sabato 22 agosto 2009

Messaggio del Papa al Meeting di Rimini: tra amore e verità rapporto ineliminabile. Per mons. Giussani il cristianesimo è un avvenimento, un incontro

"Amare significa voler conoscere e il desiderio e la ricerca della conoscenza sono una spinta interna dell'amore come tale". Benedetto XVI descrive così, in un messaggio inviato al Meeting di Rimini che si aprirà domani, il "rapporto ineliminabile tra amore e verità". "La conoscenza - si legge nel testo a firma del card. Tarcisio Bertone - presuppone per sua natura una certa 'conformazione' di soggetto e oggetto: un'intuizione fondamentale, già condensata nell'antico assioma secondo il quale 'il simile conosce il simile'". Secondo il Papa, "il coinvolgimento con l'oggetto conosciuto da parte del soggetto conoscente è conditio sine qua non della conoscenza stessa. E pertanto, non il distacco e l'assenza di coinvolgimento sono l'ideale da rincorrere, peraltro invano, nella ricerca di una conoscenza 'obiettiva', bensì un coinvolgimento adeguato con l'oggetto, un coinvolgimento atto a far giungere a chi interroga la conoscenza il suo specifico messaggio". Nel testo, Benedetto XVI augura che "il Meeting continui a raccogliere le sfide e gli interrogativi che i tempi di oggi pongono alla fede, e rispondere ad essi facendo tesoro dell'insegnamento del compianto mons. Luigi Giussani, fondatore del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione". Quest'anno la tematica del Meeting verte sulla conoscenza che è sempre un avvenimento. "Avvenimento - spiega il Pontefice - è una parola con cui don Giussani ha tentato di riesprimere la natura stessa del cristianesimo, che per lui è un 'incontro', e cioè un dato esperienziale di conoscenza e di comunione". E per Papa Ratzinger, "proprio dall'accostamento tra le parole avvenimento e incontro è possibile percepire meglio il messaggio del Meeting". Nella riflessione proposta ai partecipanti il Papa ricorda poi che anche nelle scienze naturali, per le quali "l'oggetto sembra essere regolato da invariabili leggi di natura, la prospettiva dell'osservatore è un fattore che condiziona e determina il risultato dell'esperimento scientifico, e quindi della conoscenza scientifica come tale. La pura obiettività risulta perciò pura astrazione, espressione di una gnoseologia inadeguata e irrealistica". "Ma - aggiunge - se ciò è vero per le scienze naturali, lo è tanto più per quegli oggetti di conoscenza che a loro volta sono strutturalmente legati alla libertà degli uomini, alle loro scelte, alle loro diversità. Pensiamo alle scienze storiche, che si basano su testimonianze nelle quali convergono, come fattori influenzati del loro modo di comunicare la realtà che trasmettono, le visioni del mondo di chi le ha composte e le loro convinzioni, a loro volta legate a quelle del loro tempo, le loro situazioni personali, le scelte con cui essi si sono posti in rapporto alla realtà che descrivono, la loro levatura morale, le loro capacità e il loro ingegno, la loro cultura". Il messaggio che sarà letto domani al Meeting si apre con "il saluto del Santo Padre al vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ed a quanti hanno promosso ed organizzato tale manifestazione culturale, che in tre decenni ha già visto la partecipazione di migliaia e migliaia di uomini e donne, soprattutto giovani, e l'intervento di centinaia di relatori sulle tribune allestite nelle aule della fiera di Rimini". "Aiutati da studiosi di ogni disciplina, da artisti, da autorità religiose, da esponenti del mondo della politica, dell'economia, dello sport, ci si è potuto confrontare - continua il testo - sulle questioni e sulle istanze fondamentali dell'umana esistenza, ed approfondire le ragioni dell'essere cristiani in questa nostra epoca". Per il Papa, "un vero e proprio incontro tra un soggetto e un oggetto è necessario perchè si possa parlare di conoscenza". Esso, rileva, "ci fa guardare a soggetto e a oggetto non come a due grandezze che si possano reciprocamente mantenere ad asettica distanza al fine di preservarne la purezza; essi sono al contrario due realta' vive che si influenzano reciprocamente proprio quando vengono in contatto". "L'onestà intellettuale di colui che conosce - afferma il messaggio - sta tutta in quella somma arte di 'ospitare l'oggetto' in modo che esso possa rivelare se stesso quale veramente è, anche se non in modo integrale ed esaustivo. E l'accoglienza dell'oggetto, la disponibilità dell'ascolto che caratterizza il soggetto conoscente come vero amante della verità, si può descrivere come una sorta di 'simpatia' per l'oggetto", come "il pensiero medievale ci ha trasmesso". Il messaggio ricorda infine la beatitudine evangelica "Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio" per sostenere che "la conoscenza della verità e di Dio" è possibile "solo grazie a un cuore purificato e sinceramente amante del vero che ricerca". "C'è dunque un misterioso nesso tra la beatitudine evangelica e le parole rivolte da Gesù a Nicodemo, riportate da San Giovanni: 'Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito dovete rinascere dall'alto", conclude Benedetto XVI auspicando che "queste parole di Cristo risuonino nel cuore dei partecipanti alla 30° edizione del Meeting di Rimini, come richiamo a volgersi con fiducia verso di Lui, ad accoglierne la misteriosa presenza, che è per l'uomo e la società sorgente di verità e di amore".

Beata Vergine Maria Regina. Il Papa: l'umiltà è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in Lei. La grandezza dell'uomo sta nella sua umiltà

La Chiesa celebra oggi la memoria della Beata Vergine Maria Regina. Una memoria istituita da Pio XII nel 1955 per il 31 maggio e poi spostata dalla riforma liturgica al 22 agosto, a pochi giorni dalla Solennità dell’Assunta, per avvicinare la regalità della Vergine alla sua glorificazione nel cielo. Una regalità – ha affermato Benedetto XVI – strettamente legata all’umiltà di Maria. Maria è Regina – sottolinea il Papa - perché magnifica il Signore, cioè proclama grande Dio, non se stessa.
“Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Non ha paura che Dio possa essere un 'concorrente' nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio vitale con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. La nostra vita non viene oppressa, ma viene elevata e allargata: proprio allora diventa grande nello splendore di Dio… Solo se Dio è grande, anche l’uomo è grande. Con Maria dobbiamo cominciare a capire che è così” (15 agosto 2005: Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria).
Maria è Regina dell’Universo perché è la più umile di tutte le creature. Ha scelto l’ultimo posto, quello più vicino al Figlio, che, pur essendo Dio, si è fatto “obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.
“L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei…Qui, il nostro pensiero va naturalmente alla Santa Casa di Nazaret che è il santuario dell’umiltà: l’umiltà di Dio che si è fatto carne, si è fatto piccolo, e l’umiltà di Maria che l’ha accolto nel suo grembo; l’umiltà del Creatore e l’umiltà della creatura. Da questo incontro di umiltà è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo” (2 settembre 2007: Concelebrazione Eucaristica in occasione dell’Agorà dei giovani italiani a Loreto).
Il Papa lancia un appello ai giovani: “Cari giovani… non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere… Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero…Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo. Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio” (2 settembre 2007: Concelebrazione Eucaristica in occasione dell’Agorà dei giovani italiani a Loreto).
Maria è Regina perché grazie al Figlio ha il dominio sul male, ha il potere di schiacciare la testa del serpente. E il Papa invita a invocarla come Regina della Pace.
“Solo imparando, con la grazia di Cristo, a combattere e vincere il male dentro di sé e nelle relazioni con gli altri, si diventa autentici costruttori di pace e di progresso civile. La Vergine Maria, Regina della Pace, aiuti tutti i cristiani, nelle diverse vocazioni e situazioni di vita, ad essere testimoni della pace, che Cristo ci ha donato e ci ha lasciato come missione impegnativa da realizzare dappertutto” (Regina Cæli, 24 maggio 2009, Cassino).

Radio Vaticana

Il Papa verso la 'riforma della riforma' della Liturgia. Recupero del sacro per mettere fine agli abusi. Non direttive dall'alto ma confronto

Il documento è stato consegnato nelle mani di Benedetto XVI la mattina del 4 aprile scorso dal cardinale spagnolo Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino. È l’esito di una votazione riservata, avvenuta il 12 marzo, nel corso della riunione "plenaria" del dicastero che si occupa di liturgia e rappresenta il primo passo concreto verso quella "riforma della riforma" più volte auspicata da Papa Ratzinger. Quasi all’unanimità i cardinali e vescovi membri della Congregazione hanno votato in favore di una maggiore sacralità del rito, di un recupero del senso dell’adorazione eucaristica, di un recupero della lingua latina nella celebrazione e del rifacimento delle parti introduttive del messale per porre un freno ad abusi, sperimentazioni selvagge e inopportune creatività. Si sono anche detti favorevoli a ribadire che il modo usuale di ricevere la comunione secondo le norme non è sulla mano, ma in bocca. C’è, è vero, un indulto che permette, su richiesta degli episcopati, di distribuire l’ostia anche sul palmo della mano, ma questo deve rimanere un fatto straordinario. Il "ministro della liturgia" di Papa Ratzinger, Cañizares, sta anche facendo studiare la possibilità di recuperare l’orientamento verso Oriente del celebrante almeno al momento della consacrazione eucaristica, come accadeva di prassi prima della riforma, quando sia i fedeli che il prete guardavano verso la Croce e il sacerdote dava dunque le spalle all’assemblea. Chi conosce il card. Cañizares, soprannominato "il piccolo Ratzinger" prima del suo trasferimento a Roma, sa che è intenzionato a portare avanti con decisione il progetto, a partire proprio da quanto stabilito dal Concilio Vaticano II nella costituzione liturgica "Sacrosanctum Concilium", che è stata in realtà superata dalla riforma post-conciliare entrata in vigore alla fine degli anni Sessanta. Il porporato, intervistato dal mensile 30 Giorni, nei mesi scorsi aveva detto a questo proposito: "A volte si è cambiato per il semplice gusto di cambiare rispetto a un passato percepito come tutto negativo e superato. A volte si è concepita la riforma come una rottura e non come uno sviluppo organico della Tradizione". Per questo le "propositiones" votate dai cardinali e vescovi alla plenaria di marzo prevedono un ritorno al senso del sacro e all’adorazione, ma anche un recupero delle celebrazioni in latino nelle diocesi, almeno durante le principali solennità, così come la pubblicazione di messali bilingui - una richiesta, questa fatta a suo tempo da Paolo VI - con il testo latino a fronte. Le proposte della Congregazione che Cañizares ha portato al Papa, ottenendone l’approvazione, sono perfettamente in linea con l’idea più volte espressa da Joseph Ratzinger quando ancora era cardinale. Con un nota bene significativa: per l’attuazione della "riforma della riforma" ci vorranno molti anni. Il Papa è convinto che non serva a nulla fare passi affrettati, né calare semplicemente direttive dall’alto, con il rischio che poi rimangano lettera morta. Lo stile di Papa Ratzinger è quello del confronto e soprattutto dell’esempio. Come dimostra il fatto che, da più di un anno, chiunque vada a fare la comunione dal Papa, si deve genuflettere sull’inginocchiatoio appositamente preparato dai cerimonieri.

Andrea Tornielli, Il Giornale