lunedì 11 luglio 2011

Andrea Riccardi: per il Papa l'autentico spirito di Assisi è quello che si oppone a ogni forma di violenza e all'abuso della religione come pretesto

Dopo l'attentato alle Torri Gemelle, nel 2001, l'idea di Assisi e degli incontri interreligiosi promossi da Giovanni Paolo II, ''è sembrata a molti anacronistica o ingenua. Non era in corso uno scontro di religione e di civiltà? Papa Wojtyla, con un gesto solenne - dopo aver chiesto ai cattolici di digiunare l'ultimo giorno del Ramadan - volle di nuovo la preghiera ad Assisi. Si apriva un decennio di grande tensione, mentre - di fronte alla cieca violenza terroristica - l'accostamento benevolo tra religioni sarebbe stato tacciato di ingenuità''. Ma invece è proprio da qua che riparte anche Benedetto XVI il quale si recherà ad Assisi il prossimo 27 ottobre per rilanciare la tradizione degli incontri fra i grandi leader religiosi del mondo in nome della pace e del dialogo. E' quanto scrive Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, su L'Osservatore Romano di oggi. ''Conviene sottolineare la via tracciata da Benedetto XVI - afferma Riccardi - con i suoi incontri dalla Moschea blu di Istanbul alla Sinagoga di Roma, che, in ottobre 2011, giungerà ad Assisi. Parlando a Napoli, nel 2007, all'incontro dei leader religiosi promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, il Papa ha affermato: 'Tutti siamo chiamati a lavorare per la pace e ad un impegno fattivo per promuovere la riconciliazione tra i popoli. E' questo l'autentico spirito di Assisi, che si oppone ad ogni forma di violenza e all'abuso della religione quale pretesto per la violenza'''. ''La logica dello scontro - è la conclusione - non è il futuro dell'umanità. Ma bisogna orientare cuori e menti non allo scontro di civiltà, ma alla civiltà del vivere insieme: ciò richiede il coinvolgimento delle energie spirituali''.

Adnkronos

Le religioni e il comune impegno per la pace inaugurato nel 1986 ad Assisi: nei crocevia difficili della storia

La Chiesa in Germania commissiona una maxi-indagine sugli abusi del clero. Le diocesi tedesche apriranno i loro archivi agli esperti criminologi

Per recuperare credibilità dopo gli scandali ed evitare che possano ripetersi in futuro, le diocesi tedesche apriranno i loro archivi agli esperti criminologi. Lo studio, che non ha pari in Europa e durerà tre anni, rappresenta un segnale di apertura per la Conferenza episcopale tedesca, che l'anno scorso era stata accusata a più riprese, ad esempio dal ministro federale della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, di “chiudersi a riccio” di fronte ai casi di presunti abusi, trattandoli come una questione interna, e di non collaborare a sufficienza con le autorità giudiziarie. Con l'indagine la Chiesa Cattolica tedesca punta ora a recuperare la credibilità perduta a seguito dello scandalo dei preti pedofili che, partito nel gennaio dell'anno scorso da un collegio gesuita a Berlino, si è allargato a macchia d'olio a tutta la Repubblica federale. E, unito ad altri fattori, ha finito per lasciare profondi segni sul tessuto cattolico del Paese, specie nelle regioni meridionali, quelle in cui la tradizione cristiana è più radicata: soltanto in Baviera, ad esempio, nel 2010 60.000 persone hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica, un aumento di circa il 50% rispetto al 2009. Il via libera allo studio sarebbe arrivato all'unanimità il 20 giugno dalla Conferenza episcopale tedesca, che intende presentarne i dettagli la prossima settimana. Secondo quanto emerso finora l'analisi dovrebbe svolgersi su più binari. Anzitutto dei collaboratori ecclesiastici passeranno al setaccio gli atti alla ricerca di indizi di possibili abusi sessuali e saranno supervisionati in questo da un team dell'istituto KFN composto da procuratori in pensione e giudici. Subito dopo i ricercatori valuteranno i fascicoli sospetti e tenteranno di consegnare a quante più vittime possibili un questionario, per raccogliere risposte dettagliate sugli episodi incriminati. In una seconda fase gli esperti intendono condurre interviste approfondite, tanto con le vittime, tanto con i colpevoli disposti a parlare. L'obiettivo è triplice. Anzitutto comprendere le condizioni che hanno portato all'abuso sessuale. Analizzare poi il modo in cui la Chiesa ha affrontato in passato il problema. E infine c'è l'aspetto probabilmente più complesso: capire come evitare che simili casi possano ripetersi in futuro. In un secondo studio alcuni psichiatri esamineranno, insieme al perito giudiziario Norbert Leygraf, una cinquantina di casi di preti e membri di ordini religiosi messi a processo in passato per presunti abusi e sottoposti per questo a perizia psichiatrica. Alla luce di quanto spiegato lo scorso dicembre dall'avvocatessa Marion Westphal, incaricata di far luce sui casi di abusi nell'arcidiocesi di Monaco-Frisinga tra il 1945 e il 2009, il compito degli esperti dell'istituto KFN si annuncia complesso. Gli archivi dovrebbero contenere infatti svariati vuoti: "Abbiamo a che fare con vaste azioni di distruzione di atti", ammise allora la Westphal. In passato, aggiunse, gli atti sono stati sistematicamente distrutti per nascondere i casi di abusi: per molti dipendenti ecclesiastici la priorità era evitare che lo scandalo venisse a galla, piuttosto che curarsi delle sofferenze delle vittime. Per la prima volta le diocesi tedesche apriranno i loro archivi a un istituto indipendente esterno, che avrà il compito di far luce sui casi di abusi sessuali all'interno delle istituzioni cattoliche in Germania. Esperti del rinomato Istituto per la ricerca criminologica della Bassa Sassonia (KFN) avranno accesso ai fascicoli personali degli ultimi dieci anni conservati in tutte e 27 le diocesi federali. In nove di queste, inoltre, i ricercatori potranno estendere le loro indagini fino al 1945. Ad anticiparlo è il settimanale Der Spiegel nel suo nuovo numero.

Alessandro Alviani, Vatican Insider

Il card. Schönborn richiama all'obbedienza al Papa i 250 preti austriaci che hanno sfidato la Santa Sede chiedendo l'ordinazione delle donne

Il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn (nella foto con Benedetto XVI) ha deciso nelle scorse ore di reagire in modo importante alla decisione che molto sta facendo discutere di 250 preti austriaci appartenenti a “Iniziativa parroci” di sfidare apertamente il Vaticano chiedendo che le donne possano accedere al sacerdozio. I 250 avevano firmato pochi giorni fa il manifesto spiegando che il Vaticano “non può imporre le proprie convinzioni ai preti austriaci”. E che loro, i preti, possono autoregolarsi come meglio credono. Schönborn ha convocato Helmut Schüller, il portavoce di “Iniziativa parroci”, e gli ha consegnato una lunga lettera nella quale si dichiara “scosso” dalla “chiamata alla disobbedienza” dei preti del suo paese. Scrive: “Non ho reagito immediatamente per non rispondere con rabbia e nel dolore”, ma il manifesto “mi ha scioccato” soprattutto perché passa l’idea che “la disobbedienza sia una virtù”. Schönborn ha ricordato l’ordinazione sacerdotale, una scelta libera di obbedienza al vescovo e al Papa anche laddove questa risulti essere dolorosa. Il cardinale ha ricordato Franz Jägerstätter, il contadino cattolico austriaco beatificato nel 2007 per essere stato ucciso dai nazisti dopo che si rifiutò di aderire al nazismo. Schönborn chiede di prendere esempio da lui, di agire secondo coscienza, ma una coscienza che sappia riconoscere dove sta la verità da seguire.
Non è facile il ministero di Schönborn in Austria. Da tempo il cammino della Chiesa deve confrontarsi con spinte rinnovatrici non sempre in linea con la sua dottrina. Motore propulsivo di tanta vitalità è il movimento “Noi siamo Chiesa”, un movimento importante per numeri e influenza nel paese. Il movimento, che a “Iniziativa parroci” è legato a stretto giro, è nato dalle ceneri del caso di Hans Hermann Groër, il predecessore di Schönborn a Vienna. Fu a seguito delle accuse di pedofilia contro Groër che a Innsbruck e a Vienna alcuni cattolici vollero reagire e stilare il celebre “Appello dal popolo di Dio”, un’agenda per le gerarchie della Chiesa fatta di punti precisi. Dal 1995 a oggi l’Appello è stato firmato da oltre due milioni e mezzo di persone. Inizialmente ci fu l’appoggio anche di molti vescovi austriaci. Poi i presuli vennero richiamati all’ordine dal Vaticano, e ritirarono l’adesione. Da quel giorno, con le gerarchie, almeno in forma ufficiale, nessun contatto. Ed è probabile che ancora oggi Roma tema in qualche modo tutto ciò che ricorda questo appello, in ogni sua forma oggi si manifesti e si palesi. Due anni fa furono i vescovi austriaci a essere convocati in Vaticano da Benedetto XVI. La convocazione fu provocata da avvenimenti che misero in grande subbuglio la chiesa d’Austria, a cominciare dalla vicenda del vescovo ausiliare di Linz, Gerhard Wagner, nominato dal Papa. Wagner, d’impostazione tradizionalista, doveva affiancare il vescovo titolare della diocesi che aveva notevoli problemi di governo. Una campagna di stampa, e soprattutto la reazione di alcuni confratelli dell’episcopato, portò Wagner alle dimissioni prima della consacrazione. Oggi la sfida è ancora la stessa. Richiamare i cattolici anche più liberal all’unità, nel tentativo di non disunire una chiesa complessa e multiforme. La lettera di Schönborn è un segnale chiaro che il cardinale allievo prediletto del Papa dà all’Austria e anche a Roma.


Paolo Rodari, Il Foglio

Festa di San Benedetto. ll Papa: viveva sotto lo sguardo di Dio non perdendo mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni

Oggi la Chiesa celebra la Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa. Il Papa lo ha ricordato ieri all’Angelus invitando i fedeli ad imparare dal fondatore del monachesimo occidentale a mettere Dio al primo posto. Benedetto XVI, già nella prima Udienza generale del suo Ministero petrino, ricorda l’esortazione di San Benedetto, Patrono del suo Pontificato: “Non anteporre nulla a Cristo”: “All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a San Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!”. (27 aprile 2005).Al Santo di Norcia dedica in modo specifico un’Udienza generale sottolineando il valore della sua opera, compiuta nel VI secolo, in un periodo caratterizzato “da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi”: “Di fatto, l’opera del Santo e, in modo particolare, la sua Regola si rivelarono apportatrici di un autentico fermento spirituale, che mutò nel corso dei secoli, ben al di là dei confini della sua Patria e del suo tempo, il volto dell’Europa, suscitando dopo la caduta dell’unità politica creata dall’impero romano una nuova unità spirituale e culturale, quella della fede cristiana condivisa dai popoli del continente. E’ nata proprio così la realtà che noi chiamiamo ‘Europa’”.
Un’opera grande nata nel silenzio. Appena ventenne Benedetto lascia gli studi intrapresi a Roma “disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni...che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo”. Si ritira sui monti presso Subiaco e vive per tre anni completamente solo in una grotta. Un periodo di solitudine con Dio, un tempo di maturazione per superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: “La tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno”.
Soltanto dopo inizia a fondare i primi monasteri. La sua azione si basa sull’Ora et Labora: la preghiera è il fondamento di ogni sua attività.“Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti. Vedendo Dio capì la realtà dell’uomo e la sua missione. Nella sua Regola...sottolinea...che la preghiera è in primo luogo un atto di ascolto: 'Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti'”.
La vita del monaco diventa così “una simbiosi feconda tra azione e contemplazione” affinché “in tutto venga glorificato Dio”: “In contrasto con una autorealizzazione facile ed egocentrica, oggi spesso esaltata, l’impegno primo ed irrinunciabile del discepolo di San Benedetto è la sincera ricerca di Dio sulla via tracciata dal Cristo umile ed obbediente, all’amore del quale egli non deve anteporre alcunché e proprio così, nel servizio dell’altro, diventa uomo del servizio e della pace”.
L’opera di San Benedetto forgia la civiltà e la cultura dell’Europa che , afferma il Papa, dopo le “tragiche utopie” del XX secolo, è ancora alla ricerca della propria identità: “Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, ‘un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità’”.

Radio Vaticana

Udienza generale, 9 aprile 2008, San Benedetto da Norcia

Concluso il primo atto del processo di dialogo per il futuro della Chiesa in Germania. Ad agosto gli sviluppi verranno presentati a Benedetto XVI

Si è concluso ieri a Mannheim con una Messa solenne il primo atto del processo di dialogo avviato dalla Conferenza Episcopale tedesca per il futuro della Chiesa Cattolica. “Un dialogo alla pari” è il giudizio unanime dei vescovi presenti e dei laici sull’incontro di due giorni svoltosi alla presenza di trecento tra rappresentanti delle diocesi, del Comitato centrale dei cattolici tedeschi, università, ordini religiosi e associazioni. “L’azzardo è stato premiato”, ha detto mons. Robert Zollitsch (nella foto con Benedetto XVI), presidente dei vescovi tedeschi, sottolineando “l’atmosfera di ascolto” e “lo scambio di esperienze, preoccupazioni e speranze” che è stato “arricchente”. Mons. Zollitsch ha detto di essere “colpito dalla grande solidarietà e simpatia verso la nostra Chiesa": "La direzione del nostro cammino è giusta. Posso assicurare che proseguiremo su questa strada”. “A Mannheim abbiamo potuto sperimentare cosa vuol dire essere in cammino uniti nella fede", ha affermato mons. Zollitsch, raccontando di aver “percepito che sta nascendo una nuova capacità di linguaggio e comunicazione nella nostra Chiesa tedesca". Mons. Zollitsch ha infine annunciato che ad agosto, accompagnato dal card. Reinhard Marx e dai vescovi Bode e Overbeck, riferirà a Benedetto XVI sugli sviluppi del processo di dialogo.

SIR

Il 18 luglio incontro del Papa con il presidente della Malaysia. Con il Paese nessun rapporto diplomatico ma i cristiani sono minoranza importante

"Nel periodo di riposo a Castel Gandolfo del Papa, è prevista questa eccezione dell’incontro che Benedetto XVI avrà con il primo ministro della Malaysia, Najib Razak. Il Pontefice ha ricevuto una richiesta in questo senso e si è detto disponibile al colloquio". È quanto sottolinea all’agenzia Adnkronos padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. Mentre nel paese la protesta incalza in governo che risponde con cariche violente nei confronti dei manifestanti si profila un importante appuntamento. L’incontro, infatti, oltre al dato politico acquista un particolare significato in quanto il grande Paese dell’estremo oriente è una realtà a larga maggioranza musulmana dove tuttavia i cristiani costituiscono una minoranza importante: sono infatti circa l’8% della popolazione, di questi il 3% cattolici. La Malaysia non ha rapporti diplomatici con il Vaticano e, secondo fonti governative di Kuala Lumpur, l’udienza del prossimo 18 luglio costituisce un passo sulla strada della possibile apertura di un rapporto diretto fra i due Stati. La stampa malese attribuisce grande importanza all’incontro con il Papa, il più importante leader cristiano, si spiega sui giornali del Paese.

Vatican Insider

Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione convoca 11 vescovi di grandi diocesi per una consultazione sulle nuove prospettive di testimonianza

Il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione ha convocato 11 arcivescovi di varie città europee oggi a Roma. L'obiettivo è “promuovere una rinnovata proposta missionaria che abbia come suo riferimento le comunità cristiane di ogni luogo”, segnala il presidente del dicastero, mons. Rino Fisichella, nella lettera di convocazione della riunione. Gli arcivescovi, vari dei quali cardinali, “metteranno in comune esperienze e iniziative future sull'evangelizzazione nel contesto delle attuali società pluraliste e secolarizzate”, segnala un comunicato dell'Arcivescovado di Barcellona (Spagna) diffuso venerdì. L'Arcivescovado ha confermato la partecipazione del card. Lluís Martínez Sistach all'incontro, al quale sono convocati gli arcivescovi di Barcellona, Budapest, Bruxelles, Dublino, Colonia, Lisbona, Liverpool, Parigi, Torino, Varsavia e Vienna. Secondo l'Arcivescovado catalano, “partendo dalle esperienze realizzate finora in diverse città nella cosiddetta 'nuova evangelizzazione', sono state scelte queste città per uno scambio di esperienze tenendo conto della diversità dei contesti culturali e anche dei problemi comuni”.

Zenit

60° anniversario di Ordinazione sacerdote di Benedetto XVI. Intitolata al Papa una piazza a Traunstein, la cittadina bavarese della sua prima Messa

Una piazza intitolata a Benedetto XVI nel giorno del sessantesimo anniversario della prima messa, celebrata da Joseph Ratzinger l’8 luglio 1951 proprio nella cittadina bavarese, nella chiesa parrocchiale di Sant’Osvaldo (foto). La targa azzurra con la scritta Papst-Benedikt XVI.-Platz è stata solennemente scoperta venerdì 8 luglio alla presenza di un centinaio di persone. Fu a Traunstein che il giovane Ratzinger frequentò il ginnasio Chiemgau negli anni difficili del regime nazionalsocialista e nel locale seminario St. Michael conobbe il card. Michael Faulhaber, che nel 1951 lo ordinò sacerdote. Nel libro "Dalla mia vita. Ricordi, 1927-1977" egli descrive così quella che nella sua lingua natale si chiama Primiz: "Il giorno della prima Messa la nostra chiesa parrocchiale di Sant’Osvaldo era illuminata in tutto il suo splendore, e la gioia che la riempiva quasi palpabilmente coinvolse tutti nell’azione sacra, nella forma vivissima di una 'partecipazione attiva', che non aveva bisogno di una particolare operosità esteriore". E mentre si trova a Castel Ganfolfo per il periodo estivo, lontano dagli impegni pubblici, Benedetto XVI è di sicuro tornato con la mente a quel giorno in cui, insieme a suo fratello Georg, portò in tutte le case della cittadina bavarese "la benedizione della prima Messa" ricevendo accoglienza "dovunque, anche da persone completamente sconosciute, con una cordialità" che, ha confidato, non avrebbe mai potuto immaginare. Parole queste ricordate alla cerimonia di inaugurazione della piazza a Traunstein, dal primo cittadino Manfred Kösterke, che ha anche spiegato come già da tempo ci si fosse adoperati per trovare il regalo giusto. Assente giustificato mons. Georg Ratzinger, che ha fatto pervenire un messaggio; c’era invece Rupert Berger, ordinato sacerdote con i fratelli Ratzinger nel duomo di Frisinga il 29 giugno 1951. Le autorità civili ed ecclesiastiche della cittadina bavarese, con i fedeli delle parrocchie e delle associazioni e la comunità del seminario St. Michael, hanno collaborato per rendere concreta la delibera del consiglio cittadino del maggio precedente. L’iniziativa si aggiunge al conferimento della cittadinanza onoraria nel 2006 e alla realizzazione di un busto del Papa collocato in una delle strade principali della città nel 2007. "Il fatto che nel Pontefice questa decisione abbia suscitato gioia - ha aggiunto il borgomastro - è dimostrato dal suo chiaro 'sì': proprio due settimane dopo la delibera, infatti, il Papa ha impartito la sua benedizione a questa iniziativa nella lettera inviata alla città, scrivendo di essere grato per questo rinnovato segno di apprezzamento da parte di Traunstein". Il parroco Georg Lindl, da parte sua, ha sottolineato come occorresse una buona dose di coraggio per intitolare una piazza al Sommo Pontefice in un momento in cui sulla barca della Chiesa soffia un vento avverso. "Si tratta di un riconoscimento per un uomo che proviene dal nostro ambiente - ha commentato - ed è un segnale del fatto che la religione ha un posto nella vita pubblica. Il messaggio cristiano passa per le strade e alle piazze: è per il mondo. La Chiesa tradirebbe sé stessa se si ritirasse dall’ambiente pubblico", ha concluso.

L'Osservatore Romano