per lei questo tempo liturgico: “La Quaresima è un periodo di riflessione. Oggi ho chiesto a Dio molte cose personali, e spero che quest'anno sia per tutti tranquillo, pieno di pace e cambiamenti positivi non solo per il mio Paese, ma per molti altri che come il mio vivono questo tempo di transizione”.
Da parte sua Alessandra, di Roma, che ogni anno il Mercoledì delle Ceneri va nella sua parrocchia, ha detto a Zenit di essersi recata stavolta a Santa Sabina per ascoltare le parole del Santo Padre: “Questo Papa è una persona molto colta e molto attenta a quelli che sono i problemi della società di oggi. Parla dei veri valori che dovrebbero essere rispettati e seguiti. La Quaresima significa riconciliarci con il Signore”, ha affermato.
Durante questo tempo liturgico, sostiene, i cattolici devono “riscoprire un modo di comportarsi migliore di quello che magari abbiamo messo in pratica durante la nostra vita”.
Per David, che arriva da Valencia (Spagna) con la moglie e quattro figli (il più piccolo ancora in gestazione), aver partecipato alla Messa con il Pontefice è stato il modo migliore di iniziare la Quaresima: “Abbiamo letto il Messaggio per la Quaresima diffuso dal Papa in questi giorni e abbiamo detto: 'Perché non proviamo ad andare? Sappiamo che è difficile ma dobbiamo provarci'”.
Questo padre di famiglia era commosso perché uscendo dalla chiesa il Papa ha benedetto i suoi figli e ha dato un bacio in fronte al suo secondo bambino, Simón. “E' stata una cosa che non ci aspettavamo. Sento che Dio ha voluto che vivessimo questo, ci ha condotti dal Papa e ci ha mostrato la via”.
David si è sentito toccato dal Messaggio del Santo Padre per la Quaresima e dall'omelia pronunciata durante la Messa, in cui ha invitato in modo particolare i cattolici a convertirsi giorno per giorno e a lottare contro l'uomo vecchio.
“Il messaggio del Papa è splendido – ha commentato –. Le sue parole sono state molto belle: convertire il proprio cuore. E' questo che chiedo a Dio”.

Il vescovo Williamson chiede perdono alle vittime dell'Olocausto e alla Chiesa per le dichiarazioni negazioniste

Mons. Richard Williamson, uno dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X a cui il Papa ha rimesso la scomunica, ha chiesto perdono questo giovedì alle vittime dell'Olocausto e alla Chiesa per le dichiarazioni in cui aveva negato l'ampiezza di questo crimine contro l'umanità. Il vescovo lefebvriano ha inviato una dichiarazione alla Pontificia commissione Ecclesia Dei, l'organo vaticano competente per i rapporti con i tradizionalisti, dopo essere tornato a Londra in seguito alla sua espulsione da parte del Governo argentino, in cui spiega: “Il Santo Padre e il mio Superiore, il vescovo Bernard Fellay, mi hanno chiesto di riconsiderare le dichiarazioni da me rilasciate alla televisione svedese quattro mesi fa, per il fatto che le loro conseguenze sono state così gravi”. “Tenendo conto di queste conseguenze, posso affermare in tutta sincerità che mi rammarico di aver espresso quelle dichiarazioni, e che se avessi saputo in anticipo il danno e il dolore che avrebbero arrecato, soprattutto alla Chiesa, ma anche ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che hanno subito ingiustizie sotto il Terzo Reich, non le avrei rilasciate”, osserva. Il presule constata di aver espresso alla televisione svedese solo un'“opinione” “di un non-storico, un'opinione formatasi 20 anni fa sulla base delle prove allora disponibili, e da allora raramente espressa in pubblico”. “Gli eventi delle ultime settimane e il consiglio dei superiori della Fraternità San Pio X mi hanno convinto di essere responsabile della pena che ne è derivata”, confessa. “Chiedo perdono davanti a Dio a tutte le anime che si sono onestamente scandalizzate per ciò che ho detto. Come ha affermato il Santo Padre, ogni atto di violenza ingiusta contro un uomo ferisce tutta l'umanità”.
Richard Williamson è tornato ieri in Gran Bretagna, il suo Paese d'origine, dopo essere stato allontanato dall'Argentina per i suoi commenti negazionisti sull'Olocausto, giudicati ''profondamente offensivi''. Il prelato lefebvriano è stato trasferito da membri della Fraternità di San Pio X e dalla polizia londinese in un luogo sconosciuto. Il prelato è giunto a Heathrow attorno alle 7 del mattino di mercoledì: gli esponenti della Fraternità lo hanno fatto salire su un fuoristrada con i vetri oscurati, partendo alla volta di una località segreta. Williamson non ha fatto dichiarazioni al suo arrivo. Non è chiaro se egli potrà riprendere la sua attività pastorale in Gran Bretagna. La Chiesa Cattolica d'Inghilterra aveva già bollato come ''totalmente inaccettabili'' le sue posizione sull'Olocausto. Un portavoce della Conferenza dei vescovi di Inghilterra e Galles ha detto di non avere idea di dove il vescovo risiederà, anche perchè, ha sottolineato, ''dal punto di vista della gerarchia cattolica, egli non ha nulla a che fare con i vescovi di questo Paese''.

Profondo dolore e disappunto dal card. Poletto e dai vescovi piemontesi per le critiche di Hans Kung al Papa riprese dal quotidiano 'La Stampa'

L'arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto (nella foto con Benedetto XVI), esprime "profondo dolore e disappunto per l'intervista del professor Hans Kueng, apparsa recentemente su La Stampa, nella quale si esprimono critiche, a mio parere ingiustificate, nei confronti di Benedetto XVI". All'indomani di una forte dichiarazione del card. Angelo Sodano, come risposta a un'intervista della Radio Vaticana, anche l'arcivescovo torinese scende in campo per difendere il Papa e per rispondere alle critiche del 'teologo ribelle' Kung. "Come arcivescovo di Torino - afferma Poletto in una dichiarazione pubblicata da L'Osservatore Romano - sono sicuro di interpretare la sensibilità dell'intera comunità diocesana nell'esprimere il mio profondo dolore e disappunto per l'intervista del professor Hans Kung, apparsa recentemente su La Stampa, nella quale si esprimono critiche, a mio parere ingiustificate, nei confronti di Benedetto XVI". "Non posso nascondere l'amarezza e il dolore che ho provato di fronte a questa pagina di un giornale ancora letto da molti nella mia città. Desidero perciò invitare, specialmente in questo tempo di Quaresima, tutti i fedeli torinesi - prosegue il porporato - ad intensificare la loro preghiera affinché il Signore doni al Santo Padre il suo conforto e gli faccia sentire tutta la nostra vicinanza di affetto e comunione sincera in totale sintonia col suo Magistero. La Chiesa di Torino, in piena collaborazione con le istituzioni della città, della provincia e della regione, sta impegnandosi generosamente per realizzare nel 2010 una nuova Ostensione della Sindone e in quella circostanza si prepara ad accogliere con entusiasmo il Santo Padre. Anche per questo - ribadisce Poletto - l'intervista pubblicata da La Stampa non è certo di aiuto nel predisporre gli animi al tanto desiderato incontro col Papa nella nostra città. Auspico perciò che proprio il giornale più diffuso a Torino assuma un atteggiamento maggiormente attento nei confronti della Chiesa cattolica e in particolare della persona del Santo Padre". Per Poletto, inoltre, "è da respingere la provocazione di chi, come il professor Kung, con la pretesa di essere lui a indicare al Papa le scelte che dovrebbe compiere per il bene della Chiesa, misconosce in modo pregiudiziale la generosa dedizione con cui Benedetto XVI svolge il suo servizio petrino in fedeltà alle Sacre Scritture e al Concilio, e con la volontà di riunire nell'unica Chiesa di Cristo tutti i credenti, anche i più lontani. Mi auguro che questi miei sentimenti raggiungano la persona di Benedetto XVI affinché senta che Torino ama il Papa e lo attende con affetto, desiderosa di ricevere una volta di più il dono del suo alto Magistero come incoraggiamento e spinta - conclude - nella propria fedeltà a Cristo e alla ininterrotta tradizione della nostra Chiesa torinese così ricca di Santi, tutti appassionatamente affezionati alla figura del Papa".
Dura condanna anche dei vescovi piemontesi alle critiche del professor Hans Kung rilasciate nell'intervista a Le Monde ripresa dal quotidiao La Stampa. I vescovi piemontesi "uniscono la propria voce a quella del card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino, nell'esprimere amarezza e sconcerto per le ingiuste critiche rivolte al Santo Padre Benedetto XVI dal professor Hans Kung e ospitate con grande rilievo sul quotidiano La Stampa, diffuso in tutta Italia e specialmente nella nostra Regione. Si tratta di un attacco infondato che alimenta la disinformazione". E' quanto si legge in una nota diffusa dalla diocesi torinese. "Disinformazione - prosegue la nota - perché ignora la linea del Papa e della Santa Sede, ribadita più volte anche di recente, fermamente contraria ad ogni rigurgito di antisemitismo. Disinformazione perché dimentica quanto è stato autorevolmente chiarito da interventi ufficiali, che cioè l'abrogazione della scomunica ai quattro vescovi ordinati da monsignor Lefebvre non significa ancora la piena riabilitazione della Fraternità S. Pio X ma è stato un gesto di riconciliazione che attende anzitutto l'accettazione del Concilio Vaticano II". "Decisamente infondata - aggiungono i vescovi piemontesi - poi la descrizione che viene fatta della persona del Santo Padre e della sua preparazione teologica e culturale, universalmente riconosciute, non solo in ambito cattolico. Forse è proprio il professor Kung a vivere in un suo 'Kremlino' e ci meraviglia che un giornale di grande tradizione come La Stampa non sappia valutare per quello che sono certe posizioni, che vorrebbero presentarsi come aperte e innovatrici e che risultano invece sempre più ripetitive, provinciali e scontate. Esprimiamo ancora una volta il nostro sentimento di vicinanza e di comunione, anzitutto con la preghiera, alla persona del Santo Padre, sentendoci in profonda sintonia con il suo qualificato Magistero".

Il Papa incontra il clero romano: siamo in famiglia, non sono un oracolo. Colloquio sulla crisi economica, la missionarietà e la pastorale giovanile

"Siamo in famiglia. È un momento di riposo spirituale. Non parla un oracolo, ma siamo in un momento di scambio familiare": è iniziato così il 'question time' del Papa con i sacerdoti e il clero romano, ricevuti questa mattina in udienza nella Sala delle Benedizioni, in Vaticano. Questo incontro "è per me molto importante anche per conoscere la vita delle parrocchie, le vostre esperienze - ha detto Papa Ratzinger parlando a braccio - e vorrei anche io imparare ad avvicinarmi alla realtà, perchè nel Palazzo Apostolico sono anche un po' distante. Voi vivete giorno per giorno la realtà delle vostre parrocchie". E' durato un'ora e mezzo l'incontro di Benedetto XVI con il clero romano. Otto le domande che hanno spaziato dal senso della missionarietà alla liturgia, dalla pastorale giovanile fino alla crisi economica.
La crisi economica e il ruolo della Chiesa nelle tematiche sociali
''Il crollo delle grandi banche americane mostra quello che è l'errore di fondo: l'avarizia e l'idolatria che oscurano il vero Dio, ed è sempre la falsificazione di Dio in Mammona che ritorna''. Papa Benedetto XVI, ha risposto così alla domanda di un parroco della periferia romana sulla crisi economica mondiale. ''La Chiesa - ha continuato a spiegare Papa Ratzinger - ha sempre questo compito di essere vigilante, di cercare essa stessa, comprendendo le ragioni del mondo economico, di illuminare questo ragionamento con la fede che ci libera dal peccato. Per questo deve farsi sentire ai diversi livelli per aiutare a correggere tanti interessi personali e di gruppi, nazionali e sovranzionali, che si oppongono alle correzioni alla radice dei problemi''. Papa Benedetto XVI ha invitato a offrire ''argomenti seri e competenti'' sui motivi e le soluzioni delle difficoltà economiche, ma allo stesso tempo ha ricordato anche che i ''modelli economici buoni'' si realizzano ''solo se ci sono i giusti''. "Da molto tempo preparo un'enciclica su questi temi": Papa Benedetto XVI annuncia così la volontà di denunciare le problematiche sociali, che vengono definite "difficili". ''Sul tema - ha detto Papa Ratzinger - bisogna fornire argomenti seri e competenti'' e non dare risposte dettate solo dal ''moralismo''; il tutto, però, senza dimenticare la realtà del ''peccato originale'' e dell'''avarizia'', dell'''idolatria'' e dell'''egoismo'', che agiscono ad un livello profondo. In sostanza, per il Pontefice bisogna lavorare sia al livello della ''macro-giustizia'' denunciando le storture del sistema economica, sia al livello della ''micro-giustizia'', ovvero della conversione dei singoli. Senza i ''giusti'', ha ricordato Papa Ratzinger, non si può realizzare nulla, e ''i giusti non ci sono se non si fa il lavoro umile e quotidiano di convertire gli uomini''. Di qui, ha aggiunto, l'importanza del lavoro dei parroci: ''Il nostro lavoro è fondamentale per arrivare ai grandi scopi dell'umanità''.
Le indulgenze e la pietà popolare nella comunione della Chiesa

Nessuno deve "disprezzare" le indulgenze e le manifestazioni di devozione popolare. Papa Ratzinger ha ricordato come i protestanti contestino le indulgenze e ritengano che la pietà di Cristo sia unica e sufficiente. "Per me - ha osservato Benedetto XVI - Cristo ha voluto aggiungere anche noi a farci soggetti e partecipi della sua misericordia e del suo amore". Attraverso le indulgenze e le forme di devozione popolare si partecipa - ha concluso - alla "comunione della Chiesa".
Testimonianza e parola nell'annuncio e la liturgia, cuore dell'essere cristiani
Benedetto XVI ha poi messo l’accento sul ruolo del parroco che, ha affermato, come nessun altro conosce l’uomo nella sua profondità, al di là dei ruoli che ricopre nella società: "Per l’annuncio abbiamo bisogno dei due elementi: testimonianza e parola. E’ necessaria la parola, che fa apparire la verità di Dio, la presenza di Dio in Cristo e quindi l’annuncio è una cosa assolutamente indispensabile, fondamentale, ma è necessaria anche la testimonianza che dà credibilità a questa parola, perché non appaia solo come una bella filosofia, una utopia. E in questo senso mi sembra che la testimonianza della comunità credente sia di grandissima importanza. Dobbiamo aprire, in quanto possiamo, luoghi di esperienza della fede". Il Pontefice ha quindi offerto la sua riflessione su un tema a lui particolarmente caro quale è quello dell’emergenza educativa. Compito dei sacerdoti, ha rilevato, fin dall’oratorio è offrire ai giovani una formazione umana integrale. Ed ha ribadito che oggi viviamo in un mondo dove molte persone hanno tante conoscenze ma senza orientamento interiore etico. Per questo, la Chiesa ha il dovere di proporre una formazione umana illuminata dalla fede. Aprirsi dunque alla cultura del nostro tempo, ma indicando criteri di discernimento.
"Non è sufficiente predicare o fare pastorale con il bagaglio prezioso della teologia - ha proseguito il Papa - ma deve essere personalizzato da una conoscenza accademica in visione personale della mia vita per arrivare alle altre persone". "Non perdiamo la semplicità della verità. Dio c'è e non è un essere ipotetico e lontano, ma è vicino - ha aggiunto - parla con me. Non proponiamo riflessioni o una filosofia, ma proponiamo l'annuncio semplice di Dio che ha agito anche con me". Per Papa Joseph Ratzinger, dunque, "il primo aiuto è la nostra esperienza personale". "Noi inviamo uomini sulla luna, siamo uomini di questo tempo, viviamo con i mass media di oggi. Se io stesso prendo sul serio la mia esperienza e cerco di personalizzare in me la mia realtà - ha spiegato - siamo in cammino nel farci capire anche agli altri. Chi conosce meglio gli uomini di oggi se non il parroco? Vengono da noi gli uomini spesso senza maschera, non con alti pretesti, nella situazione della sofferenza, della malattia, della morte, nel confessionale senza maschera, con il loro essere".
Nel colloquio con il clero romano, durato quasi due ore, il Papa ha anche parlato della liturgia ribadendo che imparare a celebrare significa conoscere Gesù Cristo, entrare in contatto con Lui. La Liturgia, è stata la sua riflessione, deve sempre più essere il cuore del nostro essere cristiani.
Il primato del Papa contro nazionalismi e particolarismi
Il Pontefice ha indicato la peculiarità della Chiesa di Roma, chiamata a presiedere nella Carità. Un dono, ha affermato, che riguarda tutti i fedeli di Roma.
Il ''primato petrino', ovvero il primato che la Chiesa Cattolica ha per il Papa, successore di Pietro, su tutti gli altri vescovi cristiani, ''garantisce l'universalità della Chiesa e la trascendenza dai nazionalismi e da altre frontiere'', e ''si realizza nella carità''. Il primato, ha spiegato Papa Ratzinger, offre alla Chiesa un ''punto unificante'', necessario ''per non cadere nel nazionalismo'', per ''evitare l'identificazione con una determinata cultura'' e per ''essere sempre costretti ad aprirsi a tutti gli altri''; anche le altre Chiese cristiane, ha aggiunto il Pontefice, cominciano a sentire l'esigenza di un simile ministero. Scopo del primato è di ''garantire la cattolicità nella ricchezza delle culture e nello stesso tempo escludere ogni tipo di assolutizzazione''. ''Una garanzia - ha concluso il Papa - contro le mode, i particolarismi, le eresie sempre assunte in funzione di un aspetto, mentre la fede guarda all'integralità''.
La formazione del giovane sacerdote e dei giovani

Nel suo dialogo con i parroci, il Papa ha offerto anche indicazioni concrete in tema di pastorale giovanile. Benedetto XVI ha ricordato che "è necessaria la permanenza del giovane sacerdote in una parrocchia per dare orientamento ai giovani" in quanto, "senza dubbio, la relazione personale con l'educatore è importante, e serve un certo periodo per orientare insieme". "Dunque non si può cambiare parrocchia ogni giorno, se no si perde questo orientamento. Ma è anche vero - ha aggiunto - che il giovane sacerdote deve fare esperienze diverse in ambienti culturali diversi, per arrivare alla maturità come parroco e dedicarsi stabilmente a una comunità". Questo periodo, secondo il Pontefice, potrebbe essere di tre anni: "dai 16 ai 19 anni di età, infatti, i giovani - ha spiegato - maturano una crescita e dei cambiamenti che sono paragonabili a quelli di un decennio, ad esempio a come si cambia tra i 40 e i 50, si forma loro personalità e si avvia un cammino interiore di grande estensione esistenziale. Ecco - ha detto il Papa - penso che tre anni per il vice parroco siano un tempo sufficiente per formare una generazione e dunque possono essere il tempo giusto per riconciliare i due bisogni: da una parte la crescita del sacerdote giovane per arricchire la sua esperienza unmana, dall'altra parte la crescita dei giovani". Poi sorridendo Joseph Ratzinger si e' rivolto al cardinale vicario Agostino Vallini che in concreto deve poi decidere le destinazioni del clero: "non so cosa ne direbbe?", ha chiesto mentre i sacerdoti ridevano e applaudivano.
Il saluto del cardinal vicario Vallini
''Viviamo un tempo non facile e molte sfide si pongono alla Chiesa; Roma è profondamente mutata e anche i programmi pastorali e la prassi ordinaria del ministero hanno bisogno di essere meglio adeguati alle nuove esigenze''. Il card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha saluto così questa mattina Papa Benedetto XVI. ''Le nostre parrocchie - ha aggiunto Vallini - sono comunità vive e punti di riferimento dei quartieri e per l'intero territorio. Molte opere e iniziative di carità e di solidarietà danno sollievo e aiuto concreto a tante famiglie in difficoltà e a tante persone. Si fa tanto in favore dei poveri - ha concluso il porporato - anche se vorremmo fare molto di più".
Al termine dell'incontro, un parroco romano ha donato al Pontefice una poesia in romanesco in vista della visita di Benedetto XVI al Campidoglio, il 9 marzo. Una poesia che il Santo Padre ha particolarmente gradito: "Grazie! Abbiamo sentito parlare il cuore romano, che è un cuore di poesia. E’ molto bello sentire un po’ di romanesco e sentire che la poesia è profondamente radicata nel cuore romano. Questo forse è un privilegio naturale che il Signore ha dato ai romani, è un carisma naturale che precede i privilegi ecclesiali …".

INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I PARROCI E I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ROMA (GIOVEDÌ, 26 FEBBRAIO 2009) - il testo integrale delle domande e delle risposte del Papa

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Facciamo nostra la proposta di 'AsiaNews': in Quaresima preghiamo per il Papa

di Bernardo Cervellera

Questa Quaresima vorremmo invitare i nostri lettori a dedicare una preghiera speciale per il Papa Benedetto XVI. Il suggerimento ci viene da parte di un gruppo di musulmani convertiti al cristianesimo che hanno scritto ad AsiaNews lanciando una novena per il Pontefice. Essi vedono Benedetto XVI come “un segno dell’amore di Gesù e un difensore dei deboli”, mentre il mondo cerca di attaccarlo in ogni modo. Fra i deboli vi sono loro stessi, questi neo-convertiti, costretti a tenere nascosta la loro conversione perfino in famiglia. Del resto, la preghiera per il Papa è stata richiesta da lui stesso pochi giorni fa.
Nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Cattedra di San Pietro (22 febbraio), Benedetto XVI si è rivolto ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per l’Angelus, chiedendo loro di accompagnarlo “con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro” e vescovo di Roma, la Chiesa chiamata “a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero Popolo di Dio".
Tutti conosciamo le difficoltà in cui versa l’ecumenismo, cioè lo slancio verso l’unità dei cristiani. E sembra che ogni passo e apertura di questo Papa sia accolto con freddezza, indifferenza, tergiversazione dalle altre Chiese. Un solo esempio: dopo tante preghiere e attenzioni da parte di Benedetto XVI, il nuovo patriarca ortodosso di Mosca, all’indomani della sua elezione, ha subito detto che un viaggio a Mosca del Pontefice non è per ora prevedibile. Il ministero dell’unità del Papa soffre anche nel tentare di tenere insieme la varietà delle esperienze cattoliche, ancora troppo divise (e forse confuse) fra “progressisti” e “tradizionalisti”, “del Nord” e “ del Sud”, dei “ricchi” e dei “poveri”, perdendo l’occasione di stimarsi e unirsi nel testimoniare la fede davanti a un mondo che diviene sempre più ateo.
La levata della scomunica al vescovo lefebvriano Williamson è stata l’occasione per tanti politici, giganti e nani, di accusare il Papa di antisemitismo, senza nemmeno conoscere i fatti e senza nemmeno voler ricordare che Benedetto XVI è colui che ha costruito da anni un solido rapporto con il mondo ebraico. Sembra quasi che tutti si siano dati appuntamento per lanciare pietre al capro espiatorio di turno. Il punto è che Benedetto XVI è una delle poche voci che ricordano che l’uomo non può essere comprato dalla politica e che lo Stato deve servire il bene comune. E mentre in Europa si trama per introdurre eutanasia e eugenetica, egli sottolinea che “l'uomo sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo”, condannando una mentalità che considera la vita e la dignità personale solo “fondata sul proprio desiderio e sul diritto individuale”, privilegiando “le capacità operative, l'efficienza, la perfezione e la bellezza fisica”.
In tutti questi “incidenti” si può anche vedere errori o goffaggini della Curia romana, ma nella “guerra” contro Benedetto XVI c’è soprattutto il tentativo di soffocare chi ricorda a tutti il valore assoluto della persona. Nella crisi delle ideologie e delle economie che sta inghiottendo il mondo, questo è l’ultimo tentativo di togliere di mezzo Dio come un ultimo impiccio.