giovedì 26 maggio 2011

Il card. Bagnasco al Papa: il cattolicesimo spina dorsale dell'Italia, senza si indebolisce. Gli auguri per il prossimo 60° anniversario di sacerdozio

Nel suo saluto al Papa, prima della recita del Santo Rosario nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, ha ricordato che il 150° anniversario dell’Unità d’Italia “spinge tutti ad elevare a Dio un inno di ringraziamento per l’epilogo di un cammino che ha condotto il nostro Paese all’attuale configurazione, dopo una lunga stagione di incubazione culturale e sociale, dove l’elemento del cattolicesimo ha avuto obiettivamente un ruolo preponderante”. L'arcivescovo di Genova ha citato nel suo indirizzo di saluto un passaggio della lettera scritta dal Papa al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per le cerimonie dello scorso 17 marzo: "L'identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica", scriveva Benedetto XVI. "La conferma di questa verità - ha detto Bagnasco - è inscritta nell'arte e nella letteratura del nostro bel Paese e, non da ultimo, nell'anima profonda del nostro popolo. E' questa, si potrebbe dire, la sua spina dorsale, e se questa si corrompe, allora il popolo diventa fragile, e lo Stato si indebolisce e si snatura. Per tale ragione vogliamo di nuovo attingere alle sorgenti della fede cristiana ed avviare una nuova stagione di impegno educativo, consapevoli - ha detto Bagnasco - che solo così si costruisce su solide base il futuro della nostra amata Patria". “Sentiamo di dover invitare i cattolici, e in particolare i giovani che ne avvertono la vocazione, a sperimentarsi in quella esigente forme di carità che è l’impegno politico”, per ''contribuire anche in questa fase storica, come accadde all'inizio dello Stato unitario o nell'immediato dopoguerra, alla permanente costruzione del nostro Paese''. ''La consapevolezza delle sfide che pone il futuro e ancor prima la percezione dei problemi presenti - ha sottolineato il porporato -, richiedono per altro un sussulto di responsabilità da parte di tutti, in primo luogo da parte di chi è chiamato ad esercitare una forma di rappresentanza politica. Qui si intuisce che non si tratta solo di acquisire una competenza, pure necessaria, ma di coltivare un'apertura alla cura del bene comune, che è forma della giustizia, fine ultimo dell'agire politico''. Il cardinale ha quindi concluso formulando a nome di tutti i vescovi italiani i più sinceri auguri per il 60° anniversario dell'Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI, che ricorrerà il 29 giugno, e ribadendo la volontà dei presuli di seguire il Pontefice “nella sua inesausta ricerca del volto di Dio e nel suo incalzante ministero che spinge la Chiesa a rendere ragione della speranza cristiana davanti a tutto il mondo, senza complessi, ma con gioia lieta e fiduciosa”.

Zenit, TMNews

L'indirizzo di saluto del card. Bagnasco

Il Papa: l’esempio di Maria apra la via in Italia a una società più giusta, matura e responsabile, capace di riscoprire i valori profondi del cuore

Questo pomeriggio, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il Papa ha presieduto la recita del Santo Rosario, insieme con i vescovi italiani riuniti in Assemblea generale. Nel 150° dell’Unità nazionale, Benedetto XVI e la Chiesa italiana hanno affidano l’intera nazione a Maria, invocata con i titoli di Salus Populi Romani e di Mater Unitatis. "O Dio onnipotente ed eterno, che hai costituito Maria Madre del tuo diletto Figlio, concedi al popolo italiano, che confida nella sua materna protezione, di godere sempre i doni dell'unità e della pace": con questa orazione il Papa ha iniziato la cerimonia.
Nel discorso pronunciato al termine della recita del Rosario, ricordando che Santa Maria Maggiore è la prima Basilica in Occidente dedicata alla Madonna, il Papa ha sottolineato che la Vergine è il modello della Chiesa, “è colei che ci porge lo specchio, in cui siamo invitati a riconoscere la nostra identità”. “La sua vita è un appello a ricondurre ciò che siamo all’ascolto e all’accoglienza della Parola, giungendo nella fede a magnificare il Signore, davanti al quale l’unica nostra possibile grandezza è quella che si esprime nell’obbedienza filiale”, ha aggiunto. “Maria si è fidata: lei è la 'benedetta', che è tale per aver creduto”. Aprendosi all'azione dello Spirito, “genera il Figlio, presenza del Dio che viene ad abitare la storia e la apre a un nuovo e definitivo inizio, che è possibilità per ogni uomo di rinascere dall’alto, di vivere nella volontà di Dio e quindi di realizzarsi pienamente”. "La fede, infatti, non è alienazione: sono altre le esperienze che inquinano la dignità dell’uomo e la qualità della convivenza sociale!".
"In ogni stagione storica l’incontro con la parola sempre nuova del Vangelo è stato sorgente di civiltà, ha costruito ponti fra i popoli e ha arricchito il tessuto delle nostre città, esprimendosi nella cultura, nelle arti e, non da ultimo, nelle mille forme della carità". Benedetto XVI ha ribadito che l’Italia “celebrando i centocinquant’anni della sua unità politica” “può essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa”. Essa, ha sottolineato il Papa, “non persegue privilegi né intende sostituirsi alle responsabilità delle istituzioni politiche, è attenta a sostenere i diritti fondamentali dell’uomo”, rispetta la "legittima laicità dello Stato". In questa prospettiva, ha proseguito, è il contributo alla costruzione del bene comune. Fra i ''diritti fondamentali dell'uomo'' di cui la Chiesa si fa sostenitrice in Italia ''vi sono anzitutto le istanze etiche e quindi l'apertura alla trascendenza, che costituiscono valori previi a qualsiasi giurisdizione statale, in quanto iscritti nella natura stessa della persona umana''. ''In questa prospettiva - ha proseguito -, la Chiesa - forte di una riflessione collegiale e dell'esperienza diretta sul territorio - continua a offrire il proprio contributo alla costruzione del bene comune, richiamando ciascuno al dovere di promuovere e tutelare la vita umana in tutte le sue fasi e di sostenere fattivamente la famiglia''. Quest'ultima va sostenuta ''fattivamente'' perchè ''rimane la prima realtà nella quale possono crescere persone libere e responsabili, formate a quei valori profondi che aprono alla fraternità e che consentono di affrontare anche le avversità della vita''.
''Non ultima'' fra le ''avversità della vita'', ha detto il Pontefice, ''c'è oggi la difficoltà ad accedere ad una piena e dignitosa occupazione: mi unisco - ha proseguito -, perciò, a quanti chiedono alla politica e al mondo imprenditoriale di compiere ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorativo, che nei giovani compromette la serenità di un progetto di vita familiare, con grave danno per uno sviluppo autentico e armonico della società''. ''Confratelli - è stato l'appello del Pontefice - l'anniversario dell'evento fondativo dello Stato unitario vi ha trovati puntuali nel richiamare i tasselli di una memoria condivisa e sensibili nell'additare gli elementi di una prospettiva futura. Non esitate a stimolare i fedeli laici a vincere ogni spirito di chiusura, distrazione e indifferenza, e a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Incoraggiate - ha continuato le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere". Punto di forza secondo il Pontefice il sostegno alla “vasta rete di aggregazioni e di associazioni che promuovono opere di carattere culturale, sociale e caritativo”. I vescovi italiani devono rinnovare ''le occasioni di incontro, nel segno della reciprocità, tra Settentrione e Mezzogiorno''. ''Aiutate - ha detto il Papa - il Nord a recuperare le motivazioni originarie di quel vasto movimento cooperativistico di ispirazione cristiana che è stato animatore di una cultura della solidarietà e dello sviluppo economico. Similmente - ha proseguito -, provocate il Sud a mettere in circolo, a beneficio di tutti, le risorse e le qualità di cui dispone e quei tratti di accoglienza e di ospitalità che lo caratterizzano''. ''Continuate - ha quindi concluso il Pontefice - a coltivare uno spirito di sincera e leale collaborazione con lo Stato, sapendo che tale relazione è benefica tanto per la Chiesa quanto per il Paese intero. La vostra parola e la vostra azione siano di incoraggiamento e di sprone per quanti sono chiamati a gestire la complessità che caratterizza il tempo presente''. Ed “in una stagione, nella quale emerge con sempre maggior forza la richiesta di solidi riferimenti spirituali, sappiate porgere a tutti – ha evidenziato - ciò che è peculiare dell’esperienza cristiana: la vittoria di Dio sul male e sulla morte, quale orizzonte che getta una luce di speranza sul presente”. Benedetto XVI ha poi posto sotto “la protezione della Mater Unitatis”, la Madre dell’Unità “tutto il popolo italiano, perché il Signore gli conceda i doni inestimabili della pace e della fraternità e, quindi, dello sviluppo solidale”. "Aiuti le forze politiche a vivere anche l’anniversario dell’Unità come occasione per rinsaldare il vincolo nazionale e superare ogni pregiudiziale contrapposizione: le diverse e legittime sensibilità, esperienze e prospettive possano ricomporsi in un quadro più ampio per cercare insieme ciò che veramente giova al bene del Paese". "L’esempio di Maria – ha concluso - apra la via a una società più giusta, matura e responsabile, capace di riscoprire i valori profondi del cuore umano”. "La Madre di Dio incoraggi i giovani, sostenga le famiglie, conforti gli ammalati, implori su ciascuno una rinnovata effusione dello Spirito, aiutandoci a riconoscere e a seguire anche in questo tempo il Signore, che è il vero bene della vita, perché è la vita stessa".

Radio Vaticana, Zenit, Asca

SANTO ROSARIO CON I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E AFFIDAMENTO DELL’ITALIA ALLA VERGINE MARIA IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ POLITICA DEL PAESE - il testo integrale del discorso e dell'atto di affidamento del Papa

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Le aspettative dell'arcivescovo di Madrid a tre mesi dall'evento: i giovani si lascino illuminare da Cristo

Questa mattina il card. Antonio Maria Rouco Varela (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Madrid e presidente del Comitato organizzatore locale della Giornata Mondiale della Gioventù, ha tenuto una relazione “A tre mesi dalla Giornata Mondiale della Gioventù”, nel Foro de la Nueva Sociedad a Madrid. “I giovani hanno una vita davanti, la GMG è un’opportunità affinché si lascino illuminare da Cristo, e lì nel suo cuore e nei suoi sentimenti di dedizione e solidarietà scoprano i fondamenti della loro vita”, ha detto. I frutti delle GMG si possono vedere a breve tempo: “Sono molte le vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata, al matrimonio, che nascono ad ogni Giornata – ha ricordato il porporato -. Ma anche e soprattutto nel lungo periodo danno un contributo alla società attuale: forza per risolvere la crisi e fortificare il cammino della pace”. Le Giornate Mondiali della Gioventù “sono un'iniziativa personale di Giovanni Paolo II, che scommise su una nuova generazione di giovani del 2000. Ora, Benedetto XVI prosegue su questa strada. È il Papa che ha convocato e attira i giovani”. “Non si può ignorare che la scelta della Spagna non è una coincidenza – ha aggiunto -, ma ha a che fare con la proiezione della ricchezza spirituale nella storia di questo Paese nella storia della Chiesa e della cultura occidentale”. “Basta guardare l'impronta spirituale dei patroni della Giornata Mondiale: Sant'Ignazio di Loyola, Santa Teresa d'Avila, Santa Rosa da Lima, San Francesco Saverio”, ha aggiunto il card. Rouco Varela. Secondo il porporato, “l’immagine di Madrid cambierà durante i giorni della Giornata Mondiale della Gioventù, perché questo evento è della Chiesa universale, ma anche un grande incontro per la società e la città che lo accoglie”. Durante la GMG oltre agli eventi principali che avranno come protagonista il Papa, ci sarà un ricco e poliedrico programma di attività culturali. Il cardinale ha anche espresso ringraziamento per il sostegno di persone e imprese senza le quali non ci sarebbe potuto essere questo evento: “Grazie alle amministrazioni pubbliche che stanno lavorando senza riserva, all'intera società di Madrid, alle parrocchie e movimenti, alle comunità di vita contemplativa che sostengono con la loro preghiera e soprattutto alle centinaia di migliaia di volontari della GMG di tutte le nazionalità, che formano una ‘Onu’ molto speciale”, ha affermato il card. Rouco Varela. A tre mesi dalla Giornata ci sono circa 400.000 giovani iscritti da 182 Paesi.

SIR

Tra pappagalli e colibrì, un piccolo 'zoo' nei giardini dove passeggia Benedetto XVI. Beccia: qui autentiche meraviglie, un patrimonio unico

Un piccolo 'zoo' nei giardini vaticani del Papa. Non è un modo di dire visto che negli spazi verdi che occupano i due terzi della superficie della Città del Vaticano vivono indisturbate le più svariate specie animali. Dai pappagalli ai colibrì fino alle raganelle, senza dimenticare tritoni e orbettini, nei giardini dove passeggia il Pontefice hanno trovato il loro habitat naturale parecchi animali domestici, ma anche tante specie in via di estinzione. Negli spazi verdi, di tanto in tanto, fanno capolino anche un topo di campagna, l'arvicola terrestre, e due gatti neri. Qualcuno sostiene di avere intercettato pure una volpe. A raccontare all'agenzia Adnkronos le meraviglie animali dei giardini vaticani, l'ispettore ecologico Beniamino Beccia, volontario dell'Ordine di Malta presso il Braccio di Carlo Magno e grande appassionato di natura. "Nei giardini del Papa - racconta Beccia - hanno trovato ricovero sicuro delle autentiche meraviglie: dagli animali domestici alle specie ormai in via di estinzione nel Lazio".I pappagalli, ad esempio, in Vaticano hanno trovato ricovero sicuro e, come spiega Beniamino Beccia, si sono costituiti in colonie. "Si tratta di pappagalli che sono riusciti a fuggire dalle gabbie e hanno trovato un ricovero dietro la stazione vaticana". Qui , appunto, i pennuti variopinti hanno costituito una vera e propria comunità. Non si contano poi le altre specie di uccelli, "un patrimonio unico", dice l'ispettore ecologico.Nel terreno o nelle fontane, anfibi, rettili e mammiferi rari. Si parte dall'arvicola terrestre, un "topolino di campagna - ragguaglia Beniamino Beccia - che costruisce piccole tane in prossimità delle grandi fontane e degli stagni". A chi ha la fortuna di passeggiare nei giardini del Papa, può capitare di scorgere il topolino mentre sgranocchia qualche radice. In prossimità degli stagni è possibile scorgere anche due specie di rane: la raganella, "che ha la caratteristica di avere dischi adesivi delle dita", spiega il volontario dell'Ordine di Malta, e la rana classica. Ci sono anche tanti tritoni come pure l'orbettino "che sembra un piccolo serpente -spiega Beccia- ma in realtà è una lucertola senza zampe". E' lungo l'elenco degli animali che si aggirano nei giardini vaticani. "Qui vivono come in un vero e proprio Eden -dice l'ispettore ecologico- e sono mantenuti in maniera francescana".

Adnkronos

Presidente del Molise invita il Papa a visitare il Santuario della Madonna della Libera di Cercemaggiore e il sito archeologico di Castel San Vincenzo

Il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, ha inviato una lettera a Papa Benedetto XVI per invitarlo a visitare il Santuario della Madonna della Libera di Cercemaggiore e il sito archeologico di Castel San Vincenzo, che annovera tra i suoi illustri abati Ambrogio Autperto, le cui opere teologiche e letterarie sono state citate in una catechesi dello stesso Pontefice nel 2009. Nella missiva indirizzata al Pontefice il presidente Iorio scrive: ''La sua visita a questi due luoghi darebbe un'immensa gioia alla mia regione e le permetterebbe di sottolineare, nuovamente, il richiamo ancora molto attuale di quell'Ambrogio Autperto che lei definì 'il più grande mariologo in Occidente' e che proprio in terra di Molise ha avuto incarichi importanti all'interno dell'Ordine Benedettino, non mancando di dare alla letteratura mondiale opere tanto importanti da meritare una Sua autorevole citazione ed essere poste ad esempio per la Chiesa Universale del Terzo Millennio''.

Asca

Iorio invita Papa Benedetto XVI alla prima visita nel Molise

In dono a Benedetto XVI dalle Città del Vino la bottiglia speciale del 150° dell'Unità d'Italia: è gioia e fratellanza, simbolo del sangue di Cristo

''Lo berremo con letizia, trasmetta la mia benedizione a tutte le comunità del vino italiane. Il vino è gioia e fratellanza, ed è il simbolo del sangue di Cristo'': è questa la testimonianza del presidente delle Città del Vino Giampaolo Pioli che, ieri in Piazza San Pietro a Roma, ha consegnato personalmente a Papa Benedetto XVI la magnum de ''Il Taglio per l'Unità'', la cuvée ideata dal winemaker Roberto Cipresso per i 150 anni dell'Unità d'Italia, con i vitigni autoctoni più rappresentativi provenienti da ognuna delle 20 regioni della Penisola, dalla Val d'Aosta alla Sicilia. Ad accompagnarlo in Piazza San Pietro, 150 sindaci dei Comuni a più alta vocazione vitivinicola, in rappresentanza di tutta l'Italia del Vino. ''Con le sue parole - aggiunge Pioli - Sua Santità ha voluto ricordare che il vino è un simbolo sacro per la civiltà cristiana, ma è anche uno dei simboli più forti del nostro Paese, della nostra storia e delle nostre tradizioni, che sono tante e diverse da un territorio all'altro, ma alle quali proprio il vino riesce a dare un senso di unità, come ambasciatore dell'Italia nel mondo''.

Adnkronos

Il Papa in Croazia. Il Messale per il viaggio apostolico. La presentazione dello slogan, del significato e dello svolgimento delle Celebrazioni

La Visita apostolica del Santo Padre Benedetto XVI in Croazia si svolge nei giorni 4 e 5 giugno 2011. Comprende quattro incontri pastorali: con il mondo della cultura, con i giovani e l’adorazione eucaristica, la Celebrazione Eucaristica e la liturgia dei Vespri. Questi incontri, tranne quello con il mondo della cultura, sono vissuti nel contesto di Celebrazioni Liturgiche e
in certo senso sono da esse formati. Per questo motivo l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, in collaborazione con i liturgisti croati, ha preparato questo Rituale, che nel suo contenuto fa emergere le motivazioni e gli aspetti centrali della Visita.

"Insieme in Cristo"
Lo slogan scelto dalla Conferenza episcopale croata per la preparazione spirituale alla Visita del Santo Padre e per la Visita stessa è: "Insieme in Cristo". Il tema della comunione, che trae origine, cresce e viene rafforzata dal mistero cristiano, è attuale e tocca il vivere e l’agire cristiano in tutti i suoi ambiti. Al centro si trova il mistero dell’Incarnazione e della Pasqua di Cristo, che danno forma alla comunione ecclesiale. Lo slogan ci provoca altresì a guardare - profeticamente - verso il futuro, verso le esigenze della nuova evangelizzazione che comincia prima di tutto all’interno delle famiglie cristiane. L’avvenimento centrale della Visita del Papa è legato alla famiglia, cioè alla celebrazione del primo Incontro nazionale delle famiglie cattoliche croate. Alla luce dei condizionamenti della vita sociale contemporanea in Croazia e della natura comunionale della Chiesa, è di massima importanza promuovere la vita di fede nelle famiglie cattoliche e proporre i valori cristiani nelle varie componenti della società. Questa Visita è pensata in modo tale che nei due giorni della sua durata vengano toccati i temi più importanti degli ambiti di vita dei fedeli e vengano portati dinanzi al mistero della Pasqua di Cristo e della sua presenza.
Celebrazioni liturgiche
Veglia di preghiera con i giovani comprendente l’adorazione eucaristica. L’incontro con i giovani, il sabato 4 giugno, ha luogo nella Piazza di ban Josip Jelačič (foto), nelle vicinanze della cattedrale di Zagreb. Si tratta di un luogo che ha valore simbolico per l’intera vita socio-culturale croata, perchè, sia in passato che oggi, su questa Piazza si sono verificati raduni di movimenti sociali tanto dinanzi a questioni politiche ed economiche e quanto in occasione di eventi culturali di vario genere. La presenza dell’Immagine della Beata Vergine Maria della Porta di Pietra, Protettrice della città di Zagreb, dà un carattere particolare alla veglia con i giovani. Attorno a questa Immagine, i giovani, durante la preparazione alla Visita del Papa, si sono radunati nelle parrocchie, hanno pregato e fatto pellegrinaggi. Ora, riuniti come Chiesa che gioisce e canta per l’incontro con il Papa, la ritrovano di nuovo. L’incontro è strutturato in forma di preghiera. Inizia con la Liturgia della Parola di Dio, alla quale seguono le testimonianze di alcuni giovani e poi il discorso del Santo Padre. Nella seconda parte la partecipazione diventa adorazione davanti al Santissimo Sacramento e silenzio, che è parola e invocazione interiore. Il silenzio parla della presenza divina, e fare silenzio proprio sulla piazza, in cui di solito c’è solo rumore, diventa e rimane un forte segno della presenza cristiana nel mondo. Segue la benedizione con il Santissimo che poi viene portato nella chiesa vicina, dove rimane esposto durante tutta la notte per coloro che vogliono rimanere in preghiera e adorazione. La maggior parte dei giovani croati condivide le difficoltà dei coetanei europei ed appartiene alla generazione che è cresciuta nel clima della guerra e del dopoguerra. Molti di loro hanno affrontato gravi situazioni esistenziali nelle proprie famiglie oppure hanno visto le sofferenze altrui. Bisogna dire che questi stessi giovani dimostrano tanta sensibilità per le iniziative della Chiesa, specialmente per gli incontri spirituali e di preghiera, per i pellegrinaggi, per la celebrazione del Sacramento della Penitenza e sono pronti ad aiutare chi si trova in stato di bisogno. La lettura proposta è tratta dalla Lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi (4, 4-9) in cui si evidenzia l’annuncio della gioia nel Signore, che allontana ogni ansia, fissa i cuori e i pensieri in Dio ed invita alla ricerca di tutto quello che è nobile e degno di lode. Segue il canto del Salmo 34 (33), 2-9 con l’antifona: "Guardate al Signore e sarete raggianti". Lo spazio liturgico per l’incontro unisce alcuni elementi: l’acqua dall’antica fontana sulla Piazza, la luce del Cero pasquale e l’Altare, come fonte della gioia e della consolazione in Cristo, che rimane con noi sempre sulla via della vita. Nella zona dell’Altare si trova l’immagine che evoca la presenza dello Spirito Santo, Dono di Dio. L’azione dello Spirito nella Beata Vergine Maria ha reso possibile la venuta al mondo del Figlio di Dio; anche noi lo invochiamo perchè la sua azione ci trasformi e ci faccia diventare uomini eucaristici. Durante la veglia di preghiera, il servizio del canto liturgico e della musica è curato da un coro di giovani, formatosi per questa speciale occasione, insieme a giovani musicisti. Celebrazione Eucaristica. Domenica 5 giugno nell’Ippodromo di Zagreb (foto) Papa Benedetto XVI presiede la Messa in occasione del primo Incontro nazionale delle famiglie cattoliche croate. L’Ippodromo ci ricorda la prima Visita del Beato Giovanni Paolo II in Croazia (1994) e la Celebrazione Eucaristica che vide convocato un numero straordinario di fedeli. Lo spazio dell’Altare è pensato in modo tale da poter leggere i movimenti delle due mani: una mano protegge la fonte della vita eterna, cioè l’Altare quale punto di incontro umano-divino in Cristo, nella sua croce e risurrezione, mentre l’altra forma il tetto, esprimendo la simbolica dell’azione pneumatologica e la presenza dello Spirito di Dio nella Chiesa, guidata nell’unità dal Successore di Pietro. Su questo spazio viene rappresentata anche la storia della Chiesa in Croazia e la preghiera per la comunione, che non è costruita su valori transitori, ma su quelli celesti. Attraverso di essi diventiamo autentici testimoni nel tempo che Dio ci ha affidato. La celebrazione segue il formulario della Messa e le letture della VII domenica di Pasqua: At 1, 12-14, Sal 27(26), 1 Pt 4, 13-16, Gv 17, 1-11a, che propongono alla nostra riflessione diversi contenuti, tra cui i seguenti: la perseveranza e la concordia nella preghiera degli apostoli con la Madre di Gesù Cristo, il Signore che è la luce e la salvezza, la gioia nelle sofferenze, a causa del nome di Cristo, la rivelazione del nome di Dio per mezzo di Cristo e l’appartenenza dei fedeli a Dio, anche quando sono nel mondo. Nell’annuncio della Parola di Dio è presente il riferimento ai contenuti che indirizzano i passi delle famiglie cristiane. Queste vengono incoraggiate ad accogliere il mistero della vita, a educare i figli secondo le virtù cristiane, secondo la responsabilità e l’impegno cristiano nella società, a donarsi generosamente agli altri e ad essere membra vive nella vita delle loro comunità. Tutto ciò conduce alla gioia che proviene dal dono dell’amore di Cristo. Nella celebrazione eucaristica vengono usate la lingua latina, croata ed italiana. Il Vangelo viene cantato anche in paleoslavo nella redazione croata. Il canto liturgico viene guidato da un coro numeroso, composto da membri dei cori parrocchiali. La liturgia, nelle sue varie parti, tiene conto della presenza rilevante delle famiglie.
La liturgia dei Vespri. Domenica pomeriggio, nella cattedrale di Zagreb (foto), Papa Benedetto XVI presiede la preghiera dei II Vespri della VII Domenica di Pasqua. Nella celebrazione sono presenti i vescovi, i presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose, i seminaristi, i novizi e le novizie. Tra i vari esempi della vita dei Santi e dei Beati croati viene sottolineato in modo particolare il Beato Alojzije Stepinac, le cui spoglie mortali vengono conservate nella Cattedrale. Il Santo Padre, con la sua Visita e la preghiera sulla tomba del Beato, ripropone anche a noi la sua figura. Il Beato Alojzije nel mistero di Cristo ha risposto alle tantissime prove riponendo la sua fiducia nel Signore, mostrando pazienza e testimoniando le verità di Dio, l’unità in Cristo e la comunione ecclesiale. Il suo esempio risplende e la sua intercessione ci fortifica in tutte le circostanze della vita, anche nelle difficoltà. In lui Dio riassume la storia contemporanea della Chiesa in Croazia e, in un certo modo, anche dell’Europa Centro-orientale. In lui il Signore ci rivela il fondamento della vita sacerdotale e cristiana, ci mostra la fedeltà al Vangelo come esempio per una società basata sui valori del dono e del rispetto della dignità di ogni uomo. Nella liturgia quasi tutte le parti sono recitate in croato, solo alcune sono in latino, tra cui il cantico evangelico del "Magnificat" e la preghiera del "Padre nostro". Questo incontro manifesta anzitutto la bellezza dello stato di vita della consacrazione e della comunione vissuta tra coloro che sono chiamati da Cristo alla sua sequela. L’incontro intende esprimere, inoltre, il ringraziamento e la preghiera per il dono di nuove vocazioni sacerdotali e religiose.
Insieme ai vescovi e ai fedeli croati, che si sono preparati assiduamente per questa visita invochiamo umilmente la benedizione del Signore, l’intercessione della Vergine Maria, Madre e Regina delle famiglie, lo sguardo sollecito di San Giuseppe, Santo protettore della Croazia, e del Beato Alojzije, testimone della verità eterna, nella comunione con tutti i Santi, e ci rallegriamo per gli incontri e le celebrazioni con il nostro Papa Benedetto.


Messale per il Viaggio Apostolico

Davanti all’immagine di Maria Salus Populi Romani nella Basilica di Santa Maria Maggiore Benedetto ripeterà l’atto di affidamento dell’Italia a Lei

Chi dice che sia stata dipinta dall’evangelista Luca in persona. Chi ritiene sia più tarda, realizzata tra l’VIII e il XII secolo. Altri sostengono si tratti dell’opera di un artista orientale. Ma su un punto tutti concordano: l’immagine di Maria Salus Populi Romani, conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, è una delle più belle e antiche in cui è ritratta la Vergine. Davanti a questa icona oggi il Papa ripeterà l’atto di affidamento dell’Italia a Maria. "L’immagine è strettamente legata alla storia di Roma e ha sempre raccolto una grande devozione da parte dei romani, soprattutto nei momenti più drammatici, dalle guerre alle calamità naturali. Ancora attira un gran numero di pellegrini, perché non bisogna dimenticare che questo è il primo santuario mariano dell’Occidente". Lo sottolinea con una punta di orgoglio mons. Tommaso Passacantilli, che con le sue 85 primavere è il decano dei canonici della Basilica liberiana. E sa tutto della sua storia e di quella dell’icona mariana. "All’inizio si trovava in una sorta di tempietto, collocato alla sinistra dell’altare maggiore – racconta –, mentre alla destra, in un tabernacolo analogo, erano custoditi i resti della mangiatoia in cui nacque Gesù. Fu Paolo V a voler custodire l’immagine della Vergine in una cappella a parte». Lo spazio è oggi conosciuto come Cappella Borghese o Paolina, gioiello barocco.Un rapporto speciale ha sempre legato i Papi a questa immagine della Madre di Gesù. Fin da quando, nel XVI secolo, la città fu colpita da una terribile pestilenza e Pio V portò in processione l’icona fino a San Pietro. Poco prima di raggiungere la Basilica Vaticana, la folla assistette a un miracolo: un coro di angeli intonò un canto dedicato alla Regina Coeli, mentre l’arcangelo Michele apparve sulla sommità della Mole Adriana. Che da allora prese il nome di Castel Sant’Angelo. Di lì a poco, la pestilenza cessò. Leggenda e storia si intrecciano anche nei racconti di mons. Passacantilli. "Ricordo che nel 1950 – dice il sacerdote –, per la proclamazione del dogma dell’Assunzione, l’icona fu portata in processione. E poi ancora nel ’54, anno mariano indetto da Pio XII". Particolarmente legato all’immagine della Vergine è stato anche Giovanni Paolo II. Benedetto XVI, aggiunge il sacerdote, "tiene particolarmente alla recita del Rosario; una volta disse che gli ricorda la sua infanzia, quando la gente si ritrovava in preghiera ai crocicchi delle strade, davanti alle immagine mariane".

Giulia Rocchi, Avvenire