venerdì 18 novembre 2011

Il Papa: Madre di misericordia, Maria è guida sicura dei discepoli di Gesù che vogliono essere a servizio della giustizia, riconciliazione e pace

All'inizio del discorso pronunciato durante la visita alla Cattedrale di Nostra Signora della Misericordia, a Cotonou, Benedetto XVI ha voluto rendere “omaggio con riconoscenza” agli arcivescovi che vi riposano: mons. Christophe Adimou e mons. Isidore de Sousa. “Essi – ha ricordato il Papa - sono stati valorosi operai nella Vigna del Signore, e la loro memoria resta ancora viva nel cuore dei cattolici e di numerosi abitanti del Benin. Questi due presuli sono stati, ciascuno a suo modo, Pastori pieni di zelo e di carità. Si sono spesi senza risparmio al servizio del Vangelo e del Popolo di Dio, soprattutto delle persone più vulnerabili”. “Tutti voi sapete – ha aggiunto - che mons. de Sousa è stato un amico della verità e che ha avuto un ruolo determinante nella transizione democratica del vostro Paese”. Il Pontefice ha quindi invitato a “meditare” sulla “misericordia infinita” di Dio. “La misericordia divina – ha osservato il Santo Padre - non consiste solamente nella remissione dei nostri peccati: essa consiste anche nel fatto che Dio, nostro Padre, ci riconduce, talvolta non senza dolore, afflizione e timore da parte nostra, sulla via della verità e della luce, perché non vuole che ci perdiamo. Questa duplice manifestazione della misericordia divina – ha dichiarato - mostra come Dio è fedele all’alleanza sigillata con ogni cristiano nel Battesimo”. “La Vergine Maria – ha affermato Benedetto XVI - ha sperimentato al massimo livello il mistero dell’amore divino”. Tramite il suo sì alla chiamata di Dio, “ella ha contribuito alla manifestazione dell’amore divino tra gli uomini. In questo senso, è Madre di Misericordia per partecipazione alla missione del suo Figlio; ha ricevuto il privilegio di poterci soccorrere sempre e dovunque”. “Al riparo della sua misericordia – ha ricordato il Papa -, i cuori feriti guariscono, le insidie del Maligno sono sventate e i nemici si riconciliano. In Maria abbiamo non soltanto un modello di perfezione, ma anche un aiuto per realizzare la comunione con Dio e con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Madre di misericordia, ella è una guida sicura dei discepoli di suo Figlio che vogliono essere a servizio della giustizia, della riconciliazione e della pace. Ella ci indica, con semplicità e con cuore materno, l’unica Luce e l’unica Verità: suo Figlio, Cristo Gesù che conduce l’umanità verso la sua piena realizzazione nel Padre suo”. Benedetto XVI ha concluso il suo discorso con una preghiera alla Vergine Maria: “O Madre di Misericordia, Noi ti salutiamo, Madre del Redentore; ti salutiamo, Vergine gloriosa; ti salutiamo, nostra Regina! O Regina della speranza, mostraci il volto del tuo Figlio divino; guidaci sulle vie della santità; donaci la gioia di coloro che sanno dire Sì a Dio! O Regina della Pace, esaudisci le più nobili aspirazioni dei giovani africani; esaudisci i cuori assetati di giustizia, di pace e di riconciliazione; esaudisci le speranze dei bambini vittime della fame e della guerra! O Regina della giustizia, ottienici l’amore filiale e fraterno; ottienici di essere amici dei poveri e dei piccoli; ottieni per i popoli della terra lo spirito di fraternità! O Nostra Signora d’Africa, ottieni dal tuo Figlio divino la guarigione per i malati, la consolazione per gli afflitti, il perdono per i peccatori; intercedi per l’Africa presso il tuo Figlio divino; e ottieni per tutta l’umanità la salvezza e la pace! Amen”.

SIR, Korazym.org

VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011) (III) - il testo integrale del discorso del Papa

Primo bagno di folla per il Papa nelle vie di Cotonou. Il 'Te Deum' nella Cattedrale della città. Mons. Ganyé: è venuto a confermarci nella fede

Uno straordinario bagno di folla per Benedetto XVI nelle vie di Cotonou. Dopo la cerimonia di benvenuto calorosissima all'aeroporto "Cardinal Bernardin Gantin", con centinaia di ragazze in abiti tradizionali che ballavano sulla pista trasformata dalla coreografia in un cielo azzurro con il colore dei foulard delle danzatrici, Papa Ratzinger ha raggiunto sulla Papamobile la Cattedrale attraversando la città gremita di folla. Il corteo papale ha compiuto un lungo giro, passando anche davanti alla sede della Conferenza Episcopale del Benin e, percorrendo i due ponti sul canale tra la laguna Nokoué e l’Oceano Atlantico, ha attraversato entrambi i lati della città, per dar modo a più fedeli possibile di salutare il Santo Padre. Le transenne, dove c'erano, non hanno retto e le vie erano invase. Ma non ci sono state difficoltà per la Papamobile nel raggiungere il centro, e il Pontefice appariva molto contento di tanto entusiasmo. Nella Cattedrale dedicata a Nostra Signora della Misericordia, in cui Benedetto XVI è giunto con qualche minuto di ritardo, è risuonato il canto del ‘Te Deum’, inno di ringraziamento. Infatti si è trattato proprio di un 'grazie' per questo viaggio apostolico. Nella cattedrale, contenente 800 persone, il Papa ha reso omaggio ai predecessori dell’attuale arcivescovo di Cotonou e presidente della Conferenza Episcopale del Benin, mons. Antoine Ganyé: mons. Isidore de Sousa (1990 – 1999) e mons. Christophe Adimou (1971 – 1990), le cui tombe si trovano rispettivamente nelle Cappelle a sinistra e destra dell’altare. A conclusione del ‘Te Deum’, mons. Ganyé ha ribadito la gioia dei fedeli per il viaggio in cui sarà consegnata l’Esortazione Apostolica post-sinodale, che conclude i lavori della dodicesima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi: “Santo Padre lei visita il Benin nel momento in cui celebriamo i 150 anni di evangelizzazione del Paese. In effetti il 18 aprile 1861 i missionari della Società delle Missioni Africane di Lione approdarono sulle coste di Dahomey. Santo Padre, Lei viene per confermarci nella fede e rendere omaggio a questi validi missionari a cui noi dobbiamo molto. Ed infatti, molto presto, i Padri della Società delle Missioni Africane aprirono le scuole per l’educazione dei bambini e anche quelle per la formazione dei sacerdoti locali: noi siamo eredi di questa grande opera”. E ha ricordato il card. Bernardin Gantin ed i vescovi Christophe Adimou e Isidore De Souza, che con il loro grande amore a Gesù Cristo ed alla Chiesa hanno permesso al popolo di conservare la fede trasmessa dai missionari e hanno permesso al Benin di intraprendere un cammino democratico.

Agi, Korazym.org

Il Papa: Benin terra di antiche e nobili tradizioni. Modernità non si costruisca su disgregazione dei valori e su sottomissione a leggi della finanza

Benedetto XVI è arrivato in Benin, meta del suo 22° viaggio apostolico internazionale. L'aereo con a bordo il Papa è atterrato alle 15.00 all’aeroporto internazionale "Cardinale Bernardin Gantin" di Cotonou. Benedetto XVI è stato accolto dal presidente della Repubblica del Benin, Thomas Boni Yayi, dal Nunzio Apostolico mons. Blume Michael A., e dall’arcivescovo metropolita di Cotonou e presidente della Conferenza Episcopale, mons. Antoine Ganyé. Erano presenti inoltre alcune Autorità politiche e civili, il Corpo Diplomatico, i Vescovi del Benin e una rappresentanza di fedeli. Gli inni del Benin e del Vaticano, gli onori militari, il saluto del presidente della Repubblica hanno abbracciato a nome di tutto il Benin il Papa appena sceso dall’aereo che lo ha portato in Africa per la seconda volta.
C’è una “triplice motivazione” alla base del viaggio apostolico, ha esordito Papa Ratzinger nel suo discorso. La prima è costituita dal “40° anniversario dello stabilimento” delle relazioni diplomatiche del Benin con la Santa Sede e dal “150° anniversario della sua evangelizzazione”. La seconda riflette il “desiderio” del Pontefice “di consegnare in terra africana l’Esortazione Apostolica post-sinodale 'Africae munus'” e la terza, “più personale o più affettiva”, l’omaggio al card. Bernardin Gantin che riposa nel Seminario di San Gall a Ouidah: “Per molti anni abbiamo entrambi lavorato, ciascuno secondo le proprie competenze,al servizio della stessa Vigna. Abbiamo aiutato al meglio il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, ad esercitare il suo ministero petrino. Abbiamo avuto l’occasione di incontrarci parecchie volte, di discutere in modo profondo e di pregare insieme. Il cardinale Gantin si era guadagnato il rispetto e l’affetto di molti. Mi è parso dunque giusto venire nel suo Paese natale per pregare sulla sua tomba e ringraziare il Benin di avere dato alla Chiesa questo figlio eminente”.
“Il Benin è una terra di antiche e nobili tradizioni. La sua storia è prestigiosa. Vorrei approfittare di questa occasione - ha detto il Papa - per salutare i Capi tradizionali. Il loro contributo è importante per costruire il futuro di questo Paese. Desidero incoraggiarli a contribuire, con la loro saggezza e la loro conoscenza dei costumi, al delicato passaggio che attualmente si va operando tra la tradizione e la modernità". "La modernità - ha spiegato - non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull'oblio del passato. Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti evitando gli scogli che esistono sul continente africano e altrove, per esempio la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi". Il passaggio alla modernità “deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute, quelle che enumera il vostro motto nazionale, ma anche quelle che si radicano nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita. Tutti questi valori sono in vista del bene comune, l’unico che deve primeggiare e costituire la preoccupazione maggiore di ogni responsabile. Dio si fida dell’uomo e desidera il suo bene – ha evidenziato -. Sta a noi rispondergli con onestà e giustizia all’altezza della sua fiducia”. La Chiesa “dà il suo specifico contributo. Con la sua presenza, la sua preghiera e le sue diverse opere di misericordia, specialmente nel campo educativo e sanitario, essa desidera offrire ciò che ha di meglio. Vuole manifestarsi vicina a colui che si trova nel bisogno, a colui che cerca Dio. Desidera far comprendere che Dio non è inesistente o inutile come si cerca di far credere, ma che Egli è l’amico dell’uomo”. In conclusione, affermando di essere venuto in “spirito d’amicizia e di fraternità”, tra la gioia dei presenti ha impartito la benedizione in lingua fon: “Dio benedica il Benin!”.

SIR, Radio Vaticana, TMNews

VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011) (II) - il testo integrale del discorso del Papa

Card. Sarr: questa volta i mass media dell'Occidente non si divertano come nel 2009 a deviare il significato di un viaggio del Papa in Africa

Nel primo giorno del viaggio del Papa in Benin, il card. Theodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar e autorevole personalità della Chiesa in Africa, lancia un appello: "Speriamo che i media internazionali questa volta diano la dovuta attenzione al viaggio del Papa in Africa perchè durante il primo viaggio nel Continente hanno oscurato l'evento dando spazio a una sterile polemica". "Ho una speranza che le affido: spero - ha affermato davanti alle telecamere di SKYTg24 - che questa volta il mondo occidentale, soprattutto i mass media dell'Occidente non si divertano ancora una volta, come è successo nel 2009, a deviare il significato di una visita del Papa in Africa. Spero che questa volta i mass media dell'Occidente faranno lo sforzo di mettersi all'ascolto non solo di quello che dice il Papa all'Africa ma anche di quello che dicono gli africani. Davvero noi chiediamo ai paesi occidentali e ai loro media di prestare più attenzione a quello che succede di positivo in Africa, senza parlare sempre e solo dei suoi guai".

Agi

In volo l'intervista al Papa: Africa continente di freschezza religiosa e 'vitalità', il Benin, le sfide della Chiesa, il ricordo del card. Gantin

Innumerevoli spunti concentrati in un quarto d’ora di domande e risposte ad “alta densità”. Benedetto XVI ha subito spiegato le ragioni dell viaggio in Benin. La prima, ha detto, “è che il Benin è un Paese in pace”, dentro e fuori. “Funzionano” le istituzioni democratiche e si respira uno “spirito di libertà e responsabilità”, di giustizia e di senso del “lavoro per il bene comune”. Poi, ha osservato, pur in presenza di una “grande diversità di religioni”, “queste diverse religioni convivono nel rispetto reciproco e nella responsabilità comune per la pace, per la riconciliazione interna ed esterna. Mi sembra che questa convivenza tra le religioni e il dialogo interreligioso come fattore di pace e di libertà siano un aspetto importante”. Alla domanda su come il cristianesimo viva il confronto con il crescente affermarsi delle Chiese evangeliche o pentecostali, che propongono una fede attraente e, per certi versi, “semplificata”, che ''hanno successo, ma poca stabilità'', il Papa ha detto con chiarezza: “Non dobbiamo imitare queste comunità, ma chiederci cosa possiamo fare noi per dare nuova vitalità alla fede cattolica”. A partire, ha indicato, dall’annuncio di un “messaggio semplice, profondo, comprensibile”. Per Benedetto XVI, ''è importante è che il cristianesimo non appaia come un sistema difficile, europeo, che un altro non possa comprendere e realizzare, ma come un messaggio universale che affermi che c’è Dio...che Dio ci conosce e ci ama e che la religione vissuta fa nascere la collaborazione e la fraternità...Inoltre, che l’istituzione non sia troppo pesante: è sempre molto importante che sia prevalente l’iniziativa della comunità e della persona. E infine, direi anche una liturgia partecipativa ma non sentimentale: non deve essere basata solo sull’espressione dei sentimenti, ma caratterizzata dalla presenza del mistero nella quale noi entriamo, dalla quale ci lasciamo formare”. Importante, ha affermato subito dopo il Pontefice, è pure “non perdere l’universalità” nell’inculturazione. Anzi, ha detto, “preferirei parlare di interculturalità, non tanto di inculturazione, cioè di un incontro delle culture” e “così crescere anche nella fraternità universale”, aiutati da quel grande valore che è la cattolicità. La terza domanda ha riguardato l’aspetto più politico dell’Africa, terra, è stato rilevato, di molte operazioni di peacekeeping, di conferenze di riconciliazione e verità nazionali. Benedetto XVI ha riconosciuto che ciò che conta per il progresso civile è superare la barriera dell’“egoismo”. Tuttavia, per meglio comprendere quale messaggio sul punto intenda indirizzare al continente, il Pontefice ha rimandato all’Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae munus" che consegnerà alla Chiesa africana. E alla domanda successiva, la quarta, che chiedeva al Papa se ritenesse l’Africa protagonista dell’evangelizzazione nel resto del mondo, specie in quello occidentale in defcit di speranza, Benedetto XVI ha replicato che, certamente il continente patisce “grandi difficoltà”, “tuttavia questa freschezza della vita che c’è in Africa, la gioventù così piena di entusiasmo e di speranza, ma anche di umorismo e di allegria, ci mostra che c’è qui una riserva di umanità: c’è ancora la freschezza del senso religioso e della speranza, c’è ancora una percezione della realtà metafisica, della realtà nella sua totalità con Dio. Non la riduzione al positivismo, che restringe la nostra vita, la fa un po’ arida e spegne anche la speranza". L’ultima domanda ha riguardato la figura del card. Bernardin Gantin. Il Papa ha detto di averlo incontrato per la prima volta a Monaco, nel 1977, in occasione dell’ordinazione ad arcivescovo. “Era venuto – ha spiegato – perché uno dei suoi alunni era mio allievo”. Poi, ha raccontato, la successiva, lunga collaborazione condivisa in Vaticano alla testa dei rispettivi dicasteri ha cementato una bella e solida amicizia: “Ne ho sempre ammirato la sua intelligenza pratica e profonda e il suo senso di discernimento, il suo non cadere su certe fraseologie bensì comprendere che cosa fosse l’essenziale e cosa non avesse senso. E poi quel suo senso dell’umorismo, davvero molto bello… Ma soprattutto era un uomo di profonda fede e di preghiera. Tutto questo ha fatto del cardinale Gantin non solo un amico ma anche un esempio da seguire, quello di un grande vescovo africano cattolico“.Ora sono veramente lieto, ha concluso Benedetto XVI, di poter “pregare sulla sua tomba e sentire la sua vicinanza e la sua grande fede”. Subito dopo la conclusione dell'intervista al Papa, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha rivelato l’identità dell’“allievo” di un tempo, grazie al quale i cardinali Ratzinger e Gantin fecero la loro conoscenza: si tratta del vescovo beninese Barthélemy Adoukonou, oggi segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, tra i membri del seguito papale in questo viaggio apostolico.

Radio Vaticana, Asca

VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011) (IV) - il testo integrale dell'intervista al Papa

Telegrammi di saluto di Benedetto XVI ai sei Paesi dell'Africa sorvolati verso il Benin. L'auspicio di pace e stabilità per la Tunisia

Nel suo viaggio di oltre quattromila km verso il Benin, il Papa ha attraversato sei Paesi africani: Tunisia, Algeria, Mali, Niger, Burkina Faso e Ghana. Lo ricorda la Radio Vaticana che aggiunge che ''il lungo sorvolo del continente, da nord a sud, ha permesso a Benedetto XVI di indirizzare a ciascuna nazione i suoi auguri di benessere e felicità''. ''Significative, fra le altre, le parole contenute nel telegramma inviato al presidente ad interim della Tunisia, - aggiunge l'emittente vaticana - per la quale il Pontefice ha formulato auspici di 'pace e stabilità''.

Asca


VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011) (I)

Il Papa parte per il Benin, inizia il 22° viaggio apostolico internazionale. Lo scambio di messaggi con il presidente della Repubblica Napolitano

Benedetto XVI è partito intorno alle 9.00 dall’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma a bordo dell’airbus A330 dell’Alitalia, per il viaggio apostolico in Benin in occasione della firma e della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale "Africa munus" della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. Il Papa augura “bene e prosperità” all’Italia e lo fa inviando come di consueto un telegramma al presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, sorvolando il territorio italiano. “Nel momento in cui mi accingo a compiere un viaggio apostolico in Benin – scrive il Santo Padre a Napolitano - mosso dal vivo desiderio di incontrare i fratelli nella fede e gli abitanti di quella cara nazione mi è gradito rivolgere a lei signor presidente l’espressione del mio deferente saluto che accompagno con fervide preghiere per il bene e la prosperità dell’intero popolo italiano”. Il presidente Napolitano ha inviato a Benedetto XVI un messaggio di risposta. "Desidero farle pervenire - scrive il capo dello Stato - il mio più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il Viaggio apostolico in Benin. Come già in occasione della sua precedente visita nel continente africano, in Camerun e Angola, ella - sottolinea - si recherà in un Paese che rappresenta un esempio della volontà dei popoli africani di procedere lungo un cammino di riconciliazione, giustizia e pace, temi ai quali ella ha voluto dedicare il Sinodo africano del 2009". "L'Italia - evidenzia Napolitano - condivide pienamente l'impegno della Chiesa e della comunità internazionale a sostegno del continente africano al fine di promuoverne uno sviluppo equo e sostenibile, non solo economico, ma anche e soprattutto umano, valorizzandone le straordinarie risorse e garantendo il pieno rispetto della dignità della persona. Nell'esprimerle nuovamente, Santità, il mio apprezzamento per la sua alta missione apostolica, le auguro il pieno successo della sua missione pastorale. Mi è gradita l'occasione per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione".

SIR, TMNews

VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011) (I)

Messaggio del presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI

Benedetto XVI accolto all'aeroporto di Fiumicino dal presidente del Consiglio Mario Monti. Lunga stretta di mano a suggello di un incontro cordiale

Il presidente del Consiglio Mario Monti ha accolto Papa Benedetto XVI, in partenza per il viaggio apostolico in Benin, all'aeroporto Leonardo da Vinci. ll premier ha salutato il Papa direttamente sotto la scaletta dell'elicottero con cui il Pontefice è arrivato, proveniente dal Vaticano, alle 8.42. Una lunga stretta di mano e uno scambio di saluti ha suggellato l'incontro, particolarmente cordiale. Monti ha poi accompagnato Benedetto XVI fino alla scaletta dell'aereo, un Airbus A330 dell'Alitalia. I due hanno camminato fianco a fianco, parlando fra loro per tutto il tragitto. Entrambi, poi, si sono rivolti verso i numerosi reporter e operatori presenti per la foto di rito. Benedetto XVI e il capo del governo si sono fermati qualche secondo in posa per consentire alle telecamere di riprendere l'incontro. Prima che si chiudesse il portellone dell'aereo Benedetto XVI, dalla scaletta, ha rivolto un saluto con la mano a tutti i presenti. "E' stato un gesto apprezzato che il premier sia andato a salutare il Papa all'aeroporto, in un momento così impegnativo" ha commentato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, parlando con i giornalisti al seguito.

Ansa, TMNews

Il Papa in Benin. Il seguito papale, i giornalisti, i fotografi e gli operatori: le 81 persone che accompagnano nel volo Benedetto XVI

Benedetto XVI in Benin per consegnare “Africae Munus”, l’Esortazione Apostolica post-sinodale frutto della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, celebrata in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009. Per il Papa sarà il ventiduesimo viaggio internazionale, e avrà per tema “Riconciliazione, giustizia e pace”. Partirà questa mattina alle 9.00 l’Airbus A330 “Giotto” dell’Alitalia, volo papale con il consueto codice AZ 4000. A bordo, oltre il Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre 81 persone. Quattro i cardinali che faranno parte del seguito papale, che sarà composto anche da cinque vescovi, otto sacerdoti e diciotto laici. Guiderà il seguito il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Gli altri cardinali saranno Francis Arinze, nigeriano, presidente emerito della Congregazione per il Culto Divino, Robert Sarah, della Guinea Conacry, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", Peter Turkson, ghanese, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Saranno del seguito anche i vescovi Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, Giuseppe Bertello, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, Giovanni A. Becciu, Sostituto alla Segreteria Di Stato, Nikola Eterović, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, Barthelemy Adoukonou, che è beninese, Segretario del Pontificio Consiglio per la Cultura. All’arrivo faranno parte del seguito anche l’arcivescovo di Cotonou, Antoine Ganyè e quello di Porto Novo, Renè Ehuzu. Nel seguito da Roma ci saranno inoltre i monsignori Jean Marie Mupendawatu, congolese, sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche pontificie, Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, Alfred Xuereb della Segreteria particolare di Sua Santità e Jean-Marie Speich, officiale della Segreteria di Stato. Fanno parte del seguito anche i coadiutori liturgici, i monsignori Konrad Krajewski e Stefano Sanchirico. A curare i rapporti con i media, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, del CTV e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem. Tra i laici che faranno parte del seguito Alberto Gasbarri, responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato da Paolo Corvini, e Giovanni Maria Vian, Direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del Papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, della direzione dei servizi sanitari S.C.V. e l’assistente di camera del Papa, Paolo Gabriele. La sicurezza personale del Santo Padre sarà garantita dai cinque della Gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Ten. Col. Christoph Graf e dal Cap. Frowin Bachmann della Guardia Svizzera pontificia. Per i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo de L’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio Vaticana. L’assistente dall’Alitalia per i trasferimenti aerei sarà Stefania Izzo. 44 i giornalisti accreditati che viaggeranno con Benedetto XVI, di cui 12 per testate italiane e quattro per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, Alessandro Di Bussolo e Santo Messina per il CTV, Mario Ponzi e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate mondiali. Sei sono photoreporter: Vincenzo Pinto per AFP Photo, Carlo Ferraro per Ansa Foto, Pier Paolo Cito per AP Photo, Alessandro Bianchi per Reuters Photo e Alessia Giuliani per Catholic Press Photo. Per le testate televisive saranno presenti 12 giornalisti, di cui cinque corrispondenti, sei cameramen e un producer. Tra i corrispondenti Fabio Zavattaro di Rai Tg1, Valentina Alazraki Crastic di Televisa, Philippine De Saint-Pierre di KTO, Guido Todeschini di Telepace, Jürgen Erbacher di ZDF. Tra i cameramen gli inviati di EU Pool TV (Stefano Belardini), AP-Reuters Pool TV (Gianfranco Stara), Telepace (Antonio Russo), Televisa, KTO TV, France2. Unico producer sarà Paolo Santalucia dell’AP-Reuters Pool TV. I redattori di giornali, agenzie, periodici e radio saranno 22. Per i quotidiani italiani saranno presenti Marco Ansaldo, La Repubblica, Giacomo Galeazzi, La Stampa, Franca Giansoldati, Il Messaggero, Mimmo Muolo, Avvenire e Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera. Per i quotidiani stranieri John Allen, National Catholic Reporter, Jean-Marie Guénois, Le Figaro, Albert Link, Bild, Eusebio Frederic Mounier, La Croix. Per i periodici saranno presenti Alfonso Bruno di Missio Immaculatae International ed Eric Okpeitcha di La Croix du Bénin. Per le agenzie di stampa italiane ci sarà Giovanna Chirri dell’Ansa. Tra le altre agenzie presenti gli inviati della Itar Tass, EFE, CIC, CorsivoAFP, AP, I.Media e Reuters. I corrispondenti per le radio saranno quattro: Raffaele Luise (Rai – Gr), Paloma Gomez Borrero (Cadena Cope), Anais Fuega (Radio France) e Stefan Troendle (ARD/BR-RD). Dopo un volo di sei ore, 4037 km percorsi, il volo papale atterrerà alle ore 15 all’aeroporto internazionale "Cardinale Bernardin Gantin di Cotonou", dopo aver attraversato Italia, Tunisia, Algeria, Mali, Niger, Burkina Faso, Ghana e Benin. Domenica 20 novembre poi, alle 16.30, partenza del volo papale AZ4001 con lo stesso aeromobile Alitalia, per l’Aeroporto di Ciampino (Roma), dopo aver sorvolato gli stessi paesi dell’andata

Salvatore Scolozzi, Korazym.org