Per recuperare credibilità dopo gli scandali ed evitare che possano ripetersi in futuro, le diocesi tedesche apriranno i loro archivi agli esperti criminologi. Lo studio, che non ha pari in Europa e durerà tre anni, rappresenta un segnale di apertura per la Conferenza episcopale tedesca, che l'anno scorso era stata accusata a più riprese, ad esempio dal ministro federale della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, di “chiudersi a riccio” di fronte ai casi di presunti abusi, trattandoli come una questione interna, e di non collaborare a sufficienza con le autorità giudiziarie. Con l'indagine la Chiesa Cattolica tedesca punta ora a recuperare la credibilità perduta a seguito dello scandalo dei preti pedofili che, partito nel gennaio dell'anno scorso da un collegio gesuita a Berlino, si è allargato a macchia d'olio a tutta la Repubblica federale. E, unito ad altri fattori, ha finito per lasciare profondi segni sul tessuto cattolico del Paese, specie nelle regioni meridionali, quelle in cui la tradizione cristiana è più radicata: soltanto in Baviera, ad esempio, nel 2010 60.000 persone hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica, un aumento di circa il 50% rispetto al 2009. Il via libera allo studio sarebbe arrivato all'unanimità il 20 giugno dalla Conferenza episcopale tedesca, che intende presentarne i dettagli la prossima settimana. Secondo quanto emerso finora l'analisi dovrebbe svolgersi su più binari. Anzitutto dei collaboratori ecclesiastici passeranno al setaccio gli atti alla ricerca di indizi di possibili abusi sessuali e saranno supervisionati in questo da un team dell'istituto KFN composto da procuratori in pensione e giudici. Subito dopo i ricercatori valuteranno i fascicoli sospetti e tenteranno di consegnare a quante più vittime possibili un questionario, per raccogliere risposte dettagliate sugli episodi incriminati. In una seconda fase gli esperti intendono condurre interviste approfondite, tanto con le vittime, tanto con i colpevoli disposti a parlare. L'obiettivo è triplice. Anzitutto comprendere le condizioni che hanno portato all'abuso sessuale. Analizzare poi il modo in cui la Chiesa ha affrontato in passato il problema. E infine c'è l'aspetto probabilmente più complesso: capire come evitare che simili casi possano ripetersi in futuro. In un secondo studio alcuni psichiatri esamineranno, insieme al perito giudiziario Norbert Leygraf, una cinquantina di casi di preti e membri di ordini religiosi messi a processo in passato per presunti abusi e sottoposti per questo a perizia psichiatrica. Alla luce di quanto spiegato lo scorso dicembre dall'avvocatessa Marion Westphal, incaricata di far luce sui casi di abusi nell'arcidiocesi di Monaco-Frisinga tra il 1945 e il 2009, il compito degli esperti dell'istituto KFN si annuncia complesso. Gli archivi dovrebbero contenere infatti svariati vuoti: "Abbiamo a che fare con vaste azioni di distruzione di atti", ammise allora la Westphal. In passato, aggiunse, gli atti sono stati sistematicamente distrutti per nascondere i casi di abusi: per molti dipendenti ecclesiastici la priorità era evitare che lo scandalo venisse a galla, piuttosto che curarsi delle sofferenze delle vittime. Per la prima volta le diocesi tedesche apriranno i loro archivi a un istituto indipendente esterno, che avrà il compito di far luce sui casi di abusi sessuali all'interno delle istituzioni cattoliche in Germania. Esperti del rinomato Istituto per la ricerca criminologica della Bassa Sassonia (KFN) avranno accesso ai fascicoli personali degli ultimi dieci anni conservati in tutte e 27 le diocesi federali. In nove di queste, inoltre, i ricercatori potranno estendere le loro indagini fino al 1945. Ad anticiparlo è il settimanale Der Spiegel nel suo nuovo numero.
Alessandro Alviani, Vatican Insider