domenica 15 febbraio 2009

Messa in onore di Galileo presieduta da mons. Ravasi. Il card. Bertone: ha saputo leggere e studiare la scienza con gli occhi della fede

"Galileo è stato chiamato a ragione 'divin uomo', perché lui ha saputo leggere e studiare la scienza attraverso gli occhi della fede": lo scrive il segretario di Stato vaticano, il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), in un telegramma inviato ai partecipanti alla Santa Messa in onore di Galileo Galilei, che si è svolta questa mattina, per la prima volta nella storia, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli in occasione del 445° anniversario della nascita del grande astronomo pisano. Il 2009, infatti, è l'anno dell'Astronomia che celebra le scoperte galileiane col 'cannocchiale'. "Galileo - ha spiegato mons. Gianfranco Ravasi, che ha presieduto la celebrazione - ha saputo distinguere le due ragioni, quelle della scienza e quelle della verità utili per la nostra salvezza". In prima fila, alla solenne Messa, erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, l'esponente dell'Udc Rocco Buttiglione e lo scienziato Antonino Zichichi, che ha fortemente sostenuto l'iniziativa. E' la prima volta in quattro secoli che si celebra una Santa Messa in onore di Galilei, ed è la prima volta che la comunità scientifica internazionale, 10 mila scienziati di 115 nazioni, esprime il suo omaggio allo scienziato. Nella stessa Basilica romana è stata allestita una mostra interamente dedicata alle grandi conquiste galileiane. Organizzata dalla Federazione per l'Anno internazionale dell'Astronomia la mostra, che trae le sue radici dal libro di Antonino Zichichi 'Galilei Divin Uomo', illustra il pensiero di Galilei e le sue invenzioni e scoperte. Alla celebrazione di stamattina hanno aderito anche gli scienziati cinesi della World Federations of Scientists che hanno preso l'iniziativa di offrire una statua in bronzo, opera di un famoso artista cinese, oltre all'esploratore del Polo Nord e accademico russo Arthur Chilingarov.

Il Papa in Camerun e Angola. Mons. Verdzekov: l’Africa intera attende con trepidazione il viaggio di Benedetto XVI che porterà molti frutti

L’Africa intera attende con trepidazione il viaggio di Benedetto XVI, in programma dal 17 al 23 marzo in Camerun e Angola. E’ quanto sottolinea mons. Paul Verdzekov, arcivescovo emerito della diocesi camerunense di Bamenda. Il presule è intervenuto all’annuale incontro dei vescovi amici dei Focolari a Castel Gandolfo. Numerose testimonianze, riflessioni e l’esperienza stessa di comunione vissuta in questi giorni dai 75 vescovi provenienti dai 5 continenti, hanno permesso di approfondire il cuore della spiritualità dei Focolari. "Credo che questa visita, durante la quale il Papa presenterà l’“Instrumentum laboris” della prossima assemblea speciale per il Sinodo africano dei vescovi, porterà molti frutti in Africa, soprattutto nel campo dei valori cristiani da far avanzare nella società", ha detto intervistato dalla Radio Vaticana. "Io penso che la sfida da affrontare è sempre quella dei valori che molti hanno dimenticato. Si tratta di valori - ha continuato mons. Verdzekov - come l’onestà nella gestione degli affari pubblici, la trasparenza per l’Africa di oggi e soprattutto per il Camerun. Credo che questa sia una sfida molto attesa. Nella vita della Chiesa sono molto importanti, per noi, anche le piccole comunità, con Gesù al centro. Già la prima assemblea speciale per il Sinodo dei vescovi dell’Africa aveva sottolineato la grande importanza delle piccole comunità cristiane. Ed in questo ambito, - ha concluso il vescovo camerunense - il nostro convegno a Castel Gandolfo ha insistito molto sulle piccole comunità cristiane nelle quali Gesù è sempre al centro.

Il Papa a Cassino e Montecassino. Il comitato organizzatore e il programma della visita

Con la presentazione dei componenti del comitato organizzatore e con l'illustrazione del calendario della giornata, è partita ieri pomeriggio la macchina organizzativa per preparare al meglio la visita di Papa Benedetto XVI in città ed all'Abbazia di Montecassino. Del comitato fanno parte oltre duecento persone, tra amministratori comunali, sacerdoti e rappresentanti della società civile. Tra loro verrà formata una giunta esecutiva, formata da un numero più ristretto di persone, scelte tra le varie categorie rappresentate nel comitato. A presiedere la prima riunione operativa dell'evento che ci sarà domenica 24 maggio è stato il padre abate e vescovo di Montecassino, don Pietro Vittorelli, coadiuvato dal sindaco di Cassino, Bruno Scittarelli, dal vicario generale della diocesi, don Fortunato Tamburrini e dal vicario della pastorale, don Luigi Colella. Insieme ai funzionari pontifici, il padre abate ha stilato il programma della giornata. L'elicottero papale si alzerà dall'eliporto vaticano alle ore 9.00 per atterrare allo stadio comunale Salveti mezz'ora più tardi. Qui a riceverlo sarà lo stesso don Pietro Vittorelli, il sindaco Scittarelli, un rappresentante del governo italiano, che con molte probabilità sarà il sottosegretario Gianni Letta, il Presidente dell'Amministrazione provinciale, Materiale ed il Presidente della Regione, Marrazzo. Subito dopo i saluti il corteo pontificio si sposterà nel campo Miranda, dove verrà celebrata la Santa Messa alla quale già hanno assicurato la loro presenza tutti i vescovi del Lazio. Al termine della Messa il Pontefice inaugurerà la casa della carità, che sorgerà nell'edificio in via Casilina Nord, che ospitava il vecchio ospedale Gemma De Bosis. Subito dopo il Papa si recherà in Abbazia, dove sarà a colazione con i monaci benedettini e le badesse di tutto il mondo. Qui, come ha ricordato l'abate di Montecassino, presiederà la Celebrazione dei Vespri, con rappresentanti del clero. Per far fronte alla gran mole di lavoro che attende la città e l'abbazia l'abate ha chiesto il contributo di idee sia ai membri del comitato e sia alle altre persone che nei prossimi giorni vorranno suggerire proposte operative. Ancora c'è molto lavoro da svolgere. Ma la macchina organizzativa è ormai in movimento per quel grande giorno.

Benedetto XVI all’Angelus: i cristiani riscoprano il valore del sacramento della Confessione. La vera impurità del cuore è il peccato

Riscoprire il valore e l'importanza del Sacramento della Confessione: è la viva esortazione di Benedetto XVI ai fedeli, stamani all’Angelus in Piazza San Pietro, che si è soffermato sulla pagina domenicale del Vangelo di Marco in cui Gesù guarisce un lebbroso che lo aveva supplicato di purificarlo. Secondo l’antica legge ebraica, ha spiegato il Papa, “la lebbra era considerata non solo una malattia, ma la più grave forma di impurità” che comportava l’allontanamento del lebbroso dalla comunità fino all’eventuale guarigione. “La lebbra perciò costituiva una sorta di morte religiosa e civile, e la sua guarigione una specie di risurrezione. Nella lebbra è possibile intravedere un simbolo del peccato, che è la vera impurità del cuore, capace di allontanarci da Dio. Non è in effetti la malattia fisica della lebbra, come prevedevano le vecchie norme, a separarci da Lui, ma la colpa, il male spirituale e morale”. “I peccati che commettiamo - ha proseguito - ci allontanano da Dio, e, se non vengono confessati umilmente confidando nella misericordia divina, giungono sino a produrre la morte dell’anima”. Di qui la straordinarietà della guarigione del lebbroso: “Questo miracolo riveste allora una forte valenza simbolica. Gesù, come aveva profetizzato Isaia, è il Servo del Signore che “si è caricato delle nostre sofferenze,/si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4). Nella sua passione, diventerà come un lebbroso, reso impuro dai nostri peccati, separato da Dio: tutto questo farà per amore, al fine di ottenerci la riconciliazione, il perdono e la salvezza”. Ed ha sottolineato come nel Sacramento della Penitenza, Cristo crocifisso e risorto, mediante i suoi ministri, “ci purifica con la sua misericordia infinita, ci restituisce alla comunione con il Padre celeste e con i fratelli, ci fa dono del suo amore, della sua gioia e della sua pace”. E qui ha levato un’esortazione ai fedeli: “Cari fratelli e sorelle, invochiamo la Vergine Maria, che Dio ha preservato da ogni macchia di peccato, affinché ci aiuti ad evitare il peccato e a fare frequente ricorso al Sacramento della Confessione, il Sacramento del Perdono, che oggi va riscoperto ancor più nel suo valore e nella sua importanza per la nostra vita cristiana”. “Il Vangelo di questa domenica - ha detto poi parlando ai pellegrini polacchi - ci mostra Gesù che, guarendo un lebbroso, si china sulla miseria, sulla malattia e sulla sofferenza umana”. Lo fa, ha notato il Papa, “amorevolmente, discretamente e gratuitamente”. Incontrando la miseria umana, è stato dunque il suo invito, “imitiamo Gesù, portando al prossimo un aiuto concreto, una parola di conforto e un gesto di consolazione”. Tra i pellegrini di lingua italiana, infine, Benedetto XVI ha salutato i partecipanti al terzo laboratorio nazionale sul tema "Giovani e cultura: il lavoro", organizzato dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI nell'ambito del triennio dell'Agorà dei giovani italiani, il progetto che ha avuto avvio con il grande raduno del settembre 2007 a Loreto, dove per incontrare il Papa si raccolsero oltre 500.000 ragazzi.


Il Papa in Terra Santa. La conferma del primo ministro Olmert. Prima tappa la Giordania con la visita alla moschea

Il primo ministro Ehud Olmert ha oggi confermato che il prossimo maggio Papa Benedetto XVI giungerà in visita in Israele. "In maggio - ha detto Olmert ai cronisti, prima della seduta del Consiglio dei ministri - si svolgerà una visita importante, quella di Papa Benedetto XVI". "Il Capo dello Stato Shimon Peres - ha aggiunto Olmert - lo accompagnerà durante il soggiorno, che viene organizzato dall'ufficio del primo ministro".
Il Papa in Giordania visiterà la New King Hussein Mosque, la nuova moschea dedicata al defunto re Hussein. Lo hanno confermato al Tg2 qualificate fonti cattoliche della capitale giordana. Sarà la terza volta che un Papa sosterà in raccoglimento in un luogo di culto musulmano. La prima fu con Papa Wojtyla, a Damasco nel 2001. La seconda con lo stesso Benedetto XVI nel 2006 a Istanbul. La nuova moschea dedicata a re Hussein si trova accanto al Palazzo Reale di Amman.