venerdì 20 gennaio 2012

'I.Media' apprende da fonti vaticane che è allo studio un viaggio del Papa in Libano nella seconda metà di settembre, con tappe a Beirut e Bkerké

Benedetto XVI dovrebbe recarsi in Libano durante la seconda quindicina di settembre 2012, secondo quanto apprende l'agenzia I.Media da fonti del Vaticano. 15 anni dopo Giovanni Paolo II, il Papa dovrebbe presentare ai vescovi della regione l'Esortazione Apostolica del Sinodo per il Medio Oriente, che si è tenuto nell'ottobre 2010 in Vaticano. Se si parla del Libano come di un viaggio ancora "allo studio", fonti vaticane suggeriscono un breve viaggio che potrebbe avvenire a metà settembre, subito dopo la festa dell'esaltazione della Croce (14 settembre) o il fine settimana seguente, il 22 e il 23 settembre. Oltre a Beirut, la capitale, Benedetto XVI potrebbe andare a Bkerké, sede patriarcale della Chiesa maronita, la principale Chiesa del Paese. Questo viaggio dovrebbe essere l'occasione per il Papa di lanciare un nuovo appello a favore dei cristiani in Medio Oriente.

kipa/apic

Il Papa: il Cammino neocatecumenale un particolare dono dello Spirito Santo ai nostri tempi. L’Eucaristia aperta a tutti vero luogo dell’unità

Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri del Cammino neocatecumenale. “La vostra presenza – ha esordito il Papa nel suo discorso – è una testimonianza visibile del vostro gioioso impegno di vivere la fede, in comunione con tutta la Chiesa e con il Successore di Pietro, e di essere coraggiosi annunciatori del Vangelo”. “In questi decenni di vita del Cammino – ha proseguito – un vostro fermo impegno è stato di proclamare il Cristo Risorto, rispondere alle sue parole con generosità, abbandonando spesso sicurezze personali e materiali, lasciando anche i propri Paesi, affrontando situazioni nuove e non sempre facili. Portare Cristo agli uomini e portare gli uomini a Cristo: questo è ciò che anima ogni opera evangelizzatrice. Voi lo realizzate in un cammino che aiuta a far riscoprire a chi ha già ricevuto il Battesimo la bellezza della vita di fede, la gioia di essere cristiani”. “Il ‘seguire Cristo’ esige l’avventura personale della ricerca di Lui, dell’andare con Lui, ma comporta sempre anche uscire dalla chiusura dell’io, spezzare l’individualismo che spesso caratterizza la società del nostro tempo, per sostituire l’egoismo con la comunità dell’uomo nuovo in Gesù Cristo”. Ciò, ha detto Benedetto XVI, "avviene in un profondo rapporto personale con Lui, nell’ascolto della sua parola, nel percorrere il cammino che ci ha indicato, ma avviene anche inseparabilmente nel credere con la sua Chiesa, con i santi, nei quali si fa sempre e nuovamente conoscere il vero volto della Sposa di Cristo". “A volte siete presenti in luoghi in cui vi è bisogno di un primo annuncio del Vangelo, la missio ad gentes; spesso, invece, in aree, che, pur avendo conosciuto Cristo, sono diventate indifferenti alla fede: il secolarismo vi ha eclissato il senso di Dio e oscurato i valori cristiani. Qui il vostro impegno e la vostra testimonianza siano come il lievito che, con pazienza, rispettando i tempi, fa crescere tutta la massa”. “La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino un particolare dono che lo Spirito Santo ha dato ai nostri tempi e l’approvazione degli Statuti e del 'Direttorio Catechetico' ne sono un segno. Vi incoraggio ad offrire il vostro originale contributo alla causa del Vangelo. Nella vostra preziosa opera – ha affermato il Santo Padre - ricercate sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i Pastori delle Chiese particolari, nelle quali siete inseriti: l’unità e l’armonia del Corpo ecclesiale sono un’importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo”. Il Papa ha quindi ringraziato le tante famiglie presenti con i loro figli che partono abbandonano sicurezze materiali per annunciare Cristo risorto: “La Chiesa – ha detto – ha bisogno di voi per la nuova evangelizzazione”. E le ha inviate a non avere timore: “Chi porta il Vangelo non è mai solo”. Oggi, infatti, il Papa ha inviato 17 nuove missio ad gentes, ciascuna composta da tre o quattro famiglie numerose accompagnate da un sacerdote. "Poco fa vi è stato letto il decreto con cui vengono approvate le celebrazioni presenti nel Direttorio catechetico dei neocatecumenali che non sono strettamente liturgiche ma fanno parte dell'itinerario di crescita nella fede", ha affermato Benedetto XVI. "E' un altro elemento che dimostra come la Chiesa vi accompagni con attenzione in un paziente discernimento che comprende la vostra ricchezza ma guarda anche a comunione e armonia dell'intero 'Corpus Ecclesiae'". Il Concilio Vaticano II, ha ricordato il Papa, "definisce la liturgia opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa". In questo senso, "l'opera del Signore Gesù è il vero contenuto della liturgia ed è anche opera della Chiesa che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo". "Al fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa o non hanno ricevuto una formazione adeguata - ha detto il Papa - i neocatecumenali possono celebrare la liturgia domenicale nella piccola comunità dopo i primi vespri della domenica secondo le disposizioni del vescovo diocesano", ha detto il Papa citando gli statuti del Cammino neocatecumenale e suscitando gli applausi dei circa settemila fedeli presenti. "Ma - ha aggiunto - ogni celebrazione eucaristica è un'azione dell'unico Cristo, insieme con la sua unica Chiesa e perciò è essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa. Questo carattere pubblico della santa eucarestia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della santa messa è ultimamente diretta dal vescovo come membro del collegio episcopale responsabile per una determinata Chiesa locale. La celebrazione delle piccole comunità, come particolarità approvata negli statuti del Cammino, ha il compito di aiutare quanti percorrono l'itinerario neocatecumanale a percepire la grazia di essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo. Al tempo stesso - ha proseguito Papa Ratzinger - la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale si attua il noecatecumenato, la sua forma ordinaria. Ma anche durante il Cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale proprio nella celebrazione della liturgia, vero luogo dell'unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della maturità spirituale e ci rende un unico corpo".

SIR, Radio Vaticana, TMNews

UDIENZA AI MEMBRI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE - il testo integrale del discorso del Papa

Santa Sede approva le celebrazioni contenute nel direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale. Benedetto XVI invia 18 nuove 'missio ad gentes'

Nel corso dell'udienza con 7000 partecipanti del Cammino neocatecumenale, “la Santa Sede approverà oggi le celebrazioni che segnano questo itinerario di iniziazione cristiana e Benedetto XVI invierà 18 nuove missio ad gentes in tutto il mondo”. E’ quanto informa, in una nota diffusa questa mattina, il Cammino neocatecumenale in cui spiega che “questa approvazione, che giunge dopo quindici anni di studio da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, conclude il percorso per l’approvazione del Cammino neocatecumenale”. L'approvazione con un decreto firmato lo scorso otto gennaio dal presidente e dal segretario del Pontificio consiglio per i Laici, card. Stanislaw Rylko e mons. Josef Clemens: "Con decreto dell'11 maggio 2008, il Pontificio Consiglio per i Laici ebbe ad approvare in modo definitivo lo statuto del Cammino neocatecumenale e, successivamente, dopo aver debitamente consultato la Congregazione per la Dottrina della fede, con decreto del 26 dicembre 2010, diede la sua approvazione alla pubblicazione del Direttorio catechetico come sussidio valido e vincolante per le catechesi del Cammino neocatecumenale. Ora, visti gli articoli 131 e 133 comma 1 e 2 della Costituzione Apostolica 'Paster bonus' sulla Curia romana, il Pontificio Consiglio per i Laici, avuto il parere favorevole della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, concede l'approvazione a quelle celebrazioni contenute nel direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa". Il decreto di approvazione è stato letto dal segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, ed ex-segratario particolare del card. Ratzinger, mons. Clemens. Delle 18 missio ad gentes, 13 sono in Europa (Albi; Nizza; Bayonne; Tolone; Strasburgo; Lione; Anversa; Marsiglia; Lubiana, Sarajevo; Tallin; Vienna; Manchester) 4 in America (tre a Boston e una in Venezuela); una in Africa (Libreville, Gabon). Inoltre sono state mandate altre famiglie per ‘missio ad gentes’ già formate tra gli aborigeni australiani, nella Papua New Guinea e in Ucraina. Ogni missio ad gentes, informa il Cammino, è formata da tre o quattro famiglie numerose che vanno con un prete a vivere in una zona decristianizzata o dove il Vangelo non è mai stato annunziato. Queste missio si vanno ad aggiungere alle altre 40 già inviate in tutto il mondo da Benedetto XVI negli anni precedenti.

SIR, TMNews

Udienza del Papa al Cammino neocatecumenale - Approvazione delle celebrazioni che segnano questo itinerario di iniziazione cristiana - Invio di 17 nuove missio ad gentes

Il Papa: la vita sacerdotale richiede un anelito crescente alla santità, 'sensus Ecclesiae', un’apertura alla fraternità senza esclusioni e parzialità

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza la Comunità dell’Almo Collegio Capranica di Roma. Dopo l’indirizzo di saluto del card. Raffaele Martino, il Papa ha salutato a sua volta i membri del Collegio, che prende il nome dal card. Domenico Capranica che lo fondò 555 anni fa, a partire dal rettore, mons. Ermenegildo Manicardi. Sant’Agnese, menzionata dal Pontefice in qualità di patrona del Capranica, è una delle martiri che “hanno illustrato la bellezza genuina della fede in Cristo e l’amicizia con Lui”. La duplice qualifica di Vergine e Martire richiama “la totalità delle dimensioni della santità”, ha aggiunto il Papa. Questa “completezza di santità” è rivolta anche “a voi dalla vostra fede cristiana e dalla speciale vocazione sacerdotale”, ha proseguito il Santo Padre rivolto ai membri del Collegio. Il martirio di Sant’Agnese è un segno della “bellezza di appartenere a Cristo senza tentennamenti”, in una “generosa donazione” che è una “componente primaria della fisionomia spirituale di Roma”. “Ancora oggi, per chiunque passi in Piazza Navona, l’effige della Santa dall’altro del frontone della chiesa di Sant’Agnese in Agone, ricorda che questa nostra Città è fondata anche sull’amicizia per Cristo e la testimonianza di molti dei suoi figli e figlie”. Il Papa ha quindi invitato i futuri sacerdoti a seguire il suo esempio di martirio e verginità per essere testimoni credibili della fede: “Anche la formazione del presbitero esige integralità, compiutezza, esercizio ascetico, costanza e fedeltà eroica, in tutti gli aspetti che la costituisce; al fondo vi deve essere una solida vita spirituale animata da una relazione intensa con Dio a livello personale e comunitario, con particolare cura nelle celebrazioni liturgiche e nella frequenza dei Sacramenti”. “La vita sacerdotale – ha detto - richiede un anelito crescente alla santità, un chiaro 'sensus Ecclesiae' e un’apertura alla fraternità senza esclusioni e parzialità. Del cammino di santità del presbitero – ha proseguito - fa parte anche la sua scelta di elaborare, con l’aiuto di Dio, la propria intelligenza e il proprio impegno, una vera e solida cultura personale, frutto di uno studio appassionato e costante. La fede ha una sua dimensione razionale e intellettuale che le è essenziale”. Benedetto XVI ha affermato che “per un seminarista e per un giovane prete ancora alle prese con lo studio accademico, si tratta di assimilare quella sintesi tra fede e ragione che è propria del Cristianesimo. Il Verbo di Dio si è fatto carne e il presbitero, vero sacerdote del Verbo Incarnato, deve diventare sempre più trasparenza, luminosa e profonda, della Parola eterna che ci è donata”. Il Papa ha quindi sottolineato che “chi è maturo anche in questa sua formazione culturale globale può essere più efficacemente educatore e animatore di quell’adorazione ‘in Spirito e verità’ di cui Gesù parla alla Samaritana”.Benedetto XVI ha esortato i seminaristi e giovani preti del “Capranica” ad avere “un profondo senso della storia e della tradizione della Chiesa! Il fatto di essere a Roma è un dono che vi deve rendere particolarmente sensibili alla profondità della tradizione cattolica – ha affermato -. Voi la toccate con mano già nella storia dell’edificio che vi ospita. Inoltre, voi vivete questi anni di formazione in una speciale vicinanza con il Successore di Pietro: ciò vi permette di percepire con particolare chiarezza le dimensioni universali della Chiesa e il desiderio che il Vangelo giunga a tutte le genti”. Al Collegio Capranica, ha ribadito, “avete la possibilità di aprire gli orizzonti con esperienze dell’internazionalità”: “Preparatevi ad essere vicini ad ogni uomo che incontrerete, non lasciando che nessuna cultura possa essere una barriera alla Parola di vita di cui siete annunciatori anche con la vostra vita”. “La Chiesa si aspetta molto dai giovani sacerdoti nell’opera di evangelizzazione e di nuova evangelizzazione” ha concluso Benedetto XVI.

Zenit Radio Vaticana, SIR

UDIENZA ALLA COMUNITÀ DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA DI ROMA - il testo integrale del discorso del Papa

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (2). Il Papa: la Chiesa non fa e non vive di se stessa, ma della parola creatrice che viene da Dio

"L’ascolto della parola di Dio è prioritario per il nostro impegno ecumenico. Non siamo infatti noi a fare o ad organizzare l’unità della Chiesa. La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della parola creatrice che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare, nella comunione dei credenti di tutti i tempi; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola. Chi si pone all’ascolto della parola di Dio può e deve poi parlare e trasmetterla agli altri, a coloro che non l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del mondo (cfr Mt 13,22)".

Benedetto XVI, 25 gennaio 2007

Prima lettura teologica sulle omelie pasquali del Papa: la misericordiosa discesa di Gesù incontra l’uomo vecchio e lo incorpora così all’uomo nuovo

La forza dell’uomo, osservava Benedetto XVI nell’omelia pronunciata nella Veglia Pasquale del 7 aprile 2007, "non basta per elevarsi verso Dio". E tuttavia "nient’altro può appagare l’uomo eternamente, se non l’essere con Dio. Un’eternità senza questa unione sarebbe una condanna". Ecco allora "la straordinarietà della rivelazione e della fede cristiana": la "misericordiosa discesa di Gesù" incontra l’uomo vecchio e lo "incorpora così all’uomo nuovo". Nel suo commento all’omelia di Benedetto XVI, ieri sera nel Palazzo Lateranense, il vescovo Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, ha sottolineato: "L’elevazione dell’uomo a Dio rappresenta la grande ambizione di tutte le religioni. D’altra parte, questa ambizione rimane frustrata se Dio non discende verso l’uomo". Per diventare uomini nuovi dunque, ha sottolineato mons. Dal Covolo, è necessaria "una conversione, la 'metànoia', il cambiamento di mentalità". Inoltre, come dice Benedetto XVI, "l’uomo nuovo non deve mai rinchiudersi in se stesso ma deve essere in relazione con l’altro". Al primo dei tre appuntamenti teologici promossi dalla diocesi di Roma e organizzati dall’Ufficio per la pastorale universitaria sulle grandi omelie pasquali del Papa, sul tema "L’uomo nuovo: mito o realtà", e moderato da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, dopo la lettura teologica che ha aperto l’incontro sono stati chiamati ad intervenire il direttore della Rai Lorenza Lei e lo psichiatra Alberto Siracusano, dell’Università Tor Vergata. "Oggi viviamo in un tempo in cui i mezzi che abbiamo a disposizione possono illudere della loro onnipotenza - ha spiegato il direttore della Rai -. Non per questo li si deve calare di una dimensione escatologica". Infatti, "non è la tecnologia che crea l’umanità, è l’umanità che deve risorgere anche attraverso la tecnologia". La televisione, la rete nella "quale si sta spostando - ha poi aggiunto Lei -, vengono spesso accusati di portare nelle case l’immagine peggiore del mondo, le guerre, i soprusi, le violenze degli assassini, la sopraffazione dell’uomo sulla donna. Spesso tutto ciò accade con l’ipocrisia dello spettacolo, con il piacere del voyeurismo, con l’egoismo di chi si rassicura guardando l’orrore che attribuisce agli altri". Ma, ha ribadito, "non per questo dobbiamo abbassare gli occhi e non vedere". Non esiste "un potere autonomo della tecnologia - ha poi aggiunto -: esistono i poteri che si esercitano attraverso le tecnologie e dunque dobbiamo essere consci del gioco che presiede al loro sviluppo e portarvi dentro il senso della nostra missione". "L’uomo nuovo - ha spiegato poi lo psichiatra Siracusano - è secondo la nostra osservazione colui che riesce a crescere e nel momento della crisi sviluppa una capacità alta di conoscenza di sé", in un’"esplorazione di quei luoghi interni nei quali nascono emozioni, sentimenti capaci di creare sconvolgimenti dell’animo. Un viaggio che ci avvicina a una maggiore conoscenza di noi stessi" e attiva "un senso di individuazione e di riconoscimento degli aspetti disfunzionali del mondo interno". Ma per riuscirci serve l’"equilibrio tra pensare, sentire ed essere". Non c’è "terapia cura o rimedio - ha poi aggiunto - se non si riesce a stabilire con l’altro un 'essere con'", cioè un "apprendimento dell’essere nella realtà". Del resto, ha poi rimarcato, "l’uomo è spronato dal desiderio di conoscere se stesso, ma questa conoscenza diventa felicità solo se completata dall’amore di Dio".

Graziella Melina, RomaSette

Benedetto XVI, 7 aprile 2007, Veglia Pasquale nella Notte Santa

Padre Lombardi: sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti cittadini milanesi vedono nel Volto di Cristo l’Incarnazione di Dio

Sulla lettera della Segreteria di Stato indirizzata al domenicano padre Giovanni Cavalcoli, del convento bolognese di San Domenico, in risposta a una missiva spedita al Papa sullo spettacolo di Romeo Castellucci, è intervenuto direttamente il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Il senso della lettera proveniente dalla Segreteria di Stato è molto chiaro - spiega -. Prendendo atto del fatto che si rappresenta un’opera che risulta offensiva delle convinzioni religiose dei cristiani, la lettera allarga il discorso ed 'auspica che ogni mancanza di rispetto' di questa natura 'incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi Pastori'. A sua volta il comunicato dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Milano, del 14 gennaio - prosegue il portavoce vaticano -, domandava 'che sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti cittadini milanesi vedono nel Volto di Cristo l’Incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza'; continuava ricordando che al momento della programmazione, la direzione del Teatro Parenti 'avrebbe potuto farsi carico più attentamente' della 'dimensione sociale della libertà di espressione', e concludeva osservando che la 'preghiera per manifestare il proprio dissenso non può accompagnarsi a eccessi di qualunque tipo, anche solo verbali'. Vi sono elementi sufficienti - conclude Lombardi - per orientare la valutazione dell’opera, della sua programmazione e delle forme adeguate di manifestazione del dissenso". Appare evidente l'intenzione di Lombardi di evitare interpretazioni fuorvianti della lettera vaticana, rimarcando la sintonia tra la Santa Sede e la Curia milanese.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Comunicato dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Milano

Il Papa ad Arezzo e Sansepolcro. Mons. Fontana: visita sobria nell'aspetto economico ma profondissima, vogliamo che incontri la gente prima dei luoghi

In mondovisione con il Papa. Grazie all'arrivo del Papa domenica 13 maggio tutto il mondo potrà seguire una parte della visita ad Arezzo. Forse con la Messa, che sarà celebrata in piazza del Duomo. E di sicuro con la preghiera del Regina Caeli, che seguirà subito dopo il rito. Lo ha confermato l'arcivescovo Riccardo Fontana (nella foto con Benedetto XVI), nel comunicare, ieri pomeriggio nel Palazzo Vescovile di Arezzo, ulteriori dettagli sulla visita pastorale del Pontefice. Al suo fianco Domenico Giani, ispettore generale del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, aretino doc. "Nel mio ruolo - ha spiegato - l'emozione deve lasciare il posto alla professionalità. Ma è chiaro che vivo questa visita con un'intensità particolare e sono grato al Papa di aver accettato l'invito del mio vescovo". E l'abbraccio tra Arezzo e la Santa Sede si arricchisce di un altro elemento fondamentale. Camaldoli, il cui millenario è alla base insieme a quello di Sansepolcro di questa grande occasione, avrà un momento tutto suo di abbraccio con Benedetto XVI. Perché nella Basilica camaldolese di Roma, San Gregorio al Celio, si svolgerà il massimo evento ecumenico dell'anno, alla presenza dell'arcivescovo di Canterbury. E in quella sede tutti i rappresentanti dell'ordine, a cominciare da quelli le cui radici si intrecciano con il monte di Camaldoli, saranno intorno a lui. Dunque una visita ed un abbraccio in più parti. E verso il quale la macchina organizzativa della diocesi è già partita, oliata mesi prima che dal Vaticano arrivasse il definitivo via libera. Parola d'ordine? "Sobrietà". "Noi sappiamo e il Papa sa bene prima ancora di noi quanto la povertà e la crisi stiano attraversando anche questa terra: e questo non potrà che essere un fattore in più. Una visita sobria nell'aspetto economico ma profondissima. E troveremo il modo di permettere ai poveri, a chi è in difficoltà, a chi è senza lavoro di essere in prima fila per questo appuntamento". "Il Papa viene qui prima di tutto per i poveri, poi per ciascuno di noi. E questo non lo dimenticheremo mai". L'atterraggio dell'elicottero sarà in un "luogo spazioso" ma non ancora definito. "E da lì la Papamobile attraverserà la folla: perché vogliamo che incontri la gente, la gente vera prima ancora dei luoghi. E che comunque non debba attraversare luoghi senza identità ma i nostri luoghi storici, vedere i nostri merli e le nostre torri". Si tratta della prima visita da Pontefice ad Arezzo per Benedetto XVI, che invece aveva già avuto modo di apprezzare la città in precedenza. "Purtroppo – chiude il vescovo – stavolta non avrà la possibilità di visitare gli affreschi di Piero, dati i tempi stretti. In ogni caso il suo arrivo sarà un evento di grande importanza, per Arezzo e per tutta la Toscana. Inviterò tutti i vescovi della regione all'appuntamento. Siamo orgogliosi di questa visita, nata soprattutto dalla concomitanza di due millenari: quello di Camaldoli e quello della città di Sansepolcro".

La Nazione, Arezzo notizie