domenica 2 ottobre 2011

Il Papa in Germania. Una delle vittime di abusi di religiosi incontrate da Benedetto XVI a Erfurt: ho creduto al suo essere scosso, mi ha fatto bene

A una settimana esatta dalla sua conclusione, i media tedeschi tornano sul viaggio apostolico del Papa in Germania. Il quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung ha incontrato una delle cinque vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti e impiegati ecclesiali incontrate dal Papa a Erfurt il 23 settembre. Nel momento in cui il Pontefice è entrato "per me era soltanto un uomo, stanco, che sembrava più vecchio di quanto pensassi", ha spiegato l'uomo, nato nel 1948 da una relazione extraconiugale e rinchiuso in un orfanotrofio cattolico, dove venne abusato da una suora. Il Papa ha ascoltato in silenzio per dieci minuti la sua storia e alla fine ha commentato: "sono scosso". "Gli ho creduto", ha detto alla Süddeutsche Zeitung l'uomo, la cui vera identità non è stata rivelata. Benedetto XVI ha poi seguito con attenzione le storie delle altre quattro vittime e in un caso ha anche notato di conoscere il colpevole degli abusi. Poi ha promesso che farà di tutto affinché ciò non si ripeta e si è augurato che le ferite possano essere risanate. Sembrava "sincero", ha commentato l'uomo. Incontrarlo, ha concluso, "mi ha fatto bene".

Alessandro Alviani, Vatican Insider

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Tra una settimana l'arrivo di Benedetto. Cantafora: tutta la Calabria ha risposto con entusiamo crescente

A una settimana dall'arrivo del Papa in Calabria fervono i preparativi per la visita di Benedetto XVI a Lamezia Terme, dove il Pontefice celebrerà la Messa e reciterà l'Angelus. I lavori nell'ex area Sir, che hanno tenuto impegnato il Comune per un mese e mezzo, sono conclusi. Si prevede l'arrivo di oltre mille autobus e di centinaia di migliaia di fedeli da tutto il Sud Italia per salutare Papa Ratzinger. Sono trascorsi 27 anni da quando un altro Papa si spinse alla punta estrema dello Stivale. Nel 1984 era stato Giovanni Paolo II a dedicare alla Calabria uno dei suoi tanti viaggi. ''Da un anno, non appena ci è giunta la notizia della visita, tutte le forze del territorio lametino si sono attivate'', dice all'agenzia Adnkronos il vescovo di Lamezia, mons. Luigi Cantafora. ''Devo dire - aggiunge - che anche l'intera Calabria ha risposto con entusiasmo crescente. Questo ci conforta. E' un'occasione che ci affratella, che ci unisce nella fede. La visita del Santo Padre è un grande incoraggiamento a proseguire nella via dell'evangelizzazione. Siamo convinti, come ci ha detto lo stesso Benedetto XVI, che solo il vangelo 'performa' la vita. Abbiamo bisogno dunque di figure autorevoli che ci testimonino il Vangelo, che ce lo trasmettano con l'insegnamento e con l'esempio''. Secondo il vescovo di Lamezia, ''il gesto della visita del Santo Padre è eloquente. Viene a visitare la nostra povertà, viene a benedirci, viene per incoraggiarci e confermarci''. Un messaggio importante dalla visita del Papa in Calabria, secondo mons. Cantafora, arriverà anche alla società civile. ''Ne trarrà beneficio - afferma - e sarà invitata a vivere con responsabilità il proprio mandato''. Il presule non ha dubbi sull'accoglienza che i fedeli riserveranno a Benedetto XVI. ''La gente di Calabria - aggiunge - è particolarmente accogliente per sua natura. In molti desiderano esprimere la gratitudine al Papa con segni e doni artigianali e manufatti. Questa manifestazione di affetto, anche nei confronti di Benedetto XVI, non è nuova per la gente di Calabria che è abituata a vedere nell'ospite, e quindi quanto più nel nostro Papa, il Signore che passa''. Dopo la Santa Messa e l'Angelus, Benedetto XVI pranzerà con i vescovi nell'episcopio di Lamezia Terme. Il menu sarà leggero e proporrà pietanze preparate con prodotti tipici calabresi. Originali i piatti su cui verranno servite, realizzati dall'ingegnere Rocco Purri. I disegni e i colori richiamano i reperti di scavo ritrovati nel sito archeologico dell'Abbazia benedettina di Sant'Eufemia. I motivi decorativi hanno preso spunto anche dal Castello normanno-svevo di San Teodoro. Saranno deschi unici di stampo medievale e si rifanno alle ceramiche del XIV e XV secolo. Sul retro sono stati impressi i sigilli papali di Benedetto XVI e di Callisto II, unico Papa della storia che nel 1121 fece visita a Nicastro (ampia zona di Lamezia Terme). Alle ricerche e alla realizzazione hanno contribuito l'associazione archeologica lametina, la Soprintendenza archeologica della Calabria, il dipartimento di fisica dell'Unical di Cosenza, l'associazione Paideja e il mastro d'arte Antonio Saladino. Il risultato confluira' in un volume dal titolo ''I colori del castello e dell'abbazia'' che sara' presentato a dicembre. Le stoviglie in cui pranzerà Benedetto XVI saranno esposte nel museo diocesano, altre stoviglie verranno messe in vendita e il ricavato sarà dato in beneficenza. Subito dopo il pranzo, Benedetto XVI riposerà e poi si sposterà in elicottero a Serra San Bruno, nella Certosa fondata dal suo conterraneo divenuto Santo. Il Pontefice terra' una visita privata e pregherà' insieme ai frati. Nei giorni scorsi, tra gli appuntamenti preparatori alla visita del Papa in Calabria, la diocesi lametina ha promosso un incontro con padre Elia Cattelani che ha portato alcune riflessioni sulla vita monastica e raccontato la giornata tipo nella Certosa, dove vivono 14 religiosi di nazionalità ed età diversa. ''La fonte primaria della fondazione monastica - ha affermato padre Cattelani - è la famiglia cristiana. Oggi le nostre case somigliano ad alberghi, dove le persone alloggiano senza vivere insieme''. Il certosino ha poi spiegato che ''la vita monastica è ascesi, cura e attenzione per il trascendente che nella vita quotidiana viene negato o dimenticato. L'ascesi è sforzo, fatica, sudore. Il difetto dei nostri giorni è che seguiamo i nostri istinti''.

Adnkronos

Benedetto XVI: Beata Antonia Maria Verna modello di donna consacrata e di educatrice. La mia preghiera per la missione dei giovani 'Gesù al centro'

Dopo la recita dell'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che “nel pomeriggio di oggi, ad Ivrea, suor Antonia Maria Verna, fondatrice dell’Istituto delle Suore della Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea, verrà proclamata Beata. Il rito sarà celebrato dal cardinale Tarcisio Bertone, mio segretario di Stato”. Benedetto XVI ha reso grazie a Dio “per la luminosa figura della nuova beata, vissuta tra XVIII e XIX secolo, modello di donna consacrata e di educatrice”. Poi il Papa ha fatto riferimento a un’iniziativa della diocesi romana: “Anche quest’anno all’inizio di ottobre, mese missionario, il Servizio di pastorale giovanile della diocesi di Roma promuove la missione chiamata ‘Gesù al Centro’. Assicuro la mia preghiera per questa iniziativa, che si rivolgerà in particolare ai numerosi ragazzi e ragazze che frequentano la zona di Ponte Milvio”.

SIR

Il Papa: grande responsabilità di chi è chiamato a lavorare nella vigna del Signore. Orgoglio ed egoismo ci impediscono di riconoscere il dono di Gesù

A mezzogiorno, il Santo Padre Benedetto XVI, rientrato ieri pomeriggio dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. "Il Vangelo di questa domenica - ha detto il Papa - si chiude con un monito di Gesù, particolarmente severo, rivolto ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 'A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti'. Sono parole che fanno pensare alla grande responsabilità di chi, in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo". Egli è “la pietra che i costruttori hanno scartato”, “perché l’hanno giudicato nemico della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso, è risorto, diventando la ‘pietra d’angolo’ su cui possono poggiare con assoluta sicurezza le fondamenta di ogni esistenza umana e del mondo intero”. Di tale verità parla, appunto, “la parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo ha affidato la propria vigna, perché la coltivino e ne raccolgano i frutti. Il proprietario della vigna rappresenta Dio stesso, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, come pure la vita che Egli ci dona affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene”. Il Pontefice ha, quindi, ripreso il commento di Sant’Agostino: “Dio ci coltiva come un campo per renderci migliori”. "Dio ha un progetto per i suoi amici, ma purtroppo - ha ricordato - la risposta dell'uomo è spesso orientata all'infedeltà, che si traduce in rifiuto. L'orgoglio e l'egoismo impediscono di riconoscere e di accogliere persino il dono più prezioso di Dio: il suo Figlio unigenito". Eppure, “Dio consegna se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero insondabile di debolezza e manifesta la sua onnipotenza nella fedeltà ad un disegno d’amore che, alla fine, prevede però anche la giusta punizione per i malvagi”. "Saldamente ancorati nella fede alla pietra angolare che è Cristo, rimaniamo in Lui come il tralcio che non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite. Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa, popolo della nuova Alleanza". Il Papa ha ricordato quanto scritto in proposito da Paolo VI: “Il primo frutto dell’approfondita coscienza della Chiesa su se stessa è la rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissima cosa, ma fondamentale, ma indispensabile, ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata”. “Il Signore – ha sottolineato il Pontefice - è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali ‘Custodi’, cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione”. E gli Angeli, ha proseguito, “fanno corona all’Augusta Regina delle Vittorie, la Beata Vergine Maria del Rosario, che nella prima domenica di ottobre, proprio a quest’ora, dal Santuario di Pompei e dal mondo intero, accoglie la fervida Supplica, affinché sia sconfitto il male e si riveli, in pienezza, la bontà di Dio”.

TMNews, SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Mons. Becciu: non c'è Chiesa senza il successore di Pietro. Al carisma petrino Benedetto XVI associa il personale carisma di dottore e teologo

"Spesso, in una società senza padri nè guide sicure, anche la persona del Papa tende ad essere messa in un angolo, e la sua parola ridotta ad una opinione, posta accanto alle tante altre opinioni". Lo rileva l'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, numero due della Segreteria di Stato della Santa Sede, che ha dedicato alla missione del Papa l'omelia di una concelebrazione da lui presieduta a Ozieri, sua diocesi di origine, con sette vescovi sardi. "Tuttavia - rileva il presule nel testo pubblicato da L'Osservatore Romano - le immagini delle folle dei giovani che hanno acclamato Papa Benedetto a Madrid e dei suoi stessi connazionali che la settimana scorsa gli hanno tributato affetto e riconoscenza, contro le pessimistiche previsioni della vigilia, ci devono far riflettere e convincerci che l'amore verso il Papa e la Chiesa torna di moda e che le nuove generazioni non hanno vergogna di manifestarlo pubblicamente". Per i cattolici, d'altra parte, così come "chi pensa Cristo senza la Chiesa pensa ad una persona immaginaria, mai esistita", ugualmente "chi pensa la Chiesa senza Pietro, pensa ad una realtà che non è quella voluta da Cristo". In proposito mons. Becciu cita Cipriano, che alla metà del III secolo già si domandava: "Chi abbandonerà la cattedra di Pietro, sulla quale è fondata la Chiesa, penserà di essere ancora nella Chiesa?". Oggi però, secondo mons. Becciu, "talvolta è purtroppo tra i credenti che dobbiamo lamentare come la persona del Papa non sia sempre tenuta nella considerazione che è domandata dal progetto di Cristo sulla sua Chiesa". Nell'omelia il sostituto della Segreteria di Stato rileva anche che "al carisma petrino, Benedetto XVI associa il personale carisma di dottore, di teologo, forse perchè - ragiona il presule - in questo momento la Chiesa e la società intera hanno bisogno di chi non soltanto riproponga la verità, ma mostri allo stesso tempo la capacità della mente umana di cercarla e di accoglierla, coniugando insieme fede e ragione". Che è appunto quello che fa Benedetto XVI continuando la missione di Pietro, "l'uomo dell'amore più grande, e insieme l'uomo che conferma nella verità".

Agi

Il sostituto della Segreteria di Stato celebra la Messa a Ozieri: vicino al Papa in un ascolto di fede